Italiani
Wimbledon, Fabbiano batte Wawrinka: miglior vittoria in carriera
Thomas chiude in tre dopo la sospensione per pioggia. Otto set point annullati a Stan tra primo e terzo set. Primo terzo turno a Londra. Derby senza storia, passa Fognini

da Londra, i nostri inviati
Qui i primi due set, giocati ieri
THOMAS GLACIALE – Gran rientro in campo per Thomas, che con autorità fa i due punti al servizio che lo portano al 6-6, molto bella una demi-volée smorzata su passante basso di Stan. Wawrinka ci crede ancora, spara quattro catenate delle sue, e sale 6-4 nel tie-break, ma qui prima un bellissimo dritto diagonale dell’azzurro, poi un suo errore di rovescio, li cancellano. Siamo a 8 set point non trasformati tra ieri e oggi per lo svizzero: “Non ne ho avuto di più o meno facili. Forse avrei potuto servire meglio”. A questo punto, la fine è scritta, Stan cambia campo a testa bassa, e l’ultimo rovescio che gli vola lungo consegna il terzo turno, e la più grande gioia della carriera, a un Fabbiano che se la è meritata fino in fondo. È la miglior vittoria in carriera per il pugliese, a prescindere dalla condizione di Wawrinka che ancora non è quello dei tempi migliori: “Thomas ha giocato benissimo, io ho sbagliato nei momenti importanti. Ma sono contento del mio stato fisico”, dirà Stan prima di sfiorare le lacrime nella conferenza stampa in francese. Al prossimo turno, il secondo terzo turno Major in carriera, Fabbiano troverà Tsitsipas (0-1 i precedenti). È il secondo Slam di fila in cui ci sono almeno due azzurri al terzo turno, considerando la certezza del vincitore del derby di stasera. E nulla è detto, ormai.
Thomas, comprensibilmente, è raggiante: “Era un momento particolare della partita, lui aveva cambiato un po’ gioco, ma era lui a essere sotto due set. Mi sono riposato bene, e oggi ho fatto praticamente quello che avevo sognato di fare stanotte (sorride). Ho spinto il dritto, l’ho fatto giocare scomodo, ho tenuto alte le percentuali di servizio. Sono stato fortunato ieri con il nastro, oggi ho avuto coraggio, e credo di aver meritato. Stavo bene, ero fresco di testa anche dopo gli errori come la volée nel tie-break di oggi. Non ho ancora visto il cellulare, ce ne saranno un po’ di messaggi. Spingere dal lato del rovescio per poi aprire dal lato del dritto è una mia tattica, la uso spesso. Tsitsipas? Lo conosco, ci ho giocato il primo turno di qualificazioni al Roland Garros. Ma un terzo turno a Wimbledon è tutta un’altra cosa. Mi considero anche abbastanza amico, ci siamo allenati spesso, lui e il padre stanno facendo un grande lavoro, insieme a Shapovalov sono di gran lunga i migliori di quell’annata. Negli ultimi 10 anni ho aggiunto un pezzettino ogni anno, certo avrei voluto fare prima, magari stare nei cento sei sette anni fa, ma ognuno matura con i suoi ritmi. Sulla carta è la mia migliore vittoria, certamente, serviva intensità, giocarsi ogni punto, fare poche cose ma farle bene. La mia qualità? La voglia di scoprire ogni giorno qualcosa in più di me, la voglia di allenarmi. Oggi ho scoperto che posso vincere contro un signor giocatore che ha vinto tre Slam. Ci ero già andato vicino con Zverev in Australia, avevo avuto diversi set point, l’anno scorso con Querrey qui anche era stata lottata, ma avevo sempre portato a casa poco. Da settembre dell’anno scorso ho solo giocato a livello ATP, per abituarmi a giocare con i più forti. Ora non penso più che un top-50 non me la posso giocare, so che posso fare partita pari, poi la cosa che conta è la convinzione di potercela fare. Va bene l’umiltà, ma bisogna anche crederci“.
MATTEO, GIORNATA NO – 45 errori gratuiti in tre set, è il dato che purtroppo fotografa meglio la sconfitta odierna del giovane azzurro. Che Gilles Simon fosse un vecchio volpone, forse uno degli avversari peggiori per il tipo di giocatore che è Matteo Berrettini, lo si sapeva. “Non sono stato positivo come atteggiamento in campo, lui è uno che ti fa giocare male, si capisce perché è stato ed è così forte, ti manda solo palle da spingere, e poi quando meno te lo aspetti ti aggredisce lui”. Un primo set in cui Berrettini ha avuto le prime occasioni per brekkare, nel quinto game, ma dopo averle fallite è andato tremendamente in difficoltà, soffrendo in particolare i rimbalzi bassi e sfuggenti delle palle semipiatte di Gilles. “Dopo quel game mi sono innervosito, l’ho accusato più del dovuto. Ma è una cosa su cui stiamo lavorando tanto, anche con il mio mental coach, Stefano Massari, e ovviamente con Vincenzo Santopadre, che mi segue da quando ero piccolo, e mi ha sempre spiegato che l’atteggiamento è la cosa più importante. Sono troppo severo in campo con me stesso, pretendo tanto da me, dovrei anche dirmi bravo più spesso, vedo le cose che sbaglio e non ancora abbastanza le cose che faccio bene. Così è più divertente, sennò diventa uno strazio!”.
Break a zero subito nel game successivo, e il primo set è andato, 6-3. Simon viaggia col pilota automatico, Matteo va a strappi, gran botte vincenti alternate a scelte discutibili, come una certa propensione a intestardirsi con le palle corte. Nel secondo set Berrettini va ancora sotto di un break, ma grazie a un momento – l’unico – di calo da parte del francese, che controsole commette doppio fallo, recupera e pareggia. Si arriva al tie-break, dove però arrivano anche un paio di gratuiti decisivi in negativo per l’azzurro, che cede 7-4, e se ne va così anche il secondo parziale. “Non mi sentivo fresco come una rosa, ma quando sono andato due set sotto volevo riprovarci ancora, ma capivo che era difficile stavolta, l’ho anche detto al mio angolo, facevo fatica in risposta”. Nel terzo set, ormai i proverbiali buoi sono scappati, Matteo regge fino al quinto game, poi Gilles lo brekka due volte, andando avanti senza mai scendere di attenzione, fino al doppio fallo di Berrettini che conclude il match, 6-2. “L’anno scorso qui non sono entrato nelle quali, quindi non è proprio una disfatta totale, secondo turno a Wimbledon… ora andrò a giocare a Bastad, Gstaad e Kitzbuhel, mi fa anche piacere ritrovare un po’ la terra, che poi là è veloce essendo in altura. Non andrò a Toronto ma direttamente a Cincinnati e poi gli US Open“. Bravo Gilles, per Matteo un’esperienza preziosa nel percorso di crescita verso i piani alti del tennis professionistico.
SEPPI CROLLA – Alla ripresa del gioco il giorno successivo, con un bel sole in più ed un bel po’ di formiche volanti in meno, Seppi subiva di nuovo l’effetto “diesel” che purtroppo gli costava il match. Anderson era una furia sulla propria battuta mentre Andreas, dopo aver tenuto a fatica il primo turno di battuta (nel quale partiva da vantaggio interno) si faceva sorprendere da un paio di risposte molto profonde del sudafricano e subiva il break fatale andando sotto 2-4. Il resto era pura contabilità fino al 6-4 finale per Anderson.
“Oggi purtroppo ho giocato un po’ bloccato – ha spiegato Seppi dopo essersi ritirato anche dal match di doppio giocato in coppia con Daniele Bracciali – perché ieri sera mentre aspettavamo di vedere se si poteva continuare a giocare sul campo 2, mentre facevo alcuni esercizi di allungamento ho sentito una fitta molto forte all’adduttore, vicino all’inguine, che anche oggi mi ha dato un fastidio incredibile. Stamattina non riuscivo nemmeno a mettermi un calzino. Ho voluto provare a giocare il doppio perché mi sarebbe dispiaciuto ritirarmi, dal momento che giocavo con Braccio e lui era venuto fin qui, ma durante la partita ho avvertito anche un dolore alla schiena per cui ho preferito non proseguire, dal momento che il medico mi aveva detto che non è una cosa da prendere alla leggera. Per quel che riguarda la partita, purtroppo con quei giocatori lì se perdi il servizio il set è finito. Sono stato molto bravo nel secondo a rispondere un po’ di più e giocare un bel tie-break. La maniera in fondo è quella, perché se riesci ad arrivare in fondo al set magari con la tensione lui serve un po’ meno bene. Però si gioca tutto su un punto o due, e non c’è niente da fare. Peccato perché a parte questo inconveniente, che spero non sia nulla di grave, sentivo di star giocando un buon tennis, avevo buone sensazioni, e si poteva fare un buon torneo se si fosse capitati in un’altra zona di tabellone, contro giocatori con i quali si può giocare di più. Ora sono iscritto ad Umago ed Amburgo, poi andrò a casa negli USA, non sono sicuro di giocare Toronto e credo di riprendere direttamente a Cincinnati”.
FOGNINI BRILLANTE – Fabio Fognini non perdona è il derby degli amici con Simone Bolelli è suo. Simone parte centrato e si porta in vantaggio 3-1 ma, nella frenesia degli scambi, nella seconda parte del set è quasi sempre lui a soccombere. Troppo impreciso e troppi errori per lui (40, a fronte dei 24 di Fognini), e alla fine Fabio chiude per 6-3 6-4 6-1. Ora affronterà Jiri Vesely.
Colpi fluidi e pesanti, anche più di quelli di Fognini. Eppure Simone Bolelli non riesce a “far male” all’amico Fabio nel primo set del loro derby londinese. Sul campo n. 18, nonostante parta a spron battutto e in vantaggio 3-1, Simone alla fine si incarta: “Sono partito bene, ma poi mi ha fatto il controbreak. Quella è stata l’unica vera chance che ho avuto nel match“. Nonostante tenti di essere aggressivo, aprirsi il campo con il rovescio e affondare con il dritto, incappa in troppi gratuiti (la frustrazione gli strappa dalle labbra anche qualche moccolo percettibile se seduti a bordocampo); subisce immediatamente il controbreak e, da quel momento, il primo parziale è appannaggio del ligure che lo chiude per 6-3. Nel secondo set Fognini ha avuto ben 9 palle break e ne ha trasformata una, mentre Bolelli ne ha avute due e non ne ha trasformata nessuna. Al servizio, nonostante non riesca a mettere in campo una percentuale alta di prime palle, Fognini però converte più prime rispetto a Simone. Insomma, Fabio ottimizza i vantaggi e sfrutta maggiormente le occasioni assicurandosi anche il secondo parziale per 6-4.
Nel terzo set non c’è storia. Più centrato e intraprendente, il n. 16 del mondo prende il largo per chiudere dopo 1 ora e 58 minuti con lo score di 6-3 6-4 6-1. Da buoni amici i due si abbracciano alla rete. Per Fabio ora ci sarà un avversario battuto già tre volte in carriera, con cui l’ultimo incontro si è svolto proprio sui campi di Church Road l’anno scorso, il ceco Jiri Vesely. “Forse avrei dovuto servire meglio“, continua Simone “ma lui rispondeva benissimo; ha giocato davvero molto meglio, mi faceva muovere“. Fognini ovviamente è soddisfatto ma ammette che era una “partita comunque difficile, perché era contro un fratello. La differenza è che ho giocato bene i punti importanti. Poi alla fine è stato un po’ un match a senso unico“. Ora lo aspetta Vesely: “È un giocatore potente che si muove abbastanza male. Cercherò di farlo muovere“.
I risultati degli italiani:
G. Simon b. M. Berrettini 6-3 7-6(4) 6-2
[8] K. Anderson b. A. Seppi 6-3 6-7(5) 6-3 6-4
[Q] T. Fabbiano b. S. Wawrinka 7-6(7) 6-3 7-6(6)
[19] F. Fognini b. [LL] S. Bolelli 6-3 6-4 6-1
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Quando un italiano vince sul numero 1: Sinner che batte Alcaraz vale il Panatta che battè Connors? [VIDEO]
Il direttore Scanagatta, a seguito della vittoria di Sonego su Djokovic, ripercorse tutti i 7 exploit italiani contro i n.1 del mondo. Da Barazzutti a Sonego, passando per Volandri e Fognini

Con la vittoria su Carlos Alcaraz, Jannik Sinner non ha solamente raggiunto la seconda finale in un Masters 1000 della carriera ma ha anche battuto il numero 1 del mondo per la prima volta (risultato che tra l’altro costa allo spagnolo la prima posizione del ranking a partire dalla prossima settimana a favore di Djokovic). Battere il primo del ranking ATP ha sempre un sapore più speciale e nella storia del tennis italiano solamente altri sei giocatori sono riusciti nell’impresa in Era Open, in ordine cronologico: Barazzutti, Panatta, Pozzi, Volandri, Fognini e Sonego, a cui si aggiunge ora anche Sinner
Tornando indietro agli anni ’60, va segnalato che Nicola Pietrangeli battè Rod Laver nella finale degli Internazionali d’Italia a Roma nel 1961 (non c’è ufficialità sulla classifica di quel periodo, anche se Laver l’anno dopo compì il Grande Slam), e sempre in quegli anni Giuseppe Merlo battè sei giocatori campioni Slam.
Il primo a farcela nell’Era Open (cioé dal 1972 in poi) è stato Corrado Barazzutti, nel 1974, ai quarti di Monaco di Baviera sulla terra rossa battendo il romeno Ilie Nastase, sconfitto 3-6 7-6 6-1 dal tennista di Udine. Successivamente fu Adriano Panatta addirittura due volte vincitore sul numero 1 del mondo. Prima nella finale di Stoccolma 1975, sul cemento con l’americano Jimmy Connors che soccombe 6-4 6-3, poi il bis del romano un paio d’anni più tardi, ancora contro Connors, battuto 6-1 7-5 al secondo turno del torneo di Houston (cemento) nel 1977.
Si cambia millennio per arrivare al 15 giugno del 2000, durante il terzo turno del Queen’s su erba, quando il barese Gianluca Pozzi ha sfruttato al massimo le condizioni fisiche non perfette dello statunitense Andre Agassi, il quale perso il primo set 6-4 si ritira sul vantaggio di 3-2 nel secondo set. Sette anni dopo tocca a Filippo Volandri, al terzo turno degli Internazionali di Roma: il 10 maggio del 2007 il livornese supera 6-2 6-4 Roger Federer con una partita a dir poco memorabile per la storia recente del tennis italiano.
Roma palcoscenico di un altra vittoria azzurra sul numero 1 mondiale, il 16 maggio del 2017, impresa messa a segno da Fabio Fognini che ha sconfitto al 2° turno per 6-2 6-4 lo scozzese Andy Murray. Infine torniamo alla storia recente: 30 ottobre 2020, ATP 500 di Vienna, semifinale. Un Lorenzo Sonego strepitoso batte il numero 1 del mondo Novak Djokovic lasciandogli appena tre giochi e infliggendogli la peggior sconfitta in carriera nei match giocati al meglio dei tre set a livello ATP. Un 6-2 6-1 incassato dal serbo dopo aver acquisito matematicamente la posizione in cima al ranking anche al termine di quella stagione.
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ATP Miami, Sinner batte Alcaraz: “Ti diverti a giocare così. Ci vogliono due tennisti per fare questi punti”
“Dopo la sconfitta di Indian Wells ho cambiato qualcosa, ma non dico cosa” così Jannik Sinner dopo la vittoria sul n.1 del mondo Carlos Alcaraz. “Anche contro Medvedev dovrò mischiare le carte”

Tre ore e un minuto ha impegato Jannik Sinner per battere Carlos Alcaraz in rimonta, nella semifinale del Masters 1000 di Miami, con una prestazione spettacolare che abbinata al grande tennis dello spagnolo ha dato vita ad un match memorabile. Di seguito la conferenza stampa dell’altoatesino.
D: Jannik, ben fatto. Come classifichi questa vittoria tra le migliori della tua carriera?
JANNIK SINNER: Oh, di sicuro è una delle migliori vittorie. Ovviamente è stata una partita molto dura contro Alcaraz. Penso che entrambi abbiamo giocato una partita di altissimo livello. Da parte mia, penso di aver cambiato un paio di cose da Indian Wells a qui, cosa che ero obbligato a fare, e sono andate per il verso giusto. Non dirò esattamente cos’ho cambiato (sorride) ma penso che anche lui se ne sia accorto e la prossima volta cambierà qualcosa, quindi dovrò essdere pronto. Sono felice della prestazione. Ovviamente domenica sarà un’altra partita (con Medvedev). Partita molto, molto diversa. Non ho mai vinto contro Daniil, quindi vediamo come va. Anche in quel caso dovrò cambiare qualcosa nel mio gioco, mischiare le carte.
D: Si è visto un tennis straordinario giocato da entrambi. Riesci a divertirti giocando una partita del genere quando sei nel bel mezzo della battaglia, o è solo dopo che riesci ad apprezzare davvero il tipo di tennis che è stato giocato?
JANNIK SINNER: No, penso che quando entrambi i giocatori giocano a tennis in questo modo, è anche molto bello giocare. Lo senti, no? Anche con la folla. Penso ci sia stata una grande energia con tutto. È semplicemente bello far parte di questo tipo di partite, in primo luogo, e in secondo luogo, ti senti come se dovessi cambiare sempre qualcosa durante la partita. Penso che sia stato così oggi. Sì, di sicuro ti diverti, perché è meglio avere una partita come questa piuttosto che pochi scambi e penso che qui puoi vedere del buon tennis.
D: Tornando alla partita di oggi, puoi dire qualche parola sul punto, il secondo punto sul 4-2 nel terzo set che è stato fantastico, incredibile?
JANNIK SINNER: Sì, è stato anche un punto lungo. Era un punto fisico, di sicuro. È iniziato con il dropshot, e poi dopo io sono andato incrociato penso. Poi sono tornato con il diritto. In alcuni punti sono andato di rovescio lungo linea e lui era praticamente sdraiato, ma è risalito così velocemente. Volevo andargli dietro, no, ma lui era lì. E poi, dopo, ho provato questo tiro, perché prima volevo fargli un pallonetto ma la palla era troppo bassa. Quindi sono andato incrociato, che è stata la scelta giusta. Tuttavia, è stato un punto molto fisico. Ho perso in game dopo quello. Ma sì, come ho detto, hai sempre bisogno di due giocatori per fare questo tipo di punti.
D. Quando hai perso a Indian Wells, quella sconfitta è rimasta con te per molto tempo o ti sei ripreso — parlo mentalmente — ti sei ripreso abbastanza velocemente e hai iniziato a pensare a questo torneo e ad apportare modifiche, come hai detto, e stai pensando alla prossima volta che lo affronterai?
JANNIK SINNER: No, quando abbiamo perso a Indian Wells, il giorno dopo siamo partiti per venire qui. Ho avuto un giorno libero e poi ho iniziato ad allenarmi. Fin dalla prima sessione di allenamento, abbiamo cercato di migliorare alcune cose, di mescolare un po’ meglio il gioco, per prepararci alla prossima possibile sfida contro Carlos. Ma anche per usarlo contro gli altri giocatori. Penso di aver iniziato a fare un po’ di più contro Grigor Dimitrov nel match del secondo turno. Poi anche dopo contro Andrey Rublev è stata una bella partita. Sai, penso che l’intero torneo che ho giocato fino ad ora sia stato qualcosa di buono per me, perché ho cercato di inserire alcune cose nuove, e questo è tutto al momento e ne sono felice, ma ovviamente ci sono cose anche dalla partita di oggi che posso prendere per migliorare.
D: All’inizio del terzo ha faticato un po’ fisicamente. Sembrava avessi i crampi. Prima di tutto, hai avuto problemi fisici del genere? Inoltre, come hai affrontato questo per non distrarti?
JANNIK SINNER: Sì, ne ho avuti un po’. Quando ero sopra di un break nel secondo, ho avuto anche un po’ di crampi ma non così tanto. Sapevo che dovevo andare avanti, aspettando il momento giusto. Sul 4-3 quando stavo servendo nel secondo set, ero in difficoltà, perché lui aveva un paio di palle break. Se mi avesse preso il servizio lì, sarebbe stato difficile tornare. Ma quel game mi ha dato molta fiducia, no? Poi dopo sono rientrato molto bene. Nel terzo set l’ho visto faticare. Ho cercato di spingere lì, specialmente nel primo gioco, perché sapevo che era l’ultimo turno in cui stava servendo con le palline usate, quindi è un po’ più facile rispondere e cercare di rimanere concentrato su me stesso, cosa che penso di aver fatto molto bene, soprattutto nel terzo set.
Terminate le domande in inglese, Sinner ha parlato in esclusica col nostro inviato Vanni Gibertini, e queste sono le sue risposte in italiano:
D: Mentalmente la parte più difficile qual è stata?
SINNER: Sapevo di avere le mie chance soprattutto nel primo set che poi non sono riuscito a sfruttare, sul 4-1 ad esempio potevo andare 15-40 e poi ho sbagliato qualche palla facile. Però comunque ti danno un po’ di fiducia perché sei lì nel punteggio e provi a dare il massimo. Nel secondo set sono partito bene brekkandolo subito ed era di nuovo una partita 50 e 50. Nel terzo ho provato a restare lì nel presente e sono contento di come ce l’ho fatta.
D: Quando lui dava segni di fatica che aggiustamenti hai fatto?
SINNER: Sempre continuare a spingere perché con lui anche se metti la palla in campo tira molto molto forte e veloce, e imprevedibile. Io sono rimasto sul mio gioco e sul presente e sono contento di quella parte lì.
D: In finale trovi Daniil Medvedev, l’ultima partita in finale a Rotterdam hai giocato un ottimo primo set.
SINNER: Da Rotterdam prendo tanti insegnamenti e anche lì dovrò fare del mio meglio e apportare qualche modifica al mio gioco. Sono pronto, sono di nuovo in finale. Il torneo non è finito, sono qua per provare a fare del mio meglio poi vedremo
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Scanagatta: “Sinner ha battuto Alcaraz sulla terra di Umago, sull’erba di Wimbledon, sul cemento di Miami” [VIDEO]

Il commento del Direttore di Ubitennis, Ubaldo Scanagatta, dopo la vittoria di Jannik Sinner su Carlos Alcaraz in semifinale al Masters 1000 di Miami. Qui la cronaca del match