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Jim Courier: “Sono stato strapagato per anni”

L'ex numero 1 del mondo riflette sui sacrifici della carriera da professionista. E confessa: "Lo avrei fatto per molto meno. Il ritiro? Un nuovo inizio"

Last updated: 10/12/2018 19:35
By Paolo Di Lorito Published 10/12/2018
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4 Min Read

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In una intervista alla rivista online australiana The Age, l’ex tennista statunitense Jim Courier ha parlato di alcuni aspetti della sua vita prima e dopo il ritiro, come il rapporto con i soldi e il modo giusto per trovare le motivazioni durante gli allenamenti. L’allievo dell’Accademia di Bollettieri, che detiene il record di più giovane tennista a raggiungere la finale in tutti e quattro gli Slam (a 22 anni), non ha ancora dimenticato i duri programmi di allenamento e la preparazione atletica in off season: “Una tipica settimana di fuori stagione consisterebbe in quattro ore di tennis per cinque giorni e due ore di tennis nel sesto giorno. Lunedì, mercoledì e venerdì ci sarà un’ora di pesi. Tutto il corpo. Ci sarebbe anche la corsa in quei giorni: tipicamente ripetizioni da 800, 1600 e 400 metri per provare a costruire un po’ di resistenza”. Tutti questi sforzi però non sono mai stati un peso, perché come ha puntualizzato Jim, “subito dopo c’è una grande soddisfazione. Sai che stai facendo quel qualcosa in funzione di un obiettivo, anche se in quel momento non è divertente”.

La carriera di Courier non è però stata particolarmente longeva, tanto che già nel 2000 appese la racchetta al chiodo. “Per alcuni miei colleghi ritirarsi è stato come morire, ma non per me. Sembrava piuttosto un nuovo inizio. Ho iniziato a fare molte cose – andare a sciare, vedere gruppi musicali che mi piacevano, giocare a basket – tutte attività che non erano consigliabili ad un professionista del tennis. Dopo il ritiro c’era invece l’opportunità per me di esplorarle”. E, proprio come il suo collega Marat Safin ha ammesso recentemente, neanche lo statunitense sente la mancanza della vita del Tour. Aver avuto una carriera di grandi successi (4 titoli dello Slam in bacheca e quasi un’anno in vetta al ranking) sicuramente offre maggiori possibilità, soprattutto sul piano economico. Courier ha chiuso la carriera agonistica con 14 milioni di dollari di montepremi e ritiene di essere ricco sul piano umano – “ho una famiglia sana, sono amato da molte persone e amo molte persone” – e strapagato su quello economico. “Tutti quei sacrifici li avrei fatti per molto meno. Ho letto molte storie spaventose su persone che hanno avuto molte opportunità, ma non si sono mai prese cura dei loro soldi e hanno finito per avere rimpianti. La mia famiglia è finanziariamente conservatrice, e questo atteggiamento si è certamente radicato in me. Quindi sin dalla giovane età avevo esperti che mi aiutavano, visto che non sono certo un manager finanziario“.

Tuttavia Jim è ancora indissolubilmente legato al mondo del tennis, al momento in veste di intervistatore. I suoi piani per il futuro erano già chiari al momento del ritiro, avvenuto a 29 anni. “Ero giovane quando mi sono ritirato ed effettivamente ho chiuso una carriera e ne ho avviata un’altra. Ho finito per cominciare come commentatore televisivo, che ho avuto la fortuna di fare per 18 anni; ho giocato nel Champions Tour in Europa, poi ho co-fondando il mio Champions Tour negli Stati Uniti. Sono anche diventato il capitano della Coppa Davis degli Stati Uniti”. Insomma anche adesso, a 48 anni, Jim Courier al passato non pensa minimamente. “Quando guardo le mie foto da giovane non desidero affatto tornare indietro. Anzi mi chiedo: ‘Dov’era lo stilista?’ Le scelte di moda erano pessime, i tagli di capelli orribili”.


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