Tennis e cinema: Novak Djokovic e Forrest Gump, “Corri Nole, corri!”

Rubriche

Tennis e cinema: Novak Djokovic e Forrest Gump, “Corri Nole, corri!”

Nel terzo articolo dedicato alla sezione Tennis e cinema passeremo dagli Stati Uniti a Belgrado alla scoperta di due vite fortemente legate tra loro: quelle di Novak Djokovic e Forrest Gump

Pubblicato

il

 

Fino ad ora questa rubrica si è occupata di supereroi ed eroine, di uomini dalla classe innata e dal fascino estremamente seducente. Perciò, è ora di cambiare la nostra rotta e dirigerci verso terre ancora inesplorate. Passiamo dunque da un personaggio vincente, affascinante e sicuro di sé come James Bond, all’insicuro e puro di cuore Forrest Gump, il quale ha in comune con il primo solo il modo di presentarsi: “Mi chiamo Forrest, Forrest Gump”. Il protagonista dell’omonima pellicola, magistralmente diretta da Robert Zemeckis, rappresenta l’antieroe per eccellenza con il suo quoziente intellettivo al di sotto della media e la sua difficoltà iniziale nel deambulare. Ciò nonostante Forrest Gump diventa un uomo vincente, senza subire la trasformazione da brutto anatroccolo a cigno, ma rimanendo sempre fedele a se stesso, saldo sui propri valori e principi. Ciò che più di ogni altro aspetto affascina di Forrest è la sua visione della vita: così distante da quella della società che lo circonda e così densa di significato. Egli non bada alle sovrastrutture create dalle istituzioni né tanto meno si preoccupa dei cliché imposti dalla società; Gump agisce in virtù di un unico valore: l’amore. Egli infatti salva gli amici perché prova un sentimento di grande spessore nei loro confronti e quindi è giusto comportarsi in questo modo. Apparentemente la filosofia “Gumpiana” potrebbe sembrare banale, invece, durante tutto il corso del film, vediamo con i nostri occhi che Forrest mette in pratica tale pensiero, che lo porterà a divenire, quasi senza volerlo, una star del football e del tennis tavolo, uno dei pochi a stringere la mano ad alcuni Presidenti degli Stati Uniti, un eroe di guerra, un’icona di un modo di protestare, fino a diventare uno degli uomini più ricchi d’America. Il protagonista del film pluripremiato agli Oscar del ’95 affronta la propria vita e la racconta, seduto su una panchina, con una pacatezza disarmante che coinvolge e intenerisce lo spettatore.

Finora c’è ben poco in comune con Novak Djokovic, ma analizzando più approfonditamente la psicologia del personaggio interpretato da Tom Hanks potremo scoprire numerose affinità con la stella di Belgrado. Il fattore comunicante tra gli Stati Uniti e la Serbia non sarà certo l’handicap fisico e intellettuale di Forrest, ma la sua visione dell’esistenza sicuramente si. Al di là dei capelli a spazzola e del fisico longilineo dei due protagonisti di oggi, ciò che caratterizza Forrest e Nole è la loro voglia di correre. “Io corro come il vento che soffia! E da quel giorno, se andavo da qualche parte, io ci andavo correndo!”, questo il motto di Gump fin da bambino ed è lo stesso del Djoker del tennis. Novak, infatti, si è accostato a questo sport guardando attraverso la recinzione dei campi da tennis e ha costruito il proprio tennis solo grazie alla sua voglia di correre, che è la passione. A dispetto delle apparenze, Forrest non si accascia di fronte all’ineluttabilità dei dolori che la vita spesso comporta, egli non si piega innanzi al fato, al contrario, manca di quell’arrendevolezza tipica di molte persone in balia degli eventi. La sua assoluta libertà di pensiero lo erige a vincitore, la sua verità gli permette di combattere contro tutti i pregiudizi e i giudizi delle persone che lo osservano, egli riesce a dimostrare che la “normalità” è un giogo che incatena le menti, conducendole alla mediocrità più gretta e meschina.

Come Gump corre tra le bombe del Vietnam, Djokovic risponde ai bombardamenti causati dalla guerra civile in ex Jugoslavia a suon di top spin. Infatti il serbo non si abbatte, continua imperterrito ad allenarsi, correre, soffrire e rialzarsi, superando il frastuono causato dalle bombe su Belgrado.  Per arrivare a diventare numero uno del mondo, Djoker ha dovuto sudare e lottare come Forrest. Novak ha lavorato giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento per ottenere la sua straordinaria prestanza fisica, i suoi potenti colpi da fondo campo, la sua incredibile elasticità che gli permette di impattare la palla sempre al meglio, e in particolare l’arma più letale che possiede: la forza mentale, grazie alla quale il serbo è in grado di annullare numerosi match point ai propri avversari. Nonostante gli sforzi compiuti dai nostri protagonisti, nonostante la loro determinazione nel perseguire i propri ideali, nonostante la bontà d’animo che li accomuna (è dato risaputo che Djokovic sia particolarmente impegnato nella beneficenza), nonostante Forrest sia il ragazzo perfetto agli occhi degli spettatori, nonostante Novak sia ironico e caloroso con il proprio pubblico, entrambi non godono di grande simpatia e stima. Badate bene, Djokovic è indiscutibilmente un campione, ma, come si è detto più volte, non ha un seguito di aficionados come il suo collega spagnolo, per non parlare di quello svizzero. Anche l’ingenuo Gump, fin da bambino, è costretto a doversi barcamenare tra i giudizi e le antipatie dei suoi coetanei o dei suoi superiori.

Tuttavia, anche in questa occasione, i due si rimettono le scarpette e cominciano a correre. Djokovic supera persino la difficoltà del pubblico che non lo tifa, malgrado i suoi sforzi per piacergli, combatte contro ogni esultanza degli spettatori di Wimbledon che inneggiano a Federer. Pertanto, Nole corre come il vento che soffia e stravolge tutte le funeste previsioni dei giudici che sono lì in attesa di un suo errore, di un segno di cedimento. La stella di Belgrado, grazie al motore inerziale della sua vita, la voglia di correre, riesce di certo a diventare ricco come Forrest, ma soprattutto si prende anche lui una medaglia d’onore. Nel caso del tennista, però, la medaglia d’onore non arriva per merito dell’esercito, bensì per essere diventato uno dei pochi giocatori di questo sport a raggiungere traguardi inimmaginabili: con 12 titoli dello Slam, 30 Master 1000, medaglia di bronzo alle Olimpiadi, Coppa Davis, 223 settimane in cima alla classifica mondiale, Djokovic si è guadagnato il suo posticino nell’olimpo del tennis.

Sia per Nole che per Forrest sono due le donne che hanno segnato la loro ascesa nella società. Per quanto riguarda il personaggio di Zemeckis sono sicuramente la madre e Jenny, la donna che Forrest ha amato per tutta la vita. Queste due figure sono le uniche in grado di fornire al piccolo Forrest dei consigli per affrontare il suo cammino: la prima gli consiglia di non dare eccessivo peso a chi lo giudica stupido, poiché ciò che conta veramente non è il giudizio degli altri, ma le azioni che si compiono; la seconda, invece, consiglia a Gump di cogliere la vita, poiché essa vola via veloce e per afferrarla bisogna correre. I motivi per farlo sono tanti: per non cadere sotto le bombe del nemico, per vincere una corsa, per fare un touchdown, per rincorrere un amore. Anche Novak ha avuto “la sua Jenny”, ovvero la moglie Jelena. “Dedico la vittoria al mio futuro figlio e alla mia futura moglie”, queste le parole cariche di commozione rivolte al proprio box da Nole dopo la vittoria contro Roger Federer a Wimbledon nel 2014. Proprio come Jenny e Forrest, anche Novak e Jelena si sono conosciuti da piccoli e hanno coltivato la loro storia malgrado le distanze che li tenevano lontani. Un altro punto di riferimento per il campione di Belgrado è stata senz’ombra di dubbio la sua allenatrice, Jelena Gencic, la prima persona a scorgere in lui i segni del talento che sarebbe diventato, maestra di tennis e di vita per il piccolo Novak.

La prima sequenza della pellicola cinematografica che vi abbiamo raccontato in questo articolo, è caratterizzata dalla presenza di una piuma, che volteggia nell’aria e va a posarsi su un piede di Forrest. Nell’ultima immagine del film il vento se la riporta via, emblema della maturazione compiuta dal protagonista. Probabilmente, si è sollevata una piuma anche dalla panchina a bordo campo sulla quale è seduto Djokovic, ma ciò non toglie che l’ex numero uno del mondo possa sentire dentro di sé quella vocina che gli sussurra “corri Nole, corri!” e solo quando sarà “un po’ stanchino” smetterà di farlo. Per ora sono tutti intenti a guardare quello che attende Novak: riuscirà a tornare numero uno? Batterà il record di Slam vinti da Roger Federer? Forse si, chi lo sa… Ma d’altronde “la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement