Quantum Lob: in viaggio nel tempo degli NC (e non solo)

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Quantum Lob: in viaggio nel tempo degli NC (e non solo)

Episodio 1: lo stagista accidentale. Vi portiamo in un mondo parallelo, dove cambiano suoni e sensazioni. Dove il tennis giocato non c’entra nulla, eppure è tutto

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Zuri Etxebarria, stagista in scambio culturale con la versione spagnola di Ubitennis, è perplesso di fronte a quella che sembra un’anomalia spazio-temporale nel bel mezzo della redazione. “Una bizzarra anomalia spazio-temporale si è improvvisamente aperta nel bel mezzo della nostra redazione” lo informa il suo tutor. Zuri pensa “mi pareva”, ma domanda: “Di solito se ne aprono di non bizzarre?”. “Sembra che colleghi direttamente con il tennis degli anni ’90”. “Bizzarro…”. “Appunto. In pratica, ti ritrovi ai margini di qualche campo dove è in corso un torneo senza però la possibilità di andartene in giro. Abbiamo pensato che sarebbe interessante intervistare giocatori e addetti ai lavori dell’epoca sapendo ciò che sappiamo ora. “Molto interessante”. “No, non molto, altrimenti non ci manderemmo te, Zuri Etxebarria”. “Le sfide di Pete e Andre, il mio idolo Guga, Roger ragazzino!”. “Non presti attenzione, ma per questa volta ti perdono perché sei uno stagista. Tu entri nell’anomalia e, un attimo dopo, sei in un tennis club italiano a guardarti un torneo o un campionato a squadre della Federtennis. “Ma io non so nulla di quel periodo: andavo alle elementari a San Sebastián!”.

Lo sconcerto di Zuri di fronte all’anomalia è nulla al confronto di quello provocato dal folle riassunto di un decennio ridotto a novanta secondi che gli propina il suo tutor. “Adesso sai tutto, Zuri Etxebarria”. “Non c’è bisogno che mi chiami ogni volta con nome e cognome”. “Hai il tuo cellulare, Etxebarria: scopriamo dove e quando sei, ci dici chi incontri e ti passiamo le informazioni che riusciamo a trovare”. “Dubito che uotsàp funzioni attraverso l’anomalia”. “Non ti fissare sui dettagli, dai, va’”. Il viaggio non è male: vertigini, stordimento, odore di cento tubi di palle appena aperti, sussulti di un grunge morente, nausea immotivata.

Zuri riceve un messaggio del tutor con il sistema delle classifiche federali. Legge. Ciò che oggi è la quarta categoria era chiamato l’inferno degli NC, i non classificati. Nei tornei per NC, trovavi quello che ancora non sapeva con quale mano tenere la racchetta e quell’altro che se la sarebbe giocata con un attuale 3.1. Subito sopra, molto vagamente corrispondenti agli attuali terza categoria, c’erano i C, dal C4 al C1, poi i B, anch’essi divisi in quattro gruppi. I tabelloni dei tornei erano sorteggiati come nell’ATP, si partiva tutti insieme, al massimo entro due turni, ben diversamente da oggi che cominci contro un pari classifica, poi trovi uno appena sopra e via così, trattato come un fragile (inetto) bambino di prima elementare, protetto (segregato) per un paio di mesi prima di poter incontrare nel corridoio quelli di seconda. Giovanni è il giudice arbitro di questo torneo maschile riservato agli NC con una cinquantina di iscritti. Zuri comincia con le domande.

La prima cosa che si nota guardando il tabellone è che hai indicato le teste di serie, mentre altri tuoi colleghi non lo fanno. C’è una regola?
Nei tornei per non classificati, le teste di serie possono essere designate oppure no. L’indicazione è che non devi farlo se non conosci tutti i giocatori.

Quindi, li conosci tutti.
Non tutti ma la maggior parte, trattandosi di un torneo provinciale. Sono stato redarguito per questo durante una riunione di aggiornamento; tuttavia, come ho rimarcato in quell’occasione, è più onesto il mio metodo.

Rispetto a?
Rispetto al giudice arbitro che non indica le teste di serie ma, magicamente, il suo “sorteggio” fa uscire il più forte della provincia nella prima riga in alto del tabellone, quello che ci perde sempre in finale nell’ultima riga in basso e via così.

Il segno delle virgolette che hai fatto con le dita è riferito solo alle teste di serie?
No, quasi tutti i tabelloni sono compilati dal giudice disponendo gli iscritti a uno a uno: questo Tizio gioca da tre mesi e lo metto contro il figlio del presidente del circolo che ospita il torneo (altrimenti non mi chiamano il prossimo anno), l’altro mi sta antipatico e lo piazzo subito contro la testa di serie numero uno (anche se non c’è scritto “1”).

E per quanto riguarda i tornei per classificati, diciamo un torneo C?
È lo stesso discorso. Gli ingenui NC che si iscrivono, solitamente tennisti mediocri, vengono fatti giocare subito contro i C2 o i C1. La stessa sorte capita ai C4 una volta esauriti i non classificati.

Perché giocatori mediocri?
Escludendo i giovani in crescita, gli NC più forti evitano di partecipare ai tornei di C per non correre il rischio di essere classificati, così possono continuare a vincere i loro tornei e partecipare alla Coppa Italia.

Coppa Italia?
Non sai cos’è? Ma da che epoca vieni? (ci riflette, ndr). Ah, giusto, hai detto che sei spagnolo (basco, ndr). Insomma, la Coppa Italia è l’ambitissimo campionato nazionale a squadre per NC.

Ambitissimo NC? Che razza di ossimoro. E farne una competizione addirittura nazionale è una…
Attento a quello che scrivi: è tanto cara al Presidente.

Torniamo allora ai tabelloni pilotati. Non è un sistema che rischia di far diminuire gli iscritti?
Sicuramente. Prima o poi, i giocatori di classifica più bassa, e quindi la maggioranza, smetteranno di partecipare ai tornei: a parità di costo, è meglio un’ora con il maestro che 40 minuti passati a raccogliere le palline dei vincenti avversari sotto gli occhi di gente che sghignazza. E, di conseguenza, se non fai tornei, hai anche meno stimoli per andare dal maestro. Dovranno inventarsi un rimedio.

All’improvviso, vertigini, stordimento, odore di cento tubi di palle appena aperti, suoni tipici del trip hop, nausea immotivata. Arriva un altro messaggio: “Non ne capiamo il motivo, ma pare che tu abbia fatto un altro balzo: un paio d’anni in avanti rispetto a dov’eri, niente di che…”.

Seduto all’ombra di un’imponente quercia che domina il campo centrale (l’unico del circolo), dove una malcapitata NC fresca del suo primo “corso adulti” è presa a pallate dalla numero uno del tabellone che sembra impugnare la racchetta storica di Ivan Lendl, Zuri ha la possibilità di intervistare Claudia. Appena uscita dalla doccia con addosso una canottiera sbiadita dei Nirvana e poco altro a (non) nascondere il fisico da fotomodella, cattura gli sguardi anche dei più distratti e non fa in tempo ad appoggiare i gomiti sul tavolo da giardino che lo stesso viene ricoperto da piatti e bicchieri di plastica, vassoi vari con pane, mortadella, salame e crostata e una bottiglia di lambrusco. Il tutto a cura del presidente del circolo e di sua moglie, probabilmente mossi da motivazioni differenti, almeno a giudicare dallo sguardo beato di lui e da quello rabbioso di lei. Dal campo, intanto, arriva l’urlo di disperazione della malcapitata NC che, incapace di tenere il ritmo dell’avversaria, rischia di subire il perfect set.

Non pensavo che ci fossero ragazze in grado di maneggiare la racchetta di Lendl.
Non pensavo che riuscisse a giocarci qualcun altro oltre a Lendl. Parliamo di me, adesso?

Claudia, eri considerata una buona tennista da giov… ehm, da ragazzina, ma il tuo difetto, a quanto dicono, è di giocare sempre uguale, di non avere un piano B.
L’importante è avere un bel lato B. Scherzi a parte (anche se è verissimo, come potrai verificare tra un paio di minuti quando mi alzerò per andarmene), la verità è che non ho neanche un piano A. Vado in campo e cerco di colpire la palla, magari forte, fortissimo, anche se mi prendono in giro perché dallo sforzo mi si chiudono gli occhi – come se, tenendoli aperti, facesse una qualche differenza visto che non so dove devo tirare. Comunque sia, se dopo la partita il giudice arbitro viene a dirmi l’orario del giorno dopo, significa che ho vinto. Non capita spesso.

Non per contraddire la tua ironia, ma l’anno scorso eri una NC e quest’anno sei C2, un balzo di tre gradini. Qualche match l’avrai portato a casa, anche contro delle classificate.
Sì, l’anno scorso mi è rimasta dentro qualche palla di troppo. Così, a dicembre, mi hanno chiamata dal Comitato Regionale FIT: “Claudia” ha esordito con tono dolente questa persona di cui non faccio il nome, “quest’anno dobbiamo proprio classificarti, non abbiamo scelta”.

Per chiarirci, tu vorresti restare NC per sempre, qualcuno al Comitato lo sa e ti appoggia.
Mi appoggia come fa con tutti quelli non vogliono classificarsi, non perché sono bionda. Ascoltami, ho 29 anni (e 18 mesi) e un lavoro, scusa se non ho più voglia né tempo di andare in giro per la regione a cercare tornei di C per poi incassare subito un 6-0 6-1. Insomma, il tipo del Comitato ha continuato dicendo che devono promuovermi almeno a C4 altrimenti succede un casino perché ho vinto troppo, che avrei quasi i punti da C3 e bla bla.

Ah, ma allora esiste un sistema di punteggi: come funziona?
Quello ufficiale, non lo so, nessuno può saperlo; si narra di un essere mitologico rinchiuso nei meandri della sede del Comitato che passa il suo tempo analizzando tabelloni. Il sistema reale, invece, beh, lo sto raccontando adesso, sta’ attento.

Scusa…
Gli rispondo che della classifica C4 non se ne parla proprio, altrimenti mi “sorteggiano” al primo turno contro le C1. Se sono quasi C3, datemi addirittura la C2. E così è stato.

Un sistema perfetto.
Cosa può esserci di meglio? Pensaci mentre mi guardi che mi allontano.

Una ragazza da far girare la testa, da vertigini, stordimento… ah, no, è un altro balzo nel tempo: arrivano subito anche l’odore di cento tubi di palle appena aperti, una canzoncina da boy band e la nausea questa volta motivata. Qualche secondo per riprendersi e la sua attenzione è inevitabilmente richiamata da un paio di imprecazioni provenienti dal campo alle sue spalle. Si gira in… tempo per vedere che quelle parole poco civili sono seguite da una racchetta scagliata in direzione della sua fronte. Zuri pensa che, dopotutto, non dovrebbe neanche essere lì.

Michelangelo Sottili

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