Anderson: "Siamo coetanei ma Nadal è uno dei miei idoli"

Interviste

Anderson: “Siamo coetanei ma Nadal è uno dei miei idoli”

Le dichiarazioni post match di Kevin Anderson, sconfitto nella finale dell’US Open 2017 da Rafa Nadal per 6-3 6-3 6-4. “Voglio rientrare in top 10”

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La conferenza stampa post match di Kevin Anderson dopo la sconfitta contro Rafa Nadal per 6-3 6-3 6-4. Nonostante un torneo straordinario dopo il comeback nel 2017 in seguito all’infortunio alla spalla e alla caviglia, nel round finale il sudafricano non è riuscito a mettere in difficoltà il fuoriclasse di Manacor che ha sollevato a New York il 16° trofeo slam.

La sconfitta ovviamente è ancora fresca ed è certamente dolorosa. Cosa significa per te aver disputato una finale slam con Rafa, che ha messo in campo il suo miglior tennis?
Queste due settimane sono state un’esperienza e un’emozione incredibili. Ovviamente sono molto felice di aver raggiunto la finale e di aver potuto vivere tale esperienza. Pochi giocatori hanno questa fortuna, è una cosa molto difficile. Essere entrato in campo questa sera contro Rafa mi ha insegnato molte cose. È stato un match difficile con un avversario che ha già vissuto questa situazione una ventina di volte.

Ti sei divertito stasera?
Si parla molto del fatto di assaporare un attimo come questo ma sono entrato in campo sapendo comunque che dovevo fare una prestazione all’altezza della situazione. È stato difficile, sentivo che potevo darmi una chance con il tennis che stavo producendo. Però non è bastato, non ha funzionato come avrei voluto con un avversario molto ostico stasera. È una sconfitta dura tuttavia, disputare una finale slam, è stata comunque una cosa straordinaria.

Le prove dello slam si sono concluse per quest’anno e due grandi campioni come Roger e Rafa, infortunati l’anno scorso, ne hanno vinte due a testa. Secondo te, cosa rende Roger e Rafa così speciali?
Sono due tennisti che hanno uno stile di gioco molto diverso. Rientrare dopo vari infortuni e compiere una tale impresa mostra quanto siano forti. Si sono incontrati tante volte. Rafa è un grandissimo lottatore, su ogni punto. Lo è anche Roger, riesce a farti perdere totalmente il controllo del match. È stato un anno molto interessante per gli Slam e lo sarà anche l’anno prossimo, vedremo cosa succederà.

Hai disputato un torneo eccellente. Ora sarai n. 15 del mondo; sei stato n. 10 nell’ottobre del 2015. Il tuo obiettivo è quello di rientrare nei Top 10 e puoi considerare questo risultato come una nuova partenza?
Sì, rientrare tra i primi 10 del mondo è un obiettivo che ho già da un po’ di tempo. Dopo un inizio di stagione un po’ complicato, quest’estate ho cominciato a ritrovare una buona posizione. Ho la sensazione che quando si fanno bene le cose che contano, i risultati si vedono anche nel ranking.

Prima, in campo, hai detto che Rafa era uno dei tuoi idoli, pur essendo coetanei…
Sì, ha avuto un grande successo fin dalla giovane età. A 16 e 17 anni vinceva già le partite ATP, a 19 anni ha vinto il Roland Garros. Per quanto mi riguarda, ci ho messo più tempo per entrare nel ranking pro e raggiungere i livelli dei tennis professionistico. Da junior e durante gli anni del College, guardavo il circuito dei professionisti e, insieme a Roger, lui era uno dei top players. Ammiro molto il suo gioco e mi piace vederlo giocare. È un combattente incredibile e uno dei migliori in assoluto del nostro sport. Ormai mi ha battuto più volte di fila (cinque, due in questa stagione ndt). Spero di giocare di nuovo contro di lui.

Queste nuove emozioni che hai mostrato in campo, fanno parte della tua vera personalità?
Con il passare del tempo e quando si disputano tanti match ci si sente più a proprio agio e forse adesso per me è più facile avere un atteggiamento più naturale in campo. Ma quando gioco non penso molto a questo aspetto. Il tennis è uno sport molto mentale e ho sempre lottato.

Traduzione di Laura Guidobaldi

Il video integrale della conferenza

https://www.youtube.com/watch?v=_MU2TkNIGp8

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