Dopo le polemiche scatenate da Novak Djokovic e cavalcate dalla stampa australiana sull’opportunità o meno di far continuare il gioco durante la giornata di giovedì quando la colonnina di mercurio a Melbourne Park è arrivata vicina ai 40 gradi centigradi, Tennis Australia ha ritenuto opportuno chiarire la sua posizione con un comunicato stampa, cui hanno allegato la serie storica delle temperature rilevate durante il giorno di venerdì, sia con il metodo “dry bulb” (ovvero la temperatura “secca”, quella rilevata dai termometri tradizionali) sia con il metodo WBGT (Wet Bulb Global Temperature, una formula che tiene conto di temperatura, umidità, vento e Indice UV), che è quello che regola la Extreme Heat Policy degli Australian Open.
“Come si vede dalle temperature rilevate, a Melbourne Park la temperatura è arrivata a 40,2 gradi verso le ore 14, con un valore WBGT di 31.1. Siamo quindi arrivati molto vicini ad implementare la Extreme Heat Policy (che scatta quando l’indice WBGT raggiunge 32,5 e che prevede la sospensione dei match e la chiusura del tetto sui campi principali n.d.r.) poco prima delle ore 16 – ha detto il Giudice Arbitro Wayne McKewen – Eravamo in costante contatto con i nostri esperti del Centro Meteorologico che ci aggiornavano regolarmente sulle previsioni. Il previsto calo di temperatura tuttavia è arrivato poco dopo le 16, facendo calare l’indice WBGT di quasi 5 punti in 26 minuti rendendo l’interruzione non necessaria”.
“La salute dei nostri atleti e la regolarità della competizione sono la nostra preoccupazione principale in queste condizioni – ha commentato il Direttore del Torneo Craig Tiley – Nonostante si competa in tutto il mondo in climi molto caldi, gli Australian Open sono uno dei pochi tornei che ha una policy per prevenire situazioni pericolose. Le condizioni della Heat Policy sono stabilite prima del torneo e nell’interesse della regolarità della competizione non possiamo cambiarla in corso d’opera”.