Lento è bello...o no?

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Lento è bello…o no?

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Un tentativo di analisi oggettiva delle condizioni di gioco dei quattro tornei dello Slam. Prendendo in considerazione gli ultimi otto tornei, i numeri confermano l’omologazione e mostrano che le edizioni del 2011 sono risultate più lente rispetto a quelle del 2010.

E’ opinione diffusa che negli ultimi anni i tornei dello Slam si siano progressivamente omologati, tendendo ad assomigliarsi tra loro per quanto riguarda le caratteristiche di gioco necessarie per eccellere.
Rispetto agli anni ’90, Wimbledon ha cambiato composizione dell’erba e forse del terreno, mentre al contrario il Roland Garros pare aver velocizzato la propria terra rossa. ***Nota 1

Oltre a questo, l’altra considerazione che spesso emerge è che le superfici non solo stiano diventando sempre più simili, ma anche (Parigi a parte) progressivamente più lente.

La controversia sul rallentamento di Wimbledon è diventata tanto dibattuta che sembra avere scosso l’aplomb britannico; e così la sezione del sito ufficiale che presenta le caratteristiche dei campi, invece che limitarsi ad una semplice descrizione tecnica, non manca di rispondere puntigliosamente alle critiche e precisare alcuni aspetti relativi ai cambiamenti (veri o presunti) introdotti negli anni, palline comprese.

Ma su che basi si giudica un torneo “veloce” o “lento”?

Le condizioni di gioco di un torneo sono il frutto dell’interazione tra ambiente naturale e scenario tecnico a disposizione.
Alla loro determinazione concorrono quindi molti fattori: oltre alla superficie del campo, il tipo di palle scelte, l’architettura dell’impianto (presenza o meno di coperture, forma delle tribune etc), la temperatura e l’umidità dell’aria, l’altitudine (densità dell’aria).
Se però ci riferiamo soltanto ai tornei dello Slam, sappiamo che le condizioni climatiche e geografiche negli ultimi anni non sono variate, visto che i quattro tornei non hanno cambiato località e periodo dell’anno in cui si sono svolti (e mi pare che negli anni considerati non ci siano state particolari differenze meteorologiche tra le diverse edizioni). Per quanto riguarda i quattro major, quindi, gli aspetti che possono determinare il cambiamento tra una edizione e l’altra rimangono essenzialmente due: superfici e palline.
Segnalo che per campi e palle da gioco la ITF stabilisce (e aggiorna regolarmente) una serie di criteri e di classificazioni approfondite. ***Nota 2

Sarebbe quindi possibile misurare oggettivamente le condizioni di gioco di un torneo dello Slam?
Per i tecnici ITF, direi proprio di sì; ma per un semplice osservatore, con le informazioni e i dati normalmente recuperabili, questo non può avvenire. Tuttavia, approfittando della disponibilità di statistiche in comune fra i quattro tornei dello Slam, un tentativo indiretto si può fare.

Il ragionamento si basa su un postulato di questo tipo: “c’è una relazione tra velocità delle condizioni di gioco e tipo di tennis sviluppato“. Vale a dire: più il campo è veloce, più il colpo di inizio gioco (il servizio) consente il controllo e il vantaggio nello scambio.
Se si accetta il postulato (che non è esente da punti deboli) è allora possibile sviluppare un piccolo teorema che potremmo esprimere così: “più il campo è veloce, meno break si riusciranno ad ottenere nel corso di un match”.

Il semplice calcolo della incidenza dei break non può evidentemente restituire tutti i fattori tecnici che possono determinare gli andamenti del gioco e avvantaggiare o meno alcuni giocatori: per analizzarne gli effetti sul tipo di tennis sarebbe importante poter individuare non solo la generica velocità della palla ma anche, ad esempio, l’altezza dei rimbalzi (altro aspetto della diatriba sulle modifiche di Wimbledon).
In sostanza il criterio della percentuale di break è tanto sintetico da apparire piuttosto rozzo e sbrigativo; ma se non altro dà il vantaggio di poter essere utilizzato per ogni tipo di campo e quindi anche per i quattro major. ***Nota 3

Un altro aspetto positivo è che il numero dei break viene rilevato in tutti i 127 match disputati per ogni Slam (più aumentano i match presi in considerazione più dovrebbe aumentare l’attendibilità del dato), ed è disponibile nel sito ufficiale dei tornei. Proprio dai siti ufficiali ho quindi recuperato le statistiche complessive relative alle ultime edizioni, a partire dal Roland Garros 2010 sino agli Australian Open 2012. ***Nota 4

Con queste premesse il procedimento è elementare: per ogni edizione del torneo si sommano tutti i game giocati, poi si sommano i game vinti in risposta e si verifica la percentuale tra i due totali. Secondo il teorema sopra stabilito, più è bassa la percentuale di game vinti in riposta più il campo è veloce, e viceversa. Ecco i risultati:

Tabella 1 SLAM

Da questa tabella si possono ricavare alcune considerazioni:

– Il torneo più veloce tra gli ultimi 8 risulta Wimbledon 2010, mentre il più lento è l’ultimo disputato, cioè gli Australian Open 2012.

– Tutto sommato, malgrado gli accertati cambi di composizione erbosa, Wimbledon rimane lo Slam più veloce dei quattro.

– Non c’è torneo in cui la percentuale di break non sia aumentata nell’edizione successiva: se ne deduce quindi che o i tennisti migliorano in risposta (o si disimpara a servire) oppure le condizioni di gioco sono costantemente rallentate tra il 2010 e il 2011, e anche tra il 2011 e il 2012.

– Con gli ultimi valori raggiunti, gli Australian Open 2012 sfiorano la soglia del 25%, cioè un break ottenuto ogni quattro game disputati.

E l’omologazione?

– Anche questo aspetto appare sempre più vero: nel 2010 c’era una chiara differenza (4%) tra Wimbledon e US Open, ma anche un 2% di scarto tra US Open e i rimanenti Slam:

15,94 % Wimbledon 2010
20,24 % US Open 2010
22,46 % Roland Garros 2010
23,53 % Australian Open 2011

Ma nel 2011 gli US Open “rallentano” del 3%, attestandosi su un valore straordinariamente omogeneo con quello di Roland Garros e Australian Open (23%), con il solo torneo sull’erba considerevolmente differente (6%):

17,35 % Wimbledon 2011
23,35 % Us Open 2011
23,44 % Roland Garros 2011
23,53 % Australian Open 2011
(24,73 % Australian Open 2012)

NOTE

1) Sul rallentamento di Wimbledon:

Sarah Holt, The grass is always slower, BBC

Eben Harrell, At Wimbledon, It’s the Grass Stupid, TIME

John Martin, Wimbledon Grass Is Green but Slower, New York Times

Uno studio sulle differenze tra Wimbledon e Roland Garros:

Michael R. Summers Business (Administration Division, Pepperdine University):
Clay Vs. Grass: A Statistical Comparison of the French Open and Wimbledon
American Journal of Economics and Business Administration 3 (2) 2011

2) Ecco, ad esempio, come sono sintetizzate le classificazione dei campi (CPR= Court Pace Rating)

CPR

Questi i link ITF sulle classificazioni di campi e palline:

Il documento completo

Le specifiche tecniche sulle palline

I dettagli sulle superfici

Ulteriori informazioni su http://www.itftennis.com/technical/

3) Per chi fosse interessato ad argomentazioni simili segnalo questi link:

Games per set 1997-2007

Numero di tiebreak 1997-2007

Percentuali di break e velocità delle superfici

Ancora sulle statistiche nei grandi tornei

4) Dati riferiti ai soli tornei maschili.

 

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