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Reading: Secondo un nutrizionista Djokovic soffre di un disturbo alimentare
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Secondo un nutrizionista Djokovic soffre di un disturbo alimentare

Fa scalpore l'opinione di tale Jürg Hösli, che sostiene che il serbo soffra di "ortoressia", una ossessione per l'alimentazione sana che ha danneggiato il metabolismo di Djokovic fino a incapacitarlo

Last updated: 01/05/2018 18:14
By Raoul Ruberti Published 30/04/2018
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7 Min Read


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Sul fatto che Novak Djokovic sia oggi l’ombra del tennista che fino a 22 mesi fa dominava il circuito, puntando seriamente al primo Grande Slam dai tempi di Rod Laver, ci sono pochi dubbi. A testimoniarlo ci sono i risultati, che nel tennis contano più di ogni altra cosa. Già dai primi momenti di flessione, tutti si sono lanciati in massa alla ricerca di una causa: l’infortunio al gomito, il crollo motivazionale, i problemi coniugali, il ruolo di Pepe Imaz, fino alla gestione schizofrenica del team, smontato e rimontato in breve tempo.

Se è evidente che tutti questi elementi, in diverse misure hanno indubbiamente avuto una influenza sul rendimento sportivo di Djokovic, è altrettanto evidente che puntare il dito su uno solo è una semplificazione, utile giusto a tirare fuori un titolone sul serbo anche ora che non trionfa più nei tornei. In certi casi, poi, pontificare sulla crisi dell’ormai ex Robo-Nole può servire anche a guadagnarsi un po’ di notorietà di rimando, come sembra star provando a fare in queste ore un certo Jürg Hösli.

Se il nome non vi suona familiare siete in buona compagnia: Hösli è un nutrizionista svizzero, con un discreto seguito su Facebook, che pur non avendo precedenti noti nel tennis ha deciso di cimentarsi in una diagnosi che spiegherebbe in toto come mai Djokovic non è più in grado di battere neppure avversari modesti come Daniel, Paire e Klizan. La parola chiave è “ortoressia” (dal greco orthos, corretto e orexis, appetito), un disturbo alimentare descritto come una attenzione eccessiva alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche.

Il un post sulla pagina social a suo nome, che conta oltre 28.700 follower, Hösli ha esordito dichiarandosi un ammiratore di lunga data del serbo, aggiungendo però di essersi preoccupato subito all’annuncio della dieta strettamente gluten-free, priva di latticini e a ridotto contenuto di zucchero di Djokovic: “mi chiedevo quando sarebbe arrivato il momento della verità. Oggi vediamo il risultato”.

La ricerca di una alimentazione sana dovrebbe essere obiettivo di ogni atleta ma in questo caso il serbo “non si rende conto delle conseguenze a lungo termine”. Quello di Djokovic, in effetti, è un approccio al cibo che talvolta sembra sfociare nell’ossessione. L’apertura di un ristorante vegetariano a Montecarlo e il lancio della sua linea di snack e drink energetici sono il risvolto pubblico delle sue piccole manie quotidiane: il serbo acquista soltanto cibo organico, cuoce tutti i suoi pasti da sé anche in tour e mangia con lentezza, evitando rigorosamente televisione e smartphone.

“All’inizio il corpo aumenta notevolmente il passaggio di ossigeno nelle cellule, facendo sentire più forti” spiega Hösli nella sezione più scientifica del suo post. “Ma nella muscolatura viene prodotto sempre meno acido lattico e quindi anche meno lattato. In passato, il lattato è stato considerato da molti come pericoloso, ma allo stato attuale della scienza è considerato non solo un rifiuto formato dal sovraccarico del muscolo, bensì anche una importante fonte di energia di riserva quando si raggiunge il limite”.

Segue poi una analisi di ciò che sta accadendo nel corpo dell’ex numero uno, e di ciò che accadrebbe se non arrivasse una graduale inversione di tendenza con la reintroduzione dei carboidrati: una iperattività del sistema immunitario, che porterebbe a un incremento di infiammazioni e allergie; una maggiore irritabilità e una peggior resistenza allo stress; un crollo della qualità del sonno, che renderebbe impossibile addormentarsi senza l’aiuto dei sonniferi. La lista prosegue con una serie di effetti disastrosi anche nei rapporti umani, fino a parlare di tendenze suicide.

La conclusione è che quella di cui soffre Djokovic sia una sindrome da burnout a tutto tondo, provocata dallo sconquassamento al quale ha sottoposto il proprio metabolismo anaerobico negli ultimi cinque anni, e gli scenari prospettati sembrano terribili. In certi casi, anche un po’ accentuati. Chiamarlo addirittura sciacallaggio sembra eccessivo, anche perché è da escludere che Hösli possa avere ragione, eppure almeno una domanda sorge spontanea: su quali basi il professore ha stabilito la condizione di Djokovic?

Molto difficile, per non dire impossibile, che lo abbia visitato o che abbia ricevuto informazioni di prima mano su questioni così personali. Rimane quindi l’opzione più probabile, ovvero che Hösli si sia basato sulle apparizioni pubbliche di Djokovic, su schermo o dal vivo, e su ciò che è di dominio pubblico già da tempo riguardo le sue scelte alimentari. Al netto delle indiscutibili competenze dello svizzero – e pur considerato che anche Igor Cetojevic, il nutrizionista che diagnosticò l’intolleranza al glutine a Djokovic, la sospettò guardandolo agli Australian Open 2010 in televisione – sembra troppo poco per sentenziare su un argomento così delicato.

Meglio provare a dare retta al diretto interessato, ancora per un po’. Per quanto le sue dichiarazioni vadano sempre inserite nel contesto di un atleta che deve vendere la propria immagine – e anche questa, per Djokovic, sembra essere una piccola ossessione. Intervistato a Barcellona dalla testata serba Novosti, Novak ha imputato i suoi insuccessi al ritorno in campo a una mancanza di continuità, il suo punto di forza negli anni. “Quello che una volta era routine ora non funziona. Devo prima abituarmici e poi correggere il gioco“.

I problemi fisici hanno richiesto modifiche tecniche, evidenzia ancora Djokovic, così i pezzi del puzzle non si incastrano più come prima. E la fretta di tornare in campo appena ha smesso di provare dolore non lo ha aiutato sul piano della fiducia: “Sono tornato prima di quando avrei avuto bisogno di fare, e questo ha portato a sconfitte che devo accettare come parte del prezzo del ritorno”. Di alimentazione non parla, e difficilmente parlerà se non in maniera positiva. Ma a dar retta a Jürg Hösli, il prezzo più alto lo sta pagando proprio lì, e i fan con lui.


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