Cari lettori e collaboratori,
per evitare a chi non abbia voglia di arrivare in fondo a queste righe di auguri, di dati crescenti di Ubitennis (21,70% in più di contatti, per oltre 8 milioni e mezzo, un esagerato più 60,81% di utenti unici per un totale di 3 milioni e 289.194, un +2,84 per le pagine visualizzate 19,930 milioni al 24 dicembre: supereremo certamente i 20 milioni in un anno in cui Roger Federer ha giocato 6 mesi, Rafa Nadal 9, italiani e italiane hanno avuto risultati semi-disastrosi), di considerazioni retrospettive e prospettive sul sito e sul momento nazionale e internazionale del tennis, di raccomandazioni e auspici…- righe… che neppur io so al momento quante saranno – comincio con l’augurare a tutti, lettori e collaboratori, un Buonissimo Natale e un Felicissimo Anno Nuovo. Così chi si accontenta, può smettere subito di leggermi. Il rischio che io scriva più o meno cose simili ogni anno di quest’epoca c’è e forse ha ragione Rino Tommasi, cui spesso mi ispiro perché è stato un grande maestro, quando diceva “Il Natale dovrebbe essere come le Olimpiadi: da celebrare soltanto ogni quattro anni!”. Gli si darebbe più importanza. Ma qualche spunto nuovo in questa letterina di Natale ci sarà. Anche se…
…comincio con il ringraziare tutti voi, lettori e collaboratori, vecchi e nuovi. In particolare, sebbene ce ne siano sempre di nuovissimi fra gli uni e gli altri, voglio ringraziare particolarmente i più fedeli e assidui fra i lettori come fra i collaboratori. Già, coerenza e fedeltà sono valori in cui credo molto. Non solo l’amicizia, ma un po’ tutti i rapporti interpersonali – non solo di lavoro e di colleganza subalterna – questi valori li pretende. Dal blog “Servizi Vincenti” lanciato l’11 Novembre 2006 – questo fu il mio “pezzo” di esordio che considero ancora attuale nella sua basica filosofia – all’Ubitennis.com varato nel maggio 2008, e sono quindi ormai oltre 8 anni di vita!, ho sempre teso ad instaurare con i ragazzi che collaborano un rapporto che assomiglia molto a quello che ho con i miei due figli. I miei figli sanno che voglio loro un gran bene, che sono pronto ad aiutarli per qualunque cosa mi chiedano, ma che sono certamente anche un gran rompiscatole perchè mi accorgo molto più facilmente di quel che non va e potrebbe essere fatto meglio, che non di quello che è stato fatto bene. E sono inguaribilmente critico ed esigente. Alla fine però i risultati che stanno ottenendo, in termini di serietà, educazione, studi, lavoro, mi confortano. E credo che anche i collaboratori di Ubitennis – anche se non so quanti mi siano o non mi siano davvero riconoscenti – abbiano davvero imparato parecchio. Senza falsa modestia… francamente ritengo che possano aver imparato (se si sono applicati…) assai di più che se avessero frequentato gran parte di quei corsi di giornalismo e millantati Master che costano un sacco di soldi, di sacrifici. E pretendono il trasferimento in loco.
Sono ovviamente anche consapevole del fatto che starmi vicino richieda anche una buona dose di pazienza. Mentre i figli sono… costretti ad esserlo, i collaboratori non lo sono. Ricordo che quando cominciai a dirigere questo giornale on line… mi riguardavo molto dall’esprimere critiche e pretendere maggior attenzione e correzioni dai collaboratori: sapevo di avere a che fare con “volontari”, giovani e meno giovani, cui mi sentivo di dover soltanto essere grato. Poi però ho capito che senza un po’ di polso, e anche qualche cazziatone, sarebbe stata anarchia. E che nessuno avrebbe imparato quanto sarebbe stato utile per l’avvenire del sito e di loro stessi. Dovevo essere necessariamente severo come se fossero professionisti iperpagati se volevo che migliorassero, che imparassero davvero. E così come a me era capitato da “praticante” ad inizio carriera al mio giornale (La Nazione) che ogni tanto il mio capo mi buttasse il pezzo nel cestino e mi dicesse di rifarlo da capo a piede, neppur sempre con grande garbo, mi sono imposto di essere schietto, diretto, riservando a loro lo stesso tipo di comportamento, peraltro senza mai dire cose alle spalle. Chi scrive spesso non si accorge dei propri limiti. Il giornalista, e l’aspirante tale, è spesso presuntuoso, poco umile. Non ama sentirsi “bacchettare”. E guai se gli dici che il suo italiano non è buono e ti permetti di correggerlo. Non te lo perdonerà mai. Né saprà mai che più di un altro collaboratore fra i “capi” – che non oseranno mai dirglielo di persona – te lo aveva fatto presente in maniera molto più esplicita. Tutti quanti, lettori e collaboratori, hanno la mia più sentita gratitudine e riconoscenza, decine di migliaia dei primi, centinaia dei secondi. Ovvio che se non ci fossero stati i secondi non avrei mai “conquistato” – scusate il termine – i primi.
Il turn-over fra i collaboratori è stato inevitabilmente sempre molto ampio e continuo. È – ed era – da mettere in preventivo, soprattutto quando la collaborazione era puramente volontaristica. Anche se per me quasi ogni addio è stata una piccola grande sofferta lacerazione. Ho sempre dato per scontato che ciascuno è libero di comportarsi come meglio crede. Fra i tanti miei difetti ho a) quello di affezionarmi a chi collabora, b) quello di fidarmi delle promesse e delle rassicurazioni altrui c) quando vedo che uno lascia Ubitennis per andare a collaborare ad un sito concorrente ci resto male, soprattutto se lo fa in modo inatteso e a seguito di comportamenti ambigui, se lo fa senza preavviso alcuno, se mi informa a cose fatte, o peggio ancora se non ritiene neppure di dovermene informare. Quando succede ovviamente mi faccio delle domande, mi chiedo se e dove ho sbagliato, io come altri. E certo passando ore e ore ogni giorno su Ubitennis ad ingegnarmi sul da farsi, a lottare anche sul “commerciale” perchè di fatto o trovo io gli sponsor oppure è difficile che li trovi qualcun altro – per poter rispondere sempre di più alle esigenze economiche dei redattori, di errori ne ho commessi tanti. Molti di coloro che si avvicinano – e spero continueranno ad avvicinarsi, la porta è aperta, scrivete a direttaubitennis@gmail.com – lo fanno per passione, per il tennis, per la scrittura, per il giornalismo. Considerano, più che legittimamente, Ubitennis come una tappa di un percorso, professionale e amatoriale. Una tappa che arricchisce un’esperienza e un curriculum. E certamente arricchisce meno il portafogli, soprattutto nei primi anni della vita di Ubitennis quando tutti erano soltanto “volontari” appassionati di tennis e non era davvero – non poteva essere – la consistenza immediata o prossima del compenso a stimolarli. Vi confesso che erano tempi migliori, rapporti più genuini.
SEGUE A PAGINA 2: I COLLABORATORI, L’APPELLO AI LETTORI E LA PROMESSA DI UBALDO con le opinioni di Umberto Eco, Andrea Scanzi, Enrico Mentana