Se nelle giornate precedenti la scena era stata ravvivata dalla diatriba ancora irrisolta tra Harrison e Young, il day 3 del neonato torneo di New York non ha molto da offrire, e lo sanno bene anche i cittadini della grande mela che disertano completamente la sessione diurna dell’evento. Per i primi due match in programma gli spalti sono così scarni che si sente persino il parquet del Nassau Memorial Veterans Coliseum scricchiolare sotto i piedi dei tennisti. L’arena indoor infatti, che ha subito un lungo lavoro di ristrutturazione, può vantare – oltre ai primi campi neri in un evento ufficiale ATP – una superficie composta da 460 pannelli di legno provenienti dalla Germania e assemblati sul posto. Produzione, spedizione e installazione sono costati circa $140.000 (e sono serviti circa 870 litri di vernice nera).
‘M-M’ ALZA IL DITO – Il tennista che si è messo più in mostra finora è stato Adrian Menéndez-Maceira. Lo spagnolo sta vivendo un torneo da sogno – cominciato dalle quali – e per la prima volta in carriera ha vinto due match consecutivi nel circuito maggiore. Dopo aver trionfato al primo turno a sorpresa contro Johnson, oggi ha superato il francese Chardy in un match tiratissimo. Il numero 128 del mondo è in grado di tirare vincenti con il rovescio da ogni parte del campo, e se ci si aggiungono delle gambe da sprinter a completare la descrizione del suo potenziale il gioco è fatto. Menéndez ha dimostrato grinta a sufficienza anche nei momenti difficili in prossimità del traguardo e al prossimo turno troverà un’altro transalpino, Mannarino. Quest’ultimo ha vinto il suo incontro sfruttando il ritiro del suo avversario nel terzo set: il tedesco Gojowczyk ha lottato per più di due ore, ma dopo alcuni interventi del fisioterapista ha dovuto arrendersi alle vesciche presenti su entrambi i suoi piedi.
BYE ISNER, AVANZA KEI – Nella sessione serale si consuma la sorpresa di giornata: il moldavo Radu Albot elimina il numero 18 del mondo – nonché testa di serie n. 3 – John Isner giocando un match impeccabile. Albut non solo riesce in una discreta impresa su fondo veloce, ma lo fa avvalendosi principalmente dell’arma che caratterizza il suo avversario: la solidità al servizio. Il moldavo spunta nel tie-break del primo set e poi si fa trovare pronto quando gli si presenta l’occasione decisiva nel terzo, territorio che solitamente arride al giocatore più esperto. Questa volta non è andata così: questa per Albot rappresenta la vittoria più importante della carriera in termini di ranking (non aveva mai battuto un top 20). Conclude il programma l’ancora convalescente Kei Nishikori, che al suo secondo match ATP degli ultimi sei mesi completa una prestazione praticamente perfetta senza concedere alcuna palla break. A farne le spese è il russo Donskoy, diventato celebre nel 2017 per essere stato uno degli appena cinque giocatori in grado di battere Roger Federer, mentre qui a Long Island contro il giapponese è rimasto in campo appena 65 minuti. Si attendono comunque avversari più ostici per valutare le condizioni di Nishikori. Chissà che un Albot galvanizzato dalla vittoria su Isner possa essere test probante.
Risultati:
[4] A. Mannarino b. P. Gojowczyk 6-7(5) 7-5 4-1 rit.
[Q] A. Menéndez-Maceira b. J. Chardy 7-5 7-6(5)
R. Albot b. [3] J. Isner 7-6(5) 4-6 6-3
[5] K. Nishikori b. E. Donskoy 6-4 6-3