Dal nostro inviato a Londra
[1] A. Murray b. [3] M. Raonic 6-7(5) 6-4 6-3
Londra, Queen’s Club, meno otto giorni a Wimbledon. I presupposti per fare della finale degli Aegon Championships una sfida memorabile c’erano tutti: Andy Murray e Milos Raonic avevano raggiunto su binari paralleli il capolinea delle loro corse, senza mai fermarsi a nessuna delle stazioni. Nei loro box sedevano rispettivamente Ivan Lendl e John McEnroe, campioni del passato alla ricerca di un nuovo terreno di battaglia sotto le vesti di allenatore (l’ex-cecoslovacco conduceva e condurrà ormai per sempre per 21 a 15 nelle sfide sul campo, tra cui una finale vinta proprio qui nel 1990). Era la prima finale su erba per Milos, il ragazzone che diligentemente studiava la difficile materia della discesa a rete; quella in cui Andrew Barron cercava il successo numero cinque al Queen’s, per superare tutti e entrare nella storia davanti al pubblico di casa; la prima tra due top 10 dai tempi di Nadal-Djokovic nel 2008. E da ultimo, ma non meno rilevante, sul campo centrale splendeva tutto il poco sole che l’Inghilterra concede.
Raonic non aveva perso un singolo turno di battuta nell’intero torneo, così quando la monetina è caduta sull’erba e ha concesso a Murray di scegliere come iniziare l’incontro, lo scozzese ha preferito non iniziare indietro di un game. Per i primi dodici giochi non si è vista una palla break, eppure il tennis a tratti è stato più che piacevole: se le prime di servizio sono state una legge spietata, entrambi i contendenti avevano le idee chiare sulle seconde avversarie e tra le discese a rete di Raonic e i colpi dall’angolo stretto o in corsa di Murray – ormai il suo grande classico – il pubblico ha avuto i suoi punti da applaudire. Il canadese in particolare ha dato l’impressione di muoversi meglio, non solo più agilmente ma anche occupando lo spazio con criterio. Il tie-break è stato inaugurato da un chip and charge di Milos, la cui volée ha toccato la linea di fondo e gli ha permesso il mini-break, confermato da una seconda volée a sventaglio sgraziata ma sorprendente – e perciò efficace. Raonic ha restituito il mini-break poco dopo, perdendo uno scambio in cui aveva tentato invano di spostare Murray fuori dal campo, ma appena due punti dopo, con un gran passante, ha infilato avversario e set.
Andy è sembrato accusare il colpo, perché nel secondo set si è trovato fermo sulle gambe in un paio di occasioni ed è stato messo subito sotto dal dritto canadese: 0-3. Sembrava impossibile scalfire il servizio di quel Raonic impaziente a ogni cambio di campo, e invece due chiamate del “falco” davvero millimetriche – entrambe a favore del padrone di casa – lo hanno destabilizzato quanto è bastato a Murray per passarlo di rovescio in risposta alla prima. Il boato del pubblico che ne è seguito è stato, forse, la causa dell’uscita di uno spiraglio di sole (quello vero). Di certo è stato tra le cause del “ritorno del re”: dopo aver perso dodici dei primi tredici punti del set, Murray ha piazzato cinque giochi consecutivi. Riaccesosi il padrone di casa, la differenza che siamo abituati a conoscere tra i due tennisti è tornata a farsi sentire e il match è arrivato ad un inaspettato terzo set.
Nel momento della verità, appena messo piede nel set del torneo, Raonic si è messo a sparare a salve. E se degli attacchi imperfetti possono comunque essere definitivi contro la maggioranza del circuito, di questa maggioranza non fa parte Andy Murray: mettere la racchetta anche sulle prime palle del bombardiere d’oltreoceano, e iniziare così lo scambio – sebbene in una situazione di passività – gli ha permesso di ottenere il break in avvio. Nessuno smash “al salto”, nessun kick esterno, nessuna seconda di servizio al corpo e nessuna variazione di rovescio hanno permesso a Milos di salvarsi dall’ormai inevitabile conclusione. Anzi: il break-match-point che ha chiuso l’incontro è stato, beffardo, un serve and volley “inciampato” in rete. Su quello Murray ha potuto gridare, lasciarsi alle spalle anche l’ultimo dei contendenti, e sollevare per la quinta volta l’enorme coppa dei Championships – quelli più piccoli s’intende, quelli della stazione di Baron’s Court della tube, sulla Piccadilly line. In attesa di quelli che si terranno una manciata di chilometri più a sud, tra una settimana. Chissà, magari per una rivincita.