Mentre Nadal e Djokovic quasi non si divertono con i loro avversari troppo dimessi perchè Paire e Granollers sono i primi a non credere nelle proprie possibilità, la seconda giornata degli Internazionali di Francia registra alcune avvincenti maratone. Ferrer che batte 13-11 al quinto Young, Schwartzman che supera 9-7 al quinto il talentuoso russo Rublev di cui risentiremo molto parlare, la “pompatissima” dai media francesi Kiki Mladenovic che la spunta soltanto 9-7 al terzo sull’americana Brady e fa riemergere quella sindrome da “Nemo propheta in patria” che colpì a suo tempo Amelie Mauresmo, fortissima ovunque salvo che al Roland Garros e, udite udite, il tennis italiano registra quattro insolite vittorie in quattro partite dei suoi ragazzi: se Lorenzi battesse questo martedì Berankis, cosa possibilissima, si tratterebbe di un insolito enplein. Un pokerissimo inedito. Vero che stiamo parlando di primo turno, ma insomma, non c’eravamo abituati. Fra le ragazze invece ha vinto la Errani, e meno male, perché Sara è l’unica superstite di quattro nostre ragazze all’avvio. Francesca Schiavone si è battuta con coraggio – salvo un black-out dal 3-2 nel primo set quando ha perso 20 punti di fila – ma contro Garbine Muguruza, nel confronto fra due ex regine di Francia, una di 36 anni campionessa nel 2010, l’altra di 23 campionessa un anno fa, era una “mission impossible” per la milanese che comunque ha strappato più volte meritati applausi a scena aperta. La Muguruza mi è piaciuta. È in progresso e lo si era già visto a Roma, dove era stata appiedata da un infortunio.
Secondo me o lei o la Halep vincono il torneo. Se a Garbine riuscisse il bis consecutivo, sarebbe un’impresa rara. Solo cinque ragazze ce l’hanno fatto, come ha scritto Antonio Garofalo, e sono star di prima lucentezza: Court, Evert, Graf, Seles, Henin. Ma la strada è ancora lunga. Le sorprese, soprattutto nel torneo femminile, sono dietro l’angolo. “Possiamo vincere il torneo in tante – ha detto Garbine – ma l’unica cosa certa è che io a 36 anni non sarò competitiva come Francesca Schiavone…– ha risposto sorridendo ad una mia domanda – un po’ perché non mi ci vedo ancora in campo a lottare a 36 anni e poi Francesca ha un altro fisico rispetto al mio. Quando ho visto il sorteggio mi sono detta che non ero stata fortunata, e ora non lo sono neppure al secondo turno: con la Kontaveit ho perso a Stoccarda, è in forma, è un’avversaria pericolosa.” È la rivoluzione dei tennisti italiani in calzoncini. Dopo anni in cui il tennis italiano è stato donna, prima con Reggi e Cecchini, poi con Farina e quindi con le quattro top-ten Schiavone, Pennetta, Vinci, Errani, ora la palla da tennis è passata ai maschi che però non sembrano al momento avere le stesse prospettive di successo delle succitate ragazze anche se con quattro belle vittorie hanno raddrizzato un bilancio che, sullo 0-3 iniziale pareva semi-tragico. Domenica avevano perso Vinci (con Puig) e Giorgi (con Dodin), le ha seguite la Schiavone, e se non fosse stato per la Errani che ha battuto nella giapponese Doi una ragazza più avanti in classifica di 33 posizioni, sarebbe stata una Caporetto al femminile. Come non ci era più successo dal 1982 quando le nostre sole due rappresentanti, Sabina Simmonds e Barbara Rossi, persero entrambe al primo turno.
Meno male che stavolta i maschi si sono ribellati al lungo predominio femminile: hanno vinto in quattro. Seppi su Giraldo (4-6,6-1,6-2,6-2), Bolelli su Mahut (6-4, 6-2,6-2), il neo papà Fognini su Tiafoe (6-4,6-3,3-6,1-6,6-0). Il primo successo da papà (“Mi sono commosso quando giovedì ho lasciato il bambino…”). Dopo aver perso terzo e quarto set si poteva temere un tracollo nel quinto, invece lo ha subito il suo avversario (del quale avevo scritto un profilo nella mattina di ieri). Fabio ha ricordato che le sue ultime sconfitte sono arrivate con “giocatori che poi hanno vinto il torneo, Zverev e Nadal”. E ha vaticinato: “Tiafoe farà strada”. Lo pensano in tanti. Al second turno avrà Seppi in un derby, quindi di certo ci sarà un azzurro al terzo turno. Bravi, ma bravo soprattutto Stefano Napolitano. Un altro al suo posto, dopo aver perso il primo set e patito un break all’inizio del secondo, non sarebbe riuscito a vincerne poi tre di fila (4-6,7-5,6-2,6-2) contro il maggiore dei fratelli Zverev, Mischa, 29 anni e n.31 ATP. Napolitano mi è piaciuto in campo e fuori. È un ragazzo che ragiona. È stato il primo a dire con grande onestà: “Forse Zverev potesse essere un po’ stanco per aver raggiunto la finale a Ginevra…” ma resta il fatto che il ragazzo di Biella, che già a Roma si era ben comportato contro Troicki (aveva perso 7-6 6-2), ha dimostrato di poter giocare alla pari con un tennista classificato al 31mo posto, uno che all’Australian Open aveva eliminato Andy Murray e che a Ginevra, una volta raggiunta la finale, aveva creato difficoltà perfino a Stan Wawrinka.
Mi ha fatto effetto la calma con cui ha reagito alla sua prima importante vittoria al primo Slam …se si pensa che Paolo Lorenzi perse 14 volte al primo turno prima di sfangarla! Stefano non ha quasi fatto una piega quando un doppio fallo di Mischa Zverev gli ha regalato il matchpoint: “È solo un primo turno, il torneo prosegue” ha detto con calma olimpica il ragazzo altro un metro e 96 che sembra imperturbabile anche se dice che “invece qualche volta mi salta la vena”. Sembra proprio uno che sa il fatto suo. Tranquillo, posato, ragionevole. Non ne sono capitati tanti così. E poi fa piacere che finalmente sia un giovane a fare un buon risultato. Gli altri quattro azzurri hanno tutti superato i 30 anni. Sono tutti già sposati e… uno è già papà. Sono curioso di vedere questo martedì diversi match intriganti: Brown-Monfils sarà quasi certamente uno show, ma anche in Kohlscreiber-Kyrgios (oggi visto a bordocampo a tifare per la sua “fiamma” Ajla Tomljanovic (che ha perso) può succedere di tutto. Mi farà piacere rivedere Kokkinakis contro Nishikori, sperando che tutti e due arrivino in fondo al match senza infortunarsi prima. Quanto a Murray con Kuznetsov beh, non è match da dare per scontato. A Ginevra Kuznetsov ha battuto Bellucci e Ramos Vinolas prima di arrendersi lottando con Wawrinka. E a Madrid aveva perso con Tsonga 7-5 al terzo. Questo Murray, orfano di Ivan Lendl che lo ha visto giocare soltanto in quattro partite all’Australian Open in tutto l’anno, può perderci se continua a giocare come ha fatto in questo 2017. È il n.1 che ha preso statisticamente più batoste dai tempi di Pete Sampras nel 1999. E il suo altro coach Jamie Delgado non mi pare assomigli per nulla a Ivan Lendl.