Da Djokovic a Federer, “Finals” da brivido (Scanagatta). A Londra via al Masters. Federer vs Djokovic, il finale sognato da tutti (Bertolucci). Federer, 100 e non fermarsi (Guerrini). Principe Tsitsipas. De Minaur, resa in 4 set (Cocchi). Il Maestrino è Tsitsipas (Viggiani). Enrico VIII, Re del tennis (Clerici)

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Da Djokovic a Federer, “Finals” da brivido (Scanagatta). A Londra via al Masters. Federer vs Djokovic, il finale sognato da tutti (Bertolucci). Federer, 100 e non fermarsi (Guerrini). Principe Tsitsipas. De Minaur, resa in 4 set (Cocchi). Il Maestrino è Tsitsipas (Viggiani). Enrico VIII, Re del tennis (Clerici)

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Da Djokovic a Federer, “Finals” da brivido (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Ora si parla di cose serie, di tennis con le regole di sempre e non con i set che finiscono a 4, i vantaggi aboliti e altre amenità. Mentre ieri a Milano si sono concluse le Next-Gen Atp Finals riservate ai migliori under 21 del mondo, cominciano oggi a Londra le ATP World Championships Finals con i migliori 8 tennisti del 2018 suddivisi in due gruppi e alle prese con la formula dei gironi all’italiana che può consentire anche a chi perda una partita (o addirittura due) di vincere la rassegna. E’ il torneo che dopo i 4 Slam ha il maggior prestigio. Torneo che resta ancora alla 02 Arena di Londra per il 2019 e il 2020, ma che dal 2021 si trasferirà altrove per 5 anni. Il Ceo dell’ATP Chris Kermode ha ricevuto 40 candidature, e fra queste c’è anche quella di Torino. Il 14 dicembre conosceremo le tre città selezionate e a marzo sapremo chi avrà vinto. Assenti gli infortunati Nadal n.2 Atp e del Potro n.4 sostituiti da Nishikori e Isner, oggi alle 15 italiane si comincia con il primo singolare fra il sudafricano Anderson e l’austriaco Thiem. I due fanno parte del “gruppo Hewitt” con Federer e Nishikori, che si affrontano alle 21 italiane. Semifinali incrociate tra i primi due di ciascun girone. Se il giapponese è forse il più debole di questo quartetto si può pensare che l’odierno duello Anderson-Thiem potrebbe essere già decisivo per conquistare un secondo posto alle spalle del favorito Federer. Nel “gruppo Kuerten” figurano invece Zverev-Cilic, avversari domani pomeriggio e Djokovic-Isner contro di sera. La finale cui tutti vorrebbero assistere domenica 18 è naturalmente quella fra il favorito n.1 Novak Djokovic e il n.2 Roger Federer, soprattutto dopo la recente semifinale di Parigi vinta 76 al terzo da Djokovic. Il serbo ha trionfato in cinque Masters (2008 e poi 4 di fila, 2012-2015), Federer in sei e la prima 15 anni fa! (2003-2004, 2006-2007, 2010 e 2011). «Un anno con uno Slam in bacheca è sempre positivo — dice “King Roger” —. Wimbledon e US Open potevano andarmi meglio, ma ho vinto il “mio” torneo di Basilea e un altro paio. E sono stato nuovamente n.1 del mondo per qualche settimana in più…». Insomma Roger non dispera di conquistare a Londra il torneo n.100. Ma Djokovic non vuole fargli strada.

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A Londra via al Masters. Federer vs Djokovic, il finale sognato da tutti (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Al termine di una stagione ricca di sorprese e di colpi di scena, con ben tre cambi al vertice della classifica mondiale, andranno in onda a Londra le ATP Finals. Troveremo ai nastri di partenza i primi otto giocatori della race. A causa della rinuncia per problemi fisici di Nadal e Del Potro si sono liberati due posti che verranno occupati dal giapponese Nishikori e dall’americano Isner. Il gruppo intitolato a Kuerten e formato da Djokovic, Zverev, Cilic e Isner appare leggermente più equilibrato. Reputo, infatti, che sul tappeto indoor i possenti Cilic e Isner, dotati di un penetrante servizio possano considerarsi due clienti pericolosi anche per Djokovic. I due giganti sono delle mine vaganti, in grado di produrre un tennis magari scarno, ma molto produttivo, mentre l’abulico Zverev dell’ultimo periodo mi sorprenderebbe se fosse in grado di passare la fase a gironi. Accanto a Federer, nel gruppo nominato “Hewitt”, vedremo Anderson, Thiem e Nishikori. Il campione svizzero, dopo le ultime convincenti prove, è in vantaggio negli scontri diretti e credo che il solo Anderson possa impedirgli di uscire vincitore da questo lotto. Come sempre le semifinali incrociate potrebbero riservare delle finali anticipate. Ma sarebbe un vero peccato se Djokovic e Federer, i due grandi favoriti delle Finals, dovessero incrociare le racchette prima di domenica. Abbiamo ancora negli occhi le splendide immagini della fantastica partita giocata a Parigi Bercy, anche se sarà difficile che si possa rivedere uno scontro così equilibrato. Una finale tra questi due fenomeni sarebbe il sigillo ideale per una stagione che ha visto il tennis primeggiare nel mondo portando pulizia e valori sani. Visto il livello espresso in questo 2018 sarà dura per i giovani scalzare i soliti noti. Ma alcuni di loro sono vicini a bussare alla porta del gotha tennistico. Uno sport vivo che si rigenera e guarda con ottimismo al futuro.

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Federer, 100 e non fermarsi (Piero Guerrini, Tuttosport)

Con Federer non si può mai sapere: il centesimo torneo vinto sarebbe per lui un traguardo o una tappa verso il record di Jimmy Connors, a quota 109? E tutto questo parlare di numeri ha senso? La risposta è no, ovviamente, neanche per chi accorre a vederlo, da oggi alla 02 Arena per le Atp Finals che saranno nell’impianto almeno fino al 2020. Tutti hanno deciso che lui è il più grande. Federer ieri ha preso possesso del campo insieme con coach Ljubicic, perché fare 100 con il titolo delle finali Atp, fermando il redivivo RoboNole Djokovlc sarebbe una meraviglia. La settima per l’esattezza. S’è visto che sarebbe una grande partita già nella semifinale di Parigi la scorsa settimana. A Londra tutti stanno applaudendo e spendendo parole al miele sul fenomeno. E lui ha semplicemente sostenuto che mancherà a tutti Rafa Nadal. Roger ama il campo, la racchetta, questa vita, e finché lo sosterranno le forze andrà avanti. Ma la fine può essere dietro l’angolo. E allora godiamocelo. La prima giornata è del Lleyton Hewitt Group e si apre con Anderson-Thiem. A seguire il sedicesimo debutto al Master di Roger, contro Kei Nishikorl. Domani gruppo Kuerten, con Zverev-Cilic e a seguire Novak Djokovic contro il gigante John Isner. Avanti i primi 2 con semiginali incrociate. Intanto la FIT col Coni, l’appoggio di Governo, Comune di Torino e Regione Piemonte ha candidato Torino ad ospitare le Atp Finals dal 2021. Il prossimo 14 dicembre l’Atp Tour comunicherà le tre città prescelte che si giocheranno l’assegnazione. A marzo a Indian Wells la scelta definitiva.

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Principe Tsitsipas. De Minaur, resa in 4 set (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Lo chiamavano «TsitsiPasta» per il gusto con cui si divorava piatti di spaghetti in questi giorni. E così è stato anche ieri, prima di scendere in campo per vincere la seconda edizione delle Next Gen Atp Finals di Milano. Stefanos Tsitsipas, trionfatore due anni fa al Bonfiglio, ha battuto Alex De Minaur in una finale attesa e spettacolare. Erano la testa di serie numero 1 e 2, entrambi hanno raggiunto questa settimana il best ranking in carriera e sono arrivati alla finale senza aver perso un match. Tsitsipas e De Minaur, più che il futuro, sono il presente giovane del tennis mondiale. Stefanos con i suoi rovesci a una mano, Alex e le sue palle corte hanno dato un assaggio di quel che saranno le sfide del futuro, quando saranno loro a giocarsi titoli importanti. Fa il gesto «no» col dito, Tsitsi, quando viene proclamato campione: «Non sono io il campione, siete voi», indicando le tribune che in questa settimana sono state occupate da quasi 20mila persone. Una vittoria che chiude nel migliore la stagione del ragazzo nato ad Atene da mamma russa e papà greco, fratello maggiore di una nidiata di quattro, il ragazzo sempre gentile e sorridente (salvo quando sfascia le cuffie del coaching come in semifinale): «Quando ho deciso di venire (la sua presenza è stata in bilico fino all’ultimo, n.d.r.), ho puntato tutto sulla vittoria. Chiudere la stagione così è speciale, mi dà tanta fiducia e tanta voglia di lavorare per il 2019. E poi questa città mi porta fortuna, dopo il Bonfiglio, le Finals». Il prossimo anno difficilmente tornerà per difendere il titolo, sebbene l’età glielo consenta. Nel mirino ci sono le Finals di Londra con gli otto migliori al mondo: «L’ideale sarebbe spostarle a Milano, così potrei tornare ma giocare il Masters…». Chissà che non sia un buon auspicio per la candidatura di Torino per le Finals. Non era destino che vincesse queste Next Gen Finals, Andrey Rublev, che lo scorso anno è stato sconfitto in finale dal coreano Hyeon Chung. Il russo ieri ha vinto la finale per il terzo posto battendo lo spagnolo Jaume Munar. Merito dell’atteggiamento finalmente combattivo e della inferiore abitudine del pupillo di Nadal a giocare match pesanti. Anche ieri il maiorchino, come contro De Minaur, aveva portato a casa il primo set, ma il risultato finale non è stato a suo favore: «So che ho ancora tanto da imparare e migliorare – ha detto Jaume -, e questa esperienza mi è servita a comprendere gli aspetti su cui lavorare». Rublev può sorridere dopo una settimana altalenante e una stagione contrassegnata dagli infortuni: «Sono contento – spiega – di questo finale di stagione, mentre non posso dire altrettanto per il lungo periodo durante l’anno che ho passato aspettando di riprendermi dall’infortunio. Qui ho chiuso due buoni match al quinto, per giunta con due tiebreak. C’è stata anche un pizzico di fortuna, ma fa parte del gioco. Mi sono piaciuto perché sono rimasto lucido anche nei momenti complicati. Spero di ripartire da qui per il 2019». [segue]

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Il Maestrino è Tsitsipas (Mario Viggiani, Corriere dello Sport)

Da riserva a “maestrino”. Un anno fa alla prima edizione delle Next Gen Alp Finals, Stefanos Tsitsipas riuscì a giocare solo l’esibizione con Alexander Zverev, che s’era presentato in visita pastorale dopo aver giustamente deciso di giocarsi la sua chance nel Masters dei grandi. Stavolta il greco s’è presentato da numero 1 nel Masters degli Under 21 e ha fatto percorso netto, vincendo tutte e cinque le partite disputate, l’ultima delle quali la finale di ieri, contro l’australiano Alex De Minaur. La finale è stata appassionante, anche se forse nel complesso l’intensità del gioco è sembrata meno costante rispetto ad alcune delle partite dei giorni scorsi. De Minaur ha preso in contropiede il favorito del torneo, strappandogli il primo set. Poi però Tsitsipas è salito in cattedra, in particolare nei due tie-break. L’australiano nei momenti decisivi non ha servito al meglio e il rivale ne ha subito approfittato, chiudendo il match al quarto set. Milano, d’altronde, è una città che porta bene al 20enne greco, che due anni fa da junior ci ha conquistato il Trofeo Bonfiglio. C’è anche Torino, nel gruppo di città interessate a succedere a Londra quale sede delle Atp Finals, il Masters maschile. La candidatura è stata ufficializzata ieri con un comunicato della Federtennis, in collaborazione con il Coni, anche attraverso Coni Servizi, e grazie all’appoggio del Governo, del Comune di Torino e della Regione Piemonte. Il 14 dicembre l’Atp comunicherà la composizione della short list, ovvero le tre città candidate che si giocheranno l’assegnazione. A marzo, durante il torneo Masters 1000 di Indian Wells, il Board dell’Atp compirà la scelta definitiva. «Le Atp Finals a Torino sono una grande opportunità – ha dichiarato il presidente della FIT Angelo Binaghi – un sogno da realizzare. Ringrazio il Governo che ci ha fornito un rapido appoggio dopo aver manifestato un immediato interessamento, il Comune di Torino e la Regione Piemonte che ci mettono in condizione di poter concorrere per portare in Italia la competizione più importante al mondo del tennis maschile dopo i quattro Slam, perché per organizzarla serve un impegno finanziario notevole». «Portare a Torino un grande evento di sport come le Atp Finals – ha dichiarato la sindaca di Torino, Chiara Appendino – sarà una sfida tutt’altro che semplice che però non ci spaventa perché abbiamo un palasport attrezzato e perfetto per ospitare una manifestazione di questo livello».

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Enrico VIII, Re del tennis (Gianni Clerici, La Repubblica)

Mi è giunto, mentre mi occupavo casualmente della Cultura dei giovani della Next Generation, un libro di Luca Bottazzi, dal titolo “Tennis, 100 Anni di Storie”. Anni fa in America, non si poteva diventare Professionisti nel basket o nel football, se non si iniziava un corso universitario. Ricordo McEnroe infastidirsi per la costrizione in un’aula, invece della libertà di correre su un campo. I giocatori del Next Generation non si pongono più problemi simili. Si sono specializzati negli autografi. I problemi se li è posti invece Bottazzi, che è stato N. 3 in Italia e che insegna all’Istituto Universitario Milanese, in un corso chiamato Metodologia didattica e Ricerca Motorio-Tennistica. Ma veniamo al libro. La presentazione è di John Newcombe, (7 Grandi Slam, di cui 3 Wimbledon ), e dice “nessuno ha mai osservato il gioco partendo così da lontano”, riferendosi probabilmente al Primo Capitolo, chiamato Era pre Lawn Tennis, dagli albori del dodicesimo secolo al Lawn Tennis. Insieme al tennista Newcombe c’è però un altro presentatore meno conosciuto, Richard Hillway, autore di storici libri sul gioco, che ci dice “Gli appassionati contemporanei sono interessati alle racchette gli autografi , oppure ai selfie dei grandi tennisti, ma la vera Storia è contenuta nei libri e negli scritti, dove è possibile scoprire Il pensiero dei campioni e gli straordinari segreti del gioco”. L’Autore definisce con il termine di Era i suoi capitoli: Era Prelawn Tennis, Era Pionieristica, Era Classica Dilettantistica, Era Romantica Dilettantistica, Era Romantica Professionistica, Era Del Separatismo, Era Revisionista, Era Open Neoclassica, Era Open Moderna, Era Open Contemporanea, Conclusione. Definizioni storiche, poco usate in un libro sportivo, ma in questo caso più che adatte alle vicende che, insieme, l’autore e il recensore conoscono. [segue]

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