La settimana degli italiani: Fognini regala sorrisi

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La settimana degli italiani: Fognini regala sorrisi

Fabio conquista a Gstaad il quinto titolo della carriera e punta la top 20. Preoccupa invece Sara Errani. E gli altri? Vediamo come è andata…

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Torna ancora a far parlare bene di sé Fabio Fognini, vincendo il torneo di Gstaad, località sulle Alpi svizzere nota come meta di turismo invernale di lusso e sede in estate di uno storico (prima edizione nel 1915) torneo di tennis. Il ligure ha riportato in Italia un titolo che mancava dal 1963 – quando vinse Nicola Pietrangeli – ed è stato il primo italiano in assoluto nell’Era Open a mettere il proprio nome sul prestigioso (vanta, andando a ritroso negli ultimi anni, campioni di Slam come Gaudio, Federer, Albert Costa, Kafelnikov, Bruguera, Edberg, Vilas, Rosewall, Nastase, Newcombe, Roche, Emerson) albo d’oro della competizione, nella quale i migliori risultati italiani ultimamente erano state le finali raggiunte da Adriano Panatta nel 1971 e 1972 e Andreas Seppi nel 2007. Il torneo, inutile negarlo, negli ultimi anni ha perso un po’ del suo prestigio, a causa di una diminuita competitività della sua entry list (in questa edizione non era iscritto nessun top 10 e il tabellone annoverava solo 2 top 20 e in totale 6 top 50), ma questo successo resta per Fabio un importante segnale riguardo il suo stato di forma (in Svizzera ha battuto un top 20 come Bautista Agut ed uno che lo è stato e lo potrebbe essere, Gulbis). In una stagione nella quale aveva già ottenuto risultati ragguardevoli come la semifinale al Masters 1000 di Miami e la vittoria a Roma sul numero 1 del mondo Murray. Un titolo che si rivela importante anche per rilanciare il suo valore come tennista rispetto alla storia non gloriosa di questa specialità nel nostro Paese (raggiunge a quota 5 successi Barrazzutti, confermandosi di gran lunga il tennista azzurro più vincente e continuo ad alti livelli dagli anni 80 in poi).

La scelta coraggiosa di venire a giocare a Gstaad, rivelatasi vincente, ma vista con sorpresa e un minimo di scetticismo prima che il torneo iniziasse – Fabio non aveva mai giocato sulle Alpi svizzere e contemporaneamente si disputava Amburgo, un ATP 500 alla sua portata, dove aveva vinto e raggiunto una finale – è per il ligure anche una grande iniezione di fiducia per questa seconda parte di stagione, nella quale, a parte i 150 punti della finale di Mosca, non ha alcuna cambiale di punti: continuando così, la top 20 occupata sino a fine 2015 sarebbe tutt’altro che una chimera. Non resta che fargli un grosso in bocca al lupo: il tennis italiano si aggrappa a lui, da pochi mesi trentenne e padre, per poter sorridere in un 2017 sin qui altrimenti povero di grandi gioie. In una settimana in cui Lorenzi fa solo il suo dovere, battendo Chiudinelli e perdendo di misura da Gulbis, le piccole buone notizie arrivano da Lorenzo Giustino e Martina Trevisan, che riescono a superare i tabelloni cadetti e qualificarsi per quelli principali di Gstaad e Bastad (il napoletano per la terza volta in carriera, la fiorentina per la prima in assoluto). Purtroppo però, così come accaduto pure alla 21enne Jasmine Paolini, anch’essa all’esordio assoluto in un evento WTA, l’impatto col main draw è ancora troppo arduo: in tre non hanno raccolto un set, rimediando piccole batoste, alle quali si aggiunge quella preoccupante rimediata da Errani contro Garcia in Svezia.

Veniamo al racconto del cammino settimanale dei nostri, partendo dal nostro numero 1, Fognini, che, nonostante Gstaad sia un torneo prestigioso nell’estate sulla terra rossa europea, non aveva mai partecipato al suo tabellone principale: solo nel 2007 aveva provato, invano, le quali. Quest’anno, in virtù dello status di quarta testa di serie, ha esordito direttamente al secondo turno in un match inedito contro il 26enne slovacco Norbert Gombos, 87 ATP. Il ligure è uscito malissimo dai blocchi, perdendo il primo set in appena 23 minuti, ma, per fortuna, nonostante il servizio non lo abbia aiutato nel corso dell’intero match (chiuso col 52% di prime, 3 ace e 9 doppi falli, 46% punti vinti con la seconda) è riuscito a ribaltare l’inerzia dell’incontro facendo valere la diversa classe tennistica: in 99 minuti di gara, con il punteggio di 1-6 6-4 6-3 si è qualificato per i quarti. Qui ha incontrato un avversario da prendere davvero con le molle: Ernests Gulbis, 313 ATP, una classifica falsata pesantemente dall’infortunio al polso destro che gli ha fatto saltare l’intera seconda parte della scorsa stagione e condizionato negativamente la prima del 2017, dove è tornato alla ribalta con la vittoria su del Potro al secondo turno di Wimbledon. Il 28enne lettone era tra l’altro avanti 4-1 (2-0 sulla terra) nei precedenti scontri diretti: rappresentava in tutto e per tutto un ostacolo insidioso per il nostro giocatore. Fabio, con una prestazione molto attenta al servizio, perso una sola volta nel corso dell’intero match, grazie ad ottime percentuali (73% di punti vinti giocando con la prima, 63% con la seconda) ha portato a casa il match in tre set lottati, dopo 1 ora e 51 minuti di partita col punteggio di 6-3 4-6 6-4. In semifinale però è arrivata, rapportandola all’attuale valore dell’avversario, una vittoria ancora più bella.

Contro il 29enne spagnolo Roberto Bautista Agut, 18 ATP, Fabio era 4-2 nei precedenti (2-1 sulla terra), ma negli ultimi 18 mesi il suo avversario aveva ottenuto risultati migliori e maggiormente costanti. Fognini, dopo aver perso il primo parziale per un unico break concesso nel dodicesimo gioco, nel quale non ha fatto nemmeno un punto, a causa di un doppio fallo e di un errore di rovescio evitabile, ha mostrato gran carattere e tanta fame di vittoria, giocando bene i punti importanti da lì in avanti. L’allievo di Franco Davin, da quel punto in poi, non si è fatto più strappare la battuta nel corso del match, annullando altre 10 palle break e indirizzando gli ultimi due parziali grazie a due break ottenuti nel primo gioco del secondo e del terzo set. Partita archiviata con uno score di 5-7 6-2 6-3, al termine di 2 ore e 9 minuti di una partita che ha mostrato molto delle sue ottime potenzialità attuali. In finale (la prima stagionale per il numero 1 azzurro, che non arrivava all’ultimo atto di un torneo dallo scorso ottobre a Mosca) il nostro giocatore aveva tutto da perdere e nulla da guadagnare contro la grande sorpresa del torneo, Yannick Hanfmann, 170 ATP, un tennista che prima di questa settimana aveva giocato in carriera nel circuito maggiore appena 5 partite totali (miglior risultato a Monaco di Baviera quest’anno, dove era arrivato ai quarti battendo Bellucci). Il 25enne tedesco, arrivato ad affrontare Fognini eliminando Bagnis, Feliciano Lopez, Joao Sousa e Robin Haase (annullandogli tre match point), ha sofferto l’emozione, perdendo i primi 4 giochi e regalando in 41 minuti il primo set a Fabio, anche in finale molto centrato col servizio, perso una volta soltanto, grazie al controllo del gioco con questo fondamentale, un aspetto testimoniato dalle buone percentuali (74% punti vinti con la prima, 55% con la seconda) con le quali ha chiuso l’incontro. Nel secondo set l’equilibrio è stato maggiore, ma, nell’undicesimo gioco, il taggiasco, dopo aver rimontato da 40-15, con un bellissimo passante di rovescio ha guadagnato la possibilità di andare a servire per il match, un’opportunità prontamente trasformata: Fabio, in 1 ora e 34 minuti, ha messo in bacheca il quinto titolo della carriera, dopo quelli del 2014 ad Amburgo e Stoccarda, del 2014 a Vina del Mar e del 2016 a Umago.

Nel torneo sulle Alpi svizzere vi era anche il nostro numero 2, Paolo Lorenzi, il quale tornava per la seconda volta in carriera a Gstaad, dove nel 2015 era stata eliminato al primo turno da Giraldo. Probabilmente Paolo confidava sulla sua buona predisposizione ai tornei in altura, dove ha ottenuto le 3 finali raggiunte sin qui in carriera nel circuito ATP: la prima fu quella di San Paolo, persa da Delbonis (2014), seguita da quella trionfale di Kitzbuhel, vinta su Basilashvili (2016), mentre la terza e sin qui ultima era arrivata lo scorso febbraio a Quito, dove perse da Estrella Burgos. Le tre finali, come si intuisce facilmente, hanno in comune l’essere state ottenute in tornei disputati in città che stavano almeno sopra gli 800 metri circa di altitudine. Lorenzi, grazie al suo piazzamento di 36esimo giocatore al mondo, era quinta testa di serie ed ha esordito al primo turno contro la wc locale Marco Chiudinelli, 214 ATP, tennista che lo aveva sempre sconfitto nelle prime tre circostanze nelle quali si erano affrontati, prima che a Pesaro, nel febbraio 2016, Paolo si prendesse una grande rivincita sconfiggendolo in Coppa Davis ed ottenendo il suo primo successo in maglia azzurra a punteggio non acquisito. A Gstaad Lorenzi è stato bravo a non disunirsi contro il coetaneo elvetico, quando quest’ultimo lo ha controbrekkato sul 5-4 e servizio per l’azzurro, portando il primo set al tie-break: qui il toscano ha preso il largo, portando in netta discesa l’incontro, terminato 7-6(2) 6-3 in 1 ora e 39 minuti. Negli ottavi, dove ha affrontato per la prima volta in assoluto Ernests Gulbis, ha dato vita ad una durissima battaglia, girata probabilmente in maniera negativa per il toscano nel corso dell’infinito e rocambolesco primo set, durato 74 minuti. Paolo, dopo aver annullato sul 5-6 4 set point, ne ha avuti due a suo favore, prima di capitolare al ventiduesimo punto del gioco decisivo. Il toscano ha continuato a lottare, portando la partita al terzo, ma, nel decimo gioco, all’improvviso, gli si è spenta la luce, dando così via libera al lettone, impressionante per efficacia con la prima (87% punti vinti quando entrava in campo) e vincitore dopo ben 2 0re e 39 minuti di partita, con il punteggio di 7-6(10) 3-6 6-4.

Folta anche la presenza di italiani nel tabellone delle quali: ma a due di loro non è andata bene. Gianluigi Quinzi è subito uscito – nonostante sia andato a servire per il match nel 12° gioco del terzo – perdendo dopo 2 ore e 16 minuti 6-4 3-6 7-6(5) da Joao Souza, 145 ATP. A Stefano Napolitano è andata poco meglio: dopo aver eliminato la wc locale Marc-Andrea Huesler, 892 ATP in 69 minuti col punteggio di 6-3 6-2, il piemontese è stato fermato dal 30enne teutonico Daniel Brands, 205 ATP, 7-6(3) 5-7 7-6(3) in 2 ore e 26 minuti. Le buone notizie sono arrivate da Lorenzo Giustino: il 25enne napoletano, 192 ATP, infatti, prima ha eliminato il 29enne elvetico Yann Marti, 448 ATP, dopo 134 minuti di partita terminati con lo score di 6-4 6-7(3) 6-2 e infine ha guadagnato il terzo tabellone principale di un torneo ATP (dopo Bucarest 2015 e Marrakech 2016) eliminando Joao Souza 7-6(4) 7-6(5) in 1 ora e 50 minuti. Purtroppo, non è arrivata la prima vittoria della carriera in un evento del circuito maggiore, perché, come accaduto in Marocco nell’aprile dell’anno scorso, curiosamente contro lo stesso avversario, il 3oenne uzbeko, Denis Istomin, 82 ATP, si è rivelato più forte, sconfiggendolo in due set (6-3 6-2 la scorsa settimana) molto veloci, in una partita durata appena 54 minuti.

Al nobile, ma decaduto German Open di Amburgo in programma la scorsa settimana, ex Masters 1000, dal 2008 declassato ad uno dei 13 appuntamenti ATP 500 della stagione tennistica, un solo tennista italiano, Marco Cecchinato, 104 ATP, si è iscritto, purtroppo senza fortuna: il 24enne palermitano, difatti, esordiente nel tabellone principale, dopo aver provato inutilmente le quali in passato per due volte, sorteggiato contro l’esperto (sarebbe poi giunto sino alla finale) tennista di casa Florian Mayer, 101 ATP – ma 18 nel 2011 – ha opposto resistenza solo sino al 5 pari del primo set, prima di crollare, complice un insufficiente rendimento con la seconda di servizio (35% di punti vinti), dando spazio al tedesco, vincitore 7-5 6-2 in 1 ora e 16 minuti di partita.

Al primo torneo del calendario sul cemento dell’estate nord-americana, l’ATP 250 di Atlanta, due italiani hanno deciso di iscriversi, senza trovare fortuna: nel tabellone principale Thomas Fabbiano, 89 ATP, per la prima volta nel torneo in Georgia, ha trovato subito la strada sbarrata, in un confronto inedito, da Lukas Lacko, tennista al 129° posto del ranking ATP, che lo ha severamente sconfitto col punteggio di 6-1 6-2 in 59 minuti di partita. Lo stesso 28enne slovacco aveva invece eliminato, nel primo turno del tabellone delle quali, il 26enne milanese Alessandro Bega, con un duplice 6-4 in 73 minuti di partita.

Tra le donne, nella settimana che metteva in calendario l’ultimo appuntamento sulla terra battuta del 2017, quello di Bastad in Svezia, tre italiane sono riuscite a prendere parte al tabellone principale: Sara Errani, Jasmine Paolini e Martina Trevisan. La finalista del Roland Garros 21012, attuale 76 WTA, difendeva i quarti di finale raggiunti lo scorso anno (quando perse dalla Siniakova) e ha iniziato bene il suo cammino superando al primo turno Tamara Korpatsch, 136 WTA, 22enne tedesca di Amburgo. In un match in cui l’incidenza del servizio è stata praticamente nulla (Sara ha perso il servizio 6 volte su 10, la teutonica 8 su 10), l’azzurra è stata brava a rimontare dal 3-5 del primo set, ad annullare due set point nel nono gioco per poi far valere la maggiore esperienza nel tie-break, conquistato dopo aver neutralizzato altre cinque palle per il parziale. Una volta portato a casa in 67 minuti il primo set, la partita si è rivelata in discesa; Errani ha vinto 7-6(11) 6-2 in 1 ora e 48 minuti e si è così guadagnata la possibilità di affrontare al secondo turno la 23 enne francese Caroline Garcia, 20 WTA, la quale conduceva 4-2 i precedenti. A Bastad non vi è stata però partita: la transalpina ha travolto la nostra giocatrice, sconfiggendola con un pesantissimo 6-1 6-0 in 54 minuti.

Lo stesso punteggio che purtroppo ha battezzato l’esordio assoluto di Jasmine Paolini nel tabellone principale di un torneo WTA: la 21enne lucchese, 132 WTA, ammessa nel main draw svedese come last direct acceptance, ha avuto in sorte un osso duro del circuito, Carla Suarez Navarro, 34 WTA (ma sesta al mondo 18 mesi fa). La 28enne spagnola ha fatto valere la maggiore esperienza ed attuale consistenza tennistica concedendo appunto un solo gioco alla nostra giocatrice, durante i 50 minuti della partita. Martina Trevisan, 153 WTA, per riuscire a giocare nel suo primo tabellone principale WTA è dovuta passare invece attraverso la porta di servizio delle qualificazioni: al primo turno ha sconfitto 6-4 6-1 in 74 minuti Kajsa Rinaldo Persson, 702 WTA, al secondo ha invece avuto la meglio sulla 22enne bulgara Viktoriya Tomova, 167 WTA – vincitrice dell’unico confronto diretto con l’azzurra – centrando il main draw con il punteggio di 6-3 7-6(5), in 1 ora e 51 minuti di gioco. Purtroppo per Martina, Viktorija Golubic, 103 WTA, (51 appena tre mesi fa) si è rivelata un ostacolo ancora troppo arduo per lei: la 24 enne tennista dal bel rovescio a una mano, ha avuto la meglio in 75 minuti con lo score di 6-3 6-4.

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