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Babolat fa di nuovo (Pure) Strike!
Recensione e test sul campo della rivoluzionata Babolat Pure Strike, la racchetta di Dominic Thiem che promette di farsi amare da tutti

La prima versione della Pure Strike di Babolat era un modello che si posizionava in un segmento di mercato dove la casa francese non eccelleva, ovvero quello di una racchetta molto simile alla Head Prestige o alle prime versioni della Wilson Blade, telai adatti a quei giocatori che prediligono il controllo di palla e non hanno problemi nel generare potenza. Quella racchetta, però, non ha avuto grande successo, soprattutto per l’eccessiva rigidità che la rendeva un attrezzo adatto a pochi. Ecco quindi che Babolat, a distanza di due anni, immette sul mercato una nuova versione della Pure Strike, differente dalla precedente come il bianco della colorazione attuale è uguale al nero di allora. Testimonial principale di questa Babolat Pure Strike 2017 è l’austriaco Dominic Thiem, che la adopera già da tempo sotto il nome in codice Project One7. L’estetica di questa racchetta non lascia indifferenti. È totalmente bianca e ha due soli inserti colorati: uno arancione giusto prima del cuore e un altro con le classiche due strisce grigie sul piatto. Si tratta, indubbiamente, di una racchetta che si nota e che si identifica subito, specie per la sua eleganza.
Pure Strike 2014 vs Pure Strike 2017
La nuova versione è più larga di 1 millimetro ad altezza cuore e di 1,5mm a ore 3, 9 e 12: cosa significa questo? Significa che la racchetta ora è più stabile rispetto al modello precedente. Come abbiamo scritto, la rigidità era il grande problema della Pure Strike 2014, e Babolat ha lavorato anche su questo. La Pure Strike 2017 mantiene lo stesso livello di rigidità, RA70 (il valore di rigidità che va da 0 a 100: più è alto e più la racchetta è rigida, e cioè la pallina “rimane” meno sul piatto corde, favorendo il controllo di palla), ma lo distribuisce meglio lungo l’asse longitudinale della racchetta. Per capirci: la Pure Strike 2014 aveva RA 58 sul manico e arrivava ad avere RA82 in testa, un delta molto ampio. La Pure Strike 2017 ha, mediamente, un delta di RA che passa dal 67 del manico al 70 di testa. Come capirete, ora è una racchetta molto più omogenea in termini di rigidità. La potenza è un altro dei fattori che escono migliorati dal confronto fra i due modelli. A parità di schema d’incordatura, la tecnologia FSI Power aumenta la distanza fra le corde orizzontali, ne consegue un piatto corde più aperto e quindi meno resistente all’impatto (e che favorisce il topspin). Il bilanciamento del modello sottoposto a test, la Pure Strike 16X19, ha un valore di rigidità pari a 67RA e un bilanciamento pari a 32 centimetri dall’estremità, al cuore quindi, un risultato molto comune. Lo spessore maggiorato sembra essere la novità principale di questo modello. Anche paragonando la Babolat a una delle dirette rivali, la Wilson Blade, si può notare come la Pure Strike aggiunga 1,5 millimetri in più a metà del piatto corde, a ore 3 e ore 9 di un ipotetico orologio, per aumentare la resa in termini di potenza e stabilità.
La Gamma
La Pure Strike 2017 è disponibile in sette differenti versioni, di cui una junior grandezza 26. Il modello più gettonato dovrebbe essere proprio questo oggetto della recensione: 320 grammi di peso incordata, piatto corde ampio 98 pollici (630cm2) e schema d’incordatura 16×19, praticamente le specifiche di ogni racchetta usata dall’agonista dal quarta categoria bravo fino ai seconda. Per chi volesse ancora un modello meno permissivo di questo, esiste anche la versione pesante 320 grammi senza corde e bilanciamento a 31cm, con schema d’incordatura 16×20. Ma gli amanti delle racchette dure potranno scegliere anche un modello con schema d’incordatura 18×20, quindi reticolo più fitto che esalta il controllo di palla e che bilancerà la “giocabilità” con il fatto di pesare 305 grammi senza corde. Ci sono poi due versioni con piatto ampio 100 pollici circa (645 cmq2), con pesi a 285 e 300 grammi senza corde, rispettivamente Pure Strike Team e Pure Strike 100, due telai entrambi con schema corde 16X19, e che si candidano a essere i modelli più scelti dai tennisti di quarta categoria o non classificati.
Test sul campo
Abbiamo incordato la racchetta con RPM Blast, scegliendo una tensione di 23×24, un compromesso tendente più al controllo che alla potenza su un telaio del genere. La prima sensazione, a cinque minuti dai primi colpi, è quella di un impatto secco ma morbido, perché la racchetta è stabile e non c’è il minimo ritorno di vibrazioni. Anche il suono, un po’ sordo, sembra accompagnare foneticamente questa sensazione. Ci mettiamo un po’ ad abituarci a questa racchetta, perché di solito usiamo un modello più rigido; quindi, nel generare velocità quando proviamo a sbracciare, percepiamo un po’ l’effetto fionda. Ma, alla fine della prima ora, quando oramai abbiamo preso confidenza con il mezzo, i risultati sono straordinari. Colpi piatti o con un filino di topspin sembrano essere la soluzione con la resa migliore con questa Pure Strike; ma basta arretrare di qualche metro e cominciare a esasperare in topspin, giocando à la Thiem insomma, per constatare che il controllo di palla è eccezionale, e così la resa delle rotazioni, perché vediamo la nostra palla impennarsi non appena tocca terra nell’altra metà campo. Certo, servono i movimenti fluidi per questo, ma l’impressione è che sia una racchetta che, con una discreta fluidità di braccio, aiuti molto a generare velocità e rotazione alle palla. Sotto rete la maneggevolezza e il peso si traducono in un attrezzo molto facile da manovrare; il bilanciamento a 32 centimetri è un buon compromesso sotto rete ma diventa ottimo quando alziamo la racchetta sopra la testa, negli smash o al servizio. Ci mettiamo un po’ per capire come sfruttare meglio le potenzialità della Pure Strike in battuta, pur constatando che le soluzioni con spin escono molto bene. Alla fine del test, anche le nostre prime palle colpite di piatto finivano dentro il rettangolo di gioco con buona regolarità e potenza.
Conclusioni
In un periodo in cui molte case madri si affidano a evoluzioni di modelli storici, ecco che Babolat rivoluziona tutto con questa Pure Strike. I tennisti fedeli alle loro Head e Wilson dai profili a sezione quadrata o comunque costante ora non avranno più scuse per provare questa Pure Strike, una racchetta che ci mette un paio d’ore a conquistare chi l’adopera. Chi è abituato a giocare con racchette come Head Prestige o Radical, Wilson Blade e Yonex VCore, dovrebbe dare fiducia a questa rivoluzionata Pure Strike: questa è una racchetta che farà pensare seriamente di vendere quella usata attualmente.
Hey @rogerfederer watch out for this Stan-backhand return #channelfederer pic.twitter.com/zJwKFJIUov
— Claudio gens Giulia (@metallopensante) September 17, 2016
Fate un video delle vostre prove e sfidate Federer su #ChannelFederer. Anche con la Babolat andrà più che bene.
Gallery fotografica:
- Babolat Pure Strike 2017
- Babolat Pure Strike 2017
- Babolat Pure Strike 2017
- Babolat Pure Strike 2017
- Babolat Pure Strike 2017
- Babolat Pure Strike 2017
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Asics Gel Resolution 9: l’innovazione di un grande classico
Il modello di ASICS per chi ama giocare da fondocampo si rinnova: Gel Resolution 9 è una scarpa ancora migliore di prima. Il nostro test in campo

ASICS ha presentato i nuovi modelli 2023 delle scarpe GEL Resolution 9 e COURT FF 3, entrambe sviluppate in collaborazione con tennisti professionisti. Come sappiamo, ASICS ha studiato numerosi giocatori, pro e non, e ha individuato tre categorie principali di giocatori: chi gioca da fondo campo, chi ama sprintare verso la rete e la terza che è formata dal meglio di queste due tipologie.
La scarpa GEL Resolution è il modello dei cosiddetti baseliner, chi gioca prevalentemente da fondo campo; Matteo Berrettini e Iga Swiatek sono i testimonial principali di questa scarpa. Ma è una scelta super popolare per chi paga per averla, e questo fatto vale più di ogni recensione.
Nel proprio istituto di scienze sportiva, dove Asics progetta, innova e testa ogni modello prima di immetterlo sul mercato, hanno pensato di migliorare ancora di più quelle caratteristiche necessarie a stare al passo con il gioco “che si evolve con ritmi sempre più alti che richiedono movimenti altrettanto rapidi, recuperi rapidi e cambi di direzione repentini”, come ha affermato Azumi Taoka.
Per questo ASICS ha introdotto due sostanziali novità sulla Resolution 9. La prima è l’estensione del DYNAWALL (presente nella versione 8), la tecnologia che facilita i movimenti laterali del piede per poi favorirne il ritorno nella posizione di partenza, fin sotto il tacco della scarpa. Queste consente di avere movimenti più dinamici, una scelta arrivata proprio dopo lo studio dei movimenti dei tennisti in campo. E poi maggiore stabilità con la suola di nuova costruzione, che ora ha un contatto con il terreno più ampio per aumentare quindi la stabilità. ASICS dichiara una frenata migliorata del 4,4% rispetto alla Gel Resolution 8.
Altre tecnologie impiegate includono il classico GEL in zona rearfoot e forefoot, per ammortizzazione degli impatti al suolo e restituzione di energia, AHARPLUS nella suola per incrementarne la durata e PGUARD per rinforzare ulteriormente la zona del tallone.

TEST IN CAMPO
La Gel Resolution 9 è una scarpa pronta all’uso, e già questa è una prima differenza con la Resolution 8, che necessitava di qualche ora di gioco per trovare il comfort giusto. Adesso, con la nuova nuova tomaia più morbida ed elastica grazie alla tecnoogia DYNAWRAP, c’è un alloggiamento più comodo per quanto riguarda il piede e quindi fin da subito è una scarpa ready to play. Si percepisce subito anche il gran lavoro di supporto e stabilità frutto del sistema DYNAWALL. A livello estetico si nota il cambio del disegno della parte superiore della scarpa, lì dove non c’è contatto con il terreno e che quindi ASICS ha alleggerito ancora, usando meno materiale possibile proprio per contenere il peso e rendere ancora più morbida quella sezione. E cambia anche il sistema di allacciatura rispetto alla versione 8. Si percepisce un feeling di solidità maggiore rispetto al passato, si scivola sulla terra, si riparte duramente sul veloce per poi frenare all’improvviso per un cambio di direzione e la scarpa risponde prontamente, con un gran comfort e la sensazione di avere il piede protetto e sempre al sicuro. Detto della stabilità, che rimane la qualità principale di questo modello, riscontriamo un comfort migliorato e decisamente percepibile. Inoltre, la Gel Resolution 9 nella misura 44 è più leggera del modello precedente di circa il 2% (siamo sui 430 grammi circa). Infine le due suole, quella per tutte le superfici e quella specifica per terra battuta, hanno praticamente la stessa resa sui campi in terra. Abbiamo provato quella all-court sulla terra battuta e sull’erba sintetica, la scarpa non ha mai perso aderenza col terreno. Le scalanature classiche della suola da terra favoriscono ulteriormente la dispersione della terra rossa, ma come detto le differenze sono impercettibili giocando sul rosso.
CONCLUSIONE
La stabilità è sempre stata la caratteristica principale di questo modello e anche la versione 9 non fa che ribadirlo, specie chi vuole tenere al sicuro le proprie caviglie senza preoccuparsi dei movimenti repentini troverà in questa Gel Resolution 9 una fedele alleata.
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Artengo TS 960, la scarpa scelta da Gael Monfils
Recensione e test in campo della TS 960 di Artengo, la scelta di Gael Monfils per una scarpa solida e stabile

Il gioco di Gael Monfils si basa soprattutto sulla parte atletica, la straordinaria mobilità che lo ha contraddistinto come uno dei tennisti migliori del circuito dal punto di vista fisico. Questa mobilità necessita di un adeguato supporto con il terreno di gioco, non a caso Monfils ha scelto per l’ultima parte di carriera la TS 960 di Artengo, il prodotto di punta in tema scarpe della casa francese.
La TS 960 è la soluzione in casa Artengo che si rivolge al tennista esperto, quello che abbisogna una scarpa che non lo tradisca mai negli spostamenti, balzi e scatti, una tipologia di giocatore esigente e che predilige un gioco intenso, anche su varie superfici. Rispetto alla TS990, altro modello che si rivolge a questa tipologia di atleti, con i 405 grammi per la taglia 43 questa scarpa risulta leggermente più pesante (35 grammi in più) e più rigida, questo per aumentare il sostegno del piede ed esaltare quindi le doti di stabilità e sicurezza.
Tante le tecnologie impiegate: dalla schiuma in poliuretano inserita nell’intersuola con il concetto Lateral CS, che ha lo scopo di un ammortizzamento performante e durevole, all’ARKSTAB, una placca in plastica situata nel centro della suola che regola la torsione fra la parte anteriore e posteriore della scarpa. La gomma usata nella suola esterna è RUBLAST e risulta molto resistente al tatto. Anche nella zona del tallone è stata inserita una placca in plastica per rafforzare il supporto.
Non meno importante delle tante tecnologie impiegate è il fattore estetico: con il nero/grigio a dominare la colorazione e gli inserti lilla ad alleggerire il tutto, una scelta aggressiva ma anche molto classy. Sono tanti i pregevoli dettagli di questa scarpa, come le scanalature nella parte superiore e laterale che appagano anche la vista.
TEST IN CAMPO
Le premesse delle caratteristiche di questa scarpa trovano immediato riscontro sul campo. La scarpa aderisce bene al piede, lo avvolge senza lasciare gap specie nella zona dell’avampiede, che è più larga rispetto al passato per una calzata più confortevole. Al comfort migliorato contribuisce anche la zona esterna dell’avampiede, la cui struttura risulta più morbida rispetto al passato, un fattore che Artengo ha studiato e sistemato ascoltando il parere di molti tennisti. La TS960 dà il meglio negli scatti repentini in avanti, mostrando che il sistema di ammortizzazione è di ottimo livello. Negli spostamenti laterali improvvisi la scarpa risulta rigida grazie alla placca posizionata sotto la suola con la placca ARKSTAB, che collega avampiede e tallone. Questo si traduce in una grande stabilità e quindi in una risposta pronta alle sollecitazioni del piede. La sensazione principale, dopo molte ore di gioco, è quella di avere una scarpa che protegge a dovere il piede, soprattutto nella zona della caviglia. La placca in plastica che avvolge la caviglia nella parte posteriore è infatti molto solida e protegge il piede in una zona chiave. Anche nella zona laterale dell’avampiede, quella soggetta a maggior abrasione per via delle scivolate e del contatto con il terreno (che Artengo ha denominato zona KPU), il materiale risulta resistente anche se più morbido rispetto alle versioni passate. Per quanto riguarda la suola, la scanalatura è progettata per adattarsi a tutte le superfici; sembra molto rigida e quindi forse si lascia preferire per quanto riguarda i campi in duro, superfici sulle quali l’abrasione è decisamente maggiore e sulle quali la TS960 può rappresentare un’ottima scelta anche per la durabilità.
CONCLUSIONI
Gli investimenti di Artengo in ricerca e sperimentazioni su tutti i materiali del tennis sono stati continui nel corso degli anni, i miglioramenti dei prodotti sono evidenti e questa TS960 è una soluzione che non ha niente da invidiare alle diretti concorrenti, con la Gel Resolution che è la parente più stretta per similitudini. Ad un prezzo vantaggioso, questa Artengo che vediamo ai piedi di Monfils è una scelta che non scontenterà i tennisti di buon livello, quelli esigenti che sottopongono la scarpa a numerosi stress e che quindi pretendono un’ottima ammortizzatione, stabilità, durata e comfort.
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Donnay Pro One 97 Otcacore, un rinnovamento all’insegna della potenza
Recensione e test della Donnay Pro One 97 in versione Octacore, una racchetta che soddisferà il tennista esigente con comfort e sensibilità ad altissimi livelli.

La Donnay Pro One Octa è la riedizione in versione 2022 della storica Pro One, un telaio usato dai campioni degli anni ’90. Pro One Octa è il telaio top di gamma in casa Donnay, che vuole offrire il massimo al tennista esigente, che potrà avvalersi di comfort e sensibilità ai massimi livelli senza tralasciare spin e controllo, altre due prerogative di chi cerca un telaio che possa aiutarlo a contenere l’esuberanza in termini di potenza e fluidità di braccio.
L’update con Octacore rende i telai Donnay Unibody (nella rinnovata gamma ci sono anche i modelli Allwood 102 e Formula 100, presto recensiti su queste pagine) ancora più stabili conferendo loro una maggiore potenza rispetto alle versioni passate. Inoltre, grazie al miglioramento della tecnologia Xenecore, con questo aggiornamento ci sono notevoli riduzioni di vibrazioni. Ma da cosa deriva la qualità del feeling di ogni racchetta Donnay? L’azienda costruisce i suoi telai realizzandoli in un unico fusto senza aggiunta di pallets o schiuma poliuretanica, con il telaio interamente in graphite, dalla punta al manico, senza interruzioni. Unibody permette la migliore trasmissione possibile del feeling all’impatto con la pallina, restituendo un feedback sensibile al braccio del tennista.
La novità rispetto al modello Xenecore è che la rigidità ora è leggermente più alta (passando da un valore di 57 a 64), una scelta che va in controtedenza con le scelte di mercato attuali, che cercano di abbassare la rigidità dei telai cercando maggior confort. Donnay però, che ha fatto della flessibilità delle racchette il suo trademark negli ultimi anni, riesce a trovare una formula che mantiene il feeling old school senza sacrificare la potenza, perché la Pro One 97 promette di aiutare il tennista a far viaggiare la palla.
A livello estetico questa Donnay torna in versione nero lucido abbandonando la colorazione satinata, ci sono ancora i rettangolini Donnay alla base dell’ovale, che non sono più gialli e che cambiano colore a seconda della luce.
Caratteristiche tecniche
Dimensioni piatto: 97 pollici
Peso: 305 grammi
Bilanciamento: 31,5 cm
Swingweight: 295 non incordata (323-325 incordata)
Schema corde: 16×19
Rigidità: 64 RA
Profilo: 21 mm costanti
Lunghezza: 68.5 cm
TEST IN CAMPO
In campo, fin dai primi colpi si capisce che il feeling Donnay, quegli impatti che hanno un mix eccezionale in termini di comfort ma allo stesso tempo di stabilità nel momento di colpire la pallina, è rimasto invariato anche in questa versione Octacore. Il secondo riscontro di questa Pro One è la potenza, che risulta superiore rispetto al modello precedente proprio grazie alla maggiore rigidità. La pallina ora esce facilmente dall’impatto, i 21 millimetri di spessore costante del telaio consentono di tagliare l’aria molto rapidamente, quando si colpisce la palla si ha una sensazione di solidità maggiore (che deriva anche dal fatto che la tecnologia Xenecore rende il telaio pieno) e questo senza andare a discapito del feeling Donnay. Il controllo di palla richiede il setup corretto a livello di scelta di corda e di tensione, Pro One 97 è sì precisa ma più potente, e quindi la scelta giusta della corda è determinante per valorizzare anche le qualità di controllo. Capitolo rotazioni. La maggior potenza si riscontra anche in una complessità di palla maggiore quando si cerca un top spin esasperato, è chiaro però che in mano non abbiamo un telaio fatto per maniaci del top spin. Questa è una racchetta che consente di fare tutto, ma che dà il meglio quando lo spin è usato per il finale dei colpi, lo si capisce anche quando si gioca in backspin, che esce sempre in maniera decisa e fluida, facendo capire che Pro One 97 Octacore è una racchetta a tutto campo. Gli impatti piatti sono decisi, vanno controllati proprio in virtù della maggior potenza disponibile, e quindi ancora una volta raccomandiamo di giocare con la tensione delle corde. Questo si riscontra anche durante il gioco di volo, quando capiamo che un leggero taglio nelle volée consente di avere i risultati migliori. Anche nei colpi sopra la testa, smash e servizio, la botta piatta esce molto bene dalla racchetta, qui la potenza generosa del telaio consente di avere ottime velocità con poca fatica, un fattore fondamentale specie quando le partite si allungano. La racchetta è generosa anche a livello di zona d’impatto utile, è praticamente una 98, e quindi anche i colpi decentrati riescono a essere controllati con buoni risultati.
CONCLUSIONI
La missione di Donnay per questa rinnovata versione della Pro One era evidentemente quella di rendere il telaio più potente, abbracciando una fetta di giocatori ancora più ampia, senza sacrificare il comfort di gioco. Il feeling di gioco rimane invariato nonostante l’innalzamento della rigidità, che rende la racchetta più potente sacrificando qualcosa in termini di controllo. La missione è quindi compiuta, Pro One 97 Octacore si conferma una scelta da considerare se si cerca un telaio 16X19 nella fascia di peso 300-310 grammi.
Corde adoperate per il test:
String Project Keen 22/21
String Project Gold 22/21