Il 2018 si avvia ad essere la miglior stagione di Fabio Fognini sul cemento. Medesima considerazione era stata fatta al termine della scorsa stagione, nella quale il ligure ha raggiunto due semifinali (Stoccolma e una ben più pesante a Miami) e una finale a San Pietroburgo chiudendo con un bilancio di 18 vittorie e 11 sconfitte. Le vittorie sul cemento a questo punto della stagione – 12 a fronte di 4 sconfitte – non erano mai state così tante; sebbene manchi un acuto come quello di Miami, gli ottavi di Melbourne e il titolo appena conquistato a Los Cabos possono già essere considerati un discreto contrappeso. Restano ancora da disputarsi quattro Masters 1000, l’US Open e un paio di ATP 500, e con questo stato di forma la prospettiva di tagliare il traguardo delle 20 vittorie stagionali sul duro sembra concreta.
Se l’attenzione si sposta sugli obiettivi di classifica, si scopre che Fognini con questo titolo si porta in 14esima posizione a 100 punti dal best ranking di numero 13, posizione attualmente occupata da Carreno Busta. Le possibilità di scalare la classifica sono ulteriormente consolidate dai soli 430 punti in uscita di qui a fine stagione. Lo testimonia la discrepanza tra il ranking attuale dell’italiano e la sua posizione nella Race to London, che lo vede chiudere la top 10 virtuale con 1815 punti conquistati nel 2018. Significa che mantenendo questa media punti sino a novembre, Fognini potrebbe riuscire a entrare ufficialmente tra i primi 10 giocatori del mondo. In base al rendimento di chi gli sta alle spalle, però, potrebbe anche essere necessario aumentare il ritmo per centrare l’obiettivo.
Quando la stagione è circa al 70% del suo completamento, Fognini è a quota 35 vittorie stagionali, le stesse di Nadal e del Potro, dietro soltanto a Zverev (40) e Thiem (38). L’italiano è il giocatore con più sconfitte in questa top 5 e anche quello che ha disputato più tornei (17).
- Zverev: 40-11
- Thiem 38-13
- Nadal 35-3
- Del Potro 35-9
- Fognini 35-15
Fognini tallona Nadal anche nella graduatoria dei giocatori più titolati nel 2018. Lo spagnolo è l’unico ad aver vinto quattro titoli, dietro di lui ci sono Fognini e Federer a quota tre e tra qualche ora potrebbe aggiungersi Zverev, qualora trionfasse a Washington. Anche questa statistica è un unicum per Fognini, che soltanto nel 2013 era riuscito a vincere due titoli nella stessa stagione, e in compartecipazione con i sorprendenti exploit di Cecchinato e Berrettini proietta l’Italia al secondo posto nella classifica delle nazioni che hanno sollevato più trofei in stagione. Al primo posto c’è sempre la Spagna di Nadal, andata a segno anche con Carballes Baena, Bautista Agut e Andujar.
- Spagna (8 titoli – 5750 punti ATP)
- Italia (6 titoli – 1500 punti)
- USA (5 titoli – 2000 punti)
- Francia (4 titoli – 1000 punti)
- Svizzera (3 titoli – 2750 punti)
- Argentina (3 titoli – 2000 punti)
- Germania (3 titoli – 1500 punti)
- Croazia (2 titoli – 1000 punti)
- Russia (2 titoli – 500 punti)
- Austria (2 titoli – 500 punti)
- Bosnia (2 titoli – 500 punti)
Questi numeri riflettono inequivocabilmente il miglior momento del tennis maschile italiano da diversi anni a questa parte. Che non sia ancora abbastanza per considerare l’Italia una nazione competitiva ai massimi livelli è testimoniato dal peso specifico relativamente basso di questi sei titoli, tutti di categoria ATP 250, che hanno fruttato ai nostri complessivamente 1500 punti; gli otto titoli spagnoli ne valgono ben 5750, ma davanti agli azzurri, pur avendo vinto meno titoli, ci sono anche gli argentini (2000 punti con soli tre titoli) e gli statunitensi (2000 punti con cinque titoli), in virtù dei Masters 1000 vinti da del Potro e Isner, oltre alla Svizzera di Federer (tre titoli, 2750 punti) e alla Serbia di Djokovic (un titolo, 2000 punti). Con un pizzico di ottimismo si può sottolineare come manchino ancora tre mesi zeppi di tornei, sebbene privi dell’amata (dai nostri alfieri) terra battuta, e come si possa ancora limare verso l’alto questa statistica.
Di motivi per sorridere comunque ce ne sono già. L’Italia non aveva tanti allori da sfogliare dal 1991, per effetto dei tre titoli vinti da Camporese, Cané e Pozzi, e si porta a una sola lunghezza dai sette della stagione 1977, divisi tra i cinque del circuito Grand Prix – Bertolucci (3) e Barazzutti (2) – e i due del circuito WCT, giunti grazie a Panatta (Houston) e Barazzutti (Charlotte). Proprio Bertolucci e Barazzutti nel 1977 sono stati gli unici due italiani capaci, prima di Fognini, di vincere tre trofei in una singola stagione.
Con Seppi acciaccato e il rendimento di Cecchinato sul cemento ancora tutto da verificare, lasciando a Berrettini il tempo di maturare con calma, è ovviamente da Fognini che ci si attende di più per il finale di stagione. Intanto il titolo di Los Cabos, l’ottavo in carriera, gli permette di staccare Bertolucci e guadagnarsi la seconda posizione solitaria dietro a Panatta, unico italiano capace di raggiungere la doppia cifra (10 titoli). Oltre ad essere la prima sul cemento, la vittoria messicana è anche la prima per Fognini giunta a seguito dell’affermazione su un top 5. Altre quattro volte Fabio aveva sconfitto un giocatore compreso tra i primi 5 del ranking ATP, mai però sulla strada verso un titolo. Contro un top 10 è invece la vittoria numero dodici, la seconda in stagione dopo quella su Thiem agli Internazionali d’Italia. Aver battuto del Potro in finale aumenta certamente il valore del titolo conquistato, se è vero – ed è vero – che i trofei non sono tutti uguali e guadagnano o perdono nobiltà anche in ragione degli avversari sconfitti.