Australian Open: crisi ai vertici del tennis femminile

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Australian Open: crisi ai vertici del tennis femminile

Non sorprende che Serena Williams vinca uno Slam. Ma preoccupa che in semifinale arrivino anche altre due giocatrici attorno ai 35 anni e oltre, come Mirjana Lucic e Venus Williams

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Comincio subito dal giudizio conclusivo e sintetico, e poi proverò ad argomentarlo: non sono stati dei buoni Australian Open per il tennis femminile.
Secondo me il torneo ha offerto le cose migliori non tanto sul piano tecnico, quanto su quello umano, con il ritorno alla ribalta di giocatrici che hanno attraversato momenti difficili e che si sono ritrovate proprio a Melbourne. Mi riferisco a Venus Williams, Mirjana Lucic, Mona Barthel, Sorana Cirstea, Ashleigh Barty. Tutte hanno rischiato di essere perse per il tennis, e invece hanno poi saputo risalire la china per ripresentarsi a giocare ad alti livelli nel grande palcoscenico dello Slam.

Nell’articolo della prossima settimana vorrei tornare sulle diverse giocatrici protagoniste di questi Australian Open; ma per oggi credo si debba cominciare dagli aspetti tecnici più generali. Che nell’insieme sono stati, secondo me, complessivamente deludenti. Per non dire preoccupanti.
È vero che l’esito di un torneo di tennis è determinato anche da fattori episodici e contingenti (il sorteggio, gli head to head etc), ma resta il fatto che alcune questioni sono da considerarsi strutturali. E sono quelle che delineano una crisi del vertice del movimento femminile.

– Condizioni di gioco più rapide?
Comincio da un tema che secondo me non ha influito sulla qualità di gioco, ma che aiuta a spiegare come mai sia emersa soprattutto una certa tipologia di giocatrici. Probabilmente agli Australian Open 2017 ci sono state condizioni di gioco più veloci del solito. Vale a dire: campi più rapidi, oppure palle più rapide. Oppure entrambe le cose. In passato avevo provato a utilizzare un criterio di misurazione della velocità: ne avevo parlato QUI. Ecco la tabella aggiornata per quanto riguarda il Major australiano a livello femminile:

 

Australian Open donne 2008-2017

Ricordo che secondo questa ipotesi più è bassa la percentuale in giallo, più le condizioni di gioco dovrebbero essere rapide. Se ci fidiamo di questo criterio, gli Australian Open femminili sono effettivamente risultati i più veloci degli ultimi dieci anni, ma non in modo significativamente superiore rispetto al 2016.
Gli organizzatori negano ci sia stato un deliberato aumento della velocità dei campi, però il torneo potrebbe essere risultato più rapido rispetto a quelli di preparazione. Lo dico perché durante i primi match ho avuto una sensazione sorprendente: sembrava che le giocatrici faticassero a gestire i tempi di gioco, con la palla che arrivava più veloce di quanto atteso. Quindi: difficoltà in fase di risposta, difficoltà in uscita dal servizio, e in generale nella gestione delle traiettorie, con timing non perfettamente centrati, che spesso obbligavano ad aggiustamenti nell’ultima frazione di secondo per recuperare movimenti impostati senza la solita sicurezza.

Questa sensazione non è affatto nuova, anzi, abbiamo imparato a conoscerla bene, perché si vive ogni anno nella nella fase di adattamento all’erba dopo il periodo sulla terra rossa. Che però accadesse tra i tornei di preparazione australiani e lo Slam, non penso fosse stato messo in conto.
E se valutiamo i numeri in dettaglio risulta che sia stato proprio il primo turno quello che ha favorito di più chi serviva (31,68%); visto che campi e palle non cambiano tra un turno e l’altro, si potrebbe pensare che sia stata la difficoltà ad assorbire la differenza rispetto ai tornei delle settimane precedenti a incidere ulteriormente.

– Gli Australian Open della potenza
Dunque Melbourne come Wimbledon? In parte sì, ma con alcuni distinguo.
Dovessi dire che cosa soprattutto differenzia il cemento rapido rispetto all’erba (superficie notoriamente molto rapida) evidenzierei questo: il cemento richiede meno doti di agilità e di accuratezza nel movimento. Sui prati sono estremamente importanti gli equilibri negli spostamenti e la capacità di colpire traiettorie basse e sfuggenti. Sul cemento, invece, si può scaricare a terra senza particolari ostacoli tutta la potenza. Che molto spesso può fare la differenza.

Probabile conseguenza di questa situazione è stata la prevalenza nelle fasi finali di una specifica tipologia di giocatrici: molto forti fisicamente, più della media. Questa è in generale una tendenza del tennis contemporaneo, ma a Melbourne è risultata ancora più accentuata.
Superata la scrematura dei primi turni, chi al momento dei pronostici avesse privilegiato le giocatrici più alte e potenti avrebbe quasi sempre avuto ragione. Ecco le ultime otto tenniste approdate ai quarti di finale (in ordine di tabellone): Vandeweghe, Muguruza, Venus, Pavlyuchenkova, Pliskova, Lucic, Konta, Serena.
Di queste otto giocatrici solo Pliskova non ha spiccate caratteristiche di forza: nel suo caso la combinazione tra timing superiore e 1,86 di statura (quindi leve lunghe) le permette di produrre comunque notevole velocità di palla.

a pagina due: Venus e Serena Williams, le finaliste

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Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane

Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

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Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.

Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.

Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.

 

Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.

Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.

Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.

Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.

In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.

Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.

Il febbraio delle principali tenniste italiane.

6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni

13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha

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United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik

Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

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Stan Wawrinka - United Cup 2022 (Twitter @UnitedCupTennis)

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.

Grecia – Bulgaria 4-1

Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1

 

Sakkari – Tomova 6-3, 6-2

Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4

La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.

USA – Repubblica Ceca 4-1

Kvitova – Pegula 7-6, 6-4

Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac

Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7

Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.

Francia – Argentina 4-0

Garcia – Podoska 6-2, 6-0

Mannarino – Coria 6-1, 6-0

La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.

Australia Gran Bretagna 1-3

Dart – Inglis 6-4, 6-4

Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)

Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.

Svizzera – Kazakhistan 4-0

Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2

Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)

Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.

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Il fallimento di FTX costa caro a Naomi Osaka

Grave perdita economica per la tennista giapponese Osaka, che aveva investito nella criptovaluta FTX

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Non un gran momento per la ex numero 1 al mondo Naomi Osaka. Oltre alle sconfitte sul campo di gioco, per la pluricampionessa Slam i problemi provengono anche dalle finanze. È, infatti, una delle azioniste di FTX, un’azienda per lo scambio di criptovalute che ha dichiarato bancarotta l’11 novembre.

Non solo Osaka, ma sono tanti gli sportivi che hanno visto andare in fumo i propri proventi dal fallimento di FTX. L’azienda era riuscita ad acquistare così tanta credibilità da riuscire a mettere il proprio logo sulle vetture e le divise di Lewis Hamilton e George Russel, piloti della Mercedes in Formula 1; e anche a vedersi intitolato lo stadio NBA dei Miami Heats.

Il valore di mercato di FTX ha subìto un grave crollo negli ultimi sette giorni, passando da $22 a $1.40. Il CEO di FTX Sam Bankman-Fried – ora sotto investigazione per come ha gestito l’azienda fondata nel 2019 – ha già dichiarato fallimento a seguito dell’enorme svalutazione della criptovaluta.

 

Osaka aveva firmato l’accordo con FTX nel marzo 2022 mentre era negli Stati Uniti impegnata per l’Indian Wells e il Miami Open. La tennista ha acquistato delle azioni di FTX e nell’accordo era previsto che la tennista giapponese fosse ambasciatrice nel mondo dell’azienda, per influenzare quante più persone possibili a credere in loro. L’accordo di Naomi Osaka includeva anche la sua partecipazione nella creazione di contenuti multimediali per promuovere la criptovaluta. Non sono state ufficializzate le cifre riguardanti la perdita subita dalla tennista.

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