Khachanov Zar di Russia: Mannarino raccoglie le briciole a Mosca

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Khachanov Zar di Russia: Mannarino raccoglie le briciole a Mosca

Troppo Khachanov per Mannarino, facile vittoria e terzo titolo della carriera per il russo apparso oggi a tratti devastante. 6 sconfitte su altrettante finali ATP per il francese

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[3/WC] K. Khachanov b. A. Mannarino 6-2 6-2

Si è da poco conclusa la finale dell’edizione numero 29 della Kremlin Cup, manifestazione fondata nel 1990 e primo torneo professionistico della storia russa. A contendersi il titolo sono stati il trentenne francese Adrian Mannarino e l’enfant du pays Karen Khachanov, otto anni in meno all’anagrafe e una ventina di posizioni di vantaggio nel ranking, qui accreditato della terza testa di serie. Due i precedenti e due le vittorie per il gigante russo sempre su cemento outdoor, con l’ultima sfida che risale alla stagione 2017 agli Australian Open. Primo favorito per il computer era il nostro Marco Cecchinato, sconfitto all’esordio proprio da Mannarino. E sempre il transalpino ha messo fine alla cavalcata di un ritrovato Andreas Seppi, già vincitore a Mosca nel 2012, nella semifinale disputata ieri. Khachanov, invece, all’atto conclusivo è giunto sconfiggendo prima Rosol e Basic e poi uno dei giocatori più caldi del momento, il connazionale Medvedev. Una curiosità: prima di oggi erano 14 le affermazioni di un tennista di casa nella Kremlin Cup, quasi il 50% Cinque consecutive tra il 1997 e il 2001 appannaggio di Kafelnikov e l’ultima di Youzhny, ritiratosi dall’attività solo qualche settimana fa, nel 2009. Quote senza appello dei bookmaker nel pronosticare la vittoria del moscovita e, come spesso accade, previsione rispettata. Al termine di una partita a senso unico e con poche emozioni a prevalere è stato infatti proprio Khachanov al terzo torneo in bacheca della giovane carriera. Non sarà l’ultimo.

LA CRONACA – Dopo due game interlocutori, uno pari il punteggio, un rovescio in lungolinea di buona fattura vale a Khachanov il primo break di giornata in un gioco costellato di errori piuttosto banali per l’avversario. Interessante, ma solo sulla carta come avremo modo di vedere, la contrapposizione di stili. Da una parte la potenza devastante del Next Gen russo, diritto e servizio soprattutto, e dall’altra gli anticipi e le geometrie mancine del francese, uno con la mano piuttosto educata, sempre a caccia del primo titolo della carriera. Con Khachanov subito a far da lepre e in grado di esibire una sicurezza da veterano, il parziale non fornisce particolari spunti di interesse. Nel settimo gioco infatti, con il transalpino alla battuta, il nativo di Mosca torna ad alzare il ritmo in risposta e il secondo break di giornata è l’ovvia conseguenza di un divario a tratti assai evidente. Al cambio di campo è una pura formalità con Khachanov che in una manciata di secondi mette in cascina una prima partita a senso unico. 6-2 lo score.

Il diritto dell’allievo di coach Martic è una sentenza, non lo si scopre certo oggi. Per Mannarino, alla ripresa delle ostilità, è subito sofferenza pura con il servizio, tanto che un doppio fallo sul punteggio di 30-40 consegna all’avversario il terzo break (su cinque turni) del match che, considerate le briciole fin qui concesse da Khachanov alla battuta, rischia di essere fin da ora letale. Il body language del francese non lascia presagire nulla di buono con lo spettro nefasto della sesta finale consecutiva persa in carriera sempre più incombente. Quando le cose vanno male, al peggio non c’è limite e infatti un nastro beffardo, che deposita la palla del russo appena oltre la rete in uno scambio che ha avuto il pregio di evidenziare anche le doti difensive di Khachanov, fissa il punteggio sul 3 a 0 pesante. Titoli di coda. Dopo un parziale di sette giochi consecutivi, Mannarino torna finalmente a muovere il punteggio accorciando sull’1 a 4 ma l’impressione è che quest’oggi le armi a disposizione del francese nulla possano contro la violenza e la regolarità dei colpi di rimbalzo del rivale. Khachanov, semplicemente di un altro livello, come presumibile si assicura con facilità gli ultimi due turni di servizio che mandano in archivio una partita che, di fatto, non c’è mai stata. 6-2 periodico, braccia al cielo e premiazione in grande stile: la Kremlin Cup è meritatamente sua.

Questa settimana moscovita ha dimostrato semmai ce ne fosse bisogno che Karen ha messo a punto un gioco davvero competitivo e il 2019 ormai alle porte potrebbe davvero rappresentare per il tennista russo l’anno del definitivo salto di qualità. Finale a parte, comunque positivo il torneo disputato da Mannarino. Purtroppo per lui la gioia del primo hurrà in ATP è ancora rinviata.

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