La settimana degli italiani: Fognini si rialza, sarà un bell'autunno?

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La settimana degli italiani: Fognini si rialza, sarà un bell’autunno?

La finale raggiunta a San Pietroburgo dal nostro n.1 fa ben sperare per una conclusione in ascesa del suo 2017. Poco altro da segnalare per gli azzurri, male Seppi e Giannessi a Metz

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Non è la decisamente la prima volta e con ogni probabilità non sarà nemmeno l’ultima: Fabio Fognini salva il bilancio agonistico della settimana tennistica italiana nel circuito maggiore, grazie all’ennesima finale raggiunta, la quattordicesima della sua carriera, superando in tale particolare classifica, tra i tennisti italiani nell’era Open -sebbene i confronti con tennis e circuiti così diversi siano un esercizio meramente statistico-  anche l’ex numero 7 del mondo Corrado Barrazzutti, che si fermò a 13. Lo fa a San Pietroburgo, bellissima città che gli deve portar fortuna: nel 2012 proprio nell’ex capitale russa aveva raggiunto la prima finale nel circuito su un tappeto indoor, persa da Martin Klizan e questa settimana è arrivata la terza, dopo che lo scorso ottobre, sempre in Russia, ma a Mosca, Fabio perse da Carreno Busta. Peccato non sia arrivato il sesto successo e il primo fuori dall’amata terra rossa, ma che ormai Fognini sia un giocatore completo, non più un semplice terraiolo, lo testimoniano meglio di mille parole i numeri di questo 2017: sulla terra ha vinto 16 dei 27 incontri disputati (59%), sulle altre superfici ha superato con successo 14 dei 22 match giocati (63%). Al di là delle fisiologiche variazioni che si avranno da qui alla fine della stagione, trattasi di numeri che confermano una evoluzione e un miglioramento tecnico ormai indispensabile in un calendario tennistico attualmente penalizzante per la terra rossa e per i suoi specialisti con sogni di alte posizioni nel ranking. Non resta che sperare che Fabio, in questo finale di stagione nel quale ha da difendere 240 punti (90 tra Pechino e Shanghai, 150 a Mosca), possa continuare a fare bene: battere il 13 del mondo al suo best career ranking non era facile, farlo annullando match point è da giocatore affamato e maturo. La tristissima e molto recente pagina di New York, sulla quale in questa sede è inutile tornare, deve essere però per lui sempre impressa, affinchè il ligure mostri di aver imparato da quei gravissimi errori, trovando la forza per andare oltre non ripetendoli: da come è andata a San Pietroburgo, l‘inizio sembra essere confortante o, quantomeno, sperarlo è lecito.

Tra gli uomini, in una settimana in cui le nostre giocatrici non hanno preso parte ai tornei calendarizzati, pochissimo altro da raccontare: Paolo Lorenzi, così come Fognini, ha ceduto al primo turno a San Pietroburgo un match in cui ha avuto diverse chances proprio contro Dzhumhur, assurto a nemesi del nostro tennis -proprio lui cresciuto e maturato sotto l’egida di Alberto Castellani- mentre Fabbiano in Russia quantomeno ha ottenuto la terza vittoria tecnicamente più importante della carriera, eliminando il giovane Medvedev. Da Metz, dove si svolgeva l’altro ATP 250 in programma durante la settimana, arrivano solo sconfitte, alcune di esse davvero brutte: sia Giannessi che Seppi hanno raccolto appena pochi giochi contro avversari alla portata come, rispettivamente, Copil e Simon, mentre, invece, un mezzo sorriso lo lascia Bolelli, bravo a qualificarsi e sfortunato nella sua sconfitta al tie-break del terzo, non convertendo un match-point, contro Marcel Granollers.

Venendo all’approfondimento sulle partite giocate questa settimana dai nostri tennisti, partiamo dal più brillante di loro, Fognini, che, partecipando per la quinta volta all’Open di San Pietroburgo, tornava nel circuito con una facilmente immaginabile gran voglia di riscatto, a quasi un mese di distanza da un per lui disastroso US Open, non solo per la brutta sconfitta al primo turno contro Travaglia, ma soprattutto per i gravi danni alla sua immagine, successivi alle offese rivolte durante l’incontro al giudice di sedia Louise Enzgell. Tornato dopo 4 anni a giocare il torneo dove nel 2012 aveva perso una finale da Klizan, essendo accreditato come terza testa di serie, ha avuto un bye al primo turno e nel suo esordio al secondo ha affrontato il veterano russo Mikhail Youzhny, 112 ATP, sconfitto negli ultimi 2 dei 3 precedenti. A San Pietroburgo è venuta fuori una partita molto equilibrata, nella quale entrambi hanno servito bene (Fabio ha vinto il 77% dei punti giocati con la prima, il 59 con la seconda) concedendo pochi break: il ligure una sola volta, quando, dopo aver vinto il primo set in 41 minuti grazie a un break nel terzo gioco, si è fatto strappare il servizio nel decimo game del secondo parziale, quando era andato a servire per rimanere nel set. Una volta giunti al terzo, nel gioco iniziale il break operato a Youzhny si è rivelato per Fognini il viatico per la vttoria finale: una sola palla break da annullare è stato il maggiore pericolo corso dall’italiano prima di stringere la mano a rete al russo, dopo 1 ora e 58 minuti di partita terminata col punteggio di 6-4 4-6 6-4. Nei quarti Fabio ha affrontato il 27enne lituano Ricardas Berankis, 177 ATP, già sconfitto molto nettamente dal taggiasco nei due precedenti: non è andata differentemente stavolta. Dopo un inizio equilibrato (3 pari nel primo set), Fabio ha inanellato una serie di 9 giochi consecutivi vincenti, grazie anche a una pessima prova nei turni di servizio da parte del lituano (39% di prime in campo, 42% punti quando entrava la prima, 37% la seconda), ottenendo l’accesso alle semifinali col punteggio di 6-3 6-0 in 58 minuti.

 

In semifinale l’ostacolo da superare si chiamava Roberto Bautista Agut un avversario di livello, 13 ATP, e in ottima forma (al suo best career ranking dopo il terzo turno agli US Open, il titolo a Winston Salem e i quarti a Montreal): Fabio dal canto suo poteva però contare sulla fiducia datagli dai confronti diretti con lo spagnolo, favorevoli in 6 occasioni su 8, l’ultima delle quali a Gstaad lo scorso luglio, vinta da Fabio che guadagnò l’accesso alla finale, che poi avrebbe vinto su Hanfmann. A San Pietroburgo, non è andata in scena una bella semifinale (alla fine si conteranno 13 vincenti e 41 errori gratuiti per lo spagnolo, 38 e 67 per l’italiano) , ma l’equilibrio nel punteggio ha fatto dimenticare la bassa qualità del gioco visto in campo. Fognini ha perso malamente in 27 minuti il primo set e si è anche trovato sotto di un break nel secondo (1-3), prima di alzare il livello del suo tennis e trascinare lo spagnolo al tie-break, dove ha avuto la forza di annullare due match point prima di riequilibrare le sorti dell’incontro, quando era passata un’ora e mezza dall’inizio dell’incontro. Nel terzo e decisivo parziale l’unico a dover annullare una palla break è stato Bautista (nel secondo gioco): inevitabile l’approdo al tie-break decisivo per stabilire il vincitore, situazione che ri ripeteva per la terza volta in stagione (aveva perso in tali circostanze contro Rublev a Umago e Kuznetsov a Budapest) e per  la  38° in carriera (uscendone vincitore in 26 su 37, prima di San Pietroburgo). Nel gioco decisivo il primo a mettere la testa avanti è stato il numero 13 del mondo, sospinto sul 5-3 da un doppio fallo di Fognini, bravo a non disunirsi e anzi a compiere lo sprint finale, vincendo 4 punti consecutivi, che gli hanno aperto le porte della 14°finale in carriera, dopo 2 ore e 27 minuti di battaglia, archiviata col punteggio di 2-6 7-6(7) 7-6(5).

Purtroppo in finale, contro Damir Dzumhur, 55 ATP, non è andata bene: il ligure lo aveva sconfitto nei due precedenti sulla terra di Umago (nel 2015 e 2016), ma contro un giocatore in ascesa come il 25enne bosniaco – al suo best career ranking, grazie alle semifinali al 250 di Los Cabos e alle finali del 250 di Winston Salem e del Challenger di Santo Domingo, nonchè del terzo turno agli US Open- non è riuscito a tenere un livello di gioco sufficientemente alto per tutto l’incontro: dopo aver vinto il primo parziale per 6-3 in 44 minuti, dopo uno scambio di break nella parte iniziale del secondo, arrivato sul 4 pari 30-30, ha avuto un nettissimo calo- molto probabilmente dovuto anche allo stress psico-fisico della lunga semifinale vinta il giorno precedente- che in sostanza gli è costato l’incontro. Dzuhmur in quella situazione di punteggio ha infilato una serie di 14 punti su 15 che ha di fatto indirizzato le sorti della finale, con l’azzurro ormai fuori dal match, a tal punto da farsi brekkare una seconda volta nel decisivo set e consegnare al bosniaco il primo titolo in carriera, dopo 1 ora e 53 minuti di partita, terminata con il punteggio di 3-6 6-4 6-2.

Anche Paolo Lorenzi, tornava, come Fognini, alle gare dopo gli US Open per lui ottimi, nei quali si è fermato solo agli ottavi, suo miglior piazzamento in carriera in uno Slam, perdendo in 4 set da Anderson, poi finalista. A San Pietroburgo giocava per la quarta volta e difendeva i quarti raggiunti lo scorso anno, quando fu eliminato da Berdych. Il toscano, sesta testa di serie del tabellone, ha affrontato al primo turno per la prima volta in carriera il 25enne bosniaco Damir Dzumhur, 55 ATP: Paolo ha sprecato un vantaggio di 4-0 nel primo set e ben tre set point nel secondo, prima di perdere i due parziali entrambi col punteggio di 7-5, dopo 1 ora e 58 minuti. Molti rimpianti dunque per il numero 2 d’Italia, sconfitto da un giocatore in forma (al suo best career ranking) ma al termine di una partita in cui ha avuto diverse possibilità, pur servendo male (54 % di prime, 48% di punti vinti con la prima in campo).

Il terzo giocatore italiano con la migliore classifica, Thomas Fabbiano, 70 ATP, al suo best career ranking si è iscritto per la prima volta in carriera a San Pietroburgo, torneo che gli ha portato abbastanza fortuna, visto il bel successo nel primo turno contro il 21enne tennista di casa Daniil Medvedev, 62 ATP: solo due volte in carriera Thomas aveva sconfitto giocatori meglio classificati (ad inizio 2016, quando vinse su Leo Mayer, allora 40, e Gilles Muller, all’epoca 38). Nella ex capitale russa il pugliese avrebbe potuto vincere anche più facilmente- era in vantaggio di un break in entrambi i parziali-  quello che era uno scontro inedito a questi livelli (unico precedente era stato vinto dal russo nel challenger di Shanghai nel 2015), ma è stato bravo a non scomporsi per le rimonte subite e a giocare in maniera più lucida nei momenti decisivi dell’incontro, chiudendo al primo match-point col punteggio di 7-6(4) 7-5 dopo 1 ora e 33 minuti. Una partita nella quale è stato bravo a mettere in difficoltà Medvedev sulla sua seconda (il russo ha vinto solo il 30% dei punti quando non gli entrava la prima) e a vincere facilmente i punti quando era lui a mettere in campo la prima (79% punti vinti in tale circostanza).  Nel secondo turno Thomas ha trovato dall’altra parte della rete il 27enne tedesco Jan Lennard Struff, 54 ATP, che lo aveva già sconfitto nel lontano 2011 nell’unico precedente, sull’indoor tedesco di Wolfsburg. Non è andata meglio a San Pietroburgo, dove Thomas, dopo aver perso in 32 minuti il primo set per 1-6, ha lottato maggiormente nel secondo (nonostante sia incappato in per lui inusuali 5 doppi falli), parziale nel quale ha strappato per due volte il servizio all’avversario, ma, giunto sul 4 pari, ha poi ceduto nuovamente il servizio. Struff, al quarto match point, ha chiuso, dopo 1 ora e 23 minuti, col punteggio di 6-1 6-4, un match nel quale, come accaduto a Medvedev, ha sofferto contro Fabbiano quando giocava con la seconda, conquistando in tali casi solo il 30% dei punti.

Al secondo ATP 250 in programma questa settimana, il Moselle Open di Metz, nel nord-est della Francia, si sono iscritti nel tabellone principale altri due italiani, Alessandro Giannessi e Andreas Seppi. Lo spezzino, 132 ATP, ha purtroppo confermato la pesante involuzione a livello di risultati seguita alla semifinale raggiunta a Umago, dopo la quale, tra challenger e circuito maggiore, ha vinto una sola delle sei partite disputate. Non è andata meglio ad Alessandro nel torneo francese, vinto, dalla sua prima edizione nel 2003, 9 volte su 14 da tennisti transalpini. Sorteggiato al primo turno contro il 26enne rumeno Marius Copil, 85 ATP, contro il quale aveva già perso nell’unico precedente del 2013 sulla terra di Bucarest, Alessandro, opposto a un giocatore dotato di un ottimo servizio (durante il match ha totalizzato 12 ace in 9 turni di servizio, con l 88% di punti vinti con la prima) ha fatto gara sino al 3 pari del primo set, prima di essere travolto da Copil, vincitore 6-3 6-2 in 65 minuti. 

Andreas Seppi, 85 ATP, tornava per l’ottava volta a Metz a giocare un torneo nel quale ha raggiunto anche una finale, persa da Tsonga nel 2012, dopo la quale era sempre stato eliminato al primo turno. Non c’è stato un diverso risultato quest’anno, contro Gilles Simon, 43 ATP, già due volte vincitore del Moselle Open e vincitore di tutti i 5 i precedenti, durante i quali aveva lasciato per la strada appena due set. Eppure, aveva iniziato meglio Andreas, salito sul 3-2 e servizio nel primo set, prima di infilarsi in un buco nero dal quale non è saputo più uscire (il bolzanino chiuderà con un imbarazzante 14% di punti vinti con la seconda): il transalpino ha infilato una serie consecutiva di 10 giochi che gli hanno regalato, dopo 76 minuti, l’accesso al secondo turno, archiviato col punteggio di 6-3 6-0.

Anche Simone Bolelli si è iscritto a Metz, ma la sua classifica, 204 ATP, lo ha costretto a passare dalle qualificazioni per accedere al tabellone principale: nel primo turno del tabellone cadetto il 31enne bolognese ha eliminato Tobias Kamke, 201 ATP, gia sconfitto in 2 dei 3 precedenti, col punteggio di 7-6(4) 6-3 in 1 ora e 33 minuti. Nel secondo turno l’azzurro è incorso in una lotta di 2 ore e 33 minuti per avere la meglio al quinto match point del 19enne tennista di casa (nato a Metz), Ugo Humbert, 505 ATP, eliminato col punteggio di 3-6 7-6(4) 7-6(5). L’indomani l’italiano era nuovamente in campo, per sfidare nel primo turno del tabellone principale il coetaneo spagnolo Marcel Granollers, 135 ATP (ma ex top 20), sconfitto in entrambi i precedenti, molto datati (2008). Simone, dopo aver perso in 62 minuti il primo set al tie-break, nel quale aveva avuto anche un set point, ha portato la partita al terzo, nel quale ha dovuto annullare l’unica palla break del parziale prima che si sia giunti al gioco decisivo. In questo frangente, Bolelli sul 6-5 ha avuto un match-point per confermare una striscia positiva di successi al tie-break decisivo (aveva vinto 9 delle ultime 10 volte che lo aveva giocato e, più in generale, 23 delle 34 occasioni capitate in carriera), ma alla fine ha dovuto cedere il passo a Granollers, vincitore con lo score di 7-6(9) 3-6 7-6(8) in 2 ore e 41 minuti di partita, durante la quale non ha strappato nemmeno una volta il servizio al nostro giocatore.

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ATP

ATP Miami: Alcaraz e Fritz ai quarti, Ruusuvuori sarà l’avversario di Sinner

Il numero 1 del mondo prosegue incessante la sua marcia, Fritz batte un Rune irriconoscibile, a Ruusuvuori la battaglia contro Van de Zandschulp

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[1] C. Alcaraz b. [16] T. Paul 6-4 6-4

Primo set ad altissimo ritmo sin dai primi game: Paul cerca di rimanere aggrappato con il servizio e a reggere l’urto da fondocampo, ma a volte è troppo passivo e lascia l’iniziativa ad un Alcaraz semplicemente letale e inarrestabile. Il break maturato nel terzo gioco è decisivo ai fini della conquista del primo set dello spagnolo, nonostante lo statunitense provi una reazione, specie nell’ultimo turno di servizio del set, quando si procura una palla del contro-break grazie a un punto pazzesco vinto con un passante in tuffo e un altro recupero eccezionale. Questo punto è un po’ la fotografia del match: Paul deve sempre fare qualcosa di straordinario per fare il punto al campione in carica del torneo di Miami, che appare sempre in controllo, ma ogni tanto commette qualche imprecisione, figlia anche della giovane età di questo fenomeno. Anche nel secondo set il break arriva nel terzo gioco dopo che il tennista del New Jersey aveva salvato due palle break nel game prima grazie a due ace con traiettoria esterna. Ci sono altri scambi spettacolari, con entrambi i giocatori che esprimono un livello di tennis decisamente sostenuto e Alcaraz continua a impressionare per la sua rapidità di piedi, facendo spesso giocare una palla in più all’avversario. È il caso dell’ultimo game del match, quando lo spagnolo alza un pallonetto difensivo che costringe Paul all’errore sullo smash. L’americano non può stare tranquillo in nessun game di servizio, ma riesce comunque ad arrivare sul 4-5. Il murciano serve per il match con estrema freddezza, ottenendo punti diretti con la prima, eseguendo alla grande un serve and volley e chiudendo con un rovescio lungolinea in controbalzo paranormale. Per Alcaraz la difesa al titolo passerà dal quarto di finale con Taylor Fritz e all’orizzonte ci potrebbe essere un’altra semifinale con Sinner.

[9] T. Fritz b. [7] H. Rune 6-3 6-4

 

Per la prima volta in carriera Taylor Fritz è nei quarti di finale del Miami Open presented by Itaù: l’ex numero 5 del mondo supera 6-3 6-4 Holger Rune in un’ora e 26 minuti di gioco, disputando un match decisamente più ordinato e concreto del suo avversario, che sbaglia tante scelte e commette tanti errori nei momenti più importanti.

Inizio particolarmente aggressivo di Holger Rune in risposta: il danese fa partire quasi sempre lo scambio, si procura subito due palle break, ma Taylor Fritz è bravo a salvarsi con due servizi vincenti nei momenti più difficili. Nel game successivo è la testa di serie numero 7 a concedere la palla break e sul 30-40 commette un doppio fallo, regalando così il 2-0 allo statunitense. I due continuano ad avere problemi alla battuta e l’idolo di casa concede la palla del contro-break nel terzo gioco, ma la annulla con un bel servizio al centro. Alla sesta palla break il nativo di Gentofte riesce a convertire, allungando sempre di più gli scambi e sfruttando i limiti negli spostamenti del suo avversario, giocando con più coraggio. Il set prosegue sui binari dell’equilibrio fino al 4-3, quando Rune gioca un game scellerato, fatto di scelte errate come il serve and volley ed errori piuttosto inspiegabili. Fritz ha preso decisamente più ritmo e costanza al servizio dall’inizio del match, ha alzato le sue percentuali e chiude il primo set sul 6-3.

Il secondo set si apre con un altro passaggio a vuoto di Rune che si fa brekkare da 40-15 sbagliando malamente ancora sotto rete e un paio di dritti alla sua portata. Il servizio del danese continua a balbettare per tutto il parziale, annulla una palla del doppio break sull’1-3, mentre Fritz è ordinato, commette pochi errori e al servizio si salva sempre quando va sotto nel punteggio nel game grazie all’apporto della prima palla. Un secondo set ai limiti della perfezione per il californiano come testimoniano anche i numeri: appena tre errori gratuiti, sette vincenti e soli sei punti persi al servizio in cinque turni di battuta. Adesso scoglio più complicato ai quarti di finale per il campione di Indian Wells 2022 che affronterà uno tra Tommy Paul e il numero 1 del mondo Carlos Alcaraz.

E. Ruusuvuori b. [26] B. van de Zandschulp 4-6 6-4 7-5

Emil Ruusuvuori riesce a venire a capo di un match incredibile contro Botic van de Zandschulp vincendo in rimonta con il punteggio di 4-6 6-4 7-5: due ore e 46 minuti di partite condite da tantissimi errori da ambo le parti, 54 per il finlandese e 38 per l’olandese. L’approccio al match è stato sicuramente più favorevole al numero 32 del mondo che parte forte in particolar modo al servizio, perde appena sei punti alla battuta nel primo set e raccoglie i tanti errori del suo avversario che non sembra essere in giornata positiva. Anche nel secondo parziale il neerlandese va per due volte avanti di un break e si ritrova 4-3 e servizio dopo un game disastroso di battuta del tennista di Helsinki. I problemi arrivano alla battuta per van de Zandschulp che è sempre più negativo anche con il linguaggio del corpo, si lamenta tanto con il suo angolo e perde sei game consecutivi tra la fine del secondo set e l’inizio del terzo. Ruusuvuori mantiene il break di vantaggio nel set decisivo fino al 5-3, quando non riesce a chiudere il match, commettendo qualche errore di tensione e si fa controbrekkare sul più bello. Il finlandese annulla anche due palle break pericolose con due bellissimi dritti in diagonale sul 5-5 e approfitta di un game disastroso al servizio da parte dell’olandese sul 5-6, con tre errori gratuiti dovuti all’impazienza. Ruusuvuori sarà quindi per la terza volta l’avversario di Sinner a Miami: l’azzurro ha vinto nel 2021 e lo scorso anno annullando ben tre match point.

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ATP

ATP Miami: Sinner express, avanza senza problemi su Rublev

Jannik Sinner batte per la terza volta in carriera Andrey Rublev con una prestazione superlativa. Sesta vttoria su un top10 e quarti di finale in grande stile

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Jannik Sinner (sinistra) e Andrey Rublev (destra) - Miami 2023 (foto Ubitennis)

Da Miami, il nostro inviato

[10] J. Sinner b. [6] A. Rublev 6-2 6-4

Continua senza sosta la marcia di Jannik Sinner verso i piani altissimi della classifica. In un percorso a tappe forzate verso il traguardo finale delle Nitto ATP Finals di Torino, Jannik Sinner è arrivato senza perdere un set ai quarti di finale del Miami Open presented by Itaù, e lo ha fatto sconfiggendo nel suo ultimo incontro Andrey Rublev, numero 6 del seeding e numero 7 del ranking mondiale, che veniva da 10 vittorie negli ultimi 12 incontri sul cemento, compresa la finale nell’ATP 500 di Dubai.

 

Sinner aveva già battuto Rublev in precedenza, ed era in controllo del punteggio lo scorso anno al Roland Garros quando fu costretto a ritirarsi, ma non l’aveva mai sconfitto in una maniera così dominante e perentoria.

Un match giocato splendidamente dal ragazzo di Sesto Val Pusteria, che ha lasciato solamente sei game al suo avversario senza mai concedere una palla break. E soprattutto ha dimostrato una superiorità quasi schiacciante dalla parte del rovescio, con il quale ha quasi sempre dominato gli scambi mettendo in enorme difficoltà il russo.

PRIMO SET – Inizio della partita con cielo velato e sole che faceva capolino tra le nubi, lascito dei temporali della sera prima che hanno fatto sensibilmente aumentare l’umidità. La partenza di Sinner è a razzo, quella di Rublev un po’ meno travolgente, e il break arriva subito al terzo gioco quando dopo due accelerazioni di rovescio di Sinner il russo si trova 15-40. La prima palla break viene annullata con un diritto vincente, ma sulla seconda un diritto di palleggio finisce in rete.

Sul suo servizio Sinner è una sentenza (saranno solo quattro i punti persi in questo set sulla sua battuta, e due soli in più nel set successivo), e in risposta aggredisce le seconde come lo abbiamo visto fare solo molto di recente. Rublev cancella una palla del doppio break con uno schema servizio-diritto, ma il 4-1 pesante arriva poco dopo: se Sinner riesce a tenere il diritto di Rublev fuori dallo scambio non c’è gara.

Sull’1-5 Rublev muove il punteggio nella sua casella a forza di prime di servizio, ma il set ormai è andato e Sinner perfeziona il 6-2 in 32 minuti.

SECONDO SET – La breve durata del primo set fa si che il consueto esodo di spettatori che vanno a rinfrescarsi alla fine di ogni parziale sia molto meno consistente de solito, anche se la giornata è decisamente calda e l’orologio segna quasi mezzogiorno. Rublev resiste meglio a Sinner di quanto aveva fatto nel primo set, ma sulla battuta dell’altoatesino è sempre traffico a senso unico. Sul 2-2 Andrey recupera da 15-30 con il servizio e con un po’ di fortuna quando un suo recupero di rovescio finisce per diventare una palla corta incrociata sulla riga. Il break arriva due game più tardi, quando Sinner carica in risposta sulla seconda di servizio e Rublev cede la battuta con un altro errore di diritto.

Prima che Sinner serva per il match sul 5-4 il deejay prova a mettere un po’ di pepe nella sfida scegliendo “Hit Me With Your Best Shot” di Pat Benatar come canzone per il cambio di campo, ma Jannik è inscalfibile e chiude il match in un’ora e 12 minuti raggiungendo i quarti di finale a Miami per la terza volta in carriera.

VICINO ALLA TOP 10 – Con questa vittoria Sinner diventa virtualmente n. 10 del ranking mondiale e potrebbe essere superato solamente da Khachanov o Paul nel caso in cui si aggiudicassero il torneo. Per consolidare il suo ritorno nei Top 10 Sinner dovrebbe vincere anche il prossimo match contro chi si qualificherà tra Botic Van de Zandschulp ed Emil Ruusuvuori. Con Ruusuvuori ci sono stati quattro precedenti confronti diretti (più uno a livello Challenger), tutti vinti da Sinner (che invece aveva perso il primo scontro in un Challenger in Australia), ma alcuni con punteggi molto equilibrati come il 10-8 al tie-break del terzo set dello scorso anno qui a Miami. Contro Van de Zandschulp invece sarebbe uno scontro inedito.

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ATP

ATP Miami: Sinner e Sonego entrambi agli ottavi come nel 2021

E’ la quinta volta che due italiani raggiungono il quarto turno in un Master 1000 sul veloce. Gli ultimi Sinner e Berrettini ad Indian Wells

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Lorenzo Sonego - ATP Miami 2023 (Twitter @Federtennis)

Per Sonego è stata una delle migliori partite della sua carriera. Quella contro l’americano Tiafoe non era per l’italiano una partita con i favori del pronostico. Ma un’ora e due set dopo Lorenzo riesce nell’impresa di vincere una partita forse inattesa per noi, ma assolutamente alla portata per lui. A fine match il nostro Gibertini lo incalza: la migliore partita di sempre? La migliore qui a Miami, e tra le tre migliori di sempre. Conoscevo l’avversario, sono entrato in campo molto determinato. Si è trattato di una partita quasi perfetta, senza sbavature, ho fatto pochi errori e sono stato molto aggressivo come l’avevamo preparata”.

Nel dettaglio quella contro il semifinalista dello US Open 2022 è stata per Sonego una partita da record. Innanzitutto la percentuale di punti con la prima palla (91%) è la migliore della carriera. Così come i punti vinti con la seconda palla (82%, non era mai andato oltre il 78%). Infine è stata il il 13° match chiuso senza concedere palle break. Considerando il fatto che ha ottenuto tutto questo contro il n.14 del ranking si può affermare che questa rappresenti senza ombra di dubbio una delle vittorie più prestigiose ottenute dal piemontese nel circuito maggiore.

 

A suggello di questa vittoria abbiamo due italiani negli ottavi di finale di un Master 1000, Sinner e Sonego, come nel 2021. Si tratta della quinta volta in assoluto che questo succede (sul veloce). Prima di loro ci sono stati: Shanghai 2019 (Berrettini/Fognini) ; Miami 21 (Sinner/Sonego); Cincinnati 21 (Berrettini/Sonego) e Indian Wells 22 (Sinner/Berrettini). Sperando di poter spingerci ancora un po’ più in là, possibilmente con gli sfavori del pronostico.

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