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Gulbis: “Non mi serve un coach. Devo correre, colpire e ritrovare fiducia”

L'ex top 10 lettone, entrato nel tabellone principale dell'ATP 500 di Dubai tramite le qualificazioni, parla a Sport360: "Mi sento nuovamente un tennista di buon livello"

Last updated: 27/02/2018 12:31
By Ferruccio Roberti Published 27/02/2018
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5 Min Read
Ernests Gulbis - ATP Challenger Bergamo 2018 (foto Antonio Milesi)

dal nostro inviato a Dubai

L’attenzione della stampa locale, inutile meravigliarsi, è incentrata soprattutto sulla testa di sere numero 1, Dimitrov, ma nelle due pagine che il popolare giornale in lingua inglese di Dubai, Sport360, dedica al torneo di casa, vi è spazio anche per una bella intervista a Ernest Gulbis, scivolato al 195° posto del ranking ATP. Un giocatore estremamente affascinante, sia per il suo tennis, che per la carriera travagliata avuta sin qui. Il tennista lettone, che la settimana scorsa ha giocato il challenger di Bergamo, perdendo da Sonego, solo venerdì mattina ha scoperto di poter entrare nel cut off delle quali di Dubai e così, da Milano, ha preso lo scalo di Vienna ed è volato negli Emirati, dove si è qualificato sconfiggendo Lacko e Travaglia. Oggi è atteso da un difficilissimo primo turno contro Pouille, ma, a prescindere, è sempre interessante riportare quanto il lettone ha da dire, a partire dalla nuova forzata frequentazione del circuito Challenger. “Non mi pesa più di tanto, ormai ci sono abituato: la mia carriera è fatta di alti e bassi. Ho raggiunto i quarti in uno Slam, per poi tornare a fare i Challenger. A quel punto sono risalito e ho centrato la top ten; poi sono nuovamente caduto giù“.

Ernest non nega nemmeno le difficoltà che si incontrano nei piccoli tornei del circuito minore: “Nei Challenger alcune volte è difficile trovare le motivazioni: sai perché sei lì, perché lo stai facendo, è parte del tuo lavoro, ma comunque è difficile”. L’ex top ten spiega anche il suo modo di approcciarsi al circuito: “Io penso sia come ogni cosa nella vita: dipende dal punto di vista in cui guardi ogni specifica situazione. Ad esempio, se fai le quali nei Challenger, è già gratificante essere in un ATP 500. Quando ogni cosa è perfettamente organizzata, ti senti come un vero giocatore di tennis, circostanza che nei challenger non sempre avviene. Per quanto gli organizzatori possano fare ogni tipo si sforzo per farti stare a tuo agio, non hanno abbastanza supporto finanziario per riuscirci: e così ti mancano le comodità a cui eri abituato sino al giorno prima e questo ogni tanto ti abbatte. Per uscirne tu devi avere un chiaro obiettivo, capire veramente perché sei lì: se non lo fai, è meglio che ti scavi una fossa, quando sei a quel livello”.

Sul suo futuro, il lettone si mantiene vago: “In questo momento è già gratificante sentirmi nuovamente un tennista di buon livelo, dopo tanto tempo: ho il solo obiettivo di raggiungere a breve qualcosa di grande per me. Non so ancora cosa sarà, se un gran torneo o una vittoria prestigiosa, ma deve essere qualcosa che veramente mi soddisfi e non mollerò sin quando non la troverò”. Impressiona anche veder girare completamente da solo nel circuito, come sta facendo lui in questo periodo, un tennista in un evento grande come questo: alcune volte si allena a Vienna col suo ex coach Gunter Bresnick, che ora segue Thiem. Anche nell’off season si sono ritrovati, e ogni tanto qualche tecnico dell’accademia del coach lo segue, ma Ernest dice di non averne bisogno: “Quando tu giochi a un livello così alto, quando lotti per una finale o una semifinale, quando sei al massimo della tua forma, alcuni consigli tattici possono fare la differenza, ma non adesso. Ora so che devo buttare la pallina in campo, correre tanto e ritrovare fiducia nel mio tennis“.

Ernests si riunì con Bresnick anche prima dello scorso Wimbledon, quando Gulbis arrivò al terzo turno, eliminato da Djokovic, dopo che il lettone aver battuto del Potro. Guardando indietro, la sconfitta contro Nole resta un rimpianto per il lettone: “Avevo dei problemi fisici e sono arrivato a Londra con pochissimo allenamento alle spalle. Se ne avessi avuto di più, avrei potuto anche batterlo, visto che stavo avanti di un break nel primo set e lui non stava bene fisicamente: magari la partita poteva cambiare e sarei stato, chissà, al quarto turno o anche ai quarti. Poi cambia tutto, diventa una storia differente, la fiducia in se stessi cambia e tutto può succedere”. Oggi giocherà contro Pouille e Ernest è fiducioso: “Lui sarà stanco dal viaggio e dalle tre ore di fuso, è un buon vantaggio per me. Farò il possibile per togliermi una bella soddisfazione“.


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TAGGED:ATP Dubai 2018Ernests Gulbis
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