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Fed CupItaliani

Il weekend di Fed Cup: disastro sportivo, bene l’organizzazione

Un ultimo sguardo dell’inviato a Forlì dopo la debacle azzurra. Promozione locale rivedibile, ma partecipazione del pubblico, superficie, visibilità e attenzione per la stampa superano la prova

Last updated: 22/04/2017 10:07
By Ruggero Canevazzi Published 15/02/2017
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7 Min Read
Italia vs Slovacchia, Fed Cup 2017 - Palagalassi di Forlì (foto Fabrizio Maccani)

Il sorteggio: sarà trasferta a Taiwan

È stato un weekend amarissimo per i colori azzurri, con l’Italia presa a pallate da una Slovacchia priva di Cibulkova, Kucova, Cepelova. E ora ci attende la sfida contro Taiwana per evitare una sanguinosa retrocessione. L’impresa della Schiavone sabato contro la Schmiedlova è servita a regalarci l’ennesima emozione di una campionessa che ha mostrato una volta di più cosa significhi giocare un tennis di classe cristallina unito a una determinazione esemplare. Ma non è bastato a evitare il naufragio. Rivolgiamo allora uno sguardo a ciò che ha fatto da palcoscenico alla sfida: il coinvolgimento della città di Forlì, l’impianto del Palagalassi, la partecipazione del pubblico romagnolo e il modo con cui la FIT ha gestito l’evento per conto della Federazione Internazionale.

LA PROMOZIONE DELL’EVENTO

Avevamo scritto, sabato appena prima dell’inizio del match d’apertura tra Schiavone e Schmiedlova, che Italia-Slovacchia non trovava nessuna traccia nel tragitto dalle porte del centro di Forlì (da via Roma, per intenderci) verso il Palagalassi. Una passeggiata la stessa sera in centro ci ha permesso d’incontrare, appena dopo il Monumento alla Vittoria, all’inizio di Corso della Repubblica, un grosso manifesto che promuoveva la sfida di Fed Cup. Oltre a quello, abbiamo potuto vedere l’indomani nell’imponente centro commerciale quasi attiguo al palazzetto due cartonati che raffiguravano Sara Errani e Dominika Cibulkova. Insomma, il giudizio sulla promozione in città non cambia: si poteva e doveva fare di più, senza riempire la località romagnola di manifesti a ogni angolo di strada. Molti degli appassionati accorsi all’appuntamento con l’Italia erano già aficionados della racchetta, quello che è mancato è stato il coinvolgimento della città e delle zone limitrofe nei confronti di chi non mastica abitualmente tennis.

L’IMPIANTO E LA SUPERFICIE

I 3700 spettatori di sabato e i 3000 di domenica hanno comunque assistito a un bello spettacolo, caratterizzato da un’organizzazione generale positiva. Al di là dei problemi audio che hanno rovinato gli inni nazionali e del fastidioso brusio elettrico di sottofondo nel game iniziale del primo match, l’impianto del Palagalassi si è dimostrato all’altezza di un evento internazionale. Gli steward nelle zone di accesso hanno fatto buona guardia impedendo infiltrazioni del pubblico a gioco in corso (ne ha fatto le spese – giustamente – anche chi scrive, giunto con un attimo di ritardo sull’inizio del secondo set del match di sabato tra Sara Errani e Rebecca Sramkova e costretto ad attendere 3 game col computer in mano per accedere alla vicina tribuna stampa). La visibilità del gioco era buona da ogni parte della struttura. Lo confermano le persone alle quali abbiamo rivolto la domanda e soprattutto il sopralluogo fatto nei distinti non numerati. Anche dall’ultima fila si godeva di un’ottima visuale e le dimensioni contenute dell’impianto permettevano anche dall’alto di non perdere troppo il senso della profondità. Passa l’esame a pieni voti anche lo stato della superficie di gioco: il manto in terra battuta, realizzato ad hoc per l’evento, non ha mai dato nessun tipo di problema alle giocatrici, che hanno sempre scivolato correttamente nell’avvicinamento alla palla. Dalla sala stampa, il passaggio all’interno del campo era brevissimo e ci ha consentito di apprezzare da vicino il terreno. Sabato sera, durante gli allenamenti delle azzurre al termine dei match, con lo stadio vuoto, era in corso una sfida di doppio che vedeva da una parte della rete Jasmine Paolini e Martina Trevisan e dall’altra una sparring partner affiancata da una sempre in forma Tathiana Garbin. Avvicinandosi al mattone tritato si percepiva ad occhio l’efficacia e l’ottimo stato della superficie, confermato nel corso di tutti i match.

L’AREA DEDICATA ALLA STAMPA

La sala stampa del Palagalassi
La sala stampa del Palagalassi

La gestione di un evento come un weekend di Fed Cup è cosa ben diversa da quella di un torneo che ogni anno si ripropone periodicamente. La sala stampa e quella per le interviste alle protagoniste non possono di conseguenza essere predisposte come lo sono nei tornei dei circuiti ATP e WTA. Va detto però, senza nessuna ironia, che in questo la FIT si è comportata molto bene. La sala stampa era inevitabilmente improvvisata e spartana, ma tutto era molto funzionale. Alimentazioni elettriche e riscaldamento non ci hanno mai abbandonato, lo schermo a disposizione era ben posizionato e di dimensioni adeguate e, cosa naturalmente più gradita di tutte, il buffet offerto si è mostrato abbondante e di ottima qualità. Pasta al forno condita al pomodoro e ripiena di ricotta, ampia fornitura di formaggi e salumi, caffè in cialde di fattura pregevole, torta salata, frutta, pasticcini e bevande hanno rifocillato gli alfieri dell’informazione. Unico neo, ma molto grave: non c’era traccia di crescioni e piadine. Ma come? Nel cuore della Romagna? Questo non si fa…

Il generoso rinfresco per i giornalisti

Prego, si astengano i critici della salvaguardia della spesa pubblica: non è da un chilo d’uva in più o in meno che dipendono le casse della Federazione, sono ben altri gli sprechi (chi legge Ubitennis sa bene che non ci siamo mai risparmiati di sottolinearli). Per quanto concerne la sala delle interviste, non è stato difficile collocarla esattamente a fianco della sala stampa, dal momento che a separare i due ambienti ci pensava una semplice paratia piazzata all’uopo. Un bel cartellone col logo della Fed Cup è stato più che sufficiente per dare l’idea a chi vedeva foto o video delle intervistate che la stanzetta improvvisata sembrasse una struttura stabile e ben attrezzata: massimo risultato col minimo sforzo.

Insomma, chiaro che non ci voleva Superman per mettere insieme una buona organizzazione una volta scelta una struttura ampiamente adatta a ospitare l’evento, ma ci sembra corretto – promozione dell’evento a parte – tributare a Cesare ciò che è di Cesare, ben sapendo che i centurioni dell’impero tennistico nazionalpopolare molto difficilmente cambieranno il loro giudizio verso Ubitennis…


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