[21] K. Nishikori b. [7] M. Cilic 2-6 6-4 7-6(5) 4-6 6-4 (dal nostro inviato a New York)
L’ennesima maratona di questa parte finale degli US Open 2018 non è stata bella e coinvolgente come le ultime, ma ha avuto un andamento così imprevedibile da risultare alla fine piacevole. Nishikori ne viene fuori vincitore, grazie a una maggiore freddezza nel fotofinish, ma nessuno dei due giocatori ha fatto una bella partita (Kei ha giocato 57 vincenti e 70 errori non forzati, 29-45, invece, il bilancio di Cilic). Un risultato che riguarda da vicino anche il tennis italiano: con il successo del giapponese Fognini da lunedì prossimo non salirà al n°12 del ranking ATP, migliorando il suo career best ranking, che avrebbe eguagliato quello di un altro grande azzurro del passato, Paolo Bertolucci.
A meno di dodici ore di distanza dalle grandissime emozioni vissute al termine del precedente quarto di finale del singolare maschile, sono scesi in campo Cilic e Nishikori, due ex top 5 che qui nel 2014 avevano giocato il più celebre dei loro quattordici incontri, la finale vinta dal croato con un duplice 6-3. Il computo totale delle sfide vedeva il giapponese avanti 8-6 , ma qui a New York i due si erano già affrontati tre volte, con Marin vincitore in due circostanze. La partita inevitabilmente non stimola il sold-out visto nelle ultime due edizioni serali e l’Arthur Ashe presenta diversi spazi vuoti. Anche i vip disertano gli spalti, ad eccezione di André Agassi, che compie un’apparizione fugace capace di valergli un’ovazione. Almeno – fatta salva la prima mezz’ora, in cui il campo subiva ancora il gioco di luci e ombre – si gioca in condizioni di gioco migliori di quelle avute negli ultimi giorni, con soprattutto, temperature più accettabili, grazie alla lieve diminuzione dell’umidità (domani, tra l’altro, è prevista pioggia, qui a New York). Il primo set è dominato da Cilic: sui suoi quattro turni di servizio concede appena tre punti al giapponese, che a sua volta stenta troppo quando è al servizio (39% di prime in campo). Cilic è con i piedi dentro al campo, Nishikori appare invece dimesso, col capo chino subisce un avversario entrato in partita meglio di lui: in 34 minuti Marin guadagna il primo set.
Il secondo inizia con una prima fase in cui entrambi i giocatori mantengono facilmente i loro turni di servizio (Cilic concede due punti quando è alla battuta), sin quando nel sesto gioco, intorno alla prima ora di gioco, il croato strappa il servizio alla seconda palla break a sua disposizione nel game, grazie a un errore del fondamentale più insicuro di Nishikori, il dritto. La partita sembra così farsi sempre più in discesa per il numero 7 del mondo. Invece, il tennis, sport diabolico come pochi, alcune volte si diverte a prendere improvvisamente strade diverse da quelle che l’inerzia della partita e la logica suggerirebbero. Kei, sino a quel momento inerme nei game di ribattuta, fa il controbreak a 0. Cilic, forse inconsciamente rilassatosi per la piega presa dal match, appare improvvisamente inerme e inizia a essere falloso. Nel giro di pochi minuti, si ribaltano i ruoli: Nishikori tira fiondate e Cilic rincorre inutilmente la pallina, facendo da tergicristallo. Con un parziale di sedici punti a cinque, il giapponese passa velocemente dal 2-4 alla conquista del secondo set, sigillato sul set point con uno dei marchi di fabbrica di Kei, il rovescio lungolinea.
Nel terzo parziale il giapponese sfrutta l’andamento preso dagli ultimi minuti di gara per infilare il sesto gioco consecutivo e portarsi sul 2-0. Cilic inizia a scuotersi dall’improvviso torpore in cui era caduto e riesce ad avere una palla break nel quarto gioco e altre due nel quarto (il game più lungo dell’incontro con diciotto punti giocati). Sono i prodromi dell’aggancio, che arriva sul 4-4, successivamente a un turno di battuta perso a 0 da Nishikori. Nei successivi quattro giochi i giocatori perdono complessivamente al servizio un solo punto, rendendo inevitabile l’arrivo al capolinea del tie-break, quantomai delicato in una situazione di punteggio come quella in cui la partita si trova. Tra i due, Cilic avverte maggiormente la tensione: il croato in tutto il match aveva commesso due doppi falli (nessuno nel parziale) e quando si ritrova 4-3 e servizio, pensa bene di inciampare nel farne due di seguito. Per Marin è inutile il recupero del mini-break, grazie a uno spettacolare smash da fondo campo. Sul 5-6, il croato serve una debole seconda, sulla quale Nishikori si avventa con una bella risposta di rovescio lungolinea, portando a casa il terzo set, quando il cronometro indica che la partita è iniziata da due ore e ventotto minuti.
Dopo essere stato brekkato nel primo gioco del terzo set, Cilic torna a conservare con facilità la battuta: tra i cinque turni di battuta successivi al suddetto game nel terzo set e i cinque del secondo, quando a servire è il campione degli US Open 2014, mai Nishikori arriva almeno ai vantaggi. Il nipponico, invece, è costretto a salvare due palle break nel terzo gioco, ma pochi minuti dopo le tre ore di partita, Cilic effettua il break nel settimo game, che gli consente di portare la partita al quinto, chiudendo il quarto col punteggio di 6-4. Nel quinto e decisivo set il momento la prima svolta arriva nel quarto gioco, con il croato al servizio: Marin si ritrova in un attimo sullo 0-40, annulla con coraggio attaccando col dritto le prime due palle break, ma sulla terza affossa in rete lo stesso fondamentale. Due giochi dopo, il finalista degli ultimi Australian Open si ritrova a dover fronteggiare una palla del 1-5: si vede Marin lamentarsi con se stesso e verso il suo angolo per come stia giocando male in un momento cruciale dell’incontro. Lo aiuta però Nishikori che nel corso dello scambio manda in rete il suo dritto. Sembra essere solo un incidente di passaggio per il nipponico che invece nel gioco seguente si incarta dal 40-15 in suo favore. Tra doppi falli e errori di dritto rimette in partita Cilic, che non si fa pregare e controbrekka. Oramai Cilic ha però costante difficoltà nel conservare i turni di battuta: nell’ottavo gioco si deve cavare d’impaccio sulla palla break con un ace, che gli consente, allo scoccare esatto delle quattro ore di gioco, di portare la partita sul 4-4. Sembra lui il favorito, ma la partita non smette di sorprendere. Niskikori mantiene la battuta facilmente, ma Cilic, chiamato a servire per rimanere nel match, si incarta con il dritto, col quale fa due errori che mandano il giapponese sul 15-40.
Basta il primo match point: Kei indovina una gran risposta di dritto e si ritrova per la terza volta in semifinale agli US Open: un bel premio per un tennista la cui carriera è stata continuamente falcidiata dagli infortuni. Solo l’anno scorso l era costretto a saltare la parte di stagione successiva agli Open del Canada e si avevano tanti dubbi sul livello al quale sarebbe tornato. In semifinale sfiderà Djokovic (14-2 i precedenti a favore del serbo).
Djokovic, 11esima semifinale allo US Open. Fine del sogno Millman