La Piccola Biblioteca di Ubitennis. Storie di sport, storie di donne

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La Piccola Biblioteca di Ubitennis. Storie di sport, storie di donne

Donne davanti al microfono. Per i venerdì letterari di Ubitennis recensiamo un libro finestra che racconta la vita e il dietro le quinte di donne azzurre. Tania Cagnotto, Deborah Compagnoni, Federica Pellegrini, Flavia Pennetta & co.

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Flavia Pennetta - SF US Open 2015
 

Malagò G. e Melone N., Storie di sport, storie di donne, Rizzoli, 2012

Un libro scritto da Giovanni Malagò non attrae certo per il nome del suo autore. Anzi. A prima vista può sembrare un’autocelebrazione dello sport italiano. In realtà se si supera il pregiudizio e si apre “Storie di sport, storie di donnesi resta piacevolmente sorpresi dalla galleria di personaggi femminili che vengono, non tanto ritratti, ma bensì intervistati.

Le sportive che troviamo in questo libro sono donne interessanti e di conseguenza ciò che esse raccontano non può che essere avvincente e intrigante.

Ogni capitolo si concentra su una figura: dopo una breve introduzione scritta da Malagò con l’aiuto della giornalista Nicoletta Melone inizia il flusso di coscienza dell’atleta in questione. Lo sport è il fil rouge ovviamente ma è anche il pretesto per raccontare aneddoti e storie private.

Nell’anno di Rio 2016 risulta ancora più stimolante leggere di queste campionesse in quanto molte di esse sono state consacrate proprio nelle varie edizioni dei giochi olimpici.

Si comincia con un tuffo dal trampolino di Tania Cagnotto per trovarsi poi sulla neve dei giochi invernali con Deborah Compagnoni. Dopo aver faticato sulla canoa al fianco di Josefa Idem eccoci sul Taraflex di un palazzetto in compagnia di Francesca Piccinini. Bastano poche pagine per essere poi catapultati nel mondo dello sport paraolimpico grazie alla forza di Francesca Porcellato e Paola Protopapa, ma qualche capitolo dopo si apre davanti ai nostri occhi il mondo del circuito tennistico internazionale accanto a Flavia Pennetta.

A quattordici anni ho lasciato la famiglia e sono andata a vivere a Roma al centro federale dell’Acquacetosa. Certo mi sono persa delle cose dell’infanzia, ma ne ho avute altre che ragazzi della mia età si sognavano. Mi sono fatta la mia strada. A quindici anni viaggiavo da sola, mi gestivo da me, ero autonoma e indipendente” così Flavia riassume a pagina 198 la sua infanzia. Questa descrizione accumuna in realtà la maggior parte delle donne che hanno contribuito a creare questo libro. Questo non è però l’unico punto in comune: appare evidente, storia dopo storia, come alcuni elementi si ripetano nella vita di ogni campionessa incontrata.

Innanzitutto gli affetti, i genitori come base ferma e come stimolo per imparare a combattere nello sport e nella vita.

Mio padre ci ha tirate su come maschi. Per lui lo sport era veramente tutto. Da piccole facevamo le corse campestri. ‘Quando arrivate dovete essere sfinite, morte’ diceva” ecco il racconto emblematico della velista Alessandra Sensini a pagina 261.

L’altro elemento che si ripete è quello della sofferenza e del sacrificio che si nasconde dietro a ogni singolo trionfo. E chi meglio di Carolina Kostner può riuscire in una sola frase a sintetizzare tutto il sudore e le lacrime che queste donne di sport hanno dovuto ingoiare per arrivare a essere le più grandi?

Ci guardate in pista e sembra tutto leggero, tutto facile. Non lo è. Farlo apparire così è il nostro lavoro, un bravo pattinatore non deve mostrare la fatica, la difficoltà, il sudore” spiega la pattinatrice a pagina 133.

Eppure alla fine c’è la vittoria. Impossibile trasformare in parole quelle sensazioni. Ci prova su tutte Federica Pellegrini a pagina 178 descrivendo i due ori ai mondiali di Shanghai: “Mi sentivo benissimo, come sospesa dentro una bolla”.

Quello che resta al termine di questo susseguirsi di emozioni è un’impressione unica quasi spaventosa di forza e determinazione. Per dirla con le parole di Oscar Wilde: “La forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non può spiegare. Gli uomini possono essere analizzati, le donne solo adorate”.

Ma questo è un altro libro…

Chiara Gheza

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