Quando a marzo scorso, quindi 5 mesi fa appena, Federico Gaio ha deciso di affidarsi alle cure di Daniele Silvestre in veste di coach, veniva da un periodo complicato, vinceva poche partite, era intorno alla 250esima posizione di classifica, e non riusciva a trovare il modo di salire e raggiungere il suo miglior tennis, anche nel senso dei risultati. Oggi, circa 5 mesi dopo, siamo qui ad esaltare le gesta di un ragazzo squisito sul piano umano, e anche decisamente fortissimo nel giocare una partita di tennis. Federico ha vinto l’ATP Thindown Challenger di Biella, solo 2 settimane dopo aver vinto anche il challenger di San Benedetto del Tronto, con un livello davvero alto di gioco e con una concentrazione massima sugli obiettivi. Perché è proprio questo il segreto della rinascita di Federico Gaio, se di segreto si può parlare: avere a mente sempre che lavorare nello sport paga. L’obiettivo non è solo vincere le partite, ovvio che si giochi per quello, ma migliorare le proprie skills, il proprio bagaglio tecnico, magari inserendo delle varianti nel back piuttosto che implementando ancora un servizio già fenomenale; cercare schemi tattici alternativi quando gli incontri non vanno nel modo sperato, come nella semifinale con Joao Souza; lavorare sul discorso atletico, gestendo intelligentemente settimane intense, e provando a “caricare” in altri momenti della stagione e infine ma non meno importante utilizzando la migliore arma che un tennista possa avere, cioè la mente, troppo volte però usata contro sé stessi, come chiunque giochi a tennis a qualsiasi livello ha provato sulla propria pelle. Gran parte del merito di questa trasformazione va a Federico stesso, che ora lavora con un piglio più convincente, e probabilmente sta prendendo coscienza della sua forza. La costruzione, e in questo caso specifico, il miglioramento, di un tennista professionista passa attraverso vari step, difficile bruciare le tappe, è necessario passare attraverso un impegno costante, a volte anche doloroso, faticoso, che costringe a pensare solo al tennis, a programmare i propri impegni in funzione di tornei, allenamenti, senza contare il dispendio economico, fattore di non poca importanza quando ancora i guadagni sono limitati. Bisogna pensare che se non si ha una classifica buona (almeno 300 ATP) si rischia di dover fare i tornei futures, dove si va in pari economicamente solo se si vince (forse, perché al vincitore vano 1000 euro circa lordi), e quando si affrontano i challenger è necessario arrivare almeno nei quarti per pagarsi tutte le spese, tra viaggi, coach, collaboratori vari, stringer ecc ecc.. Per tutti questi fattori la scelta di Gaio di investire su se stesso e sul coach Silvestre è stata coraggiosa ma ha “pagato” con gli interessi e finalmente ora può affrontare il resto della stagione con rinnovato entusiasmo e con la voglia a questo punto di spingersi ancora un po’ più in là. Oggi in finale qui a Biella aveva di fronte Bellucci ,un ex numero 21 del mondo, brasiliano di 28 anni, attualmente numero 52, giocatore già abituato a livelli ancora più alti, ma dominato dall’azzurro, sia sul piano tecnico che su quello dell’energia agonistica. Primo set equilibrato, con il brasiliano che si portava in vantaggio di un break ma, come successo anche ieri nel match con Souza, Gaio immediatamente reagiva tornando in parità. Si arrivava così al tie break, dove Federico giocava con una intensità agonistica straordinaria cercando il più possibile di fare scelte coerenti con la situazione di punteggio e con le caratteristiche dell’avversario, supportato con grande maestria da Umberto Rianna, responsabile federale per gli over 18, dalle tribune: pur con qualche errore Gaio vinceva il tie break e soprattutto dava l’impressione all’avversario di non mollare un punto. Per nessuna ragione. In tutto il primo set ad un eventuale errore gratuito rispondeva con un atteggiamento sereno e magari con un vincente nel punto successivo o comunque con un quindici giocato con una logica giusta. Da non sottovalutare i meriti di Bellucci, giocatore vero, al di là della classifica, tennista di grandissimo spessore. Portato a casa il primo set Gaio non si cullava sugli allori, e dopo aver difeso con grinta il proprio servizio nel suo turno, brekkava un Bellucci molto falloso. “Merito tuo!” gli gridava Rianna dalla tribuna ed aveva un senso preciso: giocare ogni punto al top del proprio livello, con una energia massima costringe l’avversario a rischiare quel qualcosa di più e logicamente può portarlo a sbagliare. Di conseguenza i più frequenti errori innescano un perverso meccanismo che i tennisti ben conoscono per cui ad errore sussegue paura e poi ancora errore, e bastano 15 minuti di questa situazione psicologica che la frittata è fatta. Questo è successo a Bellucci, che presto si è trovato sotto 5-1, e questo è il senso delle parole di Rianna, “merito tuo se l’avversario cala”. Ma i grandi campioni come è già Bellucci hanno anche la forza di riprendersi, e qui è scattato il ritrovato killer instinct di Gaio, il cui braccio stavolta non ha tremato ed ha chiuso con un perentorio 6-2. Grande festa a fine partita, con la fidanzata di Federico, Martina Barducci, gioiosa e felice dopo tanta sofferenza sugli spalti. Premiazione in cui Gaio ringrazia il pubblico, il direttore del circolo I Faggi Cosimo Napolitano (papà di Stefano, semifinalista) il main sponsor del torneo Paolo Bodo, e l’artista macedone Robert Gligorov che ha creato i trofei vinti dai giocatori e grande appassionato di tennis.
Ora il circuito si sposta a Cortina (per un challenger) e a Bolzano (per un futures) per quel che concerne l’Italia con grandi aspettative sia in termini di gioco che di risultati.
Risultato finale:
F. Gaio b. [2] T. Bellucci 7-6(5) 6-2