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La geografia dello US Open 2018… fa la storia

Per la prima volta in Era Open lo Slam statunitense accoglie i rappresentanti di otto paesi diversi nei quarti di finale maschili. Sfiorato anche l'en plein dei continenti

Last updated: 04/09/2018 20:36
By Redazione Published 04/09/2018
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2 Min Read

In cinquant’anni di edizioni aperte a tutti i tennisti non era mai accaduto che il torneo maschile dello US Open presentasse una tale variabilità di bandiere ai quarti di finale. È successo quest’anno: otto tennisti ancora in gioco, otto nazioni rappresentate. In dieci occasioni (l’ultima volta nel 2014) era accaduto che le nazioni rappresentate a questo punto del torneo fossero sette, mai però si era realizzato l’en plein realizzato in questo 2018. Solo sfiorato invece l’en plein dei continenti poiché a mancare è l’Africa, che pure ci è andata molto vicina con l’eliminazione di Kevin Anderson agli ottavi. C’è l’Europa, rappresentata da Djokovic (Serbia), Nadal (Spagna), Thiem (Austria) e Cilic (Croazia); c’è l’America, rappresentata tanto al nord da Isner (Stati Uniti) quanto al sud da del Potro (Argentina); c’è l’Asia di Nishikori (Giappone) e infine la sorprendente Oceania di John Millman (Australia), che ha confezionato la più grande sorpresa del torneo sconfiggendo Roger Federer. L’australiano è anche l’unico esordiente a livello di quarti di finale Slam tra gli otto rimasti in gioco.

Una variabilità geografica ormai consolidata da diversi edizioni, se è vero che dal 1996 soltanto cinque volte (l’ultima lo scorso anno) le nazioni ai quarti di finali sono state meno di 6. Il trend ‘cosmpolita’ di Flushing Meadows è cominciato nei primi anni ’90, quando per i padroni di casa è diventato più difficile colonizzare gli ultimi turni del torneo com’è stato abituale dalla prima edizione dell’Era Open, quella del 1968 vinta da Ashe. In tre edizioni (1971, 1979 e 1981) gli Stati Uniti sono riusciti addirittura a piazzare sei elementi su otto, vincendo sempre il torneo, prima di cominciare un lento e progressivo declino. Oggi New York è terra di conquista per stranieri (ultimo vincitore USA Roddick nel 2003, anche l’ultimo finalista nel 2006) sebbene la presenza di John Isner, che sta sta affrontando del Potro nel suo quarto di finale, lasci un piccolo lume di speranza per gli statunitensi.


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TAGGED:US Open 2018
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