dal nostro inviato a Melbourne
Il “day one” di uno Slam è senza dubbio la giornata più impegnativa e caotica immaginabile per gli addetti ai lavori. Sala stampa strapiena (alla faccia della passione per lo sport, moltissimi giornalisti se ne tornano a casa quando non ci sono più giocatori del loro paese in tabellone, quindi la seconda settimana diventa a torto o a ragione decisamente più vivibile per chi rimane), organizzazione – impeccabile come sempre – che ancora sta definendo gli ultimi dettagli logistici, e ovviamente ancora tutti e trecento i migliori giocatori del mondo (doppista più, doppista meno) presenti in azione su ogni campo disponibile, dall’alba a notte fonda. La mattina rimane l’unica “finestra utile” per osservare e fotografare con calma la miriade di situazioni tecniche interessanti che possono venire fuori senza preavviso, semplicemente gironzolando tra i “court” dello splendido impianto di Melbourne Park. Una di queste, sul campo 20, è stata l’allenamento di Radek Stepanek, 39enne, il più anziano in tabellone di singolare insieme a Tommy Haas (che ho a sua volta nel mirino, ci mancherebbe che me lo facessi sfuggire, spunti in arrivo nei prossimi giorni).
Poco da fare, Radek è Radek. Tanto per cominciare, la prima cosa che ho notato è stata la splendida ragazza bionda intenta a osservarlo giocare, dotata di accredito: a me sconosciuta, e ci sta, ma sconosciuta anche al “database vivente WTA”, il collega Diego Barbiani che passava di lì con me, prontamente consultato, quindi si può dare per certo che la signorina in questione, in controtendenza rispetto alle abitudini romantiche del buon Stepanek, non abbia nulla a che fare con il circuito pro femminile. Bionde a parte, però il veterano ceco è un tennista che vale assolutamente la pena analizzare, perchè la sua tecnica classica, in particolare dal lato del dritto, è più unica che rara ad alto livello. Ed è anche decisamente competitiva, i risultati recenti di Radek sono lì a dimostrarlo.
La cosa che rende “datato” – ma comunque efficace, almeno fino a certi livelli di velocità e rotazione – il dritto di Radek non è tanto l’impugnatura, che è una via di mezzo tra eastern classica e semiwestern, quanto la postura con cui il ceco esegue il colpo. In testa al pezzo, uno dei pochi dritti in open stance tirati durante il training, ho scelto l’immagine perchè si vede bene il grip e c’è un bellissimo allineamento tra le due mani, la palla in volo, e la racchetta, finezza tecnica che come vedremo per il ceco non è casuale. Era l’inizio dell’allenamento, appena è salita l’intensità, Stepanek ha cominciato a colpire sempre più affiancato, arrivando a una stance addirittura semichiusa rispetto alla palla. Esattamente come 40 anni fa facevano tutti, prima della “rivoluzione Borg”. Qui sopra, impatto e finale con appoggi super-chiusi, l’immagine a sinistra, con tanto di trascinamento del piede posteriore a coadiuvare il trasferimento del peso che non può partire da gamba esterna e anca, essendo il giocatore quasi girato rispetto alla rete, come nel rovescio a una mano, sarebbe a livello di postura delle gambe e dei piedi appunto perfetta per un rovescio monomane di un mancino. E poi il finale in verticale, nemmeno un accenno di “windshield wiper” (tergicristallo): roba d’altri tempi.
Qui sopra, un inizio preparazione e un istante dopo l’impatto, sempre più che affiancato, queste immagini evidenziano lo swing in linea attraverso la palla, che più in linea non si può. Non se ne vedono davvero più di dritti così, almeno non a livello Slam. Tutto parte da anticipo, timing e fluidità dell’accompagnamento, certo quando sale il ritmo, e cominciano ad arrivare le pallate ultracariche dei top-player di oggi, un gesto tecnico del genere alla lunga va inevitabilmente in difficoltà. Ma sentire da vicino il suono secco di una palla colpita davvero con rotazioni sotto i 1000 r.p.m., ma a velocità da professionisti, è notevole.
Qui sopra il colpo migliore in assoluto di Radek, il rovescio a due mani, esecuzione meno interessante proprio perchè praticamente perfetta, gran piegamento di ginocchia, braccia semidistese, testa e sguardo sulla palla fin dopo l’impatto, “alla Roger“.
Il servizio è ottimo, veloce e preciso, forse un minimo carente nella rotazione carica in kick (a causa della schiena che il giocatore tende a tenere piuttosto rigida, è comunque una caratteristica, non un difetto, anche se va onestamente detto che qui il mitico Radek non è un esempio di grazia), ma dotato di un grande slice a uscire, perfetto per essere seguito a rete, cosa che Stepanek fa molto spesso, e che lo porta nella zona di campo dove può far vedere i veri gioielli del suo repertorio: le volée.
Qui sopra, un esempio perfetto della corretta postura dell’assetto braccio-racchetta sulla volée di dritto: a sinistra poco prima dell’impatto, a destra la palla è già partita. Radek è impeccabile, con il manico più avanti del piatto corde a facilitare lo scivolamento dello stesso sotto la palla, conferendole la giusta rotazione all’indietro, l’angolo a 90 gradi tra attrezzo e avambraccio, l’arto non dominante allineato a bilanciare l’equilibrio.
Qui sopra, infine, due magnifiche esecuzioni della volée di rovescio, una bassa, una all’altezza delle spalle. Lo sguardo è fissato sul punto di impatto, e di nuovo possiamo solamente ammirare la perfezione dell’allineamento tra mano sinistra, centro esatto del piatto corde, e palla in arrivo, a qualsiasi altezza quast’ultima venga colpita. Controllo assoluto, e precisione di tocco allo stesso tempo.
Non lo so quanto ancora lo vedremo in giro a questi livelli (ma la voglia c’è tutta, qui a Melbourne ha giocato le qualificazioni da testa di serie numero uno, ora incontrerà Tursunov nel tabellone principale, e per quanto match duro poteva andargli molto peggio), però passare una mezz’oretta a vederlo prendere palle da tennis a schiaffetti, più che sbracciate, rimane sempre un autentico piacere tecnico e per gli occhi.
Gli spunti tecnici da bordocampo precedenti: