Pauline Parmentier e Alizè Cornet: il tennis agli opposti - Pagina 3 di 4

Al femminile

Pauline Parmentier e Alizè Cornet: il tennis agli opposti

Terzo articolo della serie dedicata al tennis d’oltralpe, con due protagoniste molto differenti per carriera ma soprattutto per carattere

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Alizè Cornet
nata a Nizza il 22 gennaio 1990
classifica attuale: 44
best rank: 11 (feb 2009)
best Slam: 4T (AO 2009, Wim 2014, RG 2015)
tornei WTA vinti: 5
(Budapest 2008, Bad Gastein 2012, Strasburgo 2013, Katowice 2014, Hobart 2016)
contro top 10 in carriera (vinte-perse): 12-44
contro top 20 in carriera (vinte-perse): 28-86

Se la carriera di Pauline Parmentier si è quasi sempre svolta in seconda fila, ai margini del palcoscenico, e con qualche connazionale regolarmente davanti a lei a occupare il centro della scena, del tutto differente è la storia tennistica di Alizè Cornet: sin da giovanissima sotto i riflettori come protagonista, e con all’attivo una vittoria nello Slam di casa a livello junior (Roland Garros 2007). Parlo di palcoscenico e di riflettori perché per Alizè nessuna metafora è più adeguata di quella dell’attrice, considerata la sua capacità di aggiungere sempre un quid di teatralità al proprio modo di stare in campo.

In sostanza: una riconosciuta promessa del tennis nazionale, seguita con costante attenzione dai media. Tanto per fare un esempio: se si cercano filmati internet della vittoria di Parmentier in occasione del suo primo titolo WTA a Tashkent (in finale contro una giovanissima Azarenka) non si trovano tracce; al contrario si recuperano facilmente testimonianze degli inizi di carriera di Alizè Cornet. Che del resto sin da bambina aveva mostrato di possedere la stoffa dell’attrice vera e propria; eccola a undici anni, protagonista del telefilm della serie “L’Instit” (titolo: “Terre battue”):

Poi, appena quattro anni dopo, a quindici anni, avrebbe avuto la soddisfazione di giocare contro Amélie Mauresmo: secondo turno sul Centrale del Roland Garros, grazie alla wild card ricevuta dalla federazione (e valorizzata al massimo, con una vittoria al primo turno da esordiente):

Insomma, Cornet fa parte di quelle giocatrici che si definiscono predestinate, da cui ci si aspetta moltissimo sin da ragazzine. Ed effettivamente agli inizi sembrava essere ben avviata per mantenere tutte le promesse, anche le più ambiziose; dopo la vittoria nello Slam junior del 2007, l’anno successivo, a diciotto anni, ottiene una serie di risultati notevoli, tutti sulla terra (rossa e grigio-verde): finale ad Acapulco, semifinali ad Amelia Island e a Charleston (entrambe sull’Har-Tru), finale a Roma (partendo dalle qualificazioni), vittoria nel Premier di Budapest. Solo la semifinale di New Haven è sul cemento. Questi mesi folgoranti le valgono all’inizio della stagione successiva (febbraio 2009) il best ranking di carriera, a un passo dalla top ten: numero 11 a diciannove anni appena compiuti.

Ma dopo questo picco immediato e straordinario, la carriera di Cornet attraversa stagioni di regressione, con più delusioni che acuti, e una classifica che oscilla tra il quarantesimo e l’ottantesimo posto. Ad alti livelli riemerge a distanza di cinque-sei anni, nel 2013 e soprattutto nel 2014. Nel frattempo però qualcosa è cambiato, perché i migliori risultati non arrivano più sulla terra battuta, ma sul veloce (cemento, carpet, erba): semifinale a Parigi indoor, finale a Dubai (persa da Venus dopo aver battuto Serena), vittoria a Katowice indoor, ottavi a Wimbledon (battuta da Bouchard, futura finalista), finale a Guangzhou, quarti a Wuhan.

Personalmente tendo a spiegare la trasformazione legata alle superfici in questo modo: con il passare delle stagioni il tennis è diventato sempre più fisico, e oggi, in particolare sulla terra, il gioco risultata molto pesante e faticoso. Terreno ideale per le tenniste forti muscolarmente, con una “cilindrata” superiore che aiuta a spingere la palla; e certo Alizè non possiede un fisico del genere.
Al contrario sul veloce chi sa appoggiarsi alla potenza avversaria e dispone di un’ottima mobilità (come nel caso di Cornet) riesce ancora a trovare soluzioni che permettono di ottenere buoni risultati. E così anche una giocatrice di formazione e impronta terraiola ha scoperto su altre superfici le condizioni di gioco più adatte a esprimersi. Però in lei rimangono molti aspetti che siamo portati ad associare alla terra: la tendenza ad allungare lo scambio, la capacità di variare i colpi e le soluzioni, e anche il trasformare i match in battaglie psicologiche, confronti in cui la componente mentale è imprescindibile.

E forse il tratto che più la caratterizza è proprio questo: nel suo tennis l’aspetto tecnico emerge quando funziona quello tattico e soprattutto quello caratteriale. Per giocare bene non può scendere in campo come se fosse una questione di routine. Per lei una partita non può essere come andare in ufficio: no, Alizè deve trovare il modo di esprimere se stessa anche come protagonista, come “attrice”. Nei suoi momenti migliori questo si traduce nella capacità di confrontarsi a tutto tondo, senza farsi sopraffare dall’importanza e dal carisma di chi ha di fronte: nessun complesso di inferiorità nei confronti di qualsiasi avversaria, Serena Williams inclusa.

a pagina 4: Cornet e Serena Williams

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