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WTA 2017: una coppa, un piatto e… una montagna

Tutto, ma proprio tutto sui tornei giocati nell'ultima stagione. Trofei, vincitrici, premi

Last updated: 27/12/2017 13:08
By AGF Published 26/12/2017
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20 Min Read
Kiki Bertens - Gstaad 2017

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Seconda parte: Premi e trofei WTA

I trofei: all’inizio pensavo si trattasse semplicemente di un argomento leggero, magari adatto a farne una classifica senza grandi pretese; come questa di Bleacher Report.
Però osservando le foto delle premiazioni mi sono reso conto che le differenze fra gli oggetti comunicano qualcosa in più. È vero che in ogni cerimonia ci sono procedure di base a cui attenersi, ma poi ogni torneo finisce per avere aspetti particolari, legati alla cultura di chi lo organizza. A partire da quello che viene offerto alle giocatrici: trofei diversi per stili, dimensioni, materiali, significati. Ci sarebbe davvero lo spunto per qualcosa di più serio. Ma per affrontare l’argomento in modo profondo ci vorrebbe una competenza da ricercatore universitario. Un ricercatore che potrebbe scrivere una tesi con un titolo del tipo: “Fenomenologia del trofeo di tennis. Estetica e significato”. Un saggio che però, purtroppo, non sono in grado di scrivere.
Chissà, forse un giorno un epigono di Norbert Elias, con conoscenze sulle culture di mezzo mondo (insieme all’interesse per lo sport e alla capacità di valutare la qualità artistica dei trofei) potrà arrivare a conclusioni di spessore. Nel frattempo mi limito a riguardare le foto, e a evidenziare due o tre cose che mi riportano al livello di Bleacher Report.

La tradizione
Nei quattro tornei dello Slam i premi seguono i canoni della tradizione. Vale a dire la classica argenteria con la coppa a chi vince, e il vassoio a chi perde. C’è solo la parziale eccezione del doppio piatto di Wimbledon, con il Venus Rosewater Dish per la vincitrice.

Devo confessare che è anche l’unico trofeo del tennis che riconosco a colpo d’occhio. Secondo Wikipedia, “il piattone” di Wimbledon ha un diametro di 18 pollici e 3/4 (poco meno di 48 centimetri). Il trofeo rimane di proprietà del circolo, però dal 1949 alle giocatrici viene regalata una replica, più piccola: fino al 2006 del diametro di 8 pollici (20,3 cm), mentre dal 2007 la misura è cresciuta a 14 pollici (35,5 cm). Dunque a oggi solo Venus e Serena possiedono le due versioni del trofeo, e solo Maria Sharapova (vincitrice nel 2004) potrebbe unirsi alla famiglia Williams come titolare delle repliche con i diversi diametri.

Ma ho divagato. In realtà osservando in sequenza tutti i premi di un anno di WTA, si nota che la regola “argenteria con coppa alla vincitrice e vassoio alla sconfitta” non è prevalente al di fuori degli Slam. La adottano Roma, S. Pietroburgo, Mosca, Rabat, Tokyo (International), Pechino. E poi i due Masters della WTA (Singapore e Zhuhai). Gli altri tornei si allontanano da questo standard; chi poco, chi molto.

Metallo, ceramica, vetro
Per i trofei non esiste solo l’oggetto prezioso in metallo. In alcuni stati dell’Europa dell’est e dell’Asia viene preferita la ceramica: a Budapest, Bucarest, Seul, Taipei, Tokyo, Nanchang. Ecco Taipei:

e Seul:

Negli USA l’unico torneo che ricorre alla ceramica è Cincinnati. In Ohio offrono due vasi, di cui uno, quello per la vincitrice, è una strana anfora con i manici alla base: posizione insolita, sicuramente poco pratica, che mette alla prova i muscoli della vincitrice. Quest’anno però ha vinto Garbiñe Muguruza, che grazie alla sua solidità fisica non ha avuto difficoltà a reggere il premio:

I vasi di Cincinnati sono realizzati da un’azienda locale, che aveva fornito i premi già alla prima, lontanissima edizione del torneo, tenutasi nel 1899. E se vi piace particolarmente l’anfora “rovesciata”, c’è la possibilità di acquistare la riproduzione in formato ridotto per 60 dollari.

Fra i trofei in ceramica trovo che i due piatti di Tokyo siano, se non i più belli (occorrerebbe valutarli da vicino), quanto meno i più fotogenici:

Non mi ero invece mai reso conto di quanto fosse diffuso il vetro (e il cristallo). Lo adottano una quindicina di tornei. Hong Kong e Shenzhen lo propongono secondo la tipica regola “coppa + piatto”:

Mentre altri tornei invece hanno seguito strade differenti (vedi poi).

Classico o contemporaneo
A grandi linee si può dire che per i trofei del tennis vengono seguite due tendenze: una classica, e una contemporanea. C’è infatti chi ha deciso di modernizzare coppe, vasi, piatti e targhe, allontanandosi dalla tradizione. Ad esempio Wuhan:

e Tianjin:

A Praga gli organizzatori boemi hanno scelto una soluzione minimalista. Anche di una certa eleganza, con le scritte acidate sulla trasparenza del cristallo punteggiato dalle bolle:

Una soluzione che però ha il problema di essere poco fotogenica:

Ispirazione tennistica
C’è poi chi ha adottato “ibridi” più articolati, come le targhe-sculture di Norimberga e Quebec. Spesso chi ha preso questa strada ha utilizzato gli strumenti del tennis come fonte di ispirazione. Soggetto preferito sono sicuramente le palline, molto diffuse. Ad esempio a Båstad e Acapulco:

Dal 2015, in occasione del quarantennale della classifica calcolata al computer, la WTA ha istituito un trofeo per chi raggiunge il numero 1 del mondo; e anche in questo caso è la pallina da tennis il fulcro del disegno.

Ma sono rappresentate anche la rete, come nel premio per la finalista di Doha, e le racchette. Tutti elementi di spunto per comporre i trofei. Probabilmente il più ambizioso, con riferimenti all’intera storia del tennis, è quello di Madrid, chiamato Trofeo Ion Tiriac (Tiriac è l’organizzatore del torneo). Una scultura formata da racchette con diamanti sul manico, che si sviluppa a spirale:

Il problema di questo trofeo è che si riconoscono gli elementi che lo compongono solo osservandoli in primissimo piano. Ma basta un passo indietro e diventa uno strano oggetto non identificato, che ricorda vagamente un’arma di genere fantasy, poco associabile al tennis:

Spirali
Come per Madrid, la spirale è uno dei modi preferiti per articolare i trofei. Del resto anche sul simbolismo della spirale ci si potrebbero scrivere molti saggi universitari, con le diverse interpretazioni iconologiche. Ecco ad esempio Strasburgo:

La spirale è presente anche a Mallorca, torneo di recente istituzione, che ha introdotto due sculture geometriche che eufemisticamente si potrebbero definire “non semplici da maneggiare”. Attorno alle due aste che reggono le lettere M e O (Mallorca Open) nella scultura per la vincitrice si intrecciano appunto due spirali:

a pagina 4: i trofei di ispirazione locale e quelli per le giocatrici sconfitte

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