Mondo Challenger: le prime volte di Quinzi, Eubanks e Gunneswaran

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Mondo Challenger: le prime volte di Quinzi, Eubanks e Gunneswaran

Gianluigi a Francavilla rompe il ghiaccio e torna sotto la luce dei riflettori. Eubanks sbanca Leon, l’indiano sorprende tutti ad An-Ning. Secondo titolo del 2018 per Rubin

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Francavilla (Italia, $43.000, terra) – [WC] G. Quinzi b. C. Ruud 6-4 6-1

Gianluigi, finalmente. L’ex salvatore della patria del tennis azzurro, sotterrato dalle aspettative di un popolo per lunghissimo tempo digiuno di campioni, si è all’improvviso destato. Il primo titolo challenger in carriera è arrivato sulla costa abruzzese facendo fruttare una wild card gentile omaggio dell’organizzazione, nel corso di un torneo notevolissimo, vinto tutto sommato con sorprendente agio. L’ostacolo alto s’è rivelato essere il sodale invitato Andrea Pellegrino, saltato in sede di quarti al terzo set. Per il resto, percorso netto, con il bonus della conquista di scalpi non male: Luca Vanni, Tallon Griekspoor e soprattutto Casper Ruud, sconfitto in finale in modo molto netto, sono discreti cagnacci a queste latitudini. Gianluigi torna al numero 265 delle classifiche e non si può non sperare che a Francavilla, infine, il ghiaccio sia stato rotto. Auspicando prossime, ulteriori buone novelle.

Tallahassee (USA, $75.000, terra) – N. Rubin b. M. Polmans 6-2 3-6 6-4

Altro prospetto lungamente atteso e in vena di dar segnali di vita: Noah Rubin fatica a rimanere aggrappato al tennis di vertice nonostante i noti investimenti sul pargolo prodotti dalla speranzosa famiglia nel corso degli anni, ma dedizione e spirito di sacrificio stanno iniziando a portare risultati soddisfacenti. A Tallahassee, seconda tappa sull’har-tru della Florida, il buon Noah ha insieme bissato il trionfo ottenuto a Noumea nella prima settimana dell’anno, conquistato il primo titolo su terra in carriera (quarto in assoluto) e rimesso piede tra i primi duecento giocatori del globo. Liberatosi di rivali scomodi come Denis Kudla e il caldissimo Hugo Dellien, recente vincitore a Sarasota, Rubin è approdato al duello decisivo, dove ha sconfitto al sesto match point il sempre più sorprendente rappresentante down under Marc Polmans. L’australiano, ora arrampicatosi fino al best ranking di numero 168 ATP, ha sprecato la chance di replicare il titolo conquistato un paio di mesi fa a Launceston, nondimeno prolungando una stagione rovente (record di trentuno vittorie a fronte di sei sconfitte e quattro titoli conquistati su tre superfici diverse).

An-Ning (Cina, $150.000, terra) – P. Gunneswaran b. M. Safwat 5-7 6-3 6-1

Il botto più imprevedibile è provenuto dal maxi evento cinese, laddove i prize money sono sempre inversamente proporzionali alla qualità dei tabelloni via via presentati. Livello basso fin che si vuole, ma la notizia è di quelle rilevanti: battendo in finale l’egiziano Mohamed Safwat, l’assegno da centocinquantamila biglietti verdi l’ha messo in tasca Prajinesh Gunneswaran, ventottenne indiano capace, prima della deflagrazione della settimana scorsa, di vincere tre partite su terra a livello challenger in tutta la carriera (e di giocarne undici in totale, varrebbe la pena dire). Favorito da un percorso tutt’altro che impossibile – solo una testa di serie affrontata, il coreano Soon Woo Kwon nei quarti di finale – Guenneswaran ha acciuffato il primo trionfo della vita in un torneo di secondo livello e guadagnato più di ottanta posizioni nella classifica ATP, dove da questa mattina assapora il best ranking al numero 176. Studente in business administration presso l’Università di Londra e portatore del punto decisivo nel recente tie vinto contro la Cina in Davis, Gunneswaran alza a tre unità il contingente indiano nella top 200, aggregandosi a Yuki Bhambri (85) e Ramkumar Ramanathan (120).

Leon (Messico, $75.000, cemento) – C. Eubanks b. J-P. Smith 6-4 3-6 7-6(4)

Occhio a Christopher Eubanks. Autocitarsi non è elegante, eppure chiediamo la grazia: “Il giocatore da Georgia Tech promette prossime soddisfazioni”, abbiamo scritto la settimana scorsa dopo che Christopher era uscito perdente dalla prima finale challenger in carriera, ceduta solo al tie break del terzo a Marcelo Arevalo. Il tizio sta arrivando e certo non era difficile prevederlo: stavolta il gioco decisivo del terzo set gli ha detto bene, e il primo trofeo della carriera è giunto al termine di una pugna all’ultimo sangue contro John-Patrick Smith, atipico volleatore da Townsville, Australia. Fisicamente debordante e aggressivo il giusto, Eubanks ha tutto per chiudere l’anno nei cento: ricordiamo che al professionismo vero è passato solo in ottobre dopo aver chiuso con profitto l’esperienza collegiale. Al termine della prossima estate sul cemento nordamericano potremmo dover parlare di lui in termini molto diversi.

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