WTA 2017: dieci match da ricordare (e riguardare) - Pagina 5 di 5

Al femminile

WTA 2017: dieci match da ricordare (e riguardare)

Dagli Australian Open alle Finals di Singapore, dieci partite memorabili del 2017 per qualità tecnica, tattica e agonistica

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2. Jelena Ostapenko def. Simona Halep 4-6, 6-4, 6-3 Roland Garros, Fin
La finale sorprendente di un torneo sorprendente, vinto da una giocatrice, Jelena Ostapenko, che ha compiuto 20 anni da appena due giorni. Per trovare una vincitrice Slam più giovane occorre risalire al 2004 con Sharapova a Wimbledon (17 anni) e Kuznetsova a New York (19 anni). Di fronte a Ostapenko, che non è nemmeno testa di serie, c’è la favorita per i bookmaker, Simona Halep, testa di serie numero 3. Simona in caso di successo non solo vincerebbe il primo Slam della carriera, ma diventerebbe numero uno del mondo.

Dopo un iniziale equilibrio la partita sembra prendere un indirizzo chiaro. Dal 4-4 primo set Halep vince cinque game consecutivi e sale 6-4, 3-0. Ha anche tre occasioni per il doppio break (4-0 e servizio), che però non riesce a sfruttare. E qui inizia un altro match: Simona comincia a soffrire di braccino, il suo gioco che sembrava in controllo si trasforma in trattenuta; la palla viaggia meno e Ostapenko reagisce senza paura: il rovescio le procura vincenti in serie, ma anche il dritto, colpo di difficile lettura nelle direzioni, diventa determinante. Con un parziale di sei game a uno rimette le cose in parità: 4-6, 6-4.

È davvero una brutta botta per Halep, che però ha ancora tempo per reagire; di nuovo si porta avanti nel punteggio, come nei precedenti due set: 3-1 e servizio. Ancora una volta è a un passo dalla vittoria, ma ancora una volta il suo timore e il coraggio dell’avversaria fanno la differenza. Jelena risale, e anche la sorte le dà una mano quando sul 3-3, 30-40 ottiene un secondo break grazie a un nastro che le rimanda in campo una palla altrimenti destinata fuori. Ormai la partita è girata, e cinque game consecutivi (da 1-3 sotto) a favore di Jelena decretano la fine: 6-3 Ostapenko.
Match sviluppato a strappi, con picchi di gioco notevoli e qualche momento di calo, ma con saldi complessivi da non sottovalutare, considerando la superficie che rende più difficile i vincenti, e l’enorme importanza della posta in palio: Ostapenko in parità nel computo vincenti/errori non forzati (54/54), Halep a -2 (8/10).

Simona per due volte ha quasi vinto il match e per due volte ha finito per perderlo. Jelena invece al Roland Garros 2017 si è trasformata in una specialista del terzo set: ha sconfitto al set decisivo cinque delle sette avversarie affrontate, dimostrando di non avere paura nei momenti che contano. Non è più solo la ragazzina terribile che in campo alterna buffe espressioni a momenti di stizza, è diventata una campionessa Slam e, di lì a poco, anche una nuova Top 10.

1. Garbiñe Muguruza def. Angelique Kerber 4-6, 6-4, 6-4 Wimbledon, 4R
Nel Manic Monday di Wimbledon, infarcito (anche troppo) di grandi partite, la numero uno del mondo e finalista del 2016 Kerber viene eliminata dalla finalista di due anni prima, Muguruza; e insieme alla partita Angelique perde il primato nel ranking. Ma anche in una stagione disputata sotto tono, Kerber, la regina esautorata, dimostra di avere carattere e prima di cedere lo scettro mette in campo la sua migliore prestazione dell’anno.

Che non sia la giornata giusta per Angelique lo si intuisce nella prima parte del match: dà l’impressione di essere in controllo nel primo set (zero palle break concesse) e anche per buona parte del secondo; ma non basta. Garbiñe in vari frangenti sembra sul punto di cedere, però di “tigna” rimane attaccata alla partita: nel secondo set concede diverse palle break, ma riesce comunque a tenere i propri turni di servizio. E sul 5-4 a favore, coglie l’attimo: strappa per la prima volta la battuta ad Angelique pareggiando i conti: 4-6, 6-4. E così Kerber, malgrado sino a quel momento avesse dato l’impressione di avere giocato meglio, si ritrova con tutto da rifare.

Angelique non ci sta: sembra vivere la situazione quasi come un’ingiustizia, e all’inizio del set decisivo si porta avanti di un break (2-0): ma Garbiñe reagisce (2-2). Di nuovo break Kerber e di nuovo reazione Muguruza (3-3). La qualità del match, già alta, diventa altissima. La conclusione del terzo set è la fotocopia del secondo: Angelique serve sul 4-5 e cede la battuta per il fatale 6-4 definitivo.

Una partita davvero degna di due vincitrici Slam: 138 minuti di gioco con una serie di scambi di profondità e intensità come raramente capita di vedere. Saldo finale vincenti/errori non forzati: Kerber +15 (27/12), Muguruza +5 (55/50) con ben 54 discese a rete (35 vinte su 54).
Per Garbiñe questa partita è probabilmente quella della svolta dopo un periodo difficile (l’eliminazione contro Mladenovic al Roland Garros, il 6-1 6-0 subito da Strycova a Eastbourne): supera Kerber, acquista maggiore fiducia sulla propria condizione, e non si ferma più: il set perso contro Angelique rimarrà l’unico lasciato alle avversarie nel suo percorso vincente a Wimbledon.

https://www.youtube.com/watch?v=98dq5Ck8Y7U

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