Muller dice basta. Si ritira il gigante triste

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Muller dice basta. Si ritira il gigante triste

Batté Nadal a Wimbledon, si ritira senza far rumore. Come sempre. “Dopo l’ultimo match spiegherò perché”

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È caduto senza far rumore. È caduto, ma nessuno se n’è accorto. Dodici mesi fa, Gilles Muller otteneva la vittoria più importante della sua carriera, battendo in cinque set Rafael Nadal e raggiungendo i quarti di finale a Wimbledon. Quest’anno invece il gigante lussemburghese è stato eliminato al secondo turno da Philipp Kohlschreiber, ma la cosa è passata sotto silenzio. In effetti potrebbe anche essere lecito che questa sconfitta non desti troppa sorpresa visto che il 2018 di Muller è stato tutt’altro che positivo: appena 9 vittorie a fronte di 16 sconfitte e ben 9 eliminazioni al primo turno. Lo stesso Gilles si è accorto della brusca inversione di tendenza dopo il magnifico 2017 e ha deciso che è il momento di fermarsi.

L’annuncio del suo ritiro è arrivato inatteso e rapido, senza troppe spiegazioni o giri di parole. “Dopo molte riflessioni, ho deciso di interrompere la mia carriera di giocatore professionista al termine di questa stagione. Ho voluto comunicarlo subito per poter essere più libero e potermi concentrare al 100% sul tennis”. Muller, che questa settimana giocherà a Newport, ha poi aggiunto: “Ora spero di potermi godere le mie ultime settimane sul circuito e, una volta che l’ultimo match sarà finito, spiegherò il perché di questa decisione”. E dire che qualche mese fa, quando una tendinite al gomito sinistro lo costrinse a chiudere in anticipo la miglior stagione della sua carriera, aveva annunciato di voler giocare ancora per qualche anno e che lo stop era funzionale a preservarlo in vista di questo obiettivo. Evidentemente le sensazioni sul campo non sono più le stesse oppure il gomito fa ancora male o chissà cos’altro. Non lo sapremo fino a fine anno. Di certo c’è solo l’addio di un tennista normale, ma non banale.

Nonostante abbia passato la maggior parte della sua carriera lontano dalle luci della ribalta, Gilles si presentò al grande tennis con una vittoria di prestigio. Nell’ormai lontano 2004, appena ventunenne, sconfigge in due set Andre Agassi in semifinale a Washington prima di cedere in finale a Lleyton Hewitt. Quella che doveva essere la svolta decisiva verso una grande carriera si trasforma invece in una trappola. Muller stesso ha ammesso che quella partita lo spinse a pensare che tutto fosse facile e a portata di mano. Intorno mancavano le persone giuste che potessero guidarlo ed aiutarlo e il giovane Gilles inizia a trascurare gli allenamenti e a lavorare con minore intensità e concentrazione. Il crollo in classifica è la logica conseguenza di questo atteggiamento, ma Muller non si arrende. Dopo alcune stagioni deludenti, si riaffaccia su grandi palcoscenici agli US Open 2008. Partendo dalle qualificazioni, rimonta due set di svantaggio sia a Tommy Haas (secondo turno) che a Nicolas Almagro (terzo turno) prima di eliminare in quattro tiratissimi set Nikolaj Davydenko. Il suo cammino si arresta al cospetto di Roger Federer, lanciato verso la conquista del suo quinto titolo consecutivo nella Grande Mela. Per Muller sembra il modo migliore di tornare a più alti livelli, ma la sfortuna si mette in mezzo: un’infiammazione del tendine rotuleo mina in maniera decisiva le successive due stagioni.

Ancora una volta Gilles si rialza. Nel 2012, ad Atlanta gioca e perde contro Andy Roddick la sua terza finale nel circuito maggiore. L’ennesimo infortunio, stavolta al gomito, lo blocca proprio quando sembra avviato verso una decisa risalita. Muller ha imparato dai suoi errori giovanili e non ha paura di lavorare sodo e di ripartire dal basso. Nel 2014 arrivano cinque titoli Challenger e finalmente può tornare a correre all’impazzata verso le reti dei campi più importanti del mondo. Altre due finali perse nel 2016 (a ‘s-Hertogenbosch contro Mahut e a Newport contro Karlovic) sembrano voler proseguire la maledizione del primo titolo ATP. In realtà è solo questione di tempo prima che possa finalmente alzare al cielo un trofeo, circondato dall’affetto dei due figli Lenny e Nils. Accade a Sidney, nel gennaio 2017. Nello stesso anno arriverà anche un secondo alloro, a ‘s-Hertogenbosch e poi la straordinaria maratona con Nadal.

Ripensando alla sua carriera non si può non provare simpatia per le sue peripezie, le sue sfortune e anche per quel suo modo demodé di intendere il tennis. Sempre all’attacco, sempre alla rincorsa di qualcosa. Grazie di tutto e buona fortuna, Gilles.

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