Halep vince la paura. In finale a Roma ritroverà Svitolina

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Halep vince la paura. In finale a Roma ritroverà Svitolina

ROMA – Forte della maggiore freschezza atletica, la romena rimonta Sharapova e si regala una occasione-fotocopia per il titolo al Foro Italico

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dall’inviato a Roma

Quello tra Simona Halep e Maria Sharapova non era soltanto un incontro di semifinale, per quanto ciò sarebbe bastato a riempirlo di significati pesanti. Era lo scontro tra chi è numero uno oggi – e a Roma ha fatto già abbastanza da esserlo ancora per una settimana – e chi vuole tornare a esserlo, a spese di ognuna delle altre. Per fortuna di Halep, il risultato ha finito per seguire la logica più che la storia: dal turbine di occasioni prese, perse e restituite a uscire vincitrice è lei, che ora punta a cambiare il risultato della stessa finale dello scorso anno.

 

CORAGGIO HALEP – Nel set decisivo la vittoria è sempre sembrata destinata a lei, brava a prolungare gli scambi fino all’inevitabile colpo più lento dell’avversaria. Eppure a un certo punto c’era stato il rischio che tutto andasse come troppo spesso è andata, con Halep che cede ai nervi quando la posta in palio è tantissima. “È nella mia testa, ho paura di servire” ha detto a coach Darren Cahill al termine del primo set, in cui era assalita dai vincenti in risposta della siberiana e non era mai riuscita a difendere un turno di battuta. La girandola di break (19 in tutto l’incontro) non ha aiutato nessuna delle due a confermare la fiducia ottenuta da un colpo ad effetto, da un braccio di ferro vinto o da un regalo dell’avversaria. A fare la differenza principale è stata allora la freschezza atletica. Il quarto di finale di Sharapova era durato più ore di quante Halep ne avesse giocate nell’intero torneo.

Sebbene Sharapova abbia scansato subito ogni attenuante, è chiaro che giocare contro una avversaria scesa in campo la metà delle sue volte sia stata una complicazione aggiuntiva. Specialmente considerando che non le capitava da molto tempo di arrivare così in fondo a un torneo importante. La sconfitta di oggi non smentisce comunque le sensazioni di ieri: Masha è sempre più vicina al livello di un tempo, tanto che il Roland Garros non sembra del tutto un miraggio. Specialmente ora che si è riunita con Thomas Hogstedt, il coach che la portò a vincere a Parigi nel 2012 lo Slam che le mancava. Ma se il talento, la potenza e la forma atletica crescono di giorno in giorno, ciò che Maria non riesce a recuperare dalla sua versione pre-scandalo è l’aura che la circondava, spaventando quasi tutte le altre e dandole un piccolo, fondamentale vantaggio nei momenti buoni per far girare un match. Non è un caso che Halep avesse perso tutti e sette i precedenti fino al 2016, ma si trovi ora 2-0 negli scontri diretti giocati dopo la squalifica.

ROMA DA DIFENDERE – Halep ritroverà domani Elina Svitolina, per una rivincita a dodici mesi di distanza. L’ucraina conferma uno splendido feeling con Roma, a cui ha promesso di dedicare un tatuaggio nel caso in cui riuscisse un giorno a ottenere cinque titoli record al Foro (gli stessi della record-woman Chris Evert). La strada è lunghissima ma intanto Elina è di nuovo nel match finale, grazie al successo contro la sorpresa Anett Kontaveit. Il loro primo confronto ha dato vita a due set di bel confronto tattico: dopo aver intrappolato i primi game nel palleggio da fondo, tenendosi comunque vicina alla riga, Svitolina ha subìto il ritorno dell’estone che ha iniziato ad attaccare di più la palla, entrando in campo ogni colpo di più. Le due si sono stimolate a vicenda nell’inserire ogni volta un upgrade nel loro gioco, finché a trionfare è stata la tennista capace di trovare una soluzione in più dell’avversaria.

Una remata da oltre quindici colpi, terminata forzando un errore, e poi subito un serve and volley hanno chiuso il primo set. E quando Svitolina si è giocata anche l’ultima carta, quella dei vincenti da fondo, Kontaveit si è ritrovata senza nulla in mano e ha iniziato ad andare in confusione“Lei aveva una risposta per ognuna delle cose che facevo” ha detto nel dopo-partita, “mi ha costretto a forzare alcune soluzioni, a provarne altre che avrei voluto evitare”. Colpire con un margine di errore maggiore ha finito per farle sbagliare qualche scelta, venendo punita da colpi che hanno dato ulteriore morale alla campionessa in carica, come il lob vincente dopo il quale ha mostrato il bicipite al pubblico romano.

“Lo scorso anno sono venuta qui cercando esperienza e fiducia” sono state le parole di Svitolina dopo il successo. “Adesso penso che siano parte del mio gioco, parte di me”. Fin qui le sono bastate per tornare alla stessa finale di un anno fa. Ma molte cose sono cambiate, nel frattempo, e ora va rigiocata tutta da capo.

Risultati:

[4] E. Svitolina b. A. Kontaveit 6-4 6-3
[1] S. Halep b. M. Sharapova 4-6 6-1 6-4

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WTA Miami: Kvitova piega Alexandrova al terzo, trova Cirstea in semifinale

La ceca non aveva mai raggiunto il penultimo atto in Florida e lo giocherà da favorita contro la rumena

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Dopo i ritardi causati dalla pioggia il tabellone femminile ha la sua seconda semifinale: Petra Kvitova ha battuto sul Centrale del Miami Open all’Hard Rock Stadium, Ekaterina Alexandrova dopo un match di grande tensione da parte di entrambe per la posta in palio. L’esperienza della ceca le vale un ruolo da favorità nella semifinale di venerdì contro Sorana Cirstea, pur reduce dallo scalpo prestigioso di Sabalenka. Si tratta della dodicesima stagione in cui la ceca raggiunge almeno una semifinale a livello di WTA 1000, un record da quando esiste la categoria

[15] P. Kvitova b. [18] E. Alexandrova 6-4 3-6 6-3

 

L’unico precedente (+ un walkover) tra le due giocatrici è ormai lontano 3 anni, pur dominato da Petra all’Australian Open 2020. Oggi le due ragazze sono molto più vicine in classifica e nel rendimento.

PRIMO SET – Primo game del match subito particolarmente lungo: Alexandrova sbaglia un dritto in diagonale e commette un doppio fallo, concede una palla break, ma la annulla con un meraviglioso rovescio lungolinea in controbalzo. La russa mette più volte la prima e riesce così a tenere il servizio. Kvitova ha altre due palle break per un altro doppio fallo della russa, ma la ceca sbaglia due dritti. La chance buona è la terza, con Alexandrova che concede ancora con il dritto. La tennista boema è solida con la battuta, meno la russa che rischia di lasciare ancora qualcosa per strada, ma tiene i successivi due turni. La ceca lascia andare i colpi avanti 5-3 in risposta, incide in un paio di casi con la risposta di dritto e la 28enne di Čeljabinsk commette un doppio fallo: è poi brava a risalire con un ace e uno splendido lungolinea di rovescio. Kvitova va a servire per il set e si conferma intoccabile, scagliando anche un ace di seconda e chiudendo il primo set per 6-4, tenendo la battuta a zero.

SECONDO SET – Alexandrova rischia già qualcosa all’inizio del secondo set con una risposta vincente di Kvitova, ma la numero 18 del mondo si salva aggrappandosi alla prima di servizio ai vantaggi. La due volte campionessa di Wimbledon concede per la prima volta palla break nel match con un doppio fallo, ma la annulla prontamente con una curva da sinistra al servizio e con un dritto debordante in lungolinea. L’attuale numero 12 del mondo concede un’altra palla break, annullata da un’altra prima vincente. Aumentano però gli errori per la ceca che commette un secondo doppio fallo nel quarto gioco, ma la russa sbaglia la risposta e Kvitova riesce ad uscire da un turno di servizio avendo annullato ben quattro palle break. Alla fine il break per la russa arriva con una splendida smorzata e una risposta in allungo stretta di rovescio, per salire al comando sul 4-2. La russa non concede più chance sul suo servizio, è fredda e chiude il secondo set con il punteggio di 6-3.

TERZO SET – Il terzo set, iniziato dopo una lunga pausa, fila via liscio come l’olio fino al 3 pari e come spesso accade è la seconda metà del set decisivo a condensare tutte le emozioni di un match così teso ed equilibrato. Kvitova annulla una delicata palla break nel settimo gioco ed esulta come se avesse vinto quando tiene il turno di servizio: di fatto lascia intendere che il turning point del match è appena passato. Sarà così sul serio, dopo il cambio di campo la tensione tradisce Alexandrova che commette due doppi falli gravissimi prima di cedere la battuta ai vantaggi. Sul 5-3 la russa è incredula quando un suo dritto in ginocchio esce di pochi millimetri e scaglia a terra la racchetta con rabbia. Anche Kvitova si concede un doppio fallo sul primo match point, ma il secondo è quello buono per centrare la semifinale e sfoderare il suo classico, bellissimo sorriso.

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Andreescu, è lesione a due legamenti della caviglia. “Ma poteva andare peggio”

La campionessa dello US Open 2019 riferisce: “Affronterò questo periodo giorno dopo giorno e tornerò presto in campo”

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Bianca Andreescu - Miami 2023 (foto Twitter @SportsHorn)

“Ho subito una lesione a due legamenti della caviglia sinistra”. Così Bianca Andreescu, dopo essersi sottoposta agli esami clinici del caso, fa luce sugli esiti del brutto infortunio rimediato al WTA di Miami. La canadese si è dovuta ritirare durante il match contro Ekaterina Alexandrova uscendo dal campo su sedia a rotelle e facendo preoccupare tutto il mondo del tennis. Un vero peccato anche perché nelle partite precedenti la campionessa US Open 2019 era apparsa in ottima forma, superando Emma Raducanu, Maria Sakkari e Sofia Kenin. “Difficile dire ora quanto tempo ci vorrà per recuperare, ma posso dire che sarebbe potuta andare peggio – dice Andreescu, che aveva affermato di aver sentito il dolore più terribile mai avvertito -. Affronterò questo periodo giorno dopo giorno, sono fiduciosa che grazie al lavoro e alla riabilitazione potrò tornare presto in campo. Il percorso è già iniziato, vi terrò aggiornati”.

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WTA Miami, Cirstea dopo la vittoria su Sabalenka: “Non le lo ho lasciato dettare i punti, il servizio mi ha aiutato nei momenti cruciali”

La rumena Sorana Cirstea torna in semifinale di un WTA 1000, dopo 10 anni: “Il mio livello è stato alto anche i passato, solo che mi è mancata continuità”

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cirstea iw 2

Dieci anni dopo la sua prima semifinale in torneo di categoria ‘mille’, ad una settimana dal suo 33esimo compleanno (compirà gli anni il 7 aprile), Sorana Cirstea ritorna ad assaporare il gusto della vittoria nei quarti di finale di un evento del circuito così prestigioso. Dal WTA 1000 di Toronto 2013 dove si arrese all’immarcescibile Serena Williams, al penultimo atto in Florida dove attende la vincente di Kvitova-Alexandrovarinviata al programma odierno a causa della pioggia torrenziale abbattutasi su Miami nella serata di ieri -. Il successo su Sabalenka è stata per la romena l’occasione giusta per ripercorrere nel post-gara le vicissitudine di questo decennio di lontananza dall’élite del tennis femminile mondiale, con anche qualche curiosità venuta a galla come l’essere cresciuta a suon di gelati per via dell’azienda di famiglia.

DSi è potuto notare svariate volte che Aryna [Sabalenka, ndr] durante i cambi di campo prima di sedersi si mettesse un impacco di ghiaccio in testa, per poi coprirsi il volto con un l’asciugamano. Si è capito dunque che stesse lottando tanto per contrastare il caldo. Tu invece mi sei sembrata molto più calma, quasi come se non stessi per nulla sudando. Com’è stato affrontare e vivere tutte queste situazioni? Potresti dire che sei stata in grado di approfittare della sua stanchezza?

Sorana Cirstea: “Ad essere onesta, non mi sono resa minimamente conto della sua sofferenza. Per quanto riguarda me, invece, posso solo dire di ritenermi estremamente fortunata dato che in tutta la mia carriera non ho mai avuto gravi problematiche in partita nel sopportare il caldo. Ad esempio posso dire di non sapere fortunatamente cosa si provi ad avere i crampi, non li ho mai avuti. In generale poi, non ho mai avuto problemi al riguardo. Anzi mi è sempre piaciuto molto giocare al caldo, non mi dispiace affatto. Dunque, dalla mia prospettiva è stato semplicemente un giorno di lavoro come un altro. Naturalmente, però, penso che il mio personale rapporto con certe condizioni atmosferiche abbia rappresentato indubbiamente un vantaggio decisivo nel match, tuttavia nel corso dei miei anni di carriera non ci ho mai prestato veramente attenzione. Ultimamente, però, sto iniziando a rendermi conto che io riesca ad esprimere il massimo delle mie potenzialità con un clima caldo più di quanto riescano a fare la maggiore parte delle altre giocatrici“.

 

DPrima del torneo avevi parlato del tuo coach e di come ti aiuti ad affrontare ogni tipologia di avversaria. Alla luce di questo, volevo sapere quagli aspetti del tennis di Sabalenka credi tu sia stata in grado di sfruttare e far sì che fossero tuoi punti di forza? Inoltre sei sempre sembrata molto calma in tutti i momenti di tensione del match, dove ad esempio ci sono stati punti di rottura dell’equilibrio. Quindi non ti sei mai innervosita, neanche dentro di te, pensando alla grande opportunità che avevi davanti di poter andare in semifinale?

Sorana Cirstea: “Conoscevo perfettamente il modo in cui Aryna [Sabalenka, ndr] gioca, ed ero conscia che avrebbe impostato la partita alla ricerca della costante aggressività. Per cui, io e il mio team avevamo preparato a nostra volta la partita per incentrarla sull’aggressività, poiché appena le dai spazio e fai un piccolo passo indietro, sei semplicemente finita. Se contro di lei provi unicamente a contenere, non farai quasi mai punto. Io posso ritenermi fortunata da questo punto di vista, perché sono una giocatrice completa in grado all’occorrenza di modificare la sua attitudine in campo. Posso attaccare, ma posso anche difendere. Però devo dire, che se posso scegliere preferisco sempre e comunque attaccare. Il mio obiettivo principale era essere aggressiva non lasciando che fosse lei a dettare i punti, ma anche essere solida e servire bene; perciò avendo mantenuto tutto ciò che mi ero ripromessa di fare non posso che ritenermi altamente soddisfatta della mia prestazione. Anche se devo riconoscere che il servizio è stato continuo, tuttavia nei punti importanti mi ha aiutato un bel po“.

DRiprendendo e ampliando quello che hai detto sul servizio, io ho avuto la sensazione che il tuo servizio alla T le abbia creato non pochi grattacapi. C’è stato qualcosa di specifico riguardo alla sfera del servizio, su cui tu il tuo coach avete lavorato più nel dettaglio? Poi ti volevo anche domandare, quanto è importante quando si affronta una battitrice così massiccia essere in grado di rispondere bene e in generale riuscire a reggere la potenza dei suoi colpo, specialmente nei punti che pesano di più?

Sorana Cirstea: “Sì, penso che il servizio sia stata probabilmente la parte del mio tennis sulla quale io e il mio allenatore abbiamo lavorato maggiormente negli ultimi mesi. L’anno scorso dopo lo US Open ho dovuto interrompere la mia stagione a causa di un infortunio alla spalla, per poi essere successivamente costretta a due mesi di riabilitazione. Una volta guarita, abbiamo iniziato a lavorare molto sul servizio. Naturalmente non abbiamo potuto lavorare fin da subito quanto volevamo, visto che ogni tanto la spalla mi faceva ancora un pò male. Sono andato in Australia con ancora un pò di dolore presente. Ciononostante abbiamo comunque lavorato tanto, perché sentivo che il servizio non fosse in linea, ma al di sotto, con il livello delle altre componenti del mio gioco. Anche perché sono comunque una tennista mediamente alta, seppur non tra le più alte del Tour, e dunque dovevo servire meglio e con maggiore incisività rispetto a quello che stavo facendo. Quindi abbiamo cercato di migliorare aumentando la velocità di palla. Tuttavia non ha dato i risultati sperati, quindi ci siamo detti di provare a migliorare cambiando qualcosina nel posizionamento. E alla fine dopo tanto lavoro abbiamo raggiunti l’obiettivo di fare diventare un’arma il mio servizio“.

DSei ritornata in semifinale in un WTA 1000 dopo dieci anni. Puoi raccontarci quale sia stato il processo per raggiungere il livello attuale? E quanto hai attinto dal percorso della tua carriera nel poter affrontare al meglio la numero due del mondo?

Sorana Cirstea: “Ancora una volta, come ho detto molte altre volte, non sono a conoscenza dei numeri e dei risultati che mi riguardano. Non ne ho mai tenuto traccia. Il mio percorso in questi dieci anni è stato abbastanza semplice, ho fatto quello che credo facciano quasi tutti i miei colleghi e le mie colleghe; concentrarsi maggiormente sul lavoro piuttosto che sulle classifiche e tutto il resto. Quindi penso di essere sempre stata una buona giocatore, anche durante questi anni che sono intercorsi tra una semi e l’altra. Ritengo di essere sempre stata una giocatrice molto pericolosa da ritrovarsi contro. Ho sempre fatto grandi partite, ma delle volte mi è mancata un po’ di costanza. Puntualmente, infatti, mi capitava che per quattro mesi giocavo davvero bene, e poi succedeva che all’improvviso abbassavo il livello, il ciclo infine si concludeva con un ritorno ad alti livelli e a grandi performances. Sulla carta sono passati dieci anni, ma ribadisco di credere di aver espresso un livello alto anche in questi dieci anni; solo che non sempre i risultati mi hanno dato ragione per mancanza di continuità. E su questo non smetto mai di lavorare per crescere ancora. Essere un tennista, è come fare un puzzle. Ed ora dopo diverso tempo, tutti i pezzi stanno andando al loro posto“.

D. Considerando il livello espresso da Sabalenka finora in stagione, che tipo di dimensioni assumere per te il torneo e come giudichi questo risultato?

Sorana Cirstea: “È difficile personalmente valutare certi risultati migliori rispetto ad altri, ma penso che questo risultato nella sua totalità mostri il lavoro che ho fatto. Anche perché negli ultimi due mesi ho lavorato davvero molto duramente. Dunque per me non solo questi risultati sono degni di nota, anche prima dei quarti qui ho battuto giocatrici forti. Poi naturalmente vincere contro Aryna, una campionessa Slam e finalista la scorsa settimana a Indian Wells, ha un sapore diverso anche perché poi lei è una giocatrice estremamente aggressiva e a me queste tipologie di giocatrici piacciono tanto; nonostante ciò non saprei dove effettivamente collocare questa vittoria. Ma sicuramente, però, mi infonde gioia e nello stesso tempo anche sollievo per tutto il lavoro svolto che ora sta dando i suoi frutti“.

DSei tra le tenniste più “anziane” di sempre ha raggiungere la seconda semifinale della carriera in un ‘1000. Vincere una partita come questa, che si va ad unire a molte altre grandi partite che ti hanno vista protagonista di recente, pensi possa essere fonte di ispirazione per altre giocatrici che hanno l’ambizione di giocare così a lungo?

Sorana Cirstea: “Sicuramente. Io poi sono arrivata in Tour quando ero ancora molto giovane, a 17 anni ero già in Top 100, e un anno dopo ero già ai ridosso della Top 30. Quindi ho avuto un grandissimo inizio di carriera, ma se tu mi avessi chiesto allora se a 32 anni mi sarei immaginata ancora in campo; probabilmente ti avrei risposto di no. Ma naturalmente con gli anni maturi e cominci a goderti il gioco ancora di più rispetto a quando sei giovane, in questo momento mi sto talmente divertendo che forse se vedessi adesso il mio approccio al tennis di quando avevo vent’anni non piacerebbe. Tuttavia, però, chiaramente vorrei avere 20 anni e ottenere i risultati di quel periodo ma allo stesso tempo sono molto orgogliosa della mia mentalità, della mia etica del lavoro, della mia disciplina e anche della mia convinzione; perché ho sempre creduto che il mio gioco potesse essere nocivo per le avversarie. Ho sempre creduto che con questo gioco fossi in grado di fare grandi cose. Ognuno però ha il suo percorso, alcuni giocatori hanno bisogno di più tempo, alcuni ne impiegano meno, ma sono comunque orgogliosa di tutto ciò che ho raggiunto nella mia carriera.

D. Sono a conoscenza del fatto che tuo padre possieda un’azienda che produce gelati, dunque debbo dedurre che il gelato ti piaccia molto o sbaglio? Se è così, quel è il tuo gusto preferito?

Sorana Cirstea: “Sì, è il mio dessert preferito. Sono cresciuta con il gelato in estate, inverno, in tutte stagioni. In verità la piccola azienda è di entrambi i mie genitori. Sono persone che hanno lavorato e che lavorano tuttora sodo. Per quanto riguarda il mi gusto preferito, direi vaniglia-cocco-pistacchio. Questo è il mio trio“.

D. Già a Indian Wells avevi ottenuto un grande risultato, che però credo emotivamente tu l’abbia vissuto in maniera diametralmente opposta alla tua corsa qui in Florida perché comunque rappresentava una grande sorpresa?

Sorana Cirstea: “Hai perfettamente ragione. Ad Indian Wells è stato bello ottenere quelle due vittorie prima di perdere ai quarti contro Iga {Siwatek, ndr]. Però ho avuto la netta percezione che anche nei quarti di finale, avrei potuto giocare molto meglio di quanto effettivamente abbia fatto. Quindi arrivando qui con il carico di fiducia dopo la California, considerando il duro lavoro svolto negli ultimi due mesi mi sono detta che non potevo non sfruttare l’alto livello del tennis che stavo esprimendo per cogliere un risultato importante e prestigioso; ma che per farlo al meglio rispetto a IW avrei dovuto essere meno emotiva. E così è stato, poi è normale che con la fiducia e la consapevolezza di sé le cose diventino più automatiche in campo, il che è sempre molto positivo perché ti permette di essere più sicuro di te, cioè meno pensieri negativi che ti passano per la testa. Quindi direi che in queste due settimane sono stata più calma sotto il profilo dell’emotività, per preparare al meglio ogni singola partita“.

D. Come ti senti fisicamente? Cosa hai fatto dopo la partita, a livello di essercizi defaticanti e massaggi? Credo ci sia voluta più di un’ora e mezza prima che entrassi. Ci sono stati problemi? Qual è stato il processo che hai seguito dopo la partita?

Sorana Cirstea: “No, era soltanto la routine. Mi sento abbastanza bene fisicamente. Ripeto che penso di essere fisicamente migliore di quanto non fossi dieci anni fa, mi sento molto in forma. Sento che anche a livello di mobilità nella copertura del campo sono cresciuta tanto. Ci ho messo un pò di più del normale perché questa volta avevo più interviste con i media da fare. Poi ovviamente sono andata sulla cyclette, ho fatto una chiacchierata con il mio coach, poi stretching ed infine fisioterapia e bagno con ghiaccio. Insomma, la solita routine che faccio dopo ogni singola partita“.

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