Andy Murray e i suoi record sottovalutati. Ma la vera delusione è Nick Kyrgios - Pagina 2 di 3

Editoriali del Direttore

Andy Murray e i suoi record sottovalutati. Ma la vera delusione è Nick Kyrgios

Lo scozzese ha “staccato” nettamente tutti i “non Fab-Four”. L’australian-greco doveva diventare un top-player, ma è ancora n.18. Un match patetico. I suoi limiti. Il tennis dei giganti “battitori” noiosi

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…..potrebbe davvero vincere il suo ottavo Wimbledon, anche se chi vincerà fra Raonic o Querrey (più probabilmente il canadese) potrebbe seppellirlo di ace e servizi vincenti ancor più di Cilic. Fin qui Raonic ha messo a segno 101 ace, Querrey 97, Cilic 76 (segue fra coloro ancora in gara il sorprendente francese Pouille, 70 aces come Tomic che ha battuto 10-8 al quinto).

Meglio di Cilic, in termini di soli ace però, aveva servito anche il deludente Kyrgios che invece di dar vita al miglior match della giornata come da quasi tutti era stato pronosticato, è sparito di scena davanti a Murray dopo un discreto primo set. Lo ha ammesso lui stesso, a capo chino in conferenza stampa: “È stato un buon primo set, il resto del match è stato patetico!”. Ha detto proprio così, pathetic. “Ho perso fiducia, era come dover scalare una montagna. Quando le cose vanno male… divento troppo morbido”. In precedenza ai microfoni della BBC, a caldo, gli era scappato detto: “Devo prendere le cose con maggior serietà”. E quando gli chiedono se ritiene di aver dato tutto se stesso, di averci messo il cuore lui con aria cupa e triste scuote il capo e dice: “No”. Poi confessa che stamattina quando si è svegliato si è messo a far giochi sul computer per aggiungere: “Era quello il miglior modo per prepararsi? Non lo so…”.

Avrebbe bisogno di un coach allora? Forse sì, però non è facile allenare uno con il suo tipo di personalità, indipendenza…educazione. A chi gli ricorda che grandi giocatori come McEnroe, ma anche Tsonga e per brevi periodi anche Federer, non hanno avuto bisogno di allenatori o comunque preferivano la libertà di non avere un “consigliere”, Kyrgios ha subito detto: “Sì, mi piace così, mi piace fare quello che voglio”.

Il prezzo, però, potrebbe essere quello di arrivare più tardi alla meta prefissa. E forse mai. Raggiungere gli ottavi a Wimbledon non può certo essere considerato un risultato deludente, tanto meno se si perde da un campione come Murray, però è anche vero che Kyrgios sta tardando un po’ a fare quei progressi che il mondo del tennis sembra aspettarsi da lui. Da un paio di anni se ne parla come di un possibile futuro n.1 o top-five del mondo, e oggi è ancora n.18. Insomma… Soprattutto ci si aspettava maggior equilibrio nella sua sfida a Murray. Un equilibrio che non c’è stato.

Mi pare giusto segnalare qui che Murray – che per la prima volta in 41 Slam si trova ad essere il favorito n.1 del torneo quando siamo a livello quarti di finale e non pare avvertire troppa pressione fin qui – ha raggiunto i quarti di finale per la nona volta consecutiva all’All England Club. Dal 2008. Una costanza ad alti livelli che forse è sfuggita a qualcuno. Quando è stata criticata la sua appartenenza ai Fab Four, perché ha vinto meno Slam e meno Masters degli altri tre anche se ai due Slam vinti si è accompagnata anche una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra, forse si sarebbe dovuto sottolineare…..

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