Parigi perde Wawrinka, avanza Cecchinato (Vidovich). La giovane Italia corre (Azzolini). McEnroe sicuro: "Nadal non si batte e occhio a Serena" (Crivelli). Gulbis è rinato dall'esilio del tennis (Rossi). Il tennista che si "allena" in autostrada (Lombardo)

Rassegna stampa

Parigi perde Wawrinka, avanza Cecchinato (Vidovich). La giovane Italia corre (Azzolini). McEnroe sicuro: “Nadal non si batte e occhio a Serena” (Crivelli). Gulbis è rinato dall’esilio del tennis (Rossi). Il tennista che si “allena” in autostrada (Lombardo)

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Rassegna stampa a cura di Daniele Flavi

 

 

La giovane Italia corre

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 29.05.2018

 

Italia che si sta facendo conoscere nel tennis che conta, ha il talento della fatica. Una Giovane Italia che va al sodo, che non si tira indietro e parla di lavoro con semplicità, perché quello fa la differenza; un Team tricolore di ragazzi che mette la vittoria al centro del percorso da compiere e non si accontenta “di giocar bene, meno che mai delle pacche sulle spalle alla fine del match, o delle frasi di apprezzamento un tanto al chilo. “Peccato, bella partita»… Un’Italia sconosciuta nello Slam, ma che ha voglia di esserci con quello che ha imparato e che sa fare. I.altoparlante del Roland Garros storpiai nomi, Ceccinatb e Ciesà, come domenica Berretenl, e pazienza, da queste parti solo con la vittoria Panada ottenne la definitiva promozione a Panatta. Quel che conta è se la Giovane Italia saprà farscoccare la scintilla che serve al nostro Risorgimento tennistico. Difficile dirlo, ma lo spirito, è quello giusto. Prendete Marco Cecchinato, ché così si chiama, ed è un palermitano spedito a crescere fra le montagne di Caldaro. Qualcosa gli è scattato dentro. «Ho lavorato tanto e mi sentivo pronto, così, dopo tanti tentativi, ho sentito l’urgenza di non sprecare tutta la fatica che avevo fatto. Mi sono detto che non potevo più fallire, che dovevo meritare questo tennis che mi promuoveva coni Challenger poi mi bocciava nei tornei del circuito». Racconta delle giornate di Alicante, a inizio stagione, portato D dal nuovo coach Simone Vagnozzi, uno che fino all’altro ieri era tennista e compagno di trasferte di Marco. «Quattro settimane di allenamenti come non avevo mai fatto». Ne è sortito un Cecchinato diverso, in gran forma, ma più ancora convinto dei suoi mezzi, «e con un rovescio messo a posto». O Marco è uno che nello spogliatoio del tennis viene riconosciuto come un pessimo cliente, un gatto capace di piantare le unghie ovunque pur di cadere in piedi. «Sono diventato l’opposto di me stesso? No, sono convinto che il mio vero io sia proprio questo». Lo ha dimostrato a Montecarlo, passando le quali e salendo fino al 2° turno. Poi a Budapest, muovendo anche D dalle qualificazioni e arrivando lassù, a vincere il primo titolo. A Monaco ha battuto Fognini. A Roma ha agguantato in corsa e superato sul traguardo Pablo Cuevas, uno dei terraioli di lungo corso. Ieri a Parigi ha scritto la pagina più bella, che vale la prima vittoria in uno Slam (dopo quattro tentativi) e molto somiglia a una confessione. «Ecco il nuovo Ceck, quello che non avevate mai visto». Il nuovo Ceck ha un talento che ad altri sfu : e. Sa essere paziente. «Ci crederete o no, ma sulla pazienza abbiamo lavorato a lungo». Con la pazienza Marco aggiusta le partite, le allunga, le cambia in corsa. (:.operazione riesce con chi gliene dà la possibilità, e potete immaginarlo, i campioni, quelli veri, non stanno ad aspettare nessuno. Ma se l’avversario èMariusCopil, un rumeno bislungo che si batte solo portandolo a cottura, allora la pazienza diventa un’arma Così, ecco Marius che va avanti due set, sembra dominare, salvo accorgersi che non !4a è finita. All’inizio del terzo, Ceck è ancora D, anzi, più svelto e mobile di prima. E allora cominciano le sofferenze, che il nostro traduce in punti. Fmo a cambiare segno al match. Allo scoccare delle due ore e mezzo, c ë la perfetta parità, e il quinto set è battaglia, si allunga nei game e nei giri di orologio. Ma anche D Ceck ne ha più di tutti, rimbalza da una parte all’altra del campo con vigore rinnovato. La conclusione è al 18° game, 10-8 dopo 3 ore e 41 minuti. In premio avrà Trungelliti, argentino, che ha messo fuori Tomic. Perse le qualifiche, lo hanno recuperato a Barcellona per sostituire Kyrgios. Un altro Perdente fortunato. Anzi, molto fortunato. E Deborah Chiesa? Ciesà quasi commuove. Primo Slam, qualificazioni superate. Ha di fronte Belinda Bencic, hanno 21 anni entrambe e la svizzera era quella che dominava quando erano juniores. Una predestinata, Belinda, a 20 anni già Top Tèn, bloccata pert) dagli infortuni. Deborah mette in piedi un match senza paure, gioca alla pari, arriva a un passo dal vincere: 5 match point sul 5-4 del secondo set. Non bastano, Belinda recupera evince il tie break. Ma nel terzo è di nuovo avanti Deborah, e la svizzera cerca disperata il riaggancio. Le riesce, e stavolta toccano a lei i 5 match point.

 

McEnroe sicuro «Nadal non si batte e occhio a Serena»

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 29.05.2018

 

Un mito al microfono. John McEnroe, da talent di Eurosport, sarà protagonista di una serie di otto puntate che analizzerà in modo pungente gli episodi più particolari del torneo. Intanto, ecco i suoi pronostici. John, nel torneo maschile qualcuno può battere Nadal? «Credo dipenda molto da lui, sulla terra nelle partite tre set su cinque, se sta bene e non ha problemi fisici, è ancora il grande favorito. Zverev e Thiem mi sembrano i più attrezzati, forse Djokovic, forse qualcuno con un grande servizio, per?) è difficile battere bene e a lungo». Qual è il segreto di Nadal? «Ne ha più di uno. Penso alla combattività, alla volontà di vincere sempre e di non dare mai per perso un punto. E poi il suo gioco è un incubo per i rivali. In questo mi ricorda le mie partite con Borg: Bjorn ti intimidiva tecnicamente, perché con il top spin ti costringeva a snaturarti. Come per Nadal». E tra le donne? «Il campo è molto aperto, il pronostico è imprevedibile, ci sono almeno una decina di ragazze che possono vincere il torneo: chi si aspettava che la Ostapenko potesse uscire subito? Personalmente sarei contento se vincesse la Halep, se lo meriterebbe per il rendimento dell’ultimo anno: il problema è che deve liberarsi dalla pressione di dover imporsi per forza. E non sono d’accordo che con tante favorite ci sia poco spettacolo: in Australia la finale è stata molto più emozionante di quella maschile». Avrebbe dato una testa di serie a Serena Williams? «Io sì. E sono convinto che la decisione avrebbe trovato d’accordo le altre giocatrici. Anche se è stata lontana così a lungo, come fai a non considerare Serena tra le prime dieci del mondo anche sulla terra?». Può vincere il torneo? «Non puoi mai escluderla dal pronostico. Serena ha il miglior servizio tra le donne, ed è un’arma che conta molto. E’ vero che non è mai facile tornare dopo una lunga pausa, ma possiede l’esperienza e il talento per arrivare in fondo sempre». Prima è sembrato concedere qualche chance a Djokovic. «È un giocatore diverso rispetto a sei mesi fa, quando sembrava un po’ perso. Sicuramente gli ha fatto bene tornare alle certezze di prima in merito allo staff. Le mie perplessità riguardano la sua tenuta fisica in un torneo di due settimane e con partite che si possono allungare: lì ci sono ancora delle incertezze». Zverev deve dimostrare di aver acquisito una mentalità da Slam. Potrebbe aiutarlo avere al fianco un supercoach? «Non ne sono così convinto: in fondo Nadal ha passato quasi tutta la sua carriera con lo stesso coach che poi era anche suo zio e non un grande ex giocatore. A me sembra che con il fratello e il padre Sascha abbia costruito un buon team, cambiare per il gusto di farlo non avrebbe senso. Semmai, deve cambiare atteggiamento tecnico in campo: finora negli Slam è stato troppo difensivo, deve entrare più dentro il campo». Molti ritengono che Shapovalov sia il giocatore che più la ricordi, soprattutto con il rovescio. «I confronti tra giocatori non reggono, ognuno ha le sue peculiarità.

 

L’urlo di Cecchinato

 

Valentina Clemente, il corriere dello sport del 29.05.2018

 

Invertire la tendenza, navigare In direzione opposta e contraria al caso e alle idee pregresse: in questo contesto si possono annoverare i successi conquistati ieri da Marco Cecchinato (2-6, 6-7, 7-5, 6-2,10-8) e dal suo prossimo avversario Marco Trungelliti (6-4, 5-7, 6-4, 6-4). Riannodando i fili della seconda giornata del Roland Garros è interessante vedere che i due, nei rispettivi incontri con Marius Copil e BernardTomic, hanno costruito delle vere e proprie imprese e il prossimo turno li metterà di fronte per una nuova sfida tecnica e mentale. Cecchinato negli ultimi quaranta giorni ha dato una decisa svolta alla carriera conquistando piccole e grandi tappe: la prima vittoria in un Masters 1000, la prima semifinale in carriera, la prima finale, il primo titolo Atp, la prima vittoria con un top 20 e ieri la prima vittoria conquistata rimontando due set che l’ha portato alla prima vittoria Slam. Una crescita che non è un caso, come ha ammesso lui stesso a margine della partita, ma frutto di un lavoro specifico pianificato durante la preparazione ad Alicante lo scorso dicembre:«Scendo in campo con la voglia di vincere, di riflettere, di concentrarmi sui dettagli per cambiare la partita nel caso in cui non riesca ad iniziarla nel modo giusta Penso si sia visto proprio contro Copil lui aveva iniziato bene, io molto meno ed è normale che sia andato sono. Ma sono rimasto in partita e questo significa che sto crescendo da questo punto di vista Sento che posso giocarmela alla pari con tutti, almeno su terra e cemento, entro sul terreno di gioco con un’altra determinazione. L’ultima è stata la miglior preparazione della mia carriera, sono riuscito a rimanere concentrato quattro settimane di fila, sono contento». Cecchinato ha poi tenuto a sottolineare come il cambiamento sia l’effetto di un vero lavoro di squadra “capitanata” da Simone Vagnozzi: “Devo dire grazie a Simone ma anche ad Umberto Ferrara, il mio preparatore, e al mio manager Luigi Sangermano: un ottimo team A livello tecnico abbiamo lavorato tanto sul servizio e si è visto soprattutto a Budapest e in generale nelle ultime settimane. Finalmente poi anche il rovescio sembra funzionare a dovere e mi sta dando punti e vittorie, sono davvero contento per i risultati che sto ottenendo»….

 

Addio agli eccessi Gulbis è rinato dall’esilio del tennis

 

Paolo Rossi, la repubblica del 29.05.2018

 

Si giocò i soldi della semifinale a Parigi in una notte. La paternità lo ha cambiato: “Conta la testa, non essere il n.5” Puoi decidere di buttare il copione che hanno scritto per te, rifiutare il talento che madre natura ti ha donato. Scivolare nell’ennesima storia dark da genio irrequieto, ragazzo bello, figlio ricco, campione annunciato. Rinunciare a essere numero dieci del mondo, criticare il sistema, prendertela con la noia della routine e cadere senza rete. E poi? Qualcosa pur succede. Il tempo, galante, lenisce le pene. Ernests Gulbis, il lettone, il figlio del miliardario (Ainars), della mamma (Milena) attrice, sta ritornando al tennis. O, almeno, lo desidera. La sua ultima ribellione. È dovuto cadere in basso (fino al n. 589 del mondo, luglio 2017), c’è voluto l’intervento divino di due donne per fargli ritrovare la ragione, come ha confermato ieri a Parigi indicandosi la tempia: c’è sempre la testa, poi l’atleta. «Mia mamma, prima. Tamara, poi». L’amore materno prima, l’amore sentimentale poi. I ceffoni verbali della mamma («Se devi giocare così, smettila. Fai altro nella tua vita») e l’incontro con la modella georgiana che lo ha reso anche padre, ne hanno finalmente smussato le sfumature. Non certo placate, perché chi è nato rotondo non può morire rettangolare, ma gli hanno fatto fare i conti con sé stesso, accettarsi. «Cosa voglio? Non è più importante essere cinque del mondo, o cinquanta. Le cose buone sono nella testa, penso ad essere un buon marito, un buon padre». Lo dice, oggi, quel tipo che – semifinalista al Roland Garros solo quattro anni fa – sperperò l’intero prize money in un casinò, in una sola notte. Lo stesso tipo finito sui giornali svedesi (e non solo) per essersi accompagnato a delle professioniste della vita notturna. Per aver giustificato l’Olanda, in tema di apertura sull’uso della marijuana. Episodi che lo hanno reso personaggio irrituale, ma lo hanno spinto indietro, nelle retrovie. All’inizio non ha compreso. «Siamo tutti uguali, o come funziona qua? Se qualcuno può spiegarlo capirò, magari raggiungo di nuovo i top 10. Ma forse non voglio». Dai piani nobili alla retrocessione in serie B, la scoperta di un mondo brutto, difficile da accettare. «Improvvisamente non c’è nessuna possibilità che qualcuno ti dia una wild card. Quando cominci da giovane tutto va bene, non lo noti che tutti stanno baciandoti il culo solo perché sei un bravo tennista. La società tennistica ha la memoria corta appena vai in difficoltà». Non immaginava quale inferno lo attendesse. «Qualche anno prima gioco le semifinali sul Centrale, poi mi mettono sul campo 18, un campo di m…da. Chiedo: “è un buon campo questo?”. E loro mi dicono “no, ma vai lo stesso in campo”. Il mio staff non aveva posto per guardare la partita. Un’altra volta ho dovuto giocare nella neve ma non importa, nessuno se ne frega, andiamo lì e diamo il nostro meglio, non c’è un comportamento democratico, niente. Le cose stanno così: ci sono tennisti che implorano per poter avere un’ora di campo e altri che stanno comodamente col coach per due ore. Come puoi competere?». Quattro anni cosi, prima di marzo e la nascita della bimba. Gulbis sposta l’asticella, decide di risalire la corrente: «Sono 160 del mondo, a fine agosto avrò 30 anni: farò un bilancio quel giorno». A Parigi è sopravvissuto alle qualificazioni, tutti match su campi infami, ha privato del sogno due italiani (Travaglia prima e Giannessi dopo), e ieri ha dovuto battagliare con Gilles Muller, il lussemburghese 35enne che s’era pensionato, prima di ripensarci. Domani se la vedrà con Matteo Berrettini, la nuova speranza azzurra.

 

Il tennista che s’«allena» in autostrada

 

Marco Lombardo, il giornale del 29.05.2018

 

Le autostrade del tennis hanno incroci strani: ci si incontra a volte un colpo di fortuna che ti cambia la giornata. Marco Trungelliti al Roland Garros non avrebbe più dovuto esserci, anzi non c’era proprio più: eliminato all’ultimo turno delle qualificazioni, non era rientrato tra i lucky loser, ovvero quelli che vengono ripescati se qualcuno si ritira. C’è una classifica, e se il tuo nome è troppo in fondo te ne torni a casa. In questo caso a Barcellona, dove lui – argentino, numero 190 del mondo – vive e si allena per sopravvivere nel circuito. In una carriera fatta di Challenger e di attese alla finestra dei grandi tornei. Poi però capita che il destino scombini i piani e che domenica all’improvviso Kyrgios annunci che non ce la fa, costringendo gli organizzatori a cercare il sostituto. L’avente diritto, un egiziano, sta già giocando a Venezia, per cui tocca a lui: «Mi è arrivata la telefonata e ho deciso in 5 minuti. Giusto il tempo che mia nonna finisse la doccia…». Perché Trungelliti senza Dafne, 89 anni, non sarebbe partito. Così Marco noleggia un Van, mette alla guida il fratello, carica mamma Suzana e appunto la nonna, e si tuffa in autostrada: «Ero rilassato: avevo perso ed ero a casa a mangiare l’asado. E poi per un argentino che volete che siano 1000 km in auto? Da noi se non vivi. a Buenos Aires, parti e non sai quando arriverai. E a volte neanche se…». Insomma: il via alle 13, caffè alle 15, cena alle 21, arrivo a Parigi a mezzanotte. «Perfecto». Cinque ore di sonno, poi al club per la firma e subito match contro Tomic. Che naturalmente vince (6-4, 6-7, 6-4, 6-4), perché il tennis non poteva rovinare una bella storia con la verità (tecnica): «Mia nonna non sa nulla di tennis, ha capito che avevo vinto perché ha visto gli altri applaudire…». Il caso vuole che ora il suo avversario sia un altro sopravvissuto: si chiama Marco anche lui, è italiano, e tempo fa è uscito assolto da un’accusa di aver combinato dei match, dopo un processo lungo tre gradi di giudizio. Ieri finalmente Marco Cecchinato ha vinto il suo primo incontro in uno Slam, recuperando due set al romeno Copil (2-6, 6-7, 7-5, 6-2, 10-8) e ha imparando «a gestire le partite che partono male e a vincerle con il rovescio». E la morale di questo secondo turno improbabile è che la vita dà spesso una chance per ripartire. Magari in autostrada.

 

Parigi perde Wawrinka, avanza Cecchinato

 

Ilvio Vidovich, il Quotidiano Nazionale del 29.05.2018

 

Dopo la lettone Ostapenko (titolo: Ostapen…KO) domenica, un altro campione del Roland Garros è volato fuori al primo round, Stan Wawrinka. «Alla ricerca del tempo perduto», titolava ieri l’Equipe per il match d’antan fra lo svizzero, 33 anni e 3 Slam in bacheca, campione qui nel 2015, ieri n.25, e Garcia Lopez, n.71 e 34 anni. Wawrinka, al 14mo Roland Garros dopo 2 operazioni al ginocchio e uno stop di 3 mesi (un solo match vinto sul «rosso» nel 2018), era avanti 2 set a 1 e un break nel quarto. Ma ha perso al quinto (62 36 46 76 63) perché 72 errori gratuiti sono davvero troppi. Un anno fa qua era giunto in finale contro Nadal. Dopo Wimbledon non aveva più giocato, crollerà a n. 257! Quasi la stessa classifica della Schiavone. Sarà dura risalire, anche se a lui, ex n.3, daranno certo qualche wildcard. Di 2 maratone sono stati protagonisti 2 italiani: in lacrime invece Deborah Chiesa, n.161. Ha avuto 5 matchpoint, ne ha regalati 2 nel secondo set, ha perso 75 al Marco Cecchinato (foto Dell’Olivo) terzo con la Bencic, n.71. Un gran peccato. MARCO Cecchinato invece ha rimontato 2 set a Copil e vinto dopo 4 ko il primo match d’uno Slam. 10-8 al quinto: «La prima vittoria non si dimentica mai». Il siciliano, n.72, ha chances di centrare il terzo turno. Al secondo trova l’argentino Marco Trungelliti, 28 anni e n.190 che, perso nelle «quali» al terzo turno contro Hubert Hurkacz, polacco n. 188 ATP, era tornato a Barcellona, felice dei 21.000 euro spettanti al perdente. Ma il ritiro di Kyrgios ha liberato un posto. Quando gli è arrivato un sins l’argentino si è catapultato in auto per 10 ore e “veni, vidi, vici” contro Tomic 64 57 64 64! E 79.000 euro. Un quinto di quanto guadagnato in una vita. Cecchinato b.Copil 26 67 75 62 10-8 (3h e 41m), Giorgi b.Min 63 62, Gasquet b.Seppi 60 62 62, , Bencic b.Chiesa 36 76(2)75 (2h e 48m), Nadal e Bolelli 64 63 03 e Fabbiano vs Ebden al 5° sospesi per pioggia. Oggi: Lorenzi-Anderson, Fognini-Andujar, Serena Williams vs Kristyna Pliskova. Interviste, curiosità e profili su www.ubitennis.com

 

 

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