Next Gen: biglietti cari ma esperimento riuscito. Impegno e spettacolo

Editoriali del Direttore

Next Gen: biglietti cari ma esperimento riuscito. Impegno e spettacolo

MILANO – Il pericolo viene dallo sciopero dei trasporti. Come tornare indietro da Milano Fiera-Rho? Le idee chiare di Andrey Rublev

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Due russi, un croato, un coreano. Sono i superstiti in semifinale della Next Gen e c’è mancato poco che i russi fossero tre su tre perché Khachanov vinceva due set a zero contro il croato Coric prima di subirne la rimonta. Ieri erano in cinque a lottare per tre posti in semifinale, perché il coreano Hyeon Chung era già sicuro del suo posto. Dopo i risultati di ieri alla fine avremo stasera due semifinali con Chung vs Medvedev (ore 19) seguita da Coric e Rublev (che ha battuto il beniamino del pubblico Shapovalov dopo cinque mini-set molto combattuti nel match forse più bello del torneo… anche se il canadese lo ha concluso con un tiebreak da dimenticare). Chung e Coric hanno chiuso il round robin vincendo tutti e tre i loro incontri, lasciando per strada soltanto tre set. Ad aver perso tutti e tre i match, e quindi ultimi dei loro gruppi, Quinzi e Donaldson, ma l’italiano cinque set li ha vinti – oltretutto due con Chung, anche se è vero che il coreano era già qualificato e quindi meno motivato – e non sono pochi considerato il divario in classifica e anche il fatto che con Baldi nella finale delle qualificazioni dello Sporting Milano 3 aveva perso i primi due set, mentre l’americano ne ha conquistato appena uno. Un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.

LE MIE IMPRESSIONI FIN QUI

Ma al di là dei risultati mi preme sottolineare alcuni aspetti di questo torneo. In tanti si temeva che sarebbe stata una cosa poca seria, una sorta di esibizione con una miriade di regole stravolte e insopportabili. Un circo. Non è stato così. Merito dei giocatori, in primis. Si sono tutti battuti al massimo. Volevano vincere, non erano a Milano per dare spettacolo, per narcisismo. È un buon segno anche in prospettiva: questi ragazzi, oltre a essere i migliori prospect del mondo, sono seri, determinati, orgogliosi. A perdere non ci stanno. Non c’erano – e non potevano esserci – punti ATP in palio, ma l’impegno di tutti è stato massimo. Non sono sicuro che fosse per via dei tanti, tantissimi soldi in palio, più di quanti quasi tutti avessero mai guadagnato in un solo torneo. Forse ci avranno pensato, legittimamente sollevati, i genitori, i coach, ma i ragazzi forse non ci hanno nemmeno troppo pensato.

Credo, a questo proposito, che il solo Rublev grazie ai quarti di finale dell’US Open, avesse intascato un premio più “pesante”. Certo con il vincitore che porta 225.000 dollari, il finalista 125.000, il semifinalista che vince la finale del terzo posto 75.000 (e non c’è niente di più triste per un tennista di una finale per il terzo posto… quella sì che l’abolirei!) e il perdente 50.000, cui vanno ad aggiungersi i 50.000 dollari che spettavano a tutti gli otto in tabellone. Mi sarebbe piaciuto sapere se Quinzi e Baldi si erano accordati per dividersi i 50.000 dollari in due. Per giocare un po’ più tranquilli, senza un eccesso di pressione. E per aver comunque garantito del… fieno per farsi un po’ più tranquilli la stagione 2018. Ricordo che spesso fra tennisti di pari livello anni fa accordi del genere venivano fatti (anche se non rivelati). Anche quando gli americani lanciarono le famose sfide “The winner takes all”, in realtà non era così. Vabbè era una curiosità che non verrà mai soddisfatta.

Oltre all’agonismo in questo Next Gen direi che c’è stato anche spettacolo. Abbiamo visto bei match, tecnicamente interessanti, direi perfino più che all’ultimo US Open, se non fosse che ogni tanto si vede che questi sono ragazzi capaci di commettere anche errori piuttosto ingenui per il desiderio di strafare, per quel coraggio dell’incoscienza che ha però loro permesso anche di tentare colpi straordinari riuscendo nell’intento. Certe angolazioni di rovescio di Shapovalov lasciavano davvero esterrefatti, ricordavano a qualcuno il McEnroe che sembrava giocasse demi volée da fondo, ai più anziani addirittura il mitico Rod Laver. Con molta meno continuità, naturalmente, tant’è che ha perso contro Rublev che senza essere ancora un tennista maturo, sembra più in grado però di distinguere i punti importanti (tipo quelli dei tiebreak) dagli altri.

Direi che fin qui il torneo si è rivelato uno spettacolo gradevole. Non c’è stato il pienone perché i prezzi, troppo elevati, sono stati sbagliati. Ieri sera c’era gente che aveva pagato 72 euro il biglietto. Per una coppia 144 euro è troppo: mica eravamo al Roland Garros, con tutto il rispetto per la “rivisitazione” della Scala, mica giocavano Federer e Nadal. I ragazzini, tanti, si sono sicuramente divertiti, magari anche con la musica assordante e un po’ cheap sparata a tutta bomba ai cambi campo – quella gli spettatori meno imberbi non hanno mostrato di gradirla troppo – però i genitori che ce li hanno portati hanno dovuto svuotarsi il portafogli. Non so se sia stata l’ATP ad imporli. Forse il CEO Chris Kermode ha pensato che la sterlina e l’euro fossero la stessa cosa, che le finali della 02 Arena e queste valessero la stessa cosa.

Sottolineata quindi la pecca dell’esosità dei biglietti, soprattutto trattandosi dell’esordio di un torneo e di una formula in una sede scomodissima da raggiungere e… soprattutto da lasciare con la metro, che fa partire l’ultima corsa da Fiera Milano-Rho a mezzanotte e dieci quando a volte la seconda partita non è nemmeno finita, però lo scenario coreografico è piacevole. Se si pensa che è nato in un padiglione fieristico “nudo”, va detto che è stato fatto un bel lavoro. In soli undici giorni non era semplice farlo. Infatti c’è stata una mezza giornata di ritardo, che per chi organizzava questa cosa per la prima volta in questo strano teatro poteva essere scusabile, ma agli occhi di chi aveva scucito tanti soldi per biglietti salati un po’ meno. Sarebbe stato più furbo, e forse anche più redditizio, emettere biglietti meno cari e fare il pienone alla “prima” del tennis rivoluzionato. Tuttavia mi sono sorpreso nel sentire anche tanti spettatori di non più primissimo pelo dire che le nuove regole avevano contribuito a rendere piacevole la giornata a Rho. C’era da aspettarselo per i più giovani, non per gli altri. Invece l’esperimento deve considerarsi complessivamente riuscito.

LE IMPRESSIONI DI RUBLEV

Personalmente ho trovato interessante il punto di vista di Rublev: Non mi piacciano le regole che modificano il gioco, il killer point sul vantaggio pari, i set con il tiebreak sul 3 pari, il let, ma tutto quello che è al di fuori del gioco e non lo snaturano (l’orologio, le chiamate elettroniche, un solo time-out, il riscaldamento abbreviato) potrebbero essere regole interessanti da applicare anche nel circuito maggiore. Ma in generale mi è sembrato che con questa formula si livellino un po’ troppo i valori. Il divario si assottiglia. Possono vincere anche i giocatori meno forti. E io invece preferirei che vincesse sempre chi gioca meglio, chi lavora e lo merita di più, non chi magari più fortunato”. Curioso che queste sagge considerazioni siano venute con toni quasi tradizionalisti, da un ragazzotto spesso presentato dai media come un tipo assai anticonformista. Che non ha avuto paura di dire quello che pensa, pur sapendo che questo torneo con questo grande montepremi e queste regole “test” è stato voluto e fortemente promosso dall’ATP, con notevole dispendio di mezzi. Rublev rimpinguerà il suo conto in banca, ma non rinuncia a esprimere le sue perplessità.

Oggi sul torneo aleggia una grossa incognita, quella dello sciopero nazionale dei servizi del pubblico trasporto, dalle 8,45 alle 15 e dalle 18 al termine del servizio. Arrivare prima delle 18 può essere un’idea, ma tornare? Tornare da Rho alla sera tardi può volere dire essere obbligati a prendere un taxi da 40 euro. Roba che con un volo low cost vai nel nord Europa. Temo che ci saranno molte defezioni sugli spalti. Speriamo non sia così. Sarebbe un peccato.

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