Parla Ubaldo: Coppa Davis, 117 anni e li dimostra. I big disertano, e i lettori...

Editoriali del Direttore

Parla Ubaldo: Coppa Davis, 117 anni e li dimostra. I big disertano, e i lettori…

Senza Federer, Nadal, Wawrinka, Murray, del Potro, Tsonga, Cilic, e Djokovic che c’è per via del ko aussie, che “mondiale” è? I conflitti ITF, ATP, WTA alla base. Poca lungimiranza, troppe occasioni perse. Calendario ridicolo. Una modifica facile facile c’è… E l’Italia…

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La Davis è malata, il circuito è zoppo. E Nole non sta tanto bene

Coppa Davis, Argentina-Italia 1-2: la rimonta di Fognini e Bolelli si ferma sul più bello

La Coppa Davis sembra diventata una competizione per chi, giocatori o nazioni, non sono forti abbastanza per vincere altro. Una gara di consolazione… fino alla finale che resuscita antichi entusiasmi in chi arriva a giocarla. E a quel punto ecco che si esalta l’orgoglio nazionale, i politicanti dei Paesi impegnati nella finale salgono sul carro dei vincitori, magnificando tutto quello che hanno fatto per la promozione del tennis nel proprio Paese (quasi ovunque molto poco…) per trarne qualche beneficio personale. Ovviamente quanto più è interessante il Paese in cui si va a giocare in trasferta e più numerosi sono i viaggi premio che vengono concessi ai dirigenti, e a spese dei contribuenti (sto facendo un discorso generale, che vale per tutti i Paesi, tutto il mondo è Paese infatti, e non solo per l’Italia che comunque del suo ce ne mette sempre più di quel che basta…).

Ma quell’entusiasmo dura due mesi, perché già ai primi di febbraio chi ha vinto la Davis schiera le riserve (non solo l’Argentina, accade quasi sempre) e la nazione detentrice del presunto titolo di Campione del mondo viene sbattuta fuori. Con tanti saluti all’immagine della Coppa, al “Mondiale” più svalutato che esista proprio per la pessima gestione che di esso se ne fa.

La miopia dei dirigenti, impegnati soprattutto a difendere le proprie poltrone e rielezioni, fa sì che se ne parli da anni, da decenni, e non si fa nulla. Tutto, salvo il tiebreak all’ultimo set, è rimasto immutato nei secoli.

In questo audio spiego il mio punto di vista, racconto quel che ho chiesto a Roger Federer durante l’Australian Open, la sua risposta e le mie riflessioni. Che riguardano anche i lettori, manifestamente sempre più disamorati nei confronti della manifestazione a giudicare dal numero esiguo degli interventi in rapporto ad altri eventi, agli Slam, ai Masters 1000. Il popolo argentino vi fa eccezione, ma anche quello ha preso una brutta bastonata con il no di del Potro, perfino di Delbonis (che alla Davis deve tanto, tantissimo, eppure…).

Vabbè parlo anche dell’Italia e delle sue prospettive, non voglio anticiparvi tutto quel che ho detto… e a seguito di ciò sarò grato a chi vorrà dire la sua, perché Ubitennis tiene e terrà sempre molto all’interazione con i lettori più propositivi e intelligenti. Forse proprio il fatto che la Davis non sembri interessare i tifosi più sfegatati di questo o quel giocatore (che spesso trascendono) potrà agevolare un dibattito più serio e sereno.

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