Negli ultimi anni si è discusso molto sul progressivo rallentamento delle superfici dei campi da tennis, questo ha prodotto un’omologazione costante tra terra-cemento e indoor. L’erba, relegata ad una parentesi della stagione, è ancora fuori da questa tendenza, anche se, con l’usura, il manto verde si trasforma in quello che il “maestro” Clerici definì abilmente “terba”.
Durante una pausa gioco a Shanghai, è apparsa sugli schermi della TV un’immagine che svela la velocità dei campi dei vari Master 1000. Mentre il torneo cinese è il più “veloce”, sorprende il dato di Parigi Bercy (unico che si gioca indoor), perché è praticamente il “mille” più lento dopo Monte Carlo-Madrid e Roma, che, però, si giocano sulla terra battuta.
Sui campi vengono effettuati dei test specifici, secondo uno schema rilasciato dall’ITF, da cui si estrapolano dei dati numerici. Oggi sono ben 5 le categorie in cui vengono raggruppate le superfici: lenta, medio-lenta, media, medio-veloce e veloce. Da queste risultanze si osserva come Shanghai sia inserito tra quelli “medio-veloci”, mentre Madrid venga considerato il torneo più lento, anche rispetto a Monte Carlo ed ai campi del Foro Italico.
Come detto è Parigi Bercy a lasciare perplessi, perché negli anni 90 era famoso per avere una superficie decisamente adatta ai battitori. Facendo una panoramica sugli altri appuntamenti del calendario, si vede come Indian Wells e Miami siano simili come impostazione (rispettivamente con 30.1 e 33.1 come dato finale), mentre il Canadian Open si avvicina praticamente a Cincinnati. Anche il Master di Lodra, che si gioca indoor, ha un valore mediamente lento (34 il coefficiente), a dimostrazione che sulle condizioni di gioco, forse, va aperta una discussione complessiva.