Accadde Oggi
Accadde Oggi: quel record incredibile di Mary Joe Fernandez
27 agosto 1985: Mary Joe Fernandez vince il suo primo incontro in un tabellone Slam. Cosa c’è di strano? La carta d’identità (ce l’aveva?)

Nel carniere delle banalità che scivolano quotidianamente da una discussione sportiva all’altra ce n’è una che ricorre particolarmente: oggi tutti gli atleti sono tutti troppo più preparati fisicamente, ogni record è destinato ad essere battuto. Accade anche nel tennis, specie quando uno come Federer prima si issa così in alto nella classifica degli Slam vinti da sembrare irraggiungibile, poi si perfeziona egli stesso – ben due volte – senza colpo ferire. Record di longevità, record di vittorie, record di (non) sconfitte come quelli di Nadal. Ogni castello cade prima o poi. Sembrano così lontani i tempi immutabili in cui Pietro Mennea riusciva a tenersi per ben 17 anni un record incredibile sui 200 metri, dal 1979 al 1996. Tra tutti i primatisti di una certa età l’unico che sembra poter resistere ancora è Jimmy Connors con i suoi 109 trofei sollevati, su cui però ogni opinionista tennistico che si rispetti avrà da ridire perché “ma va, gli hanno assegnato certi trofei che si giocavano in parrocchia…“. A meno che Federer, per puro sfregio, non si metta a giocare tutti torneucci di qui alla pensione per ricucire lo strappo di 16 titoli che lo separa attualmente dallo statunitense.
Cos’altro può resistere in quest’epoca di miglioramento ossessivo e sfrenato? I record di precocità. Se uno degli assiomi (del solito opinionista tennistico che si rispetti) odierni recita che “il tennis è ormai uno sport per vecchi“, e in un certo senso ce ne siamo accorti dalla polvere sugli annali quando abbiamo dovuto archiviare il primo successo 1000 di Zverev, allora i vari Chung e Nadal potrebbero rimanere in sella ancora un po’.
In campo femminile c’è un record tra i tanti che appare incredibile e incredibilmente difficile da battere. Il 27 agosto 1985, prima giornata del 104esimo US Open, Mary Joe Fernandez sconfiggeva la britannica Sara Gomer (6-1 6-4). Aveva soltanto 14 anni e 8 giorni e mai nessuna né prima né dopo di lei (finora) è stata in grado di vincere un incontro Slam in età così tenera.
Aveva vinto la prima partita nel circuito maggiore nella stessa stagione, 6 mesi prima, a 13 anni e mezzo. Doppio 6-0 alla connazionale Candy Reynolds, quelle cosette che a vederle da fuori sembrano proprio da predestinate. Tutti già pronti a pronosticarle frotte di Slam, quando in realtà ne arriveranno sì due, ma in doppio, e “solo” tre finali in singolare, due in Australia e una in Francia, senza una vittoria. Una più che onesta carriera conclusa con sette titoli e un best ranking di numero 4, impreziosita da tre medaglie olimpiche (un bronzo individuale e due ori in doppio) e zavorrata da quelle tre finali perse. Se di zavorra si può parlare quando a fermarti sono Steffi Graf (due volte) e Monica Seles.
Resta il fatto che quel record di precocità se lo tiene ben stretto. Ci hanno provato in tante, di coraggio armate, per ora senza neanche avvicinarsi. La piccola CiCi Bellis ha firmato il suo primato nel 2014, quando grazie alla wild card in qualità di vincitrice dell’USTA National Championships è entrata nel tabellone principale dell’US Open e ha battuto Cibulkova al primo turno a soli 15 anni e 152 giorni. Aveva fatto meglio Anna Kurnikova, sempre a Flushing Meadows (a quanto pare è garanzia di precocità), che a 15 anni e 80 giorni aveva vinto la sua prima partita Slam per poi raggiungere addirittura gli ottavi di finale. Da qualificata eh.
Comunque non abbastanza per arpionare i soli 14 anni di Mary Joe Fernandez, oggi capitano della squadra statunitense di Fed Cup. La precocissima.
Accadde Oggi
Compie 70 anni l’indimenticabile Jimmy Connors
Buon compleanno a uno dei più grandi tennisti di ogni epoca che nella sua lunghissima carriera diede vita a rivalità che sono rimaste nella storia

Se Jimmy Connors fosse stato argentino si sarebbe detto che la ‘garra’ non gli faceva difetto. Ma lui era yankee purosangue, nato a Belleville (paesino di 40.000 abitanti in Illinois) per cui si limitava ad odiare gli avversari, e nemmeno il resto del mondo gli stava troppo simpatico. Il suo modo iper-aggressivo di tagliare il campo con i suoi passettini di una velocità innaturale, il suo rovescio bimane mancino, una vera arma ‘fine del mondo’, i suoi c’mon urlati in faccia al malcapitato avversario erano tutti tasselli che ci aiutano a decifrare il personaggio Jimbo, e soprattutto aiutarono lui a mettere in bacheca otto Slam (non gli riuscì mai di alzare il trofeo a Parigi dove arrivò quattro volte in semifinale) e 109 tornei del circuito (record assoluto tra i tennisti professionisti). Chissà cosa avrebbe combinato se solo avesse avuto un servizio all’altezza. Incrociò la racchetta con Ashe, Nastase e Rosewall che stavano spendendo gli ultimi spiccioli delle loro impareggiabili carriere. Impattò poi contro il miglior Borg, la sua bestia nera, contro Vilas e tenne a battesimo McEnroe e Lendl…tanto per chiarire con chi ebbe a che fare il ragazzo. Jimbo ruggì fino a 39 anni quando raggiunse a sorpresa, e con l’appoggio di un pubblico in delirio, le semifinali degli US Open, battuto alla fine da Jim Courier. Quella fu in pratica la sua ultima partita ad alto livello, anche se lui continuò testardamente a giocare fino ai 44 anni quando si arrese non ad un avversario ma alle leggi di natura.
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La prima vittoria in uno Slam di Federer, 21 anni fa
Contro Micheal Chang, non proprio uno qualunque, al primo turno degli Australian Open. 6-4 6-4 7-6 il punteggio per lo svizzero che ne ha vinte altre 361 di partite nei Major

Oggi, 18 gennaio, cade una ricorrenza molto speciale per Roger Federer. Infatti, in questa data, 21 anni fa, il fenomeno di Basilea ha colto la sua prima vittoria in uno Slam, agli Australian Open 2000. Magari non tutti se lo ricordano ma il primo scalpo di Federer in uno dei quattro grandi tornei del tennis è stato a dir poco eccellente: si tratta infatti di Michael Chang, vincitore del Roland Garros nel 1989 ed ex n.2 al mondo.
Federer, all’epoca 18enne, si presentava a Melbourne per la prima volta, come una delle nuove sensazioni del circuito. Nella stagione precedente, aveva scalato oltre 200 posizioni in classifica, fermandosi alla n.62. Nelle sue prime due apparizioni Slam era stato sconfitto con onore contro giocatori affermati, il due volte campione Slam Patrick Rafter al Roland Garros e il ceco Jiri Novak a Wimbledon, mostrando sprazzi del suo enorme talento. Chang, che di anni ne aveva 28 e che era sul tour ormai da 13 stagioni, era nella fase calante della sua carriera ed era fuori dai primi 30.
Ma comunque era pur sempre Micheal Chang, uno dei nomi più celebri del tennis negli anni Novanta. E Federer era solo un promettentissimo ragazzino elvetico che aveva vinto Wimbledon juniores un paio di anni prima. “Non ricordo bene tutto. Non ricordo ad esempio le nostre posizioni in classifica. Ma c’è una cosa che non mi sono dimenticato. Mentre stavamo per entrare in campo, camminavo dietro a Michael e notari che aveva il suo nome sulle scarpe. Ho pensato: ‘quando hai il tuo nome sulle scarpe significa che sei uno dei migliori’”, ha raccontato Federer.
Ma il migliore in partita fu proprio lui. 6-4 7-6 7-6 il punteggio con il quale quello che oggi è il tennista con più titoli nello Slam (20, ex aequo con Rafa Nadal) vinse la sua prima partita in uno Slam. In quell’edizione degli Australian Open, Federer vinse anche il successivo match contro lo slovacco Jan Kroslak, sempre in tre set, prima di arrendersi al terzo turno al francese Arnaud Clement. Purtroppo, non sono disponibili video su Youtube del match contro Chang e bisogna accontentarsi degli highlights del secondo incontro con Kroslak per ammirare le gesta di un giovanissimo Roger.
Accadde Oggi
Accadde oggi: l’inizio della leggenda di Serena Williams
La grande corsa di Serena Williams verso i 24 Slam (non ancora raggiunti) iniziava esattamente 25 anni fa, in Canada, con un esordio traumatico su un campo di periferia

Come spesso succede nella storia del tennis, il debutto dei grandi campioni è una sconfitta traumatica. È così anche per Serena Williams, che ben 25 anni fa, il 25 ottobre 1995, iniziava in Canada la sua lunghissima e vincente carriera professionistica con una sconfitta netta. La connazionale Annie Miller superò infatti la giovanissima Serena (14 anni compiuti da un mese) con il punteggio di 6-1 6-1.
Il contesto era ben diverso da quelli che oggi Serena calca regolarmente. Si trattava del primo turno di qualificazioni del torneo di Quebec City. Come ricorda il giornalista del New York Times Robin Finn, presente quel giorno, la location era molto diversa dalla cornice più glamour degli Slam. “Era un campo d’allenamento di un circolo di tennis nella periferia di Vanier, accanto a un campo dove si giocava un’altra partita di qualificazione. Niente luci o introduzioni pre-partita e nemmeno tifosi. Sopra il campo c’era un piccolo chiosco con una TV, dei gelati e 50 persone che mostravano… diversi livelli di interesse alla partita”.

Serena vinse soltanto due giochi contro la 18enne americana Annie Miller, che però era già la numero 149 del mondo. Visto il punteggio non stupisce l’analisi molto dura di Serena quel giorno. “Non ho giocato come so, ho giocato come una principiante“. Molto più conciliante e comprensivo il suo commento 24 anni dopo, quando nel 2019 Serena l’ha commentato durante il torneo di Toronto. “Tutto quello che mi ricordo è che ero nervosissima, non potevo credere che stavo giocando. Non sono riuscita a tenere a bada i nervi, avevo bisogno di tornare a casa e migliorare. Quando sono tornata a giocare con i professionisti ero molto più pronta rispetto la prima volta”.
Il ritorno di Serena Williams tra i professionisti si sarebbe concretizzato “solo” due anni dopo. Nel novembre del 1997 arrivò il torneo che la svelò a tutto il mondo tennistico. Williams si rese protagonista di una grande cavalcata nel torneo di Chicago, dove entrò grazie a una wild card: sconfisse le numero 7 e 4 del mondo Mary Pierce e Monica Seles e da numero 304 del mondo si fece strada fino alla semifinale, poi persa contro Lindsey Davenport. Nemmeno due anni dopo, nel 1999, sarebbe arrivato il suo primo torneo del Grande Slam, il titolo degli US Open vinto in finale contro Martina Hingis.