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(S)punti Tecnici

(S)punti tecnici della settimana: una prospettiva inedita, in campo con il pro

Grazie alla disponibilità e alla simpatia di Gianluca Grison, allenato da Riccardo Piatti, proviamo a raccontare il tennis di livello professionistico direttamente dal campo

Last updated: 02/12/2016 17:56
By Luca Baldissera Published 20/07/2016
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6 Min Read

Dopo anni di analisi tecniche da bordocampo, il passaggio successivo era inevitabile: giocare di persona con un giovane che si appresta a tentare la scalata al ranking ATP, e descrivere (sperando di rendere a sufficienza l’idea) quali sono le sensazioni “da giocatore” che si provano in allenamento quando al di là della rete c’è un tennista pro. Gianluca Grison, 19 anni, di Trieste, dopo aver saggiamente conseguito il diploma di maturità, sta per iniziare la carriera internazionale. La base di partenza è una classifica di top-200 ITF (e per quel che vale, cioè poco, 2.4 FIT), il motivo di ottimismo – oltre al gran bel tennis a cui stiamo per dare un’occhiata da vicino, che più vicino non si può – è l’essere allenato dal team di Riccardo Piatti, che non è certo tipo da prendere giovani in cui non crede. Ambiente ideale per fare il salto di qualità decisivo, e assimilare la cultura del lavoro e la dedizione necessarie per fare strada nel circuito maggiore.

A parte gli “in bocca al lupo” di rito, però, l’aspetto interessante è cercare di far capire ai lettori (che di norma sono a loro volta giocatori) le enormi differenze che passano tra le categorie amatoriali e il tennis “vero”. Le parole adatte sono fondamentalmente due: ritmo e intensità. Palleggiando a velocità crescente con un atleta di questo livello, non sono i colpi in sé che impressionano (stiamo comunque parlando di botte non indifferenti), ma la continuità e la precisione con cui vengono eseguiti. Grazie all’ospitalità del Tennis Club Campi Rossi di Trieste, dove di solito alleno le mie predilette “belve di quarta categoria”, abbiamo organizzato un allenamento con Gianluca, subito prima che partisse per un periodo di training con il team Piatti, per poi iniziare la stagione dei futures. Ne è uscito un video a mio avviso molto simpatico, che vi propongo per poi commentarlo.

(si ringrazia per le riprese Giulia Bombieri)

La prima cosa che salta all’occhio, oltre all’ovvia perfetta tecnica e velocità di braccio, è la rapidità di spostamento, e la qualità del footwork: rispetto a un terza categoria (per esempio), siamo su pianeti completamente diversi. Osservando i movimenti dei piedi, non lo vediamo mai fermo, sempre in appoggio dinamico, sempre proiettato verso il colpo da aggredire. Grison è un tennista moderno, dritto semiwestern e rovescio bimane, la sua caratteristica peculiare è l’essere ambidestro, con la particolarità di eseguire il servizio (ottimo) da mancino, e il dritto da destro. Decisamente poco comune e interessante, ma ha sempre fatto così fin da piccolo, con una naturalezza tale che si rischia di non accorgersene. Oltre a questo, la buonissima conduzione del braccio sinistro nel rovescio bimane gli consente anticipi e lungolinea fulminanti da quel lato, ce ne sono diversi esempi nel filmato.

Un gioco di gambe e una capacità di trasferimento del peso sul colpo di quel livello hanno, come conseguenza, la possibilità di sostenere scambi durissimi e carichi di rotazione senza sforzo apparente. L’impressione, stando dall’altra parte della rete, è che l’altro sia sempre, costantemente in anticipo su qualsiasi palla tu gli tiri. Io giocavo quasi da fermo, quello che zampettava come un leprotto per il campo era lui, ma dopo un’oretta scarsa avevo già cambiato due magliette. Come detto, sono il ritmo e l’intensità a risultare soffocanti dopo pochi scambi, palle piene di top-spin e veloci una dopo l’altra, senza nemmeno rendertene conto ti ritrovi sui teloni di fondo in affanno costante. Oltre a tale qualità di palleggio, un pro ha la potenzialità per accelerare a chiudere sulla prima traiettoria appena meno profonda o carica che ti dovesse scappare dalla racchetta. Uno scambio giocato a tutto campo e con angoli liberi ti lascia fermo a metri dalla palla dopo due colpi. Decisamente, un allenamento del genere mette nella giusta prospettiva, e fa capire, che razza di fenomeni siano i campioni che ammiriamo nei grandi tornei, gente che si prende a pallate simili per trenta colpi di fila in scioltezza, coprendo l’intero terreno di gioco, e lo fa per ore senza scendere di intensità.

Spero che in alcune delle immagini si possa apprezzare la velocità della palla, da una prospettiva quasi in soggettiva, tenendo anche conto del fatto che le riprese filmate tendono a rallentare in modo sensibile la rapidità dello scambio rispetto a quando lo si osserva dal vivo. Per parte mia, vi assicuro che sono stato letteralmente preso a pallate (come è ovvio che fosse), ma credo che ne valesse la pena, per dare uno sguardo veramente dal “di dentro”, in vostra compagnia, al tennis dei professionisti. Concludiamo questa puntata degli spunti tecnici con una gradevole chiacchierata insieme a Gianluca, dove parliamo anche di Stefanos Tsitsipas, della nostra Ludmilla Samsonova, di come si arriva a lavorare con Piatti, e naturalmente di un certo Milos Raonic, che pare tiri piuttosto forte anche lui.


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