Rassegna a cura di Daniele Flavi
Federer vince e migliora adesso sogna l’Australia
Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 23.01.2017
Il fratello sbagliato spezza il cuore di Sua Maestà e scatena la rivoluzione sull’Olimpo: dopo Djokovic e i suoi sei trionfi a Melbourne Park, un altro titano lascia l’empireo del primo Slam stagionale e il bono, forse, è ancor più fragoroso. Cade Murray, il numero uno, maledicendo una volta di più il complesso australe, cinque finali giocate e perse che stavolta, da padrone della classifica e senza il rivale più tosto, sembrava davvero sul punto di sciogliersi. All’antica E invece tocca a Zverev interrompere il sogno e riportare dolorosamente sulla terra lo scozzese sconfortato. Ci sta, perdere contro uno dei talenti più brillanti della Next Generation. Solo che l’eversore inatteso non è Sascha, già regolato da Nadal, bensì il fratello maggiore Michail Alexandrovic, detto Mischa, coetaneo di Andy, nato a Mosca quando esisteva ancora l’unione Sovietica e numero 50 del mondo, dopo che due anni fa era finito addirittura oltre il millesimo posto per una litania di infortuni da far impallidire un ospedale (mani e costole rotte, ernia del disco e nel 2014 tendine di un polso con relativa operazione). Insomma, a un certo punto della carriera il buon Mischa aveva scritto per sé solo un destino da mentore del più talentuoso fratellino, senza più velleità. E invece, risanato, si ritrova a far impazzire Murray con un gioco all’antica ormai quasi dimenticato e quindi indigesto ai difensori-corridori di oggi: la presa spasmodica della rete, addirittura il serve e volley esasperato. Alla fine, il tedesco di Russia approccerà il net per 118 volte, ottenendone 65 punti. Roba d’altri tempi, per cui Muzza, che ci aggiunge 66 gratuiti, non troverà mai l’antidoto: «Ha giocato molto bene, specie nei momenti cruciali, trovando colpi splendidi: posso solo complimentarmi. Nel primo set sono stato due-tre volte avanti di un break e se lo avessi vinto poteva cambiare la partita. Sono ovviamente molto deluso in questo momento, per!) non posso dimenticare i sette mesi migliori che ho avuto dall’estate scorsa. Cercherb di imparare da questa sconfitta e di tornare ancora più forte.. RINGIOVANITO Era dal Roland Garros 2004 che i primi due della classifica non venivano eliminati prima dei quarti (Federer e Roddick), mentre a Melbourne non accadeva dal 2002 (Hewitt e Kuerten). Soprattutto, niente incrocio dei sogni con Federer al prossimo turno. A dire il vero, per 25 minuti e di fronte al clamoroso 5-1 d’acchito di Nishikori nell’ottavo con il Divino, il problema sembra non porsi neppure per Roger. Ma poi, perso comunque il primo set al tie break, Fed carbura, scalda i motori, innesta il servizio (24 ace), toglie certezze al samurai e nonostante un piccolo passaggio a vuoto nel quarto set, torna in cattedra a predicare un tennis parente stretto di quello degli anni d’oro (83 vincenti), per intenderci dei quattro trionfi da queste parti. A 35 anni e 174 giorni, Federer diventa il più anziano tra i migliori otto del torneo dopo Ashe, che raggiunse i quarti nel 1978 a 35 anni e 177 giorni. Soprattutto…. ringiovanito nello spirito dalla sosta forzata degli ultimi sei mesi, ha negli occhi la luce di chi ha battuto due top ten in due giorni e vede molto da vicino quel benedetto 18 Slam: «Sì, sto giocando sempre meglio. Ho battuto benissimo, che è stata la chiave del match. E ho anche trovato il giusto ritmo da fondo campo. Devo dire poi che al quinto set stavo molto bene. Avevo una grande energia, giocavo un tennis positivo e offensivo, il mio corpo rispondeva bene. Questa partita non mi ha affatto prosciugato». Un tuffo nel passato. Un tuffo al cuore.
Allarme all’Open, sono spariti i numeri 1
Daniele Azzolini, tuttosport del 23.01.2017
Fermate il tennis, i numeri uno non ci sono più. Li hanno buttati giù dal treno in corsa, con gesto maleducato, come si fa con un cartoccio. Prima Andy Murray, poi Angelique Kerber Hanno rincorso il primato per mesi, inseguendo, sorpassando, almanaccando sui pro e sui contro, e alla prima apparizione in pubblico nelle nuove vesti regali, hanno mostrato di non saper recitare nel ruolo che tanto hanno voluto. Andy stracciato per insipienza tattica dal serve and volley di Michail Zverev, Misha, che poi sarebbe “il fratello grande di quello che un giorno sarà il numero uno», vale a dire Sasha, il diciannovenne che l’altra ieri non è riuscito a battere Nadal, nemmeno con le cannonate. E Kerber incapace di tenere a bada la statunitense Coco Vandeweghe, una sorta di orchessa del tennis, una che tira tutto, manco avesse un conto in sospeso con la pallina Tutto dentro, se non ci pensa. Tutto fuori se invece la fanno ragionare. E ieri Coco non ci ha pensato un attimo. Ora lo Slam è nelle mani di chilo vuole prendere. Situazione nuova, ma interessante. Può uscirne una finale giovane, nel maschile, e sarebbe la prima volta da quando Federer e Nadal erano dei pupi. Un sacco di tempo fa. Viceversa, può sortirne una finale antica, proprio con i due “revenants” di nuovo protagonisti. Roger e Rafa, entrambi al rientro, e già capaci di arrivare sino in fondo in uno dei quattro tornei che fanno la storia del nostro sport. Possibile? Il pubblico pagherebbe due volte il biglietto per una finale così. 1I vertice Non cambierà il vertice, nel tennis dei signori. Murray ha troppi punti più degli altri e Djokovic, lo sapete, se n’6 andato prima di lui. Potrebbe cadere invece la Kerber, dal soglio della classifica femminile, ma solo se la Williams riuscirà a vincere il torneo. Nell’attesa, teniamo di conto le indicazioni giunte da una giornata anomala, sorprendente per la fragilità mostrata da protagonisti che ritenevamo a prova d’urto. Imbarazzanti, addirittura, gli errori tattici di Murray, che in quattro set non è riuscito a trovare le contromisure al gioco d’approccio di Misha, numero 50 del ranking. Abituato com’è a rispondere senza che nessuno si presenti a rete, Andy ha sparato bordate centrali favorendo le opposizioni sin troppo elementari del tedesco, che ha attaccato senza sosta e su tutte le palle. E così ha insistito per ore, lo scozzese, molto lamentandosi e molto insultando il proprio team, senza mai ingegnarsi nella ricerca di corridoi più laterali, né di traiettorie più basse, in modo da far lavorare Misha nei pressi delle sue stesse scarpe. Del resto, non gliel’hanno mai insegnato a trarsi d’impaccio in simili acque perigliose. E lui s’è lasciato andare affogando. Divertimento Per buona sorte ci sono Federer, Wawrinka, Seppi. Il tennis divertente della giornata è giunto da loro. Federer s’è fatto trascinare al quinto da Nishikori, ma è stato lui a costruire l’incontro. Due passaggi a vuoto, nei primi game del set d’avvio, poi sul 3-2 delta quarta frazione, gli hanno rallentato la marcia, ma ha sempre ritrovato il ritmo e il suo tennis spavaldo. il secondo Top 10 che mette alla porta. In premio avrà Misha che già conosce e ha sempre battuto. Wawrinka e Seppi hanno fatto gara di flipper, fra scambi serrati e sempre molto ben condotti. Tre tie break, «nei quali Stan ha forzato i colpi, ed è stato più bravo di me», ha spiegato Seppi, convinto di aver contribuito a tenere alto il livello del match. «Nel terzo avrei potuto anche staccarmi, non mi sarebbe dispiaciuto prolungare la partita». Wawrinka è stato attento a non permetterglielo, sapendo che al quinto setAndreas si trasforma, é può diventare imprendibile.
In Australia la stella è sempre Federer
Gaia Piccardi, il Corriere della sera del 23.01.2017
Ben 16 over 30 al terzo turno C’è ancora vita, sul pianeta tennis, dopo i trent’anni. «All’inizio del quinto set mi sono chiesto: come stai? Benone, mi sono risposto: non sono stanco, mi sento energico, il corpo sta reagendo, sono positivo e pronto a produrre un tennis offensivo. Quinto set, arrivo!…». Il ragazzo di Basilea, a 198 giorni dal 36esimo compleanno, ha l’entusiasmo di una matricola al ballo della scuola: di questo Australian Open vintage che ha già perso per strada Djokovic e Murray (ieri eliminato dallo Zverev sbagliato: Misha, classe 1987, e non il fratello predestinato, Sasha, classe 1997) e che ha portato al terzo turno 16 ultra-trentenni, Roger Federer è la guest star annunciata. Il giapponese Kei Nishikori, numero 5 del mondo, dopo 3 ore e 23′ di battaglia è pronto per finire, a tocchetti, sul vassoio del sushi. Lo svizzero, che parte male (subito 4-o e 5-1 per Nishikori, poi la risalita verso il tie-break, perduto), carbura a fuoco lento ed esplode nel finale, quando le statistiche spalmate sui cinque set (6-7, 6-4, 6-1, 4-6, 6-3) dicono che è superiore in tutto. Negli ace (24 a 5, con una percentuale dell’8o% dei punti vinti sulla prima di servizio), nelle palle break convertite (7 su 18), nei vincenti (83 a 42) e negli errori non forzati (47 a 32), perché solo chi non fa non sbaglia. «Non avrei mai pensato, a questo punto del torneo, che Novak e Andy fossero già a casa e io e Rafa, invece, ancora qui. Ma se stiamo bene, noi della vecchia guardia possiamo ancora dare del filo da torcere a chiunque» dice l’impunito dopo aver saltellato per la gioia come un canguro, mangiato con gli occhi dalla folla della Rod Laver Arena e dalla moglie Mirka, che non si stancherà mai di vedere vincere quel marito così conficcato nella coscienza dello sport che è nato per praticare. La Next Generation, come il paradiso, può attendere. Nei quarti — Federer-Zverev e Wawrinka-Tsonga —, aspettando i risultati degli ottavi di oggi, non c’è gente di primo pelo. Il più giovane (30 anni il 22 agosto) è quel Misha Zverev che ha clamorosamente rubato la scena al fratellino Sasha, 19 anni per 198 cm e un meraviglioso avvenire nonostante il ko con nonno Nadal, capace di stroncare a colpi di serve and volley mancino il numero uno del mondo Murray. Con quattro match ancora da giocare per allineare il tabellone ai quarti, l’austriaco Thiem con il suoi 23 anni è il cucciolo di una nidiata che comprende Raonic e Goffin (entrambi classe 1990), il redivivo Dimitrov (26 anni), i128enne Bautista Agut e tre trentenni, Istomin killer di Djokovic, Monfils e Nadal che si sfidano per una poltrona all’ospizio con vista mare di Melbourne, dove tutto è ancora possibile (anche una finale Federer-Nadal, troppo bella per essere vera). Con 17 titoli Slam alle spalle — l’ultimo conquistato a Wimbledon nel 2012 -, Federer è la bandiera degli Invincibili che sventola alta su un torneo che non ha fretta di concedersi a volti nuovi. Lui stesso, dopo i sei mesi di stop per infortunio che forse gli stanno allungando la carriera, sta scoprendo cose di sé che non sapeva: «Sto riacquistando il ritmo-partita e i colpi più in fretta di quanto non immaginassi. Miglioro di match in match, mi sento vicino alla forma migliore» racconta. Il suo lungo addio al tennis è costellato di record inediti: il successo su Nishikori, ad esempio, è stato i12oo su un top-lo: «Fantastico: ora di domattina me ne sarò già dimenticato» scherza. Corre come un Millennial (2.832,2 metri percorsi negli ottavi), ragiona come un veterano, gioca come un dio.
Federer e C, ritorno al futuro
Stefano Semeraro, la stampa del 23.01.2017
Agli Australian Open, il torneo-Cocoon che rigenera gli antichi e lascia a bocca aperta i piccini, pub succedere di tutto. Che perdano nello stesso giorno i due numeri uno, sir Murray e frau Kerber, che Federer, 35 anni portati come un dono, e Nadal, 30 anni e un trapianto di capelli in corso, mollino le stampelle per sognare una nuova fmale insieme. E che, per congedare il re del mondo, l’ex pensionato Mischa Zverev rispolveri un vecchio arnese che credevamo inutilizzabile: il serve e volley. Gli Australian Open sono lo Slam delle sorprese, ma quest’anno stanno esagerando. Fra le ragazze in fondo siamo abituati a non riconoscere più una gerarchia stabile e quindi gli sganassoni biondi rimediati da Angelique Kerber, sovrana supplente e campionessa uscente, contro Coco Van-deweghe, nipote di due cestisti e di una Miss America, stupiscono il giusto. E piuttosto nel maschile che circola una strana energia, un carburante da macchina del tempo. L’uscita di scena di uno spossato Djokovic contro Denis Istomin, 32 enne uzbeko allenato da mammà, è stato il primo avvertimento. Poi sono arrivati i 5 set digrignati al limite della violenza su minori da Sansone Nadal su Alexander Zverev, il 19enne tedesco a cui molti hanno già consegnato in anticipo le chiavi del futuro del tennis. E ieri, negli ottavi, il match-capolavoro di papà Federer, che dopo aver MARATONA Lo svizzero ha battuto Nishikori 6-7 6-4 6-1 4-6 6-3 «Mi sono detto: si va al quinto? Non c’è problema» MURRAY KO Prossimo match nei quarti contro l’«altro» Zverev che ha battuto lo scozzese con un gioco d’altri tempi smantellato il n.10 del mondo Berdych ha saputo inceppare anche gli ingranaggi nipponici del n. 5 Kei Nishikori. Se pub farcela deve limitarsi a 3 set, si era detto alla vigilia: invece Roger ne ha retti 5, di cui 3 almeno folgoranti come ai bei tempi: 23 ace, 83 vincenti (contro 42), quasi zero sudore. E sì che di campo ne ha corso, di diritti ne ha spinti, di rovesci affettati, con la sua grazia spietata. «Quando ho perso il quarto set mi sono detto: andiamo al quinto? Non c’è problema. Ero pieno di energia. In questi mesi mi sono allenato con cura, il corpo ha reagito bene. Insomma, credo di avere buone possibilità qui». Qui, tanto per chiarezza, è dove Federer ha vinto 4 dei suoi 17 Slam. II Genio rigenerato I 6 mesi di siesta forzata dopo l’infortunio al ginocchio subìto a Wimbledon sembrano averlo rigenerato, ripulito dalle tossine (anche mentali) che persino un fisico benedetto come il suo aveva accumulato in 18 anni di professionismo. Il vecchio compagno di scorribande Nadal, anche lui reduce da un 2016 ospedalizzato (infortunio al polso che gli ha fatto saltare Wimbledon) e apparentemente libero da tarli fisici e mentali, stamattina affronta negli ottavi Gael Monfils, il Tiramolla francese, per guadagnarsi un quarto in una zona di tabellone non impraticabile. Va detto che la piscina magica della Laver Arena, più veloce rispetto agli ultimi anni, e un meteo insolitamente clemente stanno agevolando lo scongelamento dei due miti. E presto per immaginare un remake della finale del 2009, che Nadal si mise in tasca facendo piangere a dirotto il Genio, ma il pensierino stupendo è lì, germoglia, si insinua negli interstizi del realismo come una pastiglia di Gerovital. Per nutrire il sogno Federer nei quarti dovrà guardarsi dal tennis vintage di Mischa Zverev, anni 29, fratello maggiore del ragazzo fantastico Sasha. Per anni ci hanno spiegato che battere e scendere a rete, o attaccare l’avversario sulla seconda di servizio come facevano Edberg, Becker e McEnroe, era ormai pura utopia. Mischa, che due anni fa era scivolato fuori dai primi 1000 del mondo, invece ha sconcertato Murray con 119 esempi di serveevolley di vecchissimo, incantevole conio. Il futuro, per questa volta, forse pub attendere.
Il numero 1 e l’ex 1000 uno shock per Murray
Gianni Clerici, la repubblica del 23.01.2017
Credevo avesse smesso. Mischa Zverev, dico, del quale avevo un pallidissimo ricordo. Ricordavo vagamente una delle mille vittorie di Roger Federer, contro questo tedesco col nome russo, nei quarti degli Internazionali romani del 2009. Ne avevo scritto due righe, proprio perché avevo parlato con suo papà che mi aveva ricordato di aver giocato la Davis per la Russia e di essere emigrato in Germania per un’offerta irrinunciabile del grande club di Amburgo. Era poi scomparso dalla mia superficiale attenzione, e credevo di non riconoscerlo più, l’avessi visto, sinché, questa mattina, rieccolo di fronte ai miei occhi, sullo schermo. Rieccolo contro Andy Murray che, dopo l’eliminazione di Djokovic, era diventato il favorito degli Australian Open. Ed eccolo attaccare, con colpetti tagliati che non usano più, che sono sconsigliati dal giorno in cui le racchette hanno reso il passante un colpo infinitamente più redditizio delle volée, che si usano quindi sempre meno. Eccolo in vantaggio di due set a uno, e possibile vincitore di un Murray più furioso di sempre. Di un Murray che arrotava i denti e bestemmiava, come sempre fa quando le cose gli vanno male. Leggevo, sul tabellone, Zverev, poi ascoltavo i commentatori, non meno sorpresi di me, pronunciarne il nome, Mischa, fratello di quel Sasha che l’altro ieri aveva giocato una splendida partita contro Nadal andando vicinissimo a batterlo. Ma cosa era accaduto, a quel tennista semiscomparso? L’avrebbe raccontato, in totale modestia, nella conferenza stampa seguita al successo. «È una storia noiosa, che non vi sarebbe utile se non avessi vinto. Due anni fa, riprovai a giocare dopo un intervento alla spalla sinistra che avevo tutta rotta, così come il polso, e per gradire una ernia del disco. Mio fratello mi diceva che potevo ancora ritornare nei primi 100. Io ero finito, alla fine del 2015, oltre il numero 1000. Per rimanere nel circuito cominciai a seguire un gruppetto di juniores: ricordo che andammo fino in Texas, dove non c’era ospitalità, e si mangiavano giusto sandwiches in città piccolissime. Capii pian piano, allenando quei ragazzi, giocando qualche set, che potevo ricominciare. Così feci, mentre la spalla mi faceva meno male, e i miei, soprattutto il mio fratellino, non cessavano di incoraggiarmi. È stato loro il merito maggiore di aiutarmi, di non smettere di credere in me». Simile storia mi pare tanto esemplare da essermi dilungato, nell’ augurarmi che Mischa disputi, spero sulla Rod Laver Arena, un futuro ottimo match contro Federer. Un Federer che non ha finito di stupirmi e deliziarmi, contro Nishikori, giocando un tennis che non ha eguali. Non ricordo, io che ho visto 70 anni di tennis, qualcuno che, come lui, sia in grado di colpire, quando crede, a tutto braccio, con un margine di errore davvero modesto. Nishikori, sicuro successore nel futuro, tipo che vincerà probabilmente uno Slam o più, ha giocato al meglio. Ma non gli è riuscito di opporre i suoi ottimi rimbalzi a chi colpiva al massimo dellavelocità consentita a un essere umano. Un break nel secondo game del set decisivo ha deciso aritmeticamente la partita, che Federer aveva reso più difficile con l’handicap di un primo tiebreak smarrito. Secondo un marchingegno già adottato al Roland Garros, Roger ha corso oggi 4,5 km. Non è parso affatto stanco, e sarei davvero sorpreso lo divenisse nella probabilissima semifinale. Segnalo il più che dignitoso match di Seppi, perduto in tre tie-break con Wawrinka. Ma il tie-break, diceva quell’ottimo scrittore di Denis Lalanne, è la lente d’ingrandimento del tennis. Infine, eliminata la Kerber, presunta n. 1 secondo il computer.