[PODCAST] Alla Conquista della Terra Ep 16 – Da perdente a fortunato a vincitore
Dal nostro inviato a Parigi
Marco Trungelliti è un solido giocatore argentino di 28 anni, attualmente n.190 del mondo, di Santiago del Estero, un migliaio di chilometri da Buenos Aires. Sole e caldo tutto l’anno, una gran pacchia, ma barcamenarsi a lungo tra Challenger sperduti, con relativi voli e alberghi, richiede i tripli salti mortali, così meno di un anno fa divenne necessario lasciare le proprie radici per raggiungere una delle capitali tennistiche contemporanee, la Barcellona dove si è formato quel talentino di Palma de Maiorca che qui a Parigi negli ultimi 13 anni qualcosa di buono ha messo insieme, ma che già prima annoverava tra i soci del Real Club de Tenis Barcelona (RCTB) – sede dell’attuale ATP 500 – gente del calibro di Manolo Orantes, Manuel Santana, Arantxa Sanchez, Conchita Martinez e Carlos Moya. Trungelliti è pro dal 2008 e in questi 10 anni ha raggiunto il suo best ranking nel Luglio 2016 al n.126, giocando fino a ieri 15 match a livello ATP, di cui 6 negli Slam (secondo turno in Australia e a Parigi 2016, dove si è ripetuto l’anno scorso).
Da ieri alle 13, il suo mondo è cambiato. Dopo aver perso il terzo turno delle qualificazioni contro Hubert Hurkacz, polacco n. 188 ATP, era serenamente tornato nella capitale catalana, ben contento dei 21000 € che da quest’anno spettano a chi si ferma all’ultimo scoglio prima del tabellone principale. Solo che nella domenica che non dimenticherà mai arriva un SMS di un amico, che lo informa – chissà con quali parole – che si sono ritirati sia Troicki che Kyrgios, così è stato ripescato come lucky loser per il tabellone principale, a patto di mettere una firma a Porte d’Auteuil per sfidare Bernard Tomic. “Non ci ho pensato 5 minuti e sono partito per tornare a Parigi, da cui ero appena rientrato, insieme a mio fratello Andre, mia mamma Susi e mia nonna Dafne” – ci racconta in una conferenza stampa nella Sala principale, in cui non aveva mai messo piede e davanti a tanti giornalisti come mai gli era capitato di parlare in una volta sola. “Ieri i miei parenti avevano già noleggiato un van per fare un giretto domenicale per Barcellona, così sono partito al volo, mentre mia nonna era ancora nella doccia… non vi dico cosa mi ha gridato addosso quando le ho detto che doveva uscire immediatamente perché dovevamo andare tutti a Parigi. Siamo partiti alle 13 e arrivati alle 23, mi sono portato dietro due magliette e un cambio per il viaggio, ma vi assicuro che per me non è stato niente di particolare: in Argentina viaggiare una notte intera è perfettamente normale se non sei di Buenos Aires, potete immaginare le nostre distanze. Forse, quello che non immaginate è come sono messe le nostre strade, qui in Europa è un altro mondo, ero certo che sarei arrivato a Parigi tutto intero, da noi non è così…” A farla da padrona, però, davanti ai giornalisti di tutto il mondo, è nonna Dafne, su cui si concentrano molte domande: “Guardate che nonna non ha nemmeno una vaga idea di come sia fatto il tennis, oggi ha capito che il match era finito quando tutti si sono messi ad applaudire…”. Le risate si susseguono, il personaggio è imperdibile e va ben oltre la storia di oggi, già di per sé stupenda. Tanto per dare la cifra della vicenda, Trungelliti fino a ieri aveva messo insieme premi per un totale di 578.000 euro tra singolo e doppio. Ora, dopo aver superato in 4 set la testa matta Bernard Tomic (6-4 5-7 6-4 6-4) si porterà a casa almeno 20.000 € come lucky loser e altri 79.000 per essere arrivato al secondo turno. In pratica, in due giorni ha incassato poco meno del 20% di quanto fatto in dieci anni di onesta carriera… Oggi ha vinto in quasi tre ore di partita, dopo essersene sparate dieci in macchina da Barcellona e dopo aver dormito “non più di 5 ore”.
Già, Bernard Tomic, altro personaggio che regala sempre soddisfazioni alla stampa. Molte meno però a se stesso e al suo paese, visto il totale spreco di talento cui ormai da tempo assistiamo, senza nessun bagliore di redenzione. Forse l’australiano, già ricco di famiglia, dovrebbe imparare proprio dalla semplicità di un ragazzo argentino che a vederlo in foto come dal vivo ricorda neanche troppo lontanamente Ernests Gulbis, ma anche col lettone come con l’aussie ha molto poco in comune: un mare di talento in meno, un oceano di umiltà ed entusiasmo in più.