Seguire le partite degli junior a Wimbledon è meno semplice di quanto si immaginerebbe. Il torneo si svolge nella seconda settimana, senza giorni extra per recuperare eventuali ritardi; questo implica scelte obbligate da parte degli organizzatori, per rendere la competizione più regolare possibile. Alla base della programmazione c’è la consapevolezza che il clima di Londra è estremamente mutevole nel corso della stessa giornata. Per evitare squilibri e favoritismi, l’unico antidoto è l‘assoluta contemporaneità, e così i giocatori sono programmati agli stessi orari su diversi campi, per cui le loro partite si sovrappongono in modo sistematico. Per chi vuole conoscere più di una giovane promessa le cose sono quindi piuttosto complicate.
Il giorno delle semifinali provo a seguire tutti e quattro i match previsti (due maschili e due femminili). Decido di seguirli dal campo. Questo implicherà non poterli vedere per intero, ma credo non avrebbe senso non approfittare del fatto di essere sul posto per cercare di ricavare qualche informazione in più osservando i match dal vivo. Inutile dire che non ho nessuna pretesa di definire la qualità dei giocatori, e nemmeno di esprimere valutazioni compiute. So che potrò solo avere una prima impressione relativa alla singola partita: assolutamente niente di più.
Ore 11.00, Campo 18: Alex De Minaur (AUS) [7] def Ulises Blanch (USA) [2]
6-3, 6-2
Il match si svolge soprattutto da fondo, con rapidi uno-due che rendono difficile individuare le caratteristiche dei protagonisti. La prima cosa che si nota è la differenza di velocità nel servizio. Blanch serve sistematicamente più veloce di circa 10 miglia. Nelle statistiche la sua punta massima sulla prima è 129 miglia orarie, la media 121. Sulla seconda 112 e 101.
De Minaur serve come massimo 118 miglia e come media 110 sulla prima. 106 e 96 sulla seconda.
Dopo i primi game di studio (3 pari) De Minaur prende il largo: finirà per vincere 6-3, 6-2. Troppi gli errori gratuiti di Blanch, soprattutto con il dritto. Blanch con il dritto cerca forse di spingere di più (e, come detto, sbaglia anche di più), ma personalmente trovo più fluida l’esecuzione del rovescio, bimane, con il quale riesce a tenere il ritmo anche nelle situazioni difficili, quando per colpire c’è pochissimo tempo a disposizione.
E De Minaur? Anche lui bimane, devo confessare che non sono rimasto colpito da qualcosa in particolare (spero che gli esperti di tennis giovanile perdonino il mio scarso acume). Però, almeno in questo match, sbaglia pochissimo e regala nulla.
Dopo il primo set sono obbligato a spostarmi al campo 12, dove nel frattempo hanno già cominciato a giocare Tsitsipas e Shapovalov: naturalmente sono programmati alla stessa ora.
Ore 11.00, Campo 12: Denis Shapovalov (CAN) [5] def Stefanos Tsitsipas (GRE) [1]
4-6, 7-6(5), 6-2
Dopo aver visto De Minaur contro Blanch la sensazione è quella di passare dal giorno alla notte. Il match tra Tsitsipas e Shapovalov è molto più divertente: tutti e due i giocatori si muovono sulla verticale, cercano la rete con frequenza, facendo anche serve&volley. Nel match precedente le statistiche riportano il dato di zero serve&volley, in questo di 54: Tsitsipas 44, Shapovalov 10 (ma con altri 31 punti a rete da aggiungere).
Entrambi giocano il rovescio a una mano, ma non si può dire che risulti un colpo debole (almeno nel quadro del match), anche se ottengono più punti con il dritto.
In più Shapovalov è mancino e quindi la partita propone anche schemi tipici, a partire dai servizi slice a uscire. Decidere in pochi game quale sia meglio tra i due rovesci “monomani”sarebbe una follia, anche se la sbracciata di Shapovalov mi sembra ancora più fluida e naturale: ma sia chiaro che si tratta di gusti del tutto personali.
In un match con così tante discese a rete, se posso dire che cosa mi è un po’ mancato, forse sono stati i passanti: molto spesso quando l’avversario è a rete entrambi decidono di optare per il lob. Ma non avendo visto la partita per intero potrebbe essere stata una casualità.
I rilevamenti statistici consentono anche di valutare l’efficienza del loro servizio, che viaggia sicuramente veloce. Lo si capisce a occhio, e i numeri lo confermano: prima di Tsitsipas: 124 e 111 (velocità max e velocità media in miglia); seconda 102 e 96. Shapovalov: 126 e 116 (prima), 110 e 99 (seconda).
Tsitsipas risulta alto 1,92, Shapovalov 1,82. Per la verità, a occhio, non mi sembra ci siano dieci centimetri di differenza, tanto che mi viene il dubbio che Shapovalov sia cresciuto dall’ultima misurazione. In ogni caso tutti e due in campo si muovono piuttosto bene e la statura di Tsitsipas non mi pare faccia di lui un giocatore lento e poco reattivo. Anzi, uno dei colpi più belli della partita lo gioca proprio Stefanos in uscita dal servizio, quando con il rovescio in una frazione di secondo si toglie dalle ginocchia una risposta indirizzata direttamente al corpo.
Nel frattempo l’altro match maschile è finito (appena 49 minuti totali) e quindi non posso aspettare troppo, se non voglio correre il rischio di perdermi del tutto la prima semifinale femminile che segue sullo stesso campo. Devo tornare indietro. Mi spiace abbandonare a metà la partita: sarei rimasto più che volentieri a seguirla tutta. Scoprirò il risultato finale dai monitor, con la vittoria in rimonta di Shapovalov in 117 minuti di gioco.
Ore 12.10, Campo 18: Anastasia Potapova (RUS) [4] def Kayla Day (USA) [5]
5-7, 6-2, 6-0
Anastasia Potapova è l’unica protagonista che ho già visto giocare, due volte: l’anno scorso al primo turno (sempre del torneo Wimbledon junior) e quest’anno nel primo set dei quarti di finale. Potapova è una piccola stella del tennis giovanile, visto che è precocissima. Nel 2015 aveva esordito a 14 anni e ancora oggi, malgrado abbia già una certa esperienza, rimane tra le più giovani.
A distanza di dodici mesi inevitabilmente la trovo molto più forte, sotto tutti gli aspetti. Più solida, più atletica, più aggressiva. Pratica un gioco di pressione da fondo e quello che preferisco del suo tennis è il dinamismo che trasmette quando colpisce, soprattutto di rovescio (bimane).
La sua avversaria invece la vedo per la prima volta; la prima cosa che penso è che con il cognome Day se per caso riuscisse a sfondare farebbe sbizzarrire i titolisti, che potrebbero inventarsi una infinità di giochi di parole. A parte la futilità di questa idea, ci sono aspetti più significativi da dire su di lei: mancina, con qualche chilo di troppo (ma non è un eufemismo, basterebbe realmente poco per apparire perfettamente in forma), pratica un tennis in cui ama governare il palleggio soprattutto con il dritto, che varia utilizzando parabole differenti, mentre è forse più prevedibile con il rovescio (bimane). Se dovessi trovare una giocatrice attuale del circuito WTA a cui paragonarla sceglierei forse Misaki Doi.
Nel primo set riesce a piazzare un ace a game, quasi tutti con traiettorie a uscire da sinistra, da classica mancina. Arriva a servire sul 5-4, ma si fa riprendere dopo un game chilometrico; poi però strappa di nuovo la battuta a Potapova e si aggiudica il parziale 7-5. Nel secondo set Potapova reagisce, strappa subito la battuta a Day e non si fa più riprendere.
Ma non posso seguire il match sino in fondo, devo tornare sul campo 12, dove nel frattempo hanno iniziato le altre ragazze. Qui finirà per vincere nettamente Potapova, in rimonta dopo 106 minuti di gioco.
Ore 13.10, Campo 12: Dayana Yastremska (UKR) [7] def Olesya Pervushina (RUS) [1] 7-6(4), 6-7(2), 6-2
La precedente semifinale maschile è durata quasi due ore, e quindi le ragazze cominciano praticamente in contemporanea con Federer e Raonic.
Sul campo adiacente al nostro (il Court 2) viene utilizzato lo schermo per consentire agli spettatori di seguire la partita del Centre Court. Il volume è altissimo, e sicuramente non agevola la situazione nei campi vicini; il pubblico è scarso, ma le due ragazze mostreranno di sapersi adattare a tutto. In fondo se sul Centrale gli uomini si stanno giocando l’accesso alla finale, anche loro stanno facendo lo stesso sul 12.
Il match sarà una lotta atletica e mentale, con in campo due giocatrici piuttosto simili nello stile di gioco, ma abbastanza differenti fisicamente, e soprattutto caratterialmente.
Alta e dal fisico imponente Pervushina (testa di serie numero uno e prima nel ranking junior), che per la sua statura non si muove male. Non sono riuscito a recuperare dati precisi, per cui per cercare di descriverla direi che nella struttura ricorda Garbiñe Muguruza. Forse non è rapidissima di piedi, ma pratica un gioco piuttosto solido con entrambi i colpi da fondo (rovescio bimane). Un po’ più bassa Yastremska, che è più reattiva e ama spingere di più con il dritto. Ma ciò che colpisce di più è la differenza di comportamento: Yastremska è la classica giocatrice con grunting piuttosto forte, che non risparmia i “C’mon” sui punti vinti. Vinti non importa come: nelle fasi decisive dei set grida “C’mon” su tutti i quindici a suo favore, nessuno escluso.
Quasi opposta Pervushina: molto più tranquilla (almeno esternamente), nessun grunting, nessuna esultanza o quasi. Non porta nemmeno l’asciugamano in consegna ai raccattapalle: al cambio campo ogni volta lo piega scrupolosamente in otto e lo lascia appoggiato con fare metodico sulla sua sedia, perfettamente al centro della seduta. Pervushina cambia atteggiamento quando Yastremska non rivolge più i “C’mon” verso il suo angolo ma direttamente a lei. Allora ogni tanto reagisce con qualche esultanza in russo, dando l’impressione di non aver gradito l’aggressività dell’avversaria.
Quello che mi sorprende tecnicamente è che, pur essendo più alta e “grossa”, Pervushina serve più piano di Yastremska: 110 miglia di velocità massima contro 112.
La partita dura 135 minuti, e alla fine la testa di serie numero 7 ribalta le gerarchie. L’ultima semifinale è terminata. Mi rendo conto che più che i singoli protagonisti riesco a valutare l’interesse e la qualità delle partite. Sotto questo aspetto secondo me ha spiccato il match tra Tsitsipas e Shapovalov. Non sono assolutamente un esperto di tennis giovanile, e non mi azzarderei mai a esprimere un pronostico sul futuro di questi ragazzi. Però una cosa mi sento di dirla: se fossero loro due ad affermarsi e a dare vita a una rivalità tra gli adulti, il futuro del tennis maschile non sarebbe affatto male.
Wimbledon, Singolare ragazzi: i semifinalisti
Alex De Minaur è nato a Sydney il 17 febbraio 1999, ma risiede in Spagna. Attualmente è numero 6 del ranking junior ma è stato anche numero 2. Semifinalista agli US Open 2015 e agli Australian Open 2016. Nell’archivio di Wimbledon non viene indicata la statura, ma solo il peso: appena 64 kg.
Ulises Blanch è nato negli USA (non specificato dove), il 25 marzo 1998; risiede in Florida e attualmente è numero 2 del ranking junior (suo miglior piazzamento). Finalista al trofeo Bonfiglio 2016. E’ alto 187 per 77 Kg.
Denis Shapovalov è nato il 15 aprile 1999, canadese ma è nato a Tel Aviv. Risiede in Ontario. Mancino miglior ranking junior è quello attuale: numero 13.
Semifinalista nell’ultimo Roland Garros e vincitore del torneo di Roehampton la settimana scorsa. È alto 1,82 per 70 kg.
Stefanos Tsitsipas è nato il 12 agosto 1998 ad Atene, dove risiede. Attuale numero 1 junior. Finalista all’Orange Bowl 2015, vincitore del Bonfiglio 2016 (in finale su Blanch) e tanti ottimi risultati negli ultimi tornei. E’ alto 1,92 per 78 kg.
Wimbledon, Singolare ragazze: le semifinaliste
Anastasia Potapova è nata il 30 marzo 2001 a Saratov, Russia. Numero 4 delle classifiche Junior (suo massimo in carriera), semifinalista al trofeo Bonfiglio 2016 e al Roland Garros 2016. Vincitrice del torneo di Roehampton giocato la settimana scorsa.
Kayla Day è nata il 28 settembre 1999 a Santa Barbara, California. Mancina, numero 6 delle classifiche Junior (suo massimo in carriera), ha raccolto ottimi risultati nei tornei nordamericani di categoria.
Dayana Yastremska è nata il 15 maggio 2000 a Odessa, Ucraina. Numero 10 delle classifiche Junior (numero 9 massimo in carriera), è arrivata ai quarti di finale del Roland Garros 2016.
Olesya Pervushina è nata il 20 aprile 2000 a Khabarovsk, Russia. Numero 1 delle classifiche mondiali. Vincitrice del trofeo Bonfiglio 2016, semifinalista al Roland Garros 2016 e finalista a Roehampton la settimana scorsa.