Bercy a sorpresa: Khachanov trionfa su Djokovic in riserva

ATP

Bercy a sorpresa: Khachanov trionfa su Djokovic in riserva

PARIGI – Il ventiduenne russo completa una settimana trionfale, conquistando il primo Masters 1000 della carriera. Djokovic, esausto, cede in due set ma il merito è tutto di Karen. Lunedì sarà numero 11 al mondo

Pubblicato

il

 

Da Parigi

K. Khachanov b. [2] N. Djokovic 7-5 6-4

Fino a pochi mesi fa la Next Generation sembrava un gruppo promettente ma incostante, seminato dal suo unico vero campione, Alexander Zverev, già dal primo approccio al tour. Adesso è chiaro che non è così: Karen Khachanov manda al tappeto Novak Djokovic nella finale del Rolex Paris Masters di Bercy, aprendo definitivamente le porte della nuova era. Quella del serbo sconfitto non è una scena alla quale si è abituati, specialmente a Bercy, ma non c’è timore di rivederla troppo spesso nel breve futuro. La prestazione strepitosa del ventiduenne russo, che corona con un 7-5 6-4 una settimana in crescendo, interrompe una striscia di 22 vittorie consecutive di Nole, oggi prosciugato di energie fisiche e mentali dalla semifinale da tre ore contro Federer.

Era capitato spesso che giocatori-sorpresa arrivassero in fondo al torneo indoor parigino, tappa storica del circuito sfortunatamente collocata al termine di un lungo calendario che i tennisti soffrono sempre più. L’albo d’oro mostrava però che era stato un top player, quasi sempre, a sollevare alla fine l’Arbre de Fanti. Il destino di Khachanov sembrava ugualmente segnato, contro un avversario di esperienza infinitamente maggiore – che andava a caccia del record di Nadal di 33 titoli “mille” – e capace di vincere poche ore prima un incontro al limite della difficoltà massima. Invece il ragazzo ha scritto una storia diversa, in parte simile a quella di Sock lo scorso anno: per trionfare a Bercy lo statunitense aveva rimontato Edmund da 1-5 nel secondo turno, per poi andare a vincere la finale (da favorito); Khachanov agli ottavi ha annullato due match point a John Isner, per poi battere altri tre top 10 in altrettanti giorni, contro-pronostico ma sempre con merito. Tra i due rimane comunque una differenza più grande di tutte: Karen non sarà un fuoco di paglia. Come lo si potrebbe pensare di un giocatore dotato di un servizio e di un dritto così potenti, eppure anche di un gioco solidissimo a tutto tondo?

Al netto della stanchezza di Djokovic, il punteggio è anche generoso. Tolti i primi game, in cui un Nole ancora fresco lo aveva breakkato per primo, e quelli finali in cui, forte del proprio vantaggio, ha lasciato scivolare qualche punto in risposta, Khachanov ha stravinto. Il serbo ha sbagliato tanto, lui davvero zero. Al martellamento iniziale sul rovescio, che sembrava indirizzare la finale verso uno sviluppo rapido e privo di pathos, ha risposto alzando di colpo qualità e intensità del suo gioco. Djokovic ha attutito il colpo e lo ha seguito, facendo sembrare quello del russo soltanto un quarto d’ora di fuoco. Solo che verso la fine del set ne è arrivato un secondo, e poi un terzo, e alla fine l’intero incontro è diventato quel dominio lì. Khachanov che tirava forte e profondo su ogni diagonale, e poi saliva a rete a chiudere con pragmatismo, e l’altro sempre più piegato sulle ginocchia. Anche la testa di Nole alla fine ha alzato bandiera bianca: nel finale, per uscire dalla costante pressione, il serbo ha provato soluzioni pensate poco ed eseguite malissimo. L’ultima, un cambio lungolinea in corridoio, ha fatto alzare le braccia al cielo (anzi, al tetto) al nuovo campione.

Quattro finali giocate in carriera, quattro vittorie. “Ci pensavo stamattina” ha confessato un raggiante Khachanov in conferenza stampa. “Mi dicevo: Novak ha settanta, ottanta titoli. Io solo tre, ma non ho mai perso in finale”. Calmo prima, calmo dopo: la prossima stagione Khachanov la programmerà esattamente come questa, anche se a luglio era numero quaranta del mondo e domattina sarà numero undici, a un passo dai re. Quel passo può richiedere tantissimo tempo: non c’è da aspettarsi da lui che inizi a fare incetta di Slam già dal 2019. Intanto però il suo trionfo a Bercy riporta la Russia sulla mappa del grande tennis maschile, dalla quale mancava ormai dal decennio delle vittorie di Safin e Davydenko. L’allievo di Vedran Martic, cresciuto in Spagna sotto la guida di Galo Blanco e già sposato da due anni, avrà la buona compagnia dei coetanei Medvedev e Rublev nel difendere la bandiera nazionale, ma quella di questa settimana è una gioia tutta sua. Che ricaccia anche in bocca le affrettate parole della vigilia: finale anticipata. No, la finale è stata questa e l’ha vinta lui, con i fatti.

Con quasi un break ogni due game di risposta Khachanov è stato il miglior giocatore in risposta dell’intero torneo, dato ulteriormente valorizzato da una buonissima tenuta sul proprio servizio su una superficie insidiosa ma non rapidissima. E soprattutto, privo di testa di serie, ha dovuto vincere un incontro in più per andarsene da campione verso le ATP Finals (sarà seconda riserva). È il culmine, ma soltanto per ora, del percorso di un ragazzo con la testa ben salda sulle spalle. Al quale va data la calma per crescere ancora – anche se ha detto che la pressione se la aspetta già – ma anche la più che giusta dose di applausi. Ha fatto perciò benissimo Djokovic a non voler accettare giustificazioni, insistendo nel rispondere alle domande sul suo calo con complimenti all’avversario. A ogni cambio generazionale si è detto che i nuovi non avrebbero mai potuto superare i vecchi, che li stavano battendo solo perché erano stanchi, o acciaccati, e ci si sbagliava. Il futuro ha i suoi tempi: non avvisa, non rispetta gli appuntamenti e soprattutto non puoi fermarlo quando arriva. Con Djokovic, sconfitto in finale anche da Zverev nel primo grande titolo del tedesco sui campi di Roma lo scorso anno, se ne sta accorgendo anche il resto del mondo.

Gli occhi puntati sul rettangolo verde di Parigi hanno potuto vedere ancora una volta quello che il tennis, forse, sarà. E mentre la stagione spegne le luci e chiude il sipario, la città che in primavera aveva dato a Nole la scossa per ritornare grande ora gli riconsegna il numero uno mondiale. Da difendere contro tutti, compagni “Fab Four” e ragazzi. La settimana della stanchezza e dei forfait è diventata la settimana delle belle sorprese, delle conferme, degli scatti in classifica, dei check-in per Londra. Bercy beaucoup, Paris, è stato un piacere per tutti.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement