ATP Dubai: Jaziri continua la corsa. Pouille resiste, semi contro Krajinovic

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ATP Dubai: Jaziri continua la corsa. Pouille resiste, semi contro Krajinovic

Il tunisino batte Tsitsipas e vola in semifinale. Pouille rimonta Sugita, sfiderà Krajinovic. Avanti Bautista Agut

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dal nostro inviato a Dubai

Il sole, che solo la settimana scorsa durante il torneo femminile aveva fatto parte del consueto scenario dell’evento, continua quasi a essere un illustre sconosciuto in questa settimana di tennis a Dubai, metropoli in continua evoluzione (in questi giorni di permanenza negli Emirati ci hanno detto sia la città al mondo con più gru presenti nel proprio skyline e, girandola un pò, non ci sentiremmo di dire che sia solo una leggenda). Un grande e moderno centro abitato che però ancora non ama il tennis.

PUBBLICO LATITANTE – D’accordo: oggi non giocavano Federer, Murray, Nadal, Djokovic e Wawrinka, tutti vincitori del Dubai Duty Free Tennis Championships, ma questa giornata dei quarti era pur sempre l’occasione per vedere quattro belle partite di tennis, nelle quali giocavano altrettanti tennisti compresi nella top 50 (tra cui il numero 15 del mondo), un giocatore giovanissimo in grande ascesa come Tsitsipas e uno di lingua araba come Jaziri. Invece, in una città da più di tre milioni di abitanti, ad assistere a queste partite – abbiamo provato a fare una stima approssimativa in eccesso – vi saranno state 800 persone nel pomeriggio, circa 2000 nella sessione serale. In molti tornei challenger di piccole città si fanno numeri maggiori: colpa – ammesso e non concesso che lo sia – anche della completa ignoranza verso il nostro sport da parte della stragrande maggioranza degli arabi e degli indiani, che costituiscono gran parte della popolazione locale. In base alla nostra esperienza personale, quando in questa settimana, girando la città, ci veniva chiesto perché fossimo a Dubai, e la nostra risposta era “per il tennis”, dall’altra parte ricevevamo quasi sempre uno sguardo perso nel vuoto. Quando poi facevamo capire che si trattava di uno sport, la risposta più usata era “oh, yes, cricket!”.

Davvero un peccato, perché il centrale di questo torneo è meraviglioso, dotato di una buonissima visibilità e con una seduta davvero comoda e ampia; il circolo, curatissimo e dal design ricercato, è sempre pieno di gente che viene qui durante tutto l’anno, per i vari pub e ristoranti che sono all’interno. Anche l’hospitality è di gran lusso e l’organizzazione è eccellente e sempre disponibilissima, anche nei riguardi della stampa. Ci vorrà però ancora tanto tempo per vedere questo stadio pieno se non gioca Federer, questa è l’impressione netta che stiamo avendo.

BAUTISTA SOLIDISSMO – Venendo alla cronaca delle partite, il programma della giornata si era aperto con il quarto tra la terza testa di serie, Roberto Bautista Agut, 23 ATP, che affrontava per la quarta volta in carriera Borna Coric, 50 ATP. Il croato aveva vinto l’unico dei quattro precedenti non giocati sulla terra e forse, aggrappandosi a questo ricordo, è partito con fiducia e reattività dai blocchi, portandosi in vantaggio con un break operato nel terzo game, tuttavia il Bautista Agut di questi giorni sembra tornato alla solidità che lo ha portato sino al n°13 del mondo: dopo la vittoria del torneo di Auckland, era incappato in tre sconfitte consecutive tra Melbourne, Coppa Davis e Marsiglia, un periodo nero che sembra potersi dire superato dopo queste tre partite di Dubai. Coric non ha giocato male, i suoi colpi sono stati profondi e soprattutto col rovescio ha trovato ogni tanto anche soluzioni spettacolari, ma non è bastato. Lo spagnolo, infatti, ha controbrekkato nell’ottavo gioco e portato il primo set al tie-break, dove due errori di misura sui punti al servizio del croato, come il rovescio in corridoio in occasione del set point, hanno consegnato il primo set allo spagnolo. Nel secondo la trama tattica non è cambiata: Borna non è stato capace di uscire dalla ragnatela tattica sapientemente ordita da Bautista, al quale è bastato strappare il servizio al croato nel nono gioco per portare a casa, dopo 1 ora e 45 minuti di partita, il successo col punteggio di 7-6(4) 6-4 e, con esso, il pass per le semifinali, raggiunte per la prima volta dopo cinque partecipazioni.

MALEK NON SI FERMA – Il secondo quarto di finale metteva di fronte due wild card – Malek Jaziri, 117 ATP e Stefanos Tsitsipas, 82 ATP – entrambe di fronte a quella che per diversissime ragioni era l’occasione più grande della loro carriera: per il 34enne tunisino le uniche due semifinali sin qui raggiunte (Mosca 2012 e Winston Salem 2015) erano a livello ATP 250; per il 19enne greco, era invece una sola la semifinale sin qui conquistata, ad ottobre scorso all’ATP 250 di Anversa. Per il primo questa era una chance forse irripetibile, per il secondo con ogni probabilità no, ma è facile immaginare come per loro questa non fosse una partita qualunque. Va dato merito ad entrambi di averla giocata con coraggio, non attendendo l’errore dell’avversario. Ne è venuta fuori un match piacevole, nel quale si è notato anche come il greco abbia già un certo carisma: a differenza di quanto avvenuto ieri con Haase, il tunisino ha avuto dalla sua un tifo molto più fiacco. Questo almeno sino agli ultimi giochi, durante i quali il pubblico è tornato caloroso, ma in precedenza solo una volta si era sentito il coro “Malek! Malek!” che ieri aveva fatto da colonna sonora alla sfida contro l’olandese praticamente per tutto il corso delle due ore di gioco.

È partito meglio il tunisino, molto incisivo col servizio (nei cinque turni di servizio del primo set, concederà appena sei punti all’avversario), aggressivo col dritto e capace, lui bimane, di staccare la mano e prodursi in spettacolari passanti con una sola. Al greco è bastato girare a vuoto nel corso del terzo gioco: dal 30-15 a suo favore, prima inciampa, poi spedisce lunga una facile volée di dritto, infine, sulla palla break, Jaziri con coraggio spara un super dritto che finisce all’incrocio delle righe. Basta e avanza al tunisino per incamerare il primo set col punteggio di 6-4. Il secondo set si decide tra il quinto e sesto gioco: sul 2-2, Tsitsipas ha un passaggio a vuoto che porta a palla break il tunisino: non entra la prima e Jaziri opta la stessa scelta che gli aveva consentito il dritto nel primo: spara con violenza la risposta di dritto che questa volta, invece che all’incrocio delle righe, si ferma in rete. Nel game successivo, con un dritto spettacolare il 19enne greco si guadagna palla break: se la gioca nella stessa maniera del suo avversario, con un dritto molto potente, centrando questa volta l’incrocio delle righe. Come accaduto analogamente nel primo set, l’unico break è quello decisivo: fatta eccezione per il quinto game, negli altri quattro turni di servizio, Tsitsipas concede solo cinque punti a Jaziri.

Si arriva così al terzo set, l’epilogo più giusto per una partita equilibrata e divertente: Jaziri esce dal campo più di cinque minuti per la sosta fisiologica, ma a quel punto entra in gioco il pubblico, come detto sin a quel momento piuttosto silente. La folla inizia a divertirsi – dopo il quinto gioco partirà una lunghissima Ola – e, contestualmente, a tifare calorosamente per Jaziri. Il tunisino sembra acciaccato, chiede anche l’intervento del fisioterapista (senza che però parta il medical time out), eppure è lui a far valere la maggiore esperienza: nel sesto gioco Tsitsipas si distrae nuovamente, come nel primo set, dal 30-15 e, a causa di un paio di brutti errori, concede palla break. La fronteggia senza coraggio, non attaccando quando ne aveva la possibilità e così, quando nel corso dello scambio si rifugia in una mal riuscita palla corta, viene punito dal tunisino. Si rivela la svolta decisiva del match: Jaziri sul 5-4 si ritrova sul 40-0, sui primi due match point gli trema la mano, sul terzo con coraggio viene a rete e chiude con uno smash che gli regala, dopo due ore, il piazzamento più importante della sua quindicennale carriera professionistica. Domani affronterà Bautista Agut per provare a dare un quarto capitolo a questa splendida favola – che si sta guadagnando giocando con coraggio, oltre che tecnicamente bene – in quello che per lui è quasi il “torneo di casa”. Malek ha un solo (e insignificante) precedente con il 23 del mondo, risalente al 2009, in un Futures spagnolo, vinto da Bautista.

POUILLE ALLA DISTANZA – Davanti a un Centrale gremito maggiormente che nei precedenti due quarti, quando il termometro indicava una piacevole temperatura di 23° è andato in scena il terzo quarto di finale, l’unico che metteva di fronte, in quella che era una sfida inedita, due teste di serie: la seconda – Lucas Pouille, 16 ATP – e l’ottava – Yuichi Sugita, 42 ATP. Il primo set è deciso da un una partenza lenta del francese, che si fa subito brekkare: Sugita, che sin qui non ha perso un set nei match contro Ivashka e Struff, approfitta dell’occasione concessa, dimostra di essere”caldo” (quest’anno agli Australian Open è arrivata la prima vittoria in carriera contro un top ten, Jack Sock) e difende con i denti la battuta, annullando nell’unico gioco sul suo servizio nel quale si arriva ai vantaggi, una palla break. Pouille alterna accelerazioni vincenti (poche) a errori di misura (la maggior parte). Già nell’ottavo game si trova, dopo un bel passante di dritto di Sugita, a dover fronteggiare una palla break che è anche set point: lo fa bene con un bel serve and volley. Si tratta solo di un rinvio: nel gioco successivo, il nipponico, quando la partita è iniziata da 39 minuti, porta a casa il primo parziale.

Il secondo parte con uno scambiarsi di occasioni sprecate tra i due contendenti: nel secondo gioco il francese spreca una palla break affossando un facile dritto in rete, nel terzo è invece bravo a sua volta ad annullarne una con un dritto inside out. Il break per Pouille è nell’aria e arriva nel game successivo, quando converte la prima delle due palle break con un dritto vincente. Inizia ormai a farsi sentire la differenza di classifica: i colpi da fondo di Pouille si fanno più penetranti e, con essi, sale la fiducia che gli permette di scendere spesse volte a rete con pregevoli attacchi in contropiede. Sugita ha un’ultima chance per riaprire il set nell’ottavo gioco, quando ha una palla break, che non riesce a convertire. La partita si chiude in pratica lì: Pouille gioca sempre meglio, mostrando di meritare l’attuale classifica; il giapponese sbaglia invece palle semplici che nel corso del primo set trasformava in vincenti. Inevitabilmente il francese conquista un filotto di cinque giochi consecutivi, che lo portano prima a equilibrare il conto dei set, poi a essere avanti 4-0 nel terzo, un vantaggio che riesce a gestire sino alla vittoria, arrivata col punteggio di 3-6 6-3 6-2 in 1 ora e 52 minuti. Per Pouille questa è la seconda semifinale consecutiva a Dubai (l’anno scorso perse da Murray). Vedremo domani se saprà fare meglio. Dall’altra parte della rete troverà la settima testa di serie, il 26enne serbo Filip Krajinovic, che ha disposto di Donskoy senza fatica alcuna (6-1 6-2 il punteggio finale). Un solo precedente tra i due, giocato pochi giorni fa a Marsiglia: vittoria al terzo per Pouille.

Risultati:

[3] R. Bautista Agut b. B. Coric 7-6(4) 6-4
[WC] M. Jaziri b. [WC] S. Tsitsipas 6-4 3-6 6-3
[2] L. Pouille b. [8] Y. Sugita 3-6 6-3 6-2
[7] F. Krajinovic b. E. Donskoy 6-1 6-2

Il tabellone completo

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