Dal cemento alla terra: rendimento e classifiche

Al femminile

Dal cemento alla terra: rendimento e classifiche

Analisi e tabelle per provare a scoprire chi sarà avvantaggiata e chi penalizzata dal passaggio sulla terra rossa europea

Pubblicato

il

Karolina Pliskova - Stoccarda 2018
 

Con il torneo di Stoccarda, in corso in questi giorni, entra nel vivo la stagione della terra europea. Secondo l’ormai classico calendario WTA, il torneo di Charleston dell’inizio di aprile è il passaggio intermedio fra il cemento e il rosso: prima l’Har-Tru, la terra verde americana, poi l’impegno tedesco, dove di solito tornano in gara le prime del ranking. E infatti in Germania sono al via sei delle prime sette giocatrici del mondo.

Il cambio di superficie non rappresenta solo un momento molto atteso dalle specialiste, ma offre anche la possibilità di trovare nuovi stimoli per chi non ha giocato al meglio durante i primi mesi sul cemento: una specie di reset della situazione, che può rimescolare le carte dei valori mostrati nel recente passato

Nuovo continente e nuove di condizioni di gioco. La terra richiede caratteristiche fisico-tecniche differenti, valorizzando alcune doti a scapito di altre: più resistenza, meno esplosività e in generale un vantaggio per chi interpreta le partite in modo più tattico, con la propensione a scambi più articolati e maggiore pazienza nella costruzione del punto.

Su terra è anche importante saper scivolare. La scivolata è un gesto tecnico specifico da non trascurare perché avvantaggia nelle fasi difensive; chi sa colpire mentre scivola guadagna un tempo di gioco, visto che mentre rimanda la palla può già predisporsi al movimento di rientro verso il centro. In questo modo si copre meglio il campo, e la fase di contenimento risulta più efficace: di conseguenza per chi attacca diventa più difficile produrre vincenti, e gli scambi si allungano.

E se è più arduo chiudere il punto da fondo, è quasi obbligatorio trovare nuove soluzioni, introducendo variazioni sulla verticale; cresce di efficacia la palla corta, specie quando si affrontano avversarie che per rimanere nello scambio cedono campo portandosi a ridosso dei teloni.

Sottolineerei infine un’altra specificità: in particolare nelle giornate umide (quando la palla è più pesante, l’aria genera maggiore attrito e il campo restituisce meno energia), per reggere al meglio il palleggio occorre essere dotate di una discreta potenza; questo penalizza le tenniste meno forti muscolarmente, che di solito si appoggiano alla palla avversaria per generare velocità.

Questi sono principi generali, che non passano mai di “moda”. Ma forse quest’anno occorre spostare un po’ il fulcro della analisi tenendo conto di quanto è accaduto nei primi mesi: 18 tornei disputati e 18 vincitrici differenti; segno inequivocabile di un grande equilibrio. Nelle situazioni di grande equilibrio la minima differenza nelle condizioni di gioco può diventare decisiva, favorendo una tennista a scapito di un’altra. Ecco perché non è sufficiente considerare i tornei su terra come un corpo unico, del tutto omogeneo, ma è necessario valutare anche le loro differenze.

E se ragioniamo più in profondità, ci accorgiamo che i principali tornei su terra dell’attuale calendario WTA (i Premier) sono solo apparentemente uguali; in realtà offrono una significativa varietà. E non mi riferisco solo all’Har-Tru nordamericano di Charleston, ma anche a quelli successivi. Stoccarda si disputa indoor e l’ultimo anno ha visto in finale due grandi battitrici come Pliskova e Vandeweghe, che hanno approfittato al meglio dei vantaggi che giocare sotto il tetto regala alle big server.

Poi arriverà Madrid, torneo che si disputa a circa 700 metri sul livello del mare; anche senza raggiungere gli estremi di Bogotà (2600 metri slm, vinto da Anisimova) l’altura rende più semplice il compito alle attaccanti, che spesso in Spagna riescono a raccogliere risultati che difficilmente sono in grado di ripetere altrove; questo perché la rarefazione dell’aria rende la palla più veloce e penetrante, a partire dal servizio. E quindi non è un caso che in carriera Petra Kvitova sia riuscita a vincere tre volte a Madrid ma, per esempio, non sia mai andata oltre i quarti di finale a Roma.

Se consideriamo i Premier su terra come eventi di preparazione al Roland Garros, probabilmente solo Roma per le condizioni di gioco che offre può essere considerato “parente” diretto di Parigi; per questo occorrerà attendere ancora quasi un mese per capire chi quest’anno saprà interpretare al meglio le condizioni di gioco in vista dello Slam.

a pagina 2: Le differenze fra la terra e le altre superfici

Pagine: 1 2 3 4

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement