Patty Schnyder si ritira, per la seconda e ultima volta

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Patty Schnyder si ritira, per la seconda e ultima volta

A quasi quarant’anni l’ex ragazzina ribelle di Basilea chiude la seconda e ultima fase di una carriera esaltante e tribolata: undici titoli e una finale di Fed Cup persa tra fughe, amanti e vicende controverse

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Non ci sarà spazio per i ripensamenti, in questa occasione. Patty Schnyder, con classica notifica affidata alle cure di Twitter, ha annunciato la fine della carriera per la seconda volta in vita sua, dopo l’abbandono, rivelatosi poi temporaneo, o estemporaneo, vista la natura della protagonista, alla fine del maggio 2011. Aveva appena perso nel primo turno del Roland Garros, Patty, e decise quasi all’improvviso, fedele alla propria natura e alla propria nomea di artista imprevedibile, che undici titoli del tour maggiore, la settima posizione del ranking mondiale conquistata sei anni prima e la finale della Fed Cup ’98 ceduta nel doppio decisivo giocato al fianco di Martina Hingis contro la Spagna di Conchita Martinez e Arantxa Sanchez, poteva essere abbastanza per qualificarne la carriera.

Una carriera lunga, con lo status da pro ottenuto nel 1994 a sedici anni appena, resa più lunga, perché più faticosa, da una vicenda personale mossa e intricata in un labirinto di guru, detective e allenatori amanti che in vari momenti hanno profondamente influenzato l’esistenza di una ragazza il cui prodigio è stato equamente indirizzato da genio e fragilità. Il primo ad approfittarne fu tal Rainer Harnecker, di professione santone al servizio di Scientology, che avvicinò la ragazzina fino a sedurla e non solo, perché Patty, durante il periodo della simbiosi, fu sostanzialmente eterodiretta. Rainer, precursore della devolution scientifica che oggigiorno occupa prepotentemente il centro dei notiziari, basava il proprio credo, tanto quello di medico quanto quello di allenatore, su un regime alimentare rigidissimo e paranoico, incentrato sull’assunzione quasi esclusiva del succo d’arancia, con risultati su fisico e classifica della povera Schnyder che potete immaginare.

La famiglia intervenne, come spesso accade in casi analoghi respinta con perdite, e le mise alle calcagna l’investigatore privato Rainer Hoffman, il quale riuscì a strapparla dalla prigionia di Harnacker ma fece a sua volta innamorare Patty, arrogandosi anch’egli il diritto di diventarne l’allenatore. I risultati furono molto buoni, con l’ingresso in top ten al termine dell’anno di grazia 2005, ma i guai legali di Hoffman – truffa ai danni di Deutsche Telekom per svariate centinaia di migliaia di euro – e quelli fiscali della stessa giocatrice ingarbugliarono una situazione-limite, fino all’inevitabile divorzio avvenuto nel 2013. Nel frattempo, come scritto, era arrivato il ritiro, ma l’apparizione sulla scena della nuova fiamma Jan Heino ha portato a Patty serenità, una figlioletta di nome Kim-Ayla e la voglia di tornare in campo, questa volta per puro piacere personale. È ripartita senza classifica dagli ITF nell’estate del 2015, ne ha vinti quattro, risalendo fino alla centotrentanovesima piazza proprio nel giugno di quest’anno, ranking che le ha consentito di giocare (e superare) le qualificazioni dell’ultimo US Open, dove ha perso al primo turno del tabellone principale contro Maria Sharapova.

L’ultima partita la settimana scorsa nella Première Division francese, vinta in volata sulla spagnola Laura Pous Tio, poi il tweet del definitivo commiato. La sua vita è nel frattempo tornata sui binari desiderati e la sua carriera, che quando si parla di Patty la ribelle passa sempre in secondo piano, è stata certamente una carriera invidiabile.

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