Indian Wells: facili Halep e Osaka, Kvitova soffre. Muguruza spegne la luce

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Indian Wells: facili Halep e Osaka, Kvitova soffre. Muguruza spegne la luce

INDIAN WELLS – Vittorie senza difficoltà per la n.1 Simona e per l’emergente Naomi. La qualificata Vickery sorprende Garbine. Petra Kvitova e Jelena Ostapenko costrette al terzo

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[Q] S. Vickery b. [3] G. Muguruza 2-6 7-5 6-1 (Andrea Franchino)

Garbine Muguruza debutta ad Indian Wells guardando dall’alto, metaforicamente (97 posizioni in classifica) e fisicamente (quasi 20 centimetri) la qualificata statunitense Sachia Vickery, per iniziare la sua corsa e puntare al primo titolo importante di questo 2018. Fino al 6-2, 3-0, 40-0 del secondo set il match sembra assolutamente scontato ed ordinario, la tennista spagnola viaggia tranquilla nell’aria sottile e sovrasta l’avversaria sotto ogni aspetto, tanto che il pubblico comincia a sfollare, dimenticandosi che si sta giocando una partita di tennis, dove le cose incredibili accadono quanto meno te le aspetti. La giovane americana improvvisamente decide che vale la pena giocarsi le sue chances al massimo e, come si usa dire in questi casi, lascia “andare il braccio” ed incomincia una rincorsa fatta di vincenti a ripetizione, recuperi che obbligano l’avversaria a chiudere ogni punto una volta in più e che in poco più di un’ora letteralmente schiantano una sperduta Muguruza. Il secondo set finisce 7-5 per Vickery che sfrutta il 3° set point per pareggiare il conto dei set, nella terza partita 2 doppi falli consecutivi al quarto gioco sono il segno della resa definitiva della giocatrice spagnola, che da lì in poi realizza la miseria di soli 2 punti prima di giungere al 6-1 che consente ad una incredula Sachia Vickery di celebrare la prima vittoria in carriera contro una Top Ten e festeggiare il suo ingresso tra le prime 100 giocatrici della classifica WTA. Ancora una volta Garbine Muguruza ha messo in mostra limiti, caratteriali e tattici, che una giocatrice con il suo palmares non può avere, coach Sam Sumyk è atteso da un difficile lavoro di ricostruzione psicologica se vuole permettere alla giocatrice spagnola di rimettersi in fretta dalla brutta batosta odierna.

[6] J. Ostapenko b. B. Bencic 6-4 3-6 6-1 (Andrea Ciocci)

Con quella faccia un po’ così e quel dritto fotonico, Jelena Ostapenko vale sempre il costo del biglietto. Anche ora che Elena Vesnina sta cercando di sedarne le idiosincrasie, la lettone è comunque un personaggio. Oggi, all’esordio nel primo step del Sunshine Double, ha regolato, non proprio agevolmente, la svizzera Belinda Bencic, una che ne sa qualcosa di grandi aspettative e discese in picchiata nel girone degli infermi. E che, per il solo fatto di esserne uscita, non importa se con una classifica molto meno nobile per chi è stata top 10, trasmette un’allegria rivitalizzante.
L’inizio è di marca lettone. Jelena mette in mostra tutta la sua potenza, ben distribuita da ambo lati. Anzi, sono alcuni rovesci a finire negli highlight. Non che la sua rivale rossocrociata resti a guardare. Anche lei spinge, eccome. Tanto che in un niente pareggia il conto e rischia di passare in vantaggio in un game fiume in cui spreca ben 4 palle break. L’ovvia delusione le costa il set, chiuso mestamente con un doppio fallo al decimo gioco. La seconda frazione procede regolarmente, finché non arriva un improvviso blackout di Ostapenko. La fretta la porta a commettere troppi errori, e il parziale è oramai andato. Il doppio break fissa il punteggio sul 6-3. Neanche il tempo di pregustare l’idea di un decider incerto, che è già finita. Una totale inversione di polarità riaccende il furetto baltico mentre sul fronte svizzero piomba la notte. Non balla più Belinda, a condurre le danze è Ostapenko. Il 3-0 pesante, consumato in pochi minuti, consegna il match a Jelena. Che ora affronterà la croata Martic.

[1] S. Halep b. Kr. Pliskova 6-4 6-4 (Michele Pascolini)

Simona Halep imposta una partita di routine contro Kristina Pliskova, che per classifica (77 del mondo) ed esiguo numero di partite – solo 7 quest’anno – non potevano impensierirla più del necessario. La ceca esce per prima dai blocchi e tenta un gioco di attacco a tutto spiano, possibilmente da esaurirsi con un servizio vincente (8 ace nella partita) o al massimo col colpo successivo. L’approccio rende finché mette la prima, ma precipita con la seconda, che frutta un misero 10% nei primi 4 turni di servizio perché non le consente di detenere il controllo del gioco. Alla risposta il piano è spostare Halep, vuoi lateralmente, vuoi frontalmente come quando chiude il punto del 3-1 a partire da una palla corta. Simona necessita di un po’ di tempo per trovare la giusta misura sulle potenti pallate di Kristina, ma poi diventa devastante: fronteggia la partenza ad handicap con la sua consueta determinazione e inizia a spingere decisa sul 3-4, infilando tre vincenti consecutivi che tolgono sicurezza a Pliskova. La rumena prosegue col ritmo elevato, che le frutta 6 giochi filati, 3 per vincere il set e altri 3 per cercare di indirizzare il secondo contro Kristina che appare confusa almeno quanto è elegante.

Le risposte di Halep sui piedi dell’avversaria, sia a fondo campo sia nei velleitari tentativi di serve and volley sono dirompenti nella parte centrale del match: mandano in difficoltà Pliskova che compie 21 errori contro 6 nel primo set. Pliskova si riprende sullo 0-3 mentre Halep si concede una piccola pausa. Anche su consiglio del coach – pur se non intendiamo il ceco – introduce alcune variazioni di ritmo come dritti in chop e  palle corte, e libera il braccio alla risposta, più anticipata e meno strappata, per salire 3 pari. Qui Halep si riprende il necessario per ottenere il suo sesto break (da notare: 6 break su 6 per Halep, 4/4 per Pliskova, nessuna palla break salvata nel match) grazie al suo rovescio bimane, prima con un macigno di risposta di rovescio dalle tribune laterali su un angolatissimo servizio slice mancino, e poi con un passante incrociato spalle alla rete giocato in recupero di un lob molto profondo. La partita si esaurisce su questo break, perché Pliskova sbaglia malamente la misura delle ultime risposte, assommando alla fine 33 errori contro 12. In 75 minuti la numero 1 del mondo si issa nel suo nuovo completo rosa e nero, che in verità non esalta la sua struttura minuta, al match che la vedrà di fronte a Cibulkova o Dolehide. Non saranno queste le sfide significative sul suo cammino verso la seconda settimana del torneo: Halep appare pronta, concentrata e motivata.

[9] P. Kvitova b. Y. Putintseva 6-7(4) 7-6(3) 6-4 (Corrado Boscolo)

Vince sudando tutte le camicie dell’armadio Petra Kvitova. La mancina ceca prosegue il suo cammino ad Indian Wells sconfiggendo al secondo turno Putintseva. La giovane kazaka, impegolata in un inizio di stagione opaco (5-5 il record nel 2018) per poco non firma una delle sorprese di giornata. Primo set non eccelso. Kvitova cuce e strappa, alterna vincenti a tanti errori, subisce il break, recuperandolo subito. La caparbietà di Putintseva irretisce la due volte vincitrice dei Championships, che è costretta a rimetterci una pezza sul 3-5 in suo sfavore. Kvitova quando accelera lascia l’avversaria a metri di distanza, ma sbaglia anche chiusure banali: lei conduce le danze, nel bene e soprattutto nel male, almeno oggi. Epilogo al tie break: Kvitova fa di tutto per perderlo e ci riesce. Ceca disastrosa col dritto, Putintseva lottatrice e premiata. Secondo parziale che ricomincia com’era finito il primo: tantissimi errori per la ceca, tanto remare per Putintseva. Di punto in bianco Kvitova si ridesta: break a zero per il 5-3. Ma la fiamma si spegne subito. Controbreak immediato e si torna in parità. Kvitova non si scrolla di dosso i problemi, Putintseva manca qualche occasione di troppo. Secondo tie break di giornata e ultimo appello per Petra, che risponde presente, anche se sottovoce: di riffa o di raffa porta a casa il secondo set dopo 2h e 25. Putintseva non sfrutta 4 palle break, Kvitova commette 29 unforced. Set decisivo che parte con uno scambio di break, poi è Putintseva che trova l’allungo per il 4-2. La mancina di Bilovec reagisce, recupera il game perso e pareggia allo scoccare delle tre ore di gioco. Da lì la ceca non si ferma, infila un altro break e porta a casa un match a dir poco indecifrabile, eguagliando la serie di vittorie più lunga in carriera (14).

N. Osaka b. [31] A. Radwanska 6-3 6-2 (Michelangelo Sottili)

Dopo l’ottimo incontro giocato con Sharapova, la ventenne Naomi Osaka, n. 44 WTA, si conferma nella sfida inedita contro Agnieszka Radwanska, un’avversaria dal gioco completamente diverso che, tuttavia, riesce a domare senza grossi problemi. Aga va per vie centrali testando la precisione dei colpi giapponesi e l’inizio sembra darle ragione con regali che arrivano generosi, soprattutto dal lato sinistro. Osaka riesce ad aggiustare un po’ la mira e serve delle buone prime; anche Radwanska, pur non cercando il punto diretto, non è precisa e la partita procede senza grosse emozioni, tanto che bisogna attendere il sesto gioco per vedere il primo punto “da maga”. Sono però i gratuiti della polacca a permettere l’allungo di Naomi che può incamerare il primo set liberando finalmente i suoi colpi. Secondo set decisamente più vivace con Radwanska che cerca di essere più propositiva, ma la potenza e l’esplosività di Naomi, ormai più rilassata, sono incontenibili e non le lasciano scampo. Al di là dei meriti dell’avversaria, resta la prova poco convincente di Aga che continua il periodo incolore dopo aver chiuso la scorsa stagione al n. 28, mai così in basso negli ultimi dieci anni. Al prossimo turno, la ragazza di Osaka, che ha così battuto un’ex n. 1 e un’ex n. 2, troverà la giustiziera di Garbine Muguruza, Sachia Vickery.

GLI ALTRI INCONTRI (Roberto Ferri)

Erano 39 alla partenza le giocatrici appartenenti a Paesi dell’est Europa iscritte al tabellone principale del torneo. Non sorprende quindi che nel secondo turno molte di loro siano state protagoniste di eccellenti performance. Cominciamo con due teen ager: una bielorussa e una ceca. La diciannovenne bielorussa Aryna Sabalenka (n. 63 WTA) ha battuto in due set la russa Svetlana Kuznetsova finalista qui lo scorso anno ma al rientro dopo una sosta durata oltre tre mesi a causa dell’operazione al polso, mentre la diciottenne ceca Marketa Vondousova, numero 54 mondiale, ha compiuto la medesima impresa seppure con più fatica contro Johanna Konta, numero 11 del ranking mondiale, e non in grado di trasformare 9 delle 12 palle break avute a disposizione.

Peccato che ora una delle due campionesse in erba debba necessariamente lasciare il torneo, poiché incroceranno le racchette l’una contro l’altra al terzo turno. La quinta favorita del torneo, la ceca Karolina Pliskova bissa il successo dello scorso anno contro la rumena Irina Begu. Fatica un po’ nel primo set nel quale le due protagoniste si concedono reciprocamente il servizio per due volte ed è costretta a ricorrere al gioco decisivo, ma poi dilaga nel secondo parziale sospinta da un clamoroso 86% di prime in campo. Al quinto tentativo la francese Kristina Mladenovic è riuscita a spuntarla con un doppio 7-5 contro l’australiana Samantha Stosur che l’aveva sempre battuta. La sua prossima avversaria sarà la cinese Qiang Wang che ha superato la 22esima testa di serie del torneo Elise Mertens in rimonta dopo avere perso il primo set 6-4. Vittoria anche per la sua connazionale Shuai Zhang che ha sconfitto la qualificata statunitense (di nascita russa) Sofia Kenin, classe ’98.

A vendicare la giovane statunitense ci ha pensato la newyorkese di nascita, ma residente in California, Coco Vandeweghe che, sotto gli occhi di Rod Laver, ha battuto in due set tra loro molto diversi nel punteggio seppur non nello stile  puramente muscolare, l’estone Kaia Kanepi, l’unica giocatrice al mondo probabilmente in grado di darle dei severi grattacapi anche in una gara di braccio di ferro. Dopo aver subito un bagel nel primo set la Kanepi ha aumentato considerevolmente la percentuale di prime battute in campo e si è arresa solo al tie break. Giornata no per l’Australia che dopo aver perso in campo maschile Kyrgios per ritiro e Samantha Stosur contro Kiki Mladenovic, ha perso anche Ashleigh Barty che ha ceduto in due set alla greca Maria Sakkari, figlia d’arte. Sua madre Angeliki Kanellopoulou fu infatti numero 43 del mondo sul finire degli anni ’80. Salutano la California la testa di serie numero 25 e 30 rappresentate da Barbora Strycova e Dominika Cibulkova; la prima per mano della croata Petra Matic e la seconda della diciannovenne wild card statunitense Caroline Dolehide, numero 165 del mondo e già al primo turno capace di battere in rimonta la connazionale Shelby Rogers.

Risultati:

Q. Wang b. [22] E. Mertens 4-6 6-3 6-3
[14] K. Mladenovic b. S. Stosur 7-5 7-5
M. Vondrousova b. [11] J. Konta 7-6(5) 6-4
A. Sabalenka b. [19] S. Kuznetsova 6-4 6-3
P. Martic b. [25] B. Strycova 7-5 6-4
N. Osaka b. [31] A. Radwanska 6-3 6-2
[9] P. Kvitova b. Y. Putintseva 6-7(4) 7-6(3) 6-4
[1] S. Halep b. Kr. Pliskova 6-4 6-4
[17] C. Vandeweghe b. K. Kanepi 6-0 7-6(6)
[6] J. Ostapenko b. B. Bencic 6-4 3-6 6-1
M. Sakkari b. [16] A. Barty 6-4 6-2
[32] S. Zhang b. [Q] S. Kenin 6-2 6-3
[WC] A. Anisimova b. [23] A. Pavlyuchenkova 6-4 6-1
[WC] C. Dolehide b. [30] D. Cibulkova 5-7 6-3 6-4
[5] Ka. Pliskova b. I.C. Begu 7-6(4) 6-1
[Q] S. Vickery b. [3] G. Muguruza 2-6 7-5 6-1

Il tabellone femminile

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