A vostro parere qual’è il futuro del rovescio a una mano, anche a livello di scuole, e dei giocatori (giovani o “meno vecchi” inclusi) che lo adottano? Ritenete che avremo ancora un numero uno con rovescio a una mano? (Gabriele De Cosmo)
Ciao Gabriele, il rovescio a una mano rispetto a quello bimane ha svantaggi evidenti di tipo biomeccanico, ma può vantare anche punti di forza. Ti riporto una parte di un’analisi tecnica di un paio di anni fa.
Il grande vantaggio in termini di controllo che dà l’esecuzione a due mani del rovescio, rispetto al più classico swing monomane, oltre che la possibilità di salire meglio sulle palle alte e cariche di top-spin, è soprattutto una questione di tempo. Centesimi di secondo, quando non millesimi, per l’esattezza. In entrambe le esecuzioni, come in tutti i colpi del tennis, la cosa fondamentale per ottenere impatti sicuri, fluidi ed efficaci è incontrare la palla ben davanti al corpo, nel caso del rovescio ben davanti alla gamba destra, che deve essere avanzata e caricata (flessa) contribuendo così al trasferimento del peso.
Finchè il giocatore, grazie alla corretta ricerca della palla con i piedi, e al giusto timing del movimento a colpire, trova un piano di impatto sufficientemente avanzato, che il rovescio venga eseguito a una o due mani non ci sono differenze tanto evidenti come efficacia, anzi con la presa monomane è possibile sviluppare anche maggiore topspin e velocità di palla grazie al follow-through più ampio e rapido.Questo è il principale vantaggio del colpo monomane, molto evidente soprattutto sulla terra rossa, ed è un vantaggio notevole.
Ma i problemi, e in un tennis moderno tanto proiettato verso l’esasperazione di rotazioni e rapidità della palla sono problemi grossi e frequenti, nascono in tutte quelle situazioni (soprattutto risposta al servizio e recuperi difensivi) nelle quali il giocatore si trova aggredito dal rimbalzo, che sia per la pasantezza o la profondità di un colpo avversario, o per una non perfetta posizione in campo, e non può impattare davanti al corpo.
I bimani, in queste circostanze, grazie all’appoggio della mano di richiamo (sinistra per i destri), hanno la possibilità di recuperare le eventuali frazioni di secondo di ritardo sostenendo e accompagnando la racchetta proprio con la mano non dominante, prossimale al cuore dell’attrezzo, avendo così in pratica una “finestra” di spazio e di tempo estremamente più ampia (dall’impatto ideale, avanzato, fino al limite della gamba posteriore quando sono davvero tardi) entro la quale colpire la palla con successo.
Inoltre, anche se non è l’ideale, è possibile giocare dei buoni rovesci bimani anche in stance (posizione) praticamente frontale, mentre l’esecuzione a una mano può venire sviluppata con incisività solo da affiancati e anche – e meglio – oltre (neutral o closed stance). Anche questo posizionamento del corpo richiede tempo per essere messo in atto. In uno sport nel quale il ritmo e la velocità di gioco sono ormai arrivati a limiti estremi, margini simili si traducono in vantaggi enormi per i bimani. Ma finchè si rimane in ambito ATP, i grandi interpreti del rovescio a una mano sono ancora competitivi: molto diversa è la situazione nella WTA, dove il rovescio a una mano si può dire completamente svanito.
Detto degli aspetti tecnici, per il futuro del tennis maschile saranno da tenere d’occhio i giovani Denis Shapovalov, canadese, e Stefanos Tsitsipas, greco, tra i migliori junior fino all’anno scorso e ora impegnati nelle prime tappe del circuito maggiore. E oltre all’ottimo Dominic Thiem, sta facendo vedere belle cose ultimamente il veterano Pablo Cuevas, per tacere ovviamente degli svizzeri Federer e Wawrinka, mentre Grigor Dimitrov è costantemente vittima dei suoi tipici saliscendi di forma. Ma direi che per ancora qualche anno potremo stare tranquilli, e ammirare parecchi bei rovesci a una mano ad alto livello.