RG: Nadal, giù il cappello. Dieci volte

Roland Garros

RG: Nadal, giù il cappello. Dieci volte

Trionfo in tre set contro Wawrinka. Decimo titolo a Parigi, quindicesimo Slam. Tornerà numero 2

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da Parigi, il nostro inviato

[4] R. Nadal b. [3] S. Wawrinka 6-2 6-3 6-1

Sarebbe stata una storia splendida anche con un risultato opposto, ma quella scritta da Nadal è sicuramente la più attesa e la più clamorosa: dieci titoli al Roland Garros, come nessun altro tennista nella storia dei tornei dello Slam. La chiacchieratissima Margaret Court ci riuscì in Australia undici volte (1960-66, 1969-71, 1973). Un intero torneo macinato, dominato senza perdere un set, come già gli era successo nel 2008 e 2010. In finale tre set da padrone contro Stan Wawrinka, impotente di fronte agli attacchi sempre più furenti dello spagnolo, forse anche scarico dopo la vittoria in semifinale contro Murray (quattro ore e trentaquattro minuti): è la prima finale Slam persa da Wawrinka, che ha vinto le sue prime tre a cavallo tra 2014 e 2016. È il quindicesimo Major per Nadal, da solo al secondo posto di questa speciale classifica dietro Federer (18); staccato Sampras a 14. 6-2 6-3 6-1, lo stesso punteggio del loro quarto di finale giocato qui nel 2013.

Un Nadal in crescendo, pacato e non esaltante in avvio, in attesa dell’errore di Wawrinka che arriva puntuale. L’unica palla break del match annullata nel terzo gioco con un servizio vincente, poi in discesa a sci paralleli per sette giochi consecutivi, fino al 3-0 nel secondo set, preludio di un’altra frazione tranquillamente in borsa. Nel mezzo, un gioco via via più propositivo e un atteggiamento sempre più grintoso, come a scacciare quel velo di tensione che avvolgeva un risultato così importante. Un tennis a tratti dominante, frutto anche della fiducia di cui Rafa naturalmente va nutrendosi nel sentire un avversario così poco in palla. Wawrinka infatti è paurosamente lontano dal livello messo in campo contro Murray in semifinale, in tutti in fondamentali: i colpi a rimbalzo non pungono, il servizio non è mai definitivo. Anche i movimenti sembrano opachi, forse appesantiti dalle fatiche di due giorni fa. Stan non riesce a liberarsi dalle spire che Nadal gli stringe attorno pazientemente, impostando gli scambi con il suo schema vintage, il dritto asfissiante da sinistra verso destra: nulla che non si sia già visto qui sullo Chatrier, quando in campo c’era un altro svizzero. Le rare volte in cui Wawrinka trova il vincente di potenza, si incita ad alto volume, sotto gli occhi di Nicole Kidman, che prima dell’inizio del match aveva presentato il trofeo: il più bello dell’incontro però è dello spagnolo, un dritto in corsa lungolinea che il radar registra a 99 miglia orarie (158 km/h). Un dardo profondo nell’angolo e nell’animo già ferito di Stan, che più volte cerca di scuotersi colpendosi il capo con violenza, con mano e racchetta.

Il risultato è giustissimo, per quanto impietoso: Nadal insiste spietato e preciso, alzando anche il livello al servizio. Un ulteriore esercizio di forza nel terzo set, azzannato già nel primo gioco e condotto senza sussulti: Wawrinka prova ad aggredire con il dritto a uscire, a caricarsi con grida animalesche e chiedendo l’aiuto del pubblico, che per il prezzo pagato avrebbe desiderato un match ben più combattuto. Rafa rimane solidissimo e chiude la contesa, aprendo le porte della leggenda. Ancora una volta. È il più vecchio di sempre a raggiungere i quindici Slam (31 anni e 8 giorni); prima di lui Serena Williams a trent’anni nel 2012. Federer ci riuscì nel 2009 a 27 anni. 53esimo titolo sul rosso, per staccare ulteriormente Guillermo Vilas, fermo a 49. L’argentino era sceso in campo prima del match, per presenziare all’introduzione nella Hall of Fame di Guga Kuerten, campione qui nel 1997, 2000 e 2001. Nadal tornerà al numero 2 da lunedì, al numero 1 della Race, più di duemila punti davanti a Federer, secondo. È già certo della qualificazione a Londra, per le finals. Ma il numero più importante è già nella sua bacheca. Giù il cappello, Rafa. Dieci volte.

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