Alla fine arriva Muller. Melbourne scalda i motori

Editoriali del Direttore

Alla fine arriva Muller. Melbourne scalda i motori

Finalmente un titolo per il lussemburghese malinconico. Quando dieci anni fa perdeva con un altro prodigio. In Australia è tempo di fare sul serio, noi ci saremo. E voi?

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Nel 2003, sul piccolo campo centrale del TC Napoli (che dieci anni dopo ospiterà il trionfo di Fabio Fognini su Andy Murray, in Coppa Davis), si giocò la finale del Challenger partenopeo, all’epoca da 25.000 dollari di montepremi. In semifinale si arresero Giorgio Galimberti e Potito Starace; al primo turno venne eliminato Robin Soderling, Nicolas Mahut fu l’unico lucky loser, e al primo turno di qualificazioni perse Stan Wawrinka, che al tempo aveva ancora il nome per esteso, contro l’argentino Leonardo Olguin, best ranking 180 ATP, che quell’anno si ritirò. Sembrano passate ere. Il titolo, insieme ad una coppetta ed un orologio di gran qualità,  andò al sedicenne Richard Gasquet; secondo gradino del podio per Gilles Muller, di tre anni più anziano. Da una parte il bambino prodigio, quello in copertina su Tenis du Mond a nove anni, che ha saputo superare anche le pressioni di un paese intero, e le convinzioni avverse di chi diceva che dare troppa visibilità ad un moccioso lo avrebbe bruciato, rovinato; non avrà vinto Slam né Masters 1000, ma tre semifinali Major e quattordici titoli nel circuito maggiore non sono un affare da poco. Ci si è messa la squalifica per cocaina, che lui affermò di aver assunto baciando una donna in un night club di Miami, nel 2009. Ci si è messo un cervello di cristallo, che alle vittorie su Federer e ai diamanti che escono dal suo rovescio, alternava ore di tennis mediocre con la schiena a due passi dai teloni. Storie già lette, comunque. Dall’altro lato, lo sconosciuto che proviene dall’unico granducato del mondo, uno degli stati più piccoli esistenti. Un po’ curvo sul suo metro e novantatrè, mancino, anacronistico sul rosso napoletano con il suo gioco aggressivo e propositivo. Mai un riflettore puntato addosso, mai un acuto da prima pagina: mai una dichiarazione fuori posto o un motivo per apparire sui titoli dei quotidiani. Elegantissimo in campo quanto apparentemente sgraziato visto da vicino, con un viso leggermente malinconico di chi sa che il talento folgorante, quello del “ricciolino francese” come scrisse Gianni Clerici, non lo avrà mai; eppure il tennis c’è eccome.

Gilles Muller ha iniziato il 2017 come qualsiasi altro anno: nel silenzio del suo essere consapevole di sé, della passione che nutre per il suo sport, testimoniata dall’emozione esondata in lacrime al momento della premiazione a Sydney. A 33 anni, ha sollevato il suo primo pezzo di cristalleria in carriera, superando in finale un altra mezza sorpresa, il britannico Daniel Evans. Mentre gli occhi di tutti erano puntati, giustamente, sulle interviste pre-torneo di Melbourne e sull’hype da Aussie Open, lui macinava ace e volèe raffinate, approcci di rovescio e parate a rete. In silenzio, come al solito. Già sul finire dello scorso anno fece vedere i fantasmi a Nishikori a Basilea, arrivando ad una spanna dal conquistare la sua prima finale in un torneo che non fosse un 250; nel Nuovo Galles del Sud ha aggiunto una tacca ad una carriera comunque dignitosa, spezzando finalmente l’incantesimo che lo vedeva sempre sconfitto nei match validi per il titolo. Se nelle prime tre occasioni gli avversari erano di un certo rilievo (Hewitt, Agassi e Roddick), di certo il trofeo di Sydney lo aiuterà a rimarginare definitivamente le ferite degli ultimi due insuccessi, a ‘s-Hertogenbosch e Newport, contro nomi non spaventosi come Mahut e Karlovic. Agli Australian Open, dove ottenne il suo miglior piazzamento due anni fa, perdendo al quarto turno contro Djokovic, esordirà contro Taylor Fritz. Un altro predestinato, come a ricordargli che c’è sempre da sudare contro chi ha più visibilità, anche subito dopo un momento di enorme gioia. Ma probabilmente a lui non interesserà.

Stanotte inizierà il primo Slam dell’anno: all’una italiana i primi big, Nishikori e Muguruza, in campo. Inizierà anche Federer, come ultimo match in sessione serale (non prima delle 11 italiane), contro il vecchio leone Jurgen Melzer, ex numero 8 del mondo: l’austriaco vinse un famoso quarto di finale a Montecarlo nel 2011, con un vento record a influenzare il gioco. Il fratello Gerald è in tabellone direttamente, ed esordirà contro il giovanissimo australiano De Minaur, di cui si dice un gran bene. Come cambiano i tempi. Ci sarà anche Luca Vanni: il toscano ha superato il tabellone cadetto, insieme al pugliese Thomas Fabbiano, e si è conquistato la soddisfazione di poter affrontare un top player come Tomas Berdych. Complimenti a lui e al team della scuola di Foligno, che abbiamo avuto il privilegio di incontrare tramite il nostro Matteo Parini. Giocheranno anche Seppi e Lorenzi, con prospettive di tabellone di cui abbiamo già parlato. Noi di Ubitennis, come al solito, seguiremo gli Australian Open con cronache, interviste, approfondimenti contenuti esclusivi e interventi da Melbourne, grazie alla presenza di tre inviati (tra cui il Direttore) e un fotografo. Preparate la Moka ed il vostro consueto entusiasmo, tra poche ore si parte. Qualcuno sembra già essere in discreta forma…

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